Netanyahu rinnova allarme, Sinai come Far West
Israele
guarda con crescente allarme alla situazione del Sinai, sullo sfondo
delle turbolenze innescate in Egitto dai contraccolpi del
dopo-Mubarak, e ritiene che in questi ultimi mesi la penisola
egiziana a ridosso dei propri confini si sia trasformando in un Far
West aperto alle scorrerie di estremisti d'ogni risma. Lo ha ribadito
oggi il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in un'intervista alla
Radio militare nella quale ha peraltro sottolineato che la giunta
militare al potere al Cairo e' in contatto con lo Stato ebraico sulla
questione ed e' impegnato a disinnescare la mina.''Il
Sinai sta diventando una sorta di Selvaggio West'', ha denunciato
Netanyahu, affermando che al suo interno si muovono ''gruppi
terroristici come Hamas, la Jihad Islamica o Al Qaida, i quali, con
l'aiuto dell'Iran, se ne servono per trafficare armi, trasportarle e
ordire attacchi contro Israele''. La
tensione, lungo il confine, e' salita negli ultimi mesi, fra
sparatorie e tentativi d'incursione, sfociati in un caso - nel 2011 -
nell'uccisione di otto israeliani a nord di Eilat. Secondo Netanyahu,
lo Stato ebraico - che ha autorizzato l'invio temporaneo di
battaglioni egiziani di rinforzo nella penisola, in violazione degli
accordi di pace fra i due Paesi - ''sta agendo'' per far fronte alla
minaccia rinforzando i confini. Ma anche ''tenendo contatti
permanenti con le attuali autorita''' egiziane, le quali - a parere
del premier israeliano - sono a loro volta ''preoccupate'' per quanto
accade nel Sinai. La
precisazione appare un atto di riguardo verso il Cairo, che giusto
ieri ha annunciato una richiesta di spiegazioni nei confronti
d'Israele per l'opinione attribuita giorni fa da un giornale al
ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo cui il nuovo Egitto
rischia ormai di divenire potenzialmente per lo Stato ebraico ''un
pericolo maggiore dell'Iran''. (ANSAmed).
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