

Ad Herzliya, in Israele, sorge una villa di lusso di nuova costruzione che si presenta allo sguardo con ottime credenziali per suscitare un forte interesse da parte di chi può permettersi lo sfizio.Questa dimora con sette camere da letto è un’inno allo stile contemporaneo, di cui segue l’impronta filosofica sia sul piano architettonico che dell’allestimento.Una qualità senza compromessi è il filo conduttore della tela, ricca e preziosa, con caratteristiche costruttive degne di note. Ogni elemento sembra pronto a catturare l’attenzione, in un continuo gioco di seduzioni. Bella da vivere e da ammirare, viene proposta a 9 milioni di dollari.http://www.deluxeblog.it/
American Eagle Outfitters, Inc. aprirà il suo primo negozio in Israele oggi, giovedì 2 febbraio, all'interno del centro commerciale Ramat Aviv a Tel Aviv. Ulteriori 10 store sono previsti nel prossimo mese, in luoghi come il Big Mall a Petach Tikva, il Kiryat Ono Mall, e il Mall di Haifa. La catena in franchising sarà gestita da Fox-Wizel Ltd., uno dei principali rivenditori e distributori presenti sul territorio.Il marchio americano ha ampliato la sua presenza internazionale in particolare negli ultimi tre anni, ed ora conta 21 punti vendita in franchising in 10 Paesi come Russia, Cina, Hong Kong e Medio Oriente. I primi negozi in Giappone sono in programma per i prossimi mesi.http://fuoridalghetto.blogosfere.it
(TMNews) - Un razzo sparato dalla striscia di Gaza ha colpito il territorio di Israele, senza provocare danni o vittime. Il missile "è finito su uno dei kibbutz, vicino al confine. E' atterrato su un'area aperta e non si registrano danni o vittime", ha spiegato il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld.Il tiro del razzo avviene tuttavia mentre il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, è in visita in Israele e nei territori Palestinesi. Giovedì il numero uno di Palazzo di Vetro è a Gaza.
(ANSAmed) - TEL AVIV, 1 FEB - Hanno disertato per alcuni giorni le rispettive cucine nella Casa Bianca, all'Eliseo, al Cremlino e nel Bundestag alcuni grandissimi chef, convenuti oggi a Tel Aviv per realizzare - assieme con colleghi israeliani e palestinesi - una straordinaria 'Cena di Pace'. I proventi della stimolante iniziativa - elaborata dal 'Club des Chefs des Chefs' (Ccc), che comprende 26 cuochi di rinomanza internazionale - saranno devoluti ad una serie di programmi educativi del Centro Peres per la Pace. A ciascun cuoco è stato richiesto di preparare un piatto tipico del Paese di provenienza. Gli organizzatori hanno chiesto loro di astenersi dal proporre piatti di carne e tutti hanno dovuto rispettare i limiti imposti dalla ortodossia ebraica. Durante il loro soggiorno, i cuochi dei Grandi della Terra visiteranno poi località israeliane e palestinesi, per incontrare i maestri locali di gastronomia. In una conferenza stampa, gli organizzatori hanno sostenuto che la gastronomia può appunto essere strumento di comprensione e una volta che i convitati sono seduti assieme allo stesso tavolo molte barriere vengono rimosse
È a due terzi del suo ultimo romanzo, per l'esattezza a pagina 209 de La scena perduta (Einaudi, pp. 372, 21, traduzione di Alessandra Shomroni) che Abraham B. Yehoshua si autobacchetta, o forse getta la maschera, comunque sia ingrana una marcia più «sprintosa» per correre verso il traguardo della storia. Lo scatto sta in una verità pronunciata da Amsalem, il vecchio produttore amico di Yair Moses, il regista protagonista del racconto: «Non siamo più giovani, e con le poche forze che ci rimangono dobbiamo guardare avanti, non indietro».Fino a quel punto Yehoshua, tramite il suo alter ego Moses, aveva fatto esattamente il contrario: aveva tenuto la testa girata all'indietro, indulgendo sull'esplorazione e sulla memoria della propria creazione artistica - cinematografica o letteraria poco cambia, il romanziere è regista, sceneggiatore, attore, scenografo. Aveva insomma riflettuto sul destino e sul mistero dell'arte, della propria arte.In un intreccio dove gelosia e passione, malinconia, invidia e rancori, ma anche tenerezza e un poco di suspence si mescolano per dar corpo a una trama che è principalmente percorso analitico, gli attori de La scena perduta sono alle prese con quell'azione che banalmente chiamiamo «fare bilanci», personali, professionali o, più spesso, personali e professionali insieme.Tutto ruota intorno al settantenne Yair Moses: invitato in Spagna, a Santiago di Compostela, per una retrospettiva di tre giorni a lui dedicata, si fa accompagnare da Ruth, sua attrice preferita e in qualche modo sua «compagna» dopo il divorzio dalla moglie.Quando tornano a Tel Aviv, però, la retrospettiva continua e diventa un lungo percorso alla ricerca del passaggio dalla potenza creativa iniziale, surreale, a una maturità esasperatamente realistica.Per dare un volto al mutamento - in cui si intravedono anche il cammino e il cambiamento di Israele dalla nascita a oggi - Yehoshua ricorre alle due tipologie cardine israeliane: l'ashkenazita colto, solido, frutto della generazione pionieristica che costruì lo Stato, il regista Moses appunto, e lo sceneggiatore dalla fantasia visionaria, fuori dagli schemi, Shaul Trigano, figlio delle prime immigrazioni magrebine.Misteriosamente, perennemente, sullo sfondo appare un'immagine sconvolgente e sensuale, la riproduzione della Caritas romana, raffigurazione della giovane nell'atto di allattare il padre condannato a morire di fame... una scena pensata, studiata, discussa, sofferta, urlata, mai girata, mai dimenticata.È forse lo Yehoshua più riflessivo e simbolico che si sia mai letto. Ma La scena perduta è anche la confessione (pentimento? espiazione?) della perdita avvenuta nel passaggio da genio inventivo che mina un sistema di valori, a realismo, costanza, metodo e difesa della costruzione. E l'accusa di Trigano a Moses è di non avere nemmeno capito come i primi film girati insieme volessero combattere il fanatismo religioso.Direbbero i critici letterari: il grottesco, l'onirico come dissenso sociale. Kafka torna spesso nei dialoghi, si respira qua e là nostalgia di Ionesco, di Beckett, di Camus.Poi Yehoshua getta la maschera: «Non siamo più giovani, e con le poche forze che ci rimangono dobbiamo guardare avanti, non indietro».Ed ecco, finalmente, di nuovo le atmosfere simboliche, le metafore necessarie a tener duro rispetto alla realtà quotidiana. Ecco Trigano e Moses compensarsi l'un l'altro, precipitarsi fuori dall'automobile a pochi chilometri da Gaza, gettarsi in un fossato per mettersi al riparo dai missili che piovono dal cielo. E nella notte squarciata dal bagliore dei razzi Qassam parlare di pace, della pace che ci sarà.Stefano Jesurum, http://www.corriere.it/
(ANSA) - TEL AVIV, 31 GEN - Un militante palestinese e' stato arrestato presso Hebron (Cisgiordania), tre mesi dopo essere stato rilasciato da un carcere israeliano nell'ambito dello scambio di prigionieri che ha garantito la liberazione del caporale Ghilad Shalit. Ayman Sharawneh era stato condannato a 38 anni per attivita' legate alla intifada armata e aveva riottenuto la liberta' grazie all'intesa raggiunta - con la mediazione di Egitto,Germania - in Israele. La notizia non ha ancora conferma ufficiale in Israele.
(ANSAmed) - TEL AVIV, 31 GEN - Quando il premier Benyamin Netanyahu e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman si lamentano della 'incitazione anti-israeliana' dei mezzi di comunicazione palestinesi si basano non tanto su rapporti elaborati dai ricercatori dell'intelligence militare quanto - in misura crescente - sui dispacci di una Ong nazionalista ebraica, 'Palestinian Media Watch' (Pmw). Queste affermazioni, pubblicate oggi con grande evidenza dal quotidiano Haaretz, sono state tuttavie smentite dal portavoce militare.All'origine dell'interessamento del giornale vi e' stato un recente scambio di accuse fra Israele e Anp per la divulgazione da parte della Tv palestinese di un acceso sermone pronunciato dal Mufti di Gerusalemme, sceicco Muhammad Hussein, da cui poteva trasparire una esortazione alla uccisione indistinta di ebrei: accusa peraltro respinta dal diretto interessato.Haaretz ha constatato che anche in recenti episodi analoghi (ad esempio nelle polemiche per l'incontro in Turchia fra il presidente Abu Mazen ed una palestinese condannata da Israele per attivita' terroristica) dietro alle dichiarazioni dei dirigenti di Israele c'erano dispacci distribuiti dalla Pmw o dal sito Memri di monitoraggio dei mass media arabi. Con grande stupore Haaretz ha appreso che l'intelligence militare non sembra disporre piu' delle risorse necessarie per seguire i programmi della Tv palestinese (o anche di emittenti di grande rilevanza quali al-Jazira ed al-Manar, la tv degli Hezbollah), avendo privilegiato l'anno scorso necessita' piu' impellenti. Fra queste: il monitoraggio di reti sociali, blog e forum nei Paesi arabi investiti dalle proteste sociali.Il portavoce militare ha tuttavia negato la fondatezza delle critiche mosse dal giornale. Da parte sua l'ufficio di Netanyahu ha precisato che, anche quando i dispacci di Pmw attirano la attenzione del premier, il loro contenuto viene sempre vagliato prima di essere evocato dai dirigenti del Paese.
Straordinari dati economici e culturali di Israele. Gli investimenti in venture capital sono 80 volte quelli cinesi. Il 45% della popolazione è laureato, contro il 15% in Italia. Cina: 600.000 nuovi ingegneri ogni anno. Il segreto di altre nazioni.
Esce anche in Italia un libro sconvolgente (ma non troppo, per chi segue senza prevenzioni la storia degli israeliani).Si tratta di Start up Nation, di Dan Senor e Saul Singer, ora pubblicato da Mondadori.Israele segue le stesse policy di espansionismo economico all'estero di Turchia, Cina e Stati Uniti. Ma non si pensi che ciò sia limitato alla "repressione" dei palestinesi. Nell'economia israeliana contano molto di più gli accordi strategici con Cipro per lo sfruttamento dei fondali del bacino del Mediterraneo sudorientale, ricchi di gas e petrolio.Inoltre Israele -come fa in parte l'India, ma con una parte limitata delle sue caste, puntando sulla Information Technology- ha puntato sull'oro dei popoli: la cultura.La cultura, la competenza, il sapere sono un fattore di ricchezza straordinario, per Paesi che non hanno petrolio né gas.1- La Cina sforna oltre 600.000 ingegneri all'anno. La gran parte dei dirigenti della Banca centrale cinese è formata da ingegneri. La Cina è un engineer State.2- L'Italia è stata una grande potenza scientifica finché ha mantenuto elevato lo standard dell'insegnamento del latino nelle scuole pubbliche. Il latino è la materia scientifica per eccellenza.3- In ogni casa del Sud Corea si studia il Talmud ebraico. Circa 50 milioni di persone vivono in Corea del Sud, dove tutti imparano Ghemara (il Talmud) a scuola. Tutte le famiglie ne hanno una copia in coreano, non per fede, ma perché il sistema-Paese ha ragionato e ha valutato che il Talmud rende più intelligenti.4- Lo stesso succede(va?) nelle nazioni protestanti, dove ogni bambino a dieci anni conosceva perfettamente la Bibbia (e ne comprendeva il difficile lessico, la retorica, gli stilemi, il simbolismo etc.). E' lo stesso nelle nazioni coraniche, dove il limite però consiste nel fatto che il Corano viene imparato a memoria (tranne in alcune scuole coraniche), e dove di conseguenza non c'è discussione, non c'è confutazione, elementi fondamentali per il ragionare-concatenare-dedurre di Sherlock Holmes. Anche il cattolico segue troppo spesso una formazione da rosario e non esegetica sui testi biblici e -di conseguenza- sugli altri testi, dalla scuola ai saggi all'interpretazione di film o eventi politici.Alcuni dati:Israele ha più alta densità di start-up al mondo (una ogni 1.844 cittadini). Israele ha investimenti in venture capital (=investimenti in imprese non quotate in Borsa ad alto potenziale di sviluppo -ma con rischio di'impresa) che nel 2008 erano più del doppio degli Stati Uniti, 30 volte più dell'Europa, 80 volte più degli investimenti in Cina. A proposito di IT: Israele è seconda solo agli USA per numero di imprese quotate al Nasdaq, e da sola supera tutte le imprese dell'intera Europa (Europa= Età della Pietra, grazie alla burocrazia). Merito di liberalizzazioni serie. Di una riforma delle banche.Merito del capitale umano nazionale: il 45% della popolazione è laureato, contro il 15% dell'Italia.http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu esce vittorioso dalle primarie del Likud, il partito della destra israeliana, oggi al governo. Netanyahu ha fatto registrare un netto distacco dal suo unico avversario, Moshé Feiglin, esponente dell'ala più oltranzista del partito, sostenuto dalla lobby dei coloni, che comunque ha incassato almeno un quarto delle preferenze espresse."Vi ringrazio per la fiducia e il sostegno che mi avete dato", ha commentato Netanyahu da Tel Aviv, ancor prima della pubblicazione ufficiale dei risultati. "Oggi ha vinto il vero Likud. Abbiamo dimostrato che la nostra forza è la nostra unità.Continueremo a guidare il paese in modo responsabile, per l'istruzione, l'economia, la sicurezza, per il bene di tutti gli israeliani", ha affermato il premier.Secondo la radio pubblica israeliana, Netanyahu avrebbe ottenuto il 75% dei voti, mentre puntava a superare l'80%. Il 25% è andato a Feigl.http://affaritaliani.libero.it/
di Vittorio Dan Segre -http://www.ilgiornale.it/
Nel 1954 ebbi occasione di intervistare l’ambasciatore, accademico di Francia, Paul Claudel. Alla fine dell’incontro sapendo che venivo da Israele mi disse: «Ora che gli ebrei hanno uno stato daranno la cittadinanza a Gesù mettendo fine alla sua situazione di “apolide” tanto per gli ebrei che per i cristiani».Mi sono ricordato di questa ormai lontana conversazione leggendo sulla stampa israeliana che un rabbino sta per pubblicare un libro dal titolo Kosher Jesus. Kosher è un termine ebraico che indica che l’uso di qualcosa - specialmente nel campo del cibo e della cucina - è religiosamente permesso.Il rabbino in questione è tutt’altro che uno sconosciuto. Si chiama Shmuley Boteach e di lui si è parlato come possibile rabbino capo d’Inghilterra, una carica di grande prestigio che generalmente è accompagnata dalla concessione del titolo di Lord da parte del monarca britannico. Ma Boteach, oltre che grande oratore e un personaggio televisivo di successo, è famoso per i libri che ha pubblicato. Sollevano scandalo nel mondo ebraico non tanto per il loro contenuto, sempre strettamente canonico, quanto per gli argomenti scabrosi che tocca. Come un testo che ha avuto grande risonanza intitolato Kosher sex, una specie di Kamasutra ebraico.Kosher Jesus avrà di certo una simile rinomanza ma rischia di procurargli molti guai nel mondo ortodosso ebraico dove la questione di Gesù continua a essere, per molti, un tabù anche se in merito sono stati scritti molti libri, soprattutto per smentire la responsabilità della sua morte, sino a non tantissimo tempo fa addossata dalla Chiesa al popolo ebraico.Una delle tesi di Rav Boteach è che dal momento che i cristiani non considerano più gli ebrei come dei nemici è giunta l’ora per gli ebrei di riconoscere quello che Gesù è storicamente stato: un patriota devoto alla Legge ebraica. «I Vangeli danno una descrizione abbellita di Gesù e non si deve dimenticare che l’apostolo Paolo non l’ha mai incontratoD’altra parte il fatto che Gesù si sia proclamato Messia (Cristos in greco) non deve turbare gli ebrei dal momento che non c’è nulla di blasfemo in questo. Io stesso - dice - potrei farlo e ho spesso incoraggiato persone a sviluppare un senso messianico nella loro vita, un desiderio di salvare il mondo». Il libro di Boteach creerà senza dubbio molte critiche e discussioni. Ma a questo rabbino le discussioni piacciono. «Ho passato tutta la mia vita fra i critici e il Talmud dice che si impara di più dai critici che dai propri tifosi». L’idea cristiana della divinità di Gesù è secondo lui - emersa come una delle conseguenze della distruzione del Tempio di Gerusalemme per mano di Tito nell’anno ’70. Quando gli ebrei lo comprenderanno - dice - allora «potranno trarre ispirazione dagli insegnamenti etici di Gesù, in quanto devoto ebreo martirizzato per il suo sforzo di sollevare il giogo dell’oppressione romana dal suo amato popolo». I cristiani, dice ancora, sono oggi i nostri migliori amici. È necessario aprire con loro una discussione teologica. Come si può avere un relazione con un amico se non si può parlare della cosa più importante nella sua vita e del più famoso ebreo che è mai vissuto? Per lui Gesù è «un rabbino modello».Una affermazione per la quale in America molti lo ammirano, altri lo considerano un personaggio arrogante. A lui questo non importa. Importa invece che Papa Benedetto XVI abbia chiesto una sua fotografia autografata. Così almeno scrive in un suo libro.
La viticultura esiste in Israele sin dall’età biblica: la Torah ci dice che Noè, dopo la salvezza dal diluvio universale, piantò dei vigneti e preparò del vino. Nell’ebraismo, infatti, l’uva era ed è ancora oggi un simbolo di prosperità, accompagna le celebrazioni religiose ed è sinonimo di gioia. Nel 7 secolo A.E.V. con la conquista del Medio Oriente da parte dell’Islam la produzione di vino fu completamente cessata, e le vigne furono distrutte.La produzuone riprese realmente solo nel 19° secolo, quando il Barone Edmond de Rothschild, proprietario del Chateau Lafite-Rothschild, iniziò a importare in Israele vitigni francesi e nuove tecnologie per la viticultura. Egli piantò vitigni nella zona di Rishon Le Zion e Zikhron Ya’akov vicino a Haifa.Da qui inizia in Israele un’importante produzione vinicola facilitata anche da un clima e da un terreno capaci di dar vita a diversi tipi di vino come Cabernet, Merlot, Shiraz, Riesling e Chardonnay per nominarne qualcuno. Si tratta di una produzione che, sino agli anni 90, vede come principale mercato di riferimento quello degli Ebrei del mondo alla ricerca di vino Kosher.E’ solo recentemente che questa produzione si è spostata verso un bacino di utenza più ampio capace di coinvolgere gli estimatori più attenti.In particolare la rivoluzione a cui si assiste oggi, consiste nella nascita e nella sucessiva esportazione in Italia di vere e proprie boutique di vino, ossia piccole aziende nate nei Kibbutz o nei Moshav dove viene prodotta un quantità relativamente bassa di bottiglie (dalle 20.000 alle 100.000 all’anno) che però nascono da una profonda e scurpolosa ricerca delle materie prime allo scopo di realizzare un prodotto di alta qualità.Quella che si realizza, dunque, è una produzione volutamente ristretta caratterizzata da una lavorazione ancora artigianale e attenta ai dettagli. Una lavorazione che può svilupparsi solo con numeri relativamente bassi dove è ancora l’uomo e non la macchina il fautore di tutto il processo.I vini nati all’interno di queste cantine/boutique arrivano oggi in Italia per dimostrare la loro vivacità e la loro ricchezza. Bianchi, rosati e rossi delle cantine Rimon, Ben Haim, Ramon Naftali, Tzora, Kadesh Barnea, Shilo, Naaman, Tulip, Odem, Adir e Granada, Recanati e Benyamina daranno la possibilità di conoscere i sapori delicati ma energici di questi vini dalle sfumature inedite e creative.Vini capaci di sottolineare l’infinito amore del popolo d’Israele verso la loro terra e il loro lavoro.http://www.ilnord.com/
di Serena Grassia http://www.atlasweb.it/
La Knesset si appresta ad approvare una legge che impone la presenza di almeno due donne nelle commissioni che nominano i giudici rabbinici.Tzipi Hotovely, del Likud, tra le promotrici dell’iniziativa legislativa, ha accolto la notizia con entusiasmo, definendola “un cambiamento significativo per i diritti delle donne, in funzione soprattutto del fatto che i giudici rabbinici esercitano un’influenza considerevole sulle procedure di divorzio.”All’inizio di Gennaio, infatti, l’Alta Corte di Giustizia israeliana aveva dichiarato inaccettabile il fatto che la commissione di nomina dei giudici rabbinici fosse composta esclusivamente da uomini, sollecitando in questo senso un intervento politico.
(ANSAmed) - GERUSALEMME, 30 GEN - Un singolare invito a oltre 200 interlocutori arabi a ''visitare Israele'', anche per superare ''le idee preconcette'' sullo Stato ebraico, e' stato lanciato oggi da Benyamin Netanyahu nel corso di un serrato scambio di messaggi, in lingua araba, realizzato mediante la pagina Facebook del primo ministro.In un angolo del suo ufficio, seduto su una poltrona a braccia conserte, il capo del governo israeliano ha ascoltato a lungo assorto le domande in arabo che fioccavano da diversi Paesi della regione, lette e tradotte da un suo collaboratore.Poi in ebraico, ha elaborato una serie di risposte che sono state subito tradotte e diffuse sul web. Un tentativo - non il primo del suo genere - del primo ministro di Israele di parlare direttamente all'opinione pubblica della Regione: senza i filtri dei dirigenti dei vari Paesi o delle grandi reti televisive arabe, in genere poco benevoli nei confronti dello Stato ebraico e del suo governo.In questa insolita mattinata si e' discusso molto della 'Primavera araba', guardata generalmente con sospetto in Israele, con speranza nei Paesi vicini. Netanyahu ha previsto che ci saranno altri sommovimenti nel prossimo futuro, ma in linea generale ha notato fiducioso che ''un aumento di liberta' genera aumento di prosperita' ''. Occorre pero' - ha sostenuto - anche un maggior passaggio di informazioni ''perche' nel mondo arabo ci sono stereotipi riguardo a Israele che non hanno alcun legame con la realta' ''. Ha citato ad esempio le condizioni degli arabi di Israele, il 20 per cento della popolazione che - a suo dire - ''beneficiano di pieni diritti civili'' nel Paese.Riferendosi alle relazioni con i palestinesi - dopo un mese di colloqui preliminari in apparenza sterili ad Amman fra i negoziatori delle due parti - Netanyahu ha rilevato che ''a dieci minuti dal mio ufficio c'e' Ramallah (Cisgiordania). Sono pronto ad andarci anche subito - ha ribadito - per incontrare il presidente Abu Mazen e negoziare senza precondizioni''. Poi, come di consueto, ha attribuito allo stesso Abu Mazen la colpa dello stallo attuale. E tuttavia ha aggiunto di non ritenere il quadro esclusivamente negativo: grazie anche alla cooperazione d'Israele e alla rimozione di posti di blocco in Cisgiordania l'economia palestinese si e' risollevata, ha affermato, evocando una politica di ''pace economica'' quale anticamera di quella ''pace politica'' che pur dovra' seguire.Sull'Iran il premier ha insistito che esso rappresenta invece ''una minaccia non solo per Israele, ma per l'intero Medio Oriente e oltre''. Quindi, rivolgendosi a un internauta saudita, si e' detto certo che esistano convergenze d'interessi fra i rispettivi Paesi, ''anche nella lotta al terrorismo''.A tempo scaduto, Netanyahu ha salutato i suoi interlocutori arabi - non si sa quanto persuasi - facendo riferimento alle ''molte questioni ancora da approfondire. ''Vi ringrazio della partecipazione. Torneremo a sentirci presto'', ha promesso.
Il presidente della Turchia, Abdullah Gul, si è detto favorevole alla possibilità che Hamas possa aprire un ufficio di rappresentanza in Turchia. “Ankara è uno dei più convinti sostenitori della causa palestinese e Hamas è un grande gruppo politico che ha vinto le elezioni”, ha dichiarato Gul ai giornalisti in una conferenza stampa tenutasi domenica in cui ha ricordato l’affermazione elettorale del movimento di ispirazione islamica prima che venisse esautorato da Fatah, almeno in Cisgiordania.La possibilità dell’apertura di uffici di Hamas in Turchia arriva nel momento in cui si accavallano notizie sulla chiusura degli uffici di Hamas a Damasco, a causa delle proteste in corso in Siria.Hamas – che da 2008 governa di fatto la Striscia di Gaza – è considerata un’organizzazione terroristica da Israele e dall’Occidente, ma non dalla Turchia. Quest’ultima attualmente è impegnata in progetti umanitari a Gaza, tra cui la ricostruzione di parte del territorio palestinese distrutto dall’offensiva israeliana del 2008. Il capo del governo de facto di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato accolto in pompa magna nel corso di una visita in Turchia ai primi di gennaio, come prima tappa di un tour regionale durante il quale ha reso omaggio ai nove turchi uccisi durante un raid israeliano contro una flottiglia di aiuti umanitari diretti a Gaza, a maggio 2010. I legami tra Turchia e Israele, paesi un tempo alleati, si sono bruscamente deteriorati dopo l’assalto contro la nave turca diretta, appunto, a Gaza.Molti osservatori sostengono però che il repentino cambiamento della Turchia sia stato dettato da altre considerazioni, più di natura politica ed economica.