sabato 14 giugno 2008

Eilat - museo oceanografico

Sannio-Israele, ponte tra Campania e Mediterraneo

Il Programma della Regione Campania denominato "Progetti Paese di partenariato Regione Campania e Paesi Terzi del Mediterraneo" rientra nell'Operazione-Quadro per la cooperazione istituzionale della Campania nel Mediterraneo.
Il Programma si articola in cinque Progetti Paese: Egitto, Israele, Marocco, Tunisia e Turchia. L'obiettivo generale del Programma è sviluppare nuove relazioni tra Regione Campania e le Istituzioni dei cinque Paesi per creare condizioni favorevoli allo sviluppo di iniziative private di collaborazione economica ed industriale (accordi settoriali e partnership) e di iniziative connesse alle esigenze della società civile delle rispettive parti.
“L’obiettivo del progetto – sottolinea il presidente Gennaro Masiello - è quello della Business Cooperation; è volto, quindi, a favorire la cooperazione economico-commerciale tra gli operatori economici campani e quelli dei paesi target sulla base dei relativi settori di interesse. Per quanto riguarda la Camera di Commercio di Benevento, soggetto attuatore del progetto, il Paese di riferimento sarà Israele e i settori di interesse: Agroindustria/Agroalimentare e in particolare l’industria Enologica; ICT – Information&Communication Technology. E’ prevista, inoltre, la costituzione di antenne informative per le imprese localizzate nei cinque paesi di intervento. Questo momento di cooperazione Sannio-Israele - aggiunge Gennaro Masiello - rappresenta senz’altro un’occasione per creare un ponte tra Campania e area mediterranea”.http://www.portalino.it/

venerdì 13 giugno 2008

Tel Aviv

MUSEI IN ISRAELE

I musei in tutto il paese sono circa 120, di ampie o limitate dimensioni, in grandi o piccole città oppure in Kibbutz, essi ospitano tesori di archeologia, etnografia e storia locale, di arte - sia antica che moderna - e di artigianato, da quello primitivo a quello sofisticato di oggi.
Musei, gallerie d'arte e comunità di artisti
A Gerusalemme, vi è la più alta concentrazione di musei del paese; segnaliamo il Museo d'Israele, noto come il Museo del Libro, dove sono esposti i rotoli del Mar Morto e dove si trova una raccolta di arte del XX secolo con Picasso, De Chirico, Braque, Balla e Klee nonché un'eccezionale collezione di impressionisti importanti, tra cui Van Gogh, Cézanne, Degas, Chagall e Kokoschka.
La Ticho House, dove abitavano Abraham e Anna Ticho è stata trasformata in museo e contiene molte opere della grande pittrice.
L'Istituto d'Arte Islamica L.A. Meyerche ospita ampie collezioni permanenti di vasellame, prodotti tessili, gioielleria, oggetti cerimoniali e simili, che coprono mille anni d'arte islamica, dalla Spagna all'India.
Il Museo della Storia di Gerusalemme nella Torre di Davide è situato all'interno delle mura della Cittadella e contiene reperti archeologici che risalgono al periodo del Primo Tempio (960-586 a.C.), ospita inoltre parti di una torre della città del periodo asmoneo e la base di un'enorme torre costruita da Erode. Il museo racconta 4000 anni di storia di Gerusalemme, dagli inizi, come città cananea, fino ani nostri giorni.
Il Museo di Yad Vashem ha l'obiettivo di perpetuare la memoria dei sei milioni di Ebrei periti nell'Olocausto. Include una galleria d'arte, la Sala dei nomi, il Viale dei Giusti fra le Nazioni, un archivio, il memoriale centrale con i nomi dei campi di sterminio sul pavimento, il memoriale dedicato ai bambini e la Valle delle Comunità Distrutte.
Il Museo Marittimo e il Museum Center, specializzato in arte antica, moderna e in etnologia. Il Billy Rose Sculpture Garden ospita 58 statue di insigni scultori, tra cui Rodin, Delaunay, Lipchitz, Moore e Picasso.
A Tel Aviv, il Museo di Tel Aviv, il Museo della Diaspora (Bet Hatefuzot), il Museo Eretz Israel e il Tel Aviv Museum of Art che ospita opere di artisti ebrei importanti quali Gutman e Chagall, opere di impressionisti come Renoir, Pissarro, Monet e Van Gogh ed una impressionante collezione di stampe di Munch.
A Qiryat Shemona, nella Valle di Hula un museo dedicato alla fotografia documentaristica , artistica e contemporanea. Presso altri musei, dislocati nelle aree urbane e nei villaggi agricoli, sono esposti reperti archeologici, vetri antichi, monete, costumi tradizionali, collezioni di storia naturale, opere contemporanee, come il Mishkan La'Omanut, la Casa dell'Arte nel Kibbutz Ein Harod, il primo museo rurale del paese e il primo museo dell'arte kibbutzistico.
Assai elevato è il numero delle comunità di artisti che si sono sviluppate a Ein Hod (vicino ad Haifa), a Safed e a Jaffa. I loro atelier, molto pittoreschi, sono aperti al pubblico. Anche a Gerusalemme, nel quartiere Yemin Moshe, si è insediata una piccola colonia di artisti. Nella stessa città, la Huzot Hayozer e la House of Quality sono note per gli studi di pittori, la grande varietà di gallerie d'arte e i negozi di prodotti artigianali. http://digilander.libero.it/

Tel Aviv

SCULTURA IN ISRAELE

L'arte della scultura ebbe la sua fioritura nel paese grazie agli sforzi di pochi scultori durati un periodo di tempo molto lungo. Alla fine degli anni quaranta l'ideologia Cananea ebbe forte influenza su alcuni artisti concentrati nel tentativo di creare una sintesi tra la scultura mediorientale ed il moderno concetto di corpo umano. La scultura degli anni cinquanta, man mano che diventava sempre più astratta, impiegò materiali nuovi ed una scala monumentale, stimolata in parte dalla recente introduzione di ferro e acciaio. Il desiderio di offrire ai caduti nelle guerre d'Israele un luogo in cui rendere tangibile il loro ricordo, dette negli anni sessanta un nuovo impeto alla scultura e si vennero così ad aggiungere al panorama israeliano un gran numero di monumenti, per lo più non figurativi. Sotto l'influenza della scuola francese in generale e dell'espressionismo in particolare, e facendo uso di un'ampia gamma di materiali, gli artisti concettuali contemporanei stanno creando installazioni e sculture ambientali allo scopo di descrivere le loro individuali relazioni a realtà sociali e politiche. Sono parecchi gli scultori israeliani che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Interessante l'esposizione di sculture all'aperto del Parco Industriale di Tefen nell'Alta Galilea. http://digilander.libero.it/

Mar Morto

FOTOGRAFIA IN ISRAELE

Dal 1880 in poi la fotografia iniziò a documentare lo sviluppo della comunità ebraica nella Terra d'Israele, ritraendo i pionieri che lavoravano la terra e costruivano città e villaggi attraverso l'uso della lente eroica, orientata verso un'ideologia moderna e laica e soddisfacendo richieste di clienti che usavano le loro immagini per promuovere cause particolari come quelle, per esempio, del Fondo Nazionale Ebraico. Oggi la fotografia in Israele è caratterizzata da intimità, riserbo e preoccupazione per il sé, sia in quanto reazione allo stile romantico e informativo che ne dominò i primi stadi dello sviluppo che come un suo prodotto. Negli ultimi anni, da quando la fotografia, come mezzo artistico puro, si è tramutata in una legittima forma d'arte, sono emersi diversi fotografi creativi che hanno ricevuto l'attivo supporto di gallerie d'arte, musei, curatori e collezionisti. La fotografia d'arte ai giorni nostri è altamente personale, indaga questioni legate alla vita e alla morte, all'arte e all'illusione, facendo uso di stili che spaziano dal formalistico ed il minimalista, al pittorico e all'intellettual-concettuale. Sono parecchi i punti d'incontro che stanno diventando importanti luoghi d'esposizione di lavori fotografici, i più importanti dei quali sono la biennale fotografica che si svolge presso il Mishkan Le'Omanut ne Kibbutz Ein Harod ed il nuovo Museo della Fotografia di Tel Hai nella Galilea Settentrionale. http://digilander.libero.it/

Centro Rosh HaAyn, immigrazione dallo Yemen

PITTURA IN ISRAELE

All'inizio, l'orientamento artistico dell'Accademia di Bezalel, che aveva come obiettivo di creare una "arte originaleù ebraica" fondendo tecniche europee ad influenze mediorientali, produsse pitture di scene bibliche che descrivevano percezioni romanticizzate del passato legate a visioni utopistiche del futuro.
La prima importante esibizione d'arte (1921), tenutasi nella Città Vecchia di Gerusalemme, fu dominata dai pittori di Bezalel. Tuttavia, ben presto allo stile anacronistico e orientale di Bezalel venne lanciata la sfida, sia da parte di giovani ribelli all'interno dell'istituzione di Bezalel, che da artisti giunti da poco, che iniziavano la loro ricerca di un appropriato linguaggio per ciò che essi definivano "ebraico" in contrapposizione a "giudaico".
Nel definire la loro nuova identità culturale descrissero la realtà quotidiana dell'ambiente del vicino Oriente mettendo in risalto la luce brillante e i paesaggi splendenti, usando una tecnica in cui dominava la primitività. Tel Aviv divenne, ed è rimasta da allora, il centro dell'attività artistica del paese. L'arte degli anni trenta fu fortemente influenzata dalle innovazioni occidentali dell'inizio del ventesimo secolo, la più potente delle quali fu l'espressionismo emanato dagli studi parigini. Sebbene i temi dei pittori israeliani trattassero ancora di paesaggi e immagini locali, le componenti narrative di dieci anni prima gradualmente scomparirono assieme al mondo orientale-islamico.
L'espressionismo tedesco fu introdotto alla metà del decennio con la sopraggiunta di artisti immigranti in fuga dal terrore del nazismo in ascesa. Questo gruppo che si unì ad artisti giunti a Gerusalemme circa 20 anni prima, si dedicò ad interpretazioni soggettive del paesaggio di Gerusalemme e delle colline circostanti. La rottura con Parigi, avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale ed il trauma dell'Olocausto, portò diversi artisti ad adottare l'emergente ideologia Cananea che cercava di identificarsi con gli abitanti originali della terra e di celebrare il "nuovo popolo ebraico" facendo rivivere antichi miti e motivi pagani.
La Guerra d'Indipendenza del 1948 portò altri artisti ad adottare uno stile militante con un chiaro messaggio sociale. Ma il gruppo più significativo di questo periodo fu quello dei Nuovi Orizzonti, che si poneva l'obiettivo di liberare la pittura israeliana dal suo carattere locale per condurla nella sfera dell'arte europea contemporanea. Due le tendenze principali sviluppatesi: una che tendeva ad un lirismo atmosferico caratterizzato da frammenti identificabili appartenenti a paesaggi locali e toni di colore freddi; l'altra esibiva un astrattismo stilizzato che spaziava dal geometrismo al formalismo, frequentemente basato su simboli.
Il gruppo dei Nuovi Orizzonti non solo diede legittimità all'arte astratta in Israele, ma ne fu anche la forza dominante fino ai primi anni sessanta. Il decennio successivo fu quello dell'individualità. Ogni artista ricercava un proprio linguaggio figurativo con opere pluralistiche che comprendevano vari stili astratti, espressivi e figurativi la cui origine era esterna ad Israele. Gli artisti degli anni ottanta e novanta, lavorando in un'atmosfera di sperimentazione individuale, sembrano essere oggi alla ricerca di contenuto e di un senso per lo spirito d'Israele, integrando tanto un'ampia gamma di materiali e tecniche, quanto immagini basate su elementi locali ed universali fra loro diversi, come le lettere dell'alfabeto ebraico e le emozioni umane di stress e paura. Le attuali tendenze continuano a lottare per un ampliamento della definizione di arte israeliana al di là dei suoi concetti e materiali tradizionali per farne sia espressione unica di una cultura indigena, che componente dinamica dell'arte contemporanea occidentale. Interessante è il Museo di Arte Israeliana di Ramat Gan. http://digilander.libero.it/

Centro Rosh HaAyn, immigrazione dallo Yemen

ARTE IN ISRAELE

Fin dall'inizio del XX secolo le belle arti in Israele sono state caratterizzate da un orientamento creativo dovuto sia all'influenza dell'incontro fra Occidente ed Oriente, sia al paese stesso e al suo sviluppo, al carattere delle città e alle tendenze stilistiche provenienti da altri centri artistici all'estero.
Nella pittura, come nella scultura, nella fotografia, come in altre forme d'arte, il protagonista è il multiforme paesaggio di Israele. I profili delle colline producono speciali dinamiche di linee e forme. La vegetazione prevalentemente grigio-verdastra e la luce chiara e luminosa danno come risultato particolari effetti di colore. Il mare e la sabbia intaccano le coste. Nell'insieme, si pongono al centro dell'arte israeliana tanto i paesaggi locali, quanto la vera natura dell'esistenzialismo israeliano, assicurandone così la sua unicità.
Un'attività artistica organizzata nel paese iniziò nel 1906, quando fu fondata l'Accademia di Gerusalemme di Arti e Mestieri Bezalel per incoraggiare giovani Ebrei di talento a studiare in Terra d'Israele. Oltre a pittori e scultori, la vita artistica del paese comprende un gran numero di capaci artigiani (ceramisti, argentieri e orafi, tessitori, scribi, maestri vetrai, ecc…), molti dei quali si specializzano interpretazioni moderne di oggetti cerimoniali ebraici tradizionali. L'entusiasmo per l'arte è comune nelle persone di ogni strato della società. Israeliani e turisti supportano e incoraggiano attività artistiche visitando mostre - da retrospettive personali di singoli artisti ad esibizioni di gruppo nei molti musei e gallerie private-, frequentando i quartieri degli artisti di Safed e Giaffa, il villaggio degli artisti di Ein Hod oppure acquistando le opere di artisti locali. http://digilander.libero.it/

Galilea - Banias

Israele:araba-musulmana diventa membro di un kibbutz

Un'araba israeliana di religione musulmana, Amal Carmiyeh, è divenuta nei giorni scorsi membro a pieno titolo, assieme ai due figli, di un kibbutz, quello di Nir Eliahu, vicino a Kfar Saba. Carmiyeh, originaria di Kalansuwa , aveva già mandato i suoi due due figli a Nir Eliahu, quando erano piccoli. Successivamente, è stata assunta come infermiere e poi, diversi anni fa, ha iniziato a vivere nel kibbutz (in lingua ebraica: קיבוץ; forma associativa volontaria di lavoratori dello stato di Israele basata su regole rigidamente egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune. Risale all'inizio del XX secolo, ed è stato uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele, sia per la forte carica ideologica socialista, sia per il fattore innovativo che portava in un'area in cui l'agricoltura era a puri livelli di sussistenza).
Carmiyeh e i suoi figli sono stati accettati come membri effettivi già da cinque famiglie. "Il che significa che i kibbutzim hanno una visione liberale della vita, accettando senza remore anche le diversità culturali e religiose", ha riferito Leshem Aviv, portavoce del Movimento Kibbutz. "I membri del Kibbutz hanno rispetto per la scelta di Amal Carmiyeh, e la scelta di accoglierla tra i propri membri, è di certo una scelta legittima. Anche se questo non va interpretato come un atto politico, o l'inizio di una nuova tendenza". "L'ameremo e saremo tutti felici di vivere con lei, ma non diamo altri significati alla questione", ribadisce la responsabile del centro di accoglienza del kibbutz. Amal possiede un'apertura mentale che le permette di acccettare le nostre diversità. Ma credo non vi saranno molti esempi come questo." di Graziella Moschella

mercoledì 11 giugno 2008


Insalata estiva di zucchine

Ingredienti
300 di zucchine estive, 1 uovo sodo, 1 cetriolo medio sottaceto, ½ cucchiaino di mostarda, 2 cucchiai aceto, 3 cucchiai mayonnaise, ½ tazza d'acqua, sale, pepe, paprika rossa.
Preparazione
Lavare le zucchine e dividere ciascuna in 4 lunghe sezioni. Bollire queste in acqua e aceto per 15 min. Raffreddare e scolare. In una ciotola mescolare la mayonnaise, la mostarda, l'uovo grattuggiato, il cetriolo, sale e pepe. Mettere le fette di zucchine nella ciotola e mescolare. Guarnire con la paprika rossa e servire come aperitivo.


Coktail d'avocado in salsa

Ingredienti
3 avocado di media grandezza, 2 mele pelate e tagliate a dadini, 2 pere pelate e tagliate a dadini, 2 banane sbucciate e tagliate a dadini, 2 arance sbucciate e tagliate a dadini, 6 ciliegie, 1 goccio del liquore preferito.
Preparazione
Dividere a metà ciascun avocado e rimuovere i noccioli. Unire tutti i dadini di frutta, escluse le ciliegie, e il liquore e mischiare il tutto. Riempire ciascuna metà degli avocado con il cocktail di frutta. Decorare con una ciliegia. Servire come antipasto.

Eilat

Dongiovanni truffava donne online

Spagna, denunciato 58enne israeliano

Adescava le proprie vittime via Internet, seducendole con la promessa di amore eterno. Ma non appena le sue donne erano cadute nella rete, il dongiovanni telematico, un 58enne israeliano che si faceva passare per basco, chiedeva il denaro per la cerimonia nuziale e per il banchetto. Moises Elias Chocron avrebbe truffato almeno 200mila euro a 15 donne spagnole di Malaga, Madrid, Bilbao, Valencia, Asturia e delle Canarie.
L'uomo è stato scoperto dalla polizia proprio grazie alla testimonianza delle vittime, che l'uomo continuava a intimidire da Israele perché ritirassero la denuncia. Sul suo conto ora sono state aperte indagini a seguito delle querele presentate in varie città iberiche e confluite tutte alla procura di Malaga. Attraverso una pagina web di contatti, l'israeliano si proponeva come il compagno perfetto: gentile, da dieci anni vedovo inconsolabile, prometteva alle sue vittime l'ultimo grande amore.Stando alle testimonianze di alcune delle denuncianti, Chocron si faceva passare per il proprietario di un albergo a cinque stelle di Tel Aviv, e incantava le vittime con lettere appassionate invitandole in Israele dove, in genere, dopo una notte d'amore, le chiedeva in matrimonio. Riusciva a farsi dare il danaro per la cerimonia e il banchetto, per poi scomparire facendosi passare per defunto.Il tono delle sue lettere, però, si è improvvisamente trasformato quando si è reso conto di essere stato denunciato, e dalle parole dolci è passato alle minacce di diffondere i video dei rapporti sessuali con le vittime, registrati durante la loro permanenza in Israele. 10/6/2008 Tgcom

martedì 10 giugno 2008

Tel Aviv

Rifiuti, Germania ed Israele al fianco della Campania

Napoli – Germania ed Israele al fianco della Campania per affrontare la drammatica emergenza dei rifiuti in Campania ed offrire "ricette" capaci di dare risposte al disastro ambientale che sta colpendo la regione. Niente più termovalorizzatori e nemmeno raccolta differenziata ma un processo che basato sul trattamento a freddo meccanico-biologico (MBT) promette di affrontare con efficienza ed efficacia la questione dello smaltimento dei rifiuti. Un sistema che ha trovato la sua valida applicazione sia in Germania che in Israele, dove l'ex discarica di Hiriya (Tel-Aviv) dimessa nel 1998 sarà riattata a parco pubblico grazie proprio all'uso della tecnologia MBT. A farsi promotore di questo nuovo sistema di gestione dei rifiuti è la Fondazione "Willy Brandt" che per domani dalle ore 9.30, a Napoli, presso l'Hotel Vesuvio, ha organizzato il convegno "Efficienza e sostenibilità ambientale nella gestione del ciclo dei rifiuti: una sfida che può essere vinta" moderato dal direttore di "Panorama", Maurizio Belpietro. Il convegno, che si articolerà in due sessioni, prevede al mattino gli interventi del vicesindaco di Tel-Aviv, Doron Sapir, il quale spiegherà come l'MBT è impiegato per il recupero della discarica di Hiriya e del professor Abdallah Nassour dell'Università di Rostock che illustrerà le forme di collaborazione avviate tra il Dipartimento Gestione Rifiuti dell'Ateneo tedesco ed alcune importanti aziende operanti nel settore sia in Germania che all'estero. Sempre al mattino tra i partecipanti al dibattito anche l'ingegnere Emil Cohen, direttore tecnico della società israeliana Ecoprox, il quale mostrerà le recenti evoluzioni dei sistemi MBT, ed il dottor Daniele Fortini, presidente di Federambiente. Nel pomeriggio la discussione sarà incentrata, invece, sulla gestione dei rifiuti analizzando in particolare quanto l'assenza in Italia di un approccio condiviso tra decisori e cittadini, l'eccessiva frammentazione delle competenze istituzionali e l'inadeguatezza dei processi decisionali alla fine impediscano la realizzazione di nuove infrastrutture e di impianti energetici necessari per lo sviluppo del nostro Paese. A confrontarsi su tali temi saranno il direttore generale del Ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, il presidente della Commissione Agricoltura, on. Paolo Russo, il vicepresidente della Commissione Cultura, on. Luigi Nicolais, ed il presidente dell'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, dottor Massimo Ferlini.Durante il convegno la Fondazione presenterà anche la "Conflict Resolution Summer School", il primo corso internazionale per la formazione di esperti nell'analisi e nella composizione dei conflitti ambientali organizzato con la collaborazione dell'Università degli Studi della Tuscia. Un'iniziativa nata dalla considerazione che nei paesi sviluppati, dove si manifestano criticità ambientali, la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessari per la soluzione di tali problemi trova spesso l'opposizione preconcetta delle comunità locali. Da qui l'idea di dare vita a questa iniziativa che si rivolgerà in primo luogo ai dirigenti della pubblica amministrazione con compiti decisionali in materia di politiche ambientali e territoriali. Il corso approfondirà il tema dei conflitti ambientali sia dal punto di vista metodologico - tecniche di negoziazione, comunicazione ed accettazione sociale - che attraverso casi di studio sulle tecnologie e le innovazioni per la risoluzione delle criticità ambientali 9 Giugno 2008 http://www.casertanews.it/

lunedì 9 giugno 2008

Qumran

Razzisti tanti ed eccellenti - Eppure Mussolini era stato avvertito

«Signor direttore, Bondi come Bottai? Non lo trovo un complimento» ha subito scritto con intelligenza storica Giorgio Israel a Giuliano Ferrara, dopo aver letto sul Foglio un elogio contropelo alle aperture del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, nei confronti della cultura di sinistra. Giuseppe Bottai, ministro delle Corporazioni, infatti, seppur mallevadore delle migliori menti della fronda antifascista poi passate all’antifascismo, volle schierare sul fronte dell’antisemitismo militante le migliori firme della sua celebre rivista Primato, facendone uno sofisticato strumento culturale per l’attuazione di quelle leggi razziali che settant’anni fa, nell’estate 1938, segnarono la svolta totalitaria del regime fascista. Al principio degli anni Sessanta, con la sua Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Renzo De Felice per primo individuò nella discriminazione legale degli ebrei imposta da Benito Mussolini un campanello d’allarme rimasto inascoltato. Infatti risulta ancora difficile, non solo in sede politica ma anche storica, spiegare perché la vulgata antisemita del fascismo abbia riscosso tanto facile consenso trasversale in tutto il Paese. Una macchia che la transizione dal fascismo all’antifascismo non è riuscita a cancellare. Si è provato a nasconderla, come ha raccontato con esempi ancora dolenti Pierluigi Battista in Cancellare le tracce (Rizzoli 2007). Oppure si è tentato di giustificarla politicamente, come dimostra Mirella Serri nell’esaustivo I Redenti (Longanesi 2005).
La cultura egemone del dopoguerra, cattolica o comunista, piuttosto che azionista e radicale, non riuscì, perché non seppe né volle, a fare i conti con la «vergogna della razza». Ecco così che la nuova ricerca storica ha fatto riemergere, nel corso degli ultimi 10 anni, insospettabili condiscendenze, frutto di distrazioni giovanili o ingenue infatuazioni politiche. Si va dalla collaborazione di Alberto Moravia a Je suis partout, giornale collaborazionista dello scrittore antisemita francese Robert Brasillach, all’inciso scappato dalla penna dell’economista democratico Paolo Sylos Labini, allora giovane collaboratore di Primato, che per condannare gli «speculatori integrali» della guerra li bolla con l’accusa di «ebrei di elezione». O peggio: su Primato, in un articolo anonimo autorevolmente attribuito al grande archeologo comunista Ranuccio Bianchi Bandinelli, citando Adolf Hitler e Alfred Rosenberg si discute sul «principio razziale dell’Ariano, solo creatore o rigeneratore della vita e dell’arte» e della «morale insita nella razza e nel regime politico che la incarna». Con lo stesso intento il filosofo comunista Galvano Della Volpe, quando era fascista, vedeva la crisi della filosofia occidentale nella sopravvalutazione dell’Illuminismo da parte della cultura «israelita». E lo storico cattolico Gabriele De Rosa ha dichiarato «l’avevo fatta grossa» quando gli è stato rinfacciato il libercolo «goffo e scriteriato» del 1939 nel quale irrideva al «focolare ebraico» nella Palestina dove era morto Gesù, in piena campagna antisemita. La carriera di Nicola Pende, la cui firma servì a nobilitare il primo Manifesto della razza pubblicato sul Giornale d’Italia il 15 luglio 1938, racconta come anche il potere cattolico seppe proteggere i suoi «redenti». Alcide De Gasperi stesso lo difese contro Palmiro Togliatti, nel 1946. Da allora la sua luminosa carriera non sarà mai offuscata da quella firma. E ancora oggi a Pende sono dedicati due premi scientifici e il suo paese natale, in provincia di Bari, ne pretende la riabilitazione storica.
E uno sugli "avvertimenti" di figure vicine al regime fascista sulla pericolosità dell'alleanza con Hitler:
Con quasi un decennio in anticipo sul varo delle leggi razziali, avvenuto settant’anni fa, Margherita Sarfatti, consigliera e amante del duce, guardava con orrore alla prospettiva di un matrimonio ideologico tra fascismo e nazionalsocialismo poi consacrato nell’Asse. L’intellettuale ebrea vide nella scellerata prospettiva del patto italo-tedesco un pericolo per la sopravvivenza stessa del regime mussoliniano. Una serie di carte inedite del periodo 1929-30, provenienti dall’archivio privato del barone tedesco Werner von der Schulenburg, e che Panorama rivela in anteprima, dimostra di cosa fu capace Adolf Hitler per attrarre nella sua orbita il duce già molto prima dell’anno che segnò la svolta del regime: il 15 luglio 1938 fu pubblicato il Manifesto degli scienziati razzisti, cui fece seguito, a partire da settembre, l’approvazione di una serie di provvedimenti antisemiti. Schulenburg (1881-1958), un letterato amico del duce e intimo collaboratore di Sarfatti, fu lo strumento tutt’altro che docile al quale Hitler ricorse per accreditare presso l’Italia fascista un’immagine benevola e rassicurante del movimento delle camicie brune. Il dossier ci presenta, con risvolti inquietanti prima sconosciuti, la potenza di fuoco dell’apparato propagandistico del Partito nazista, che tra il 1929 e il ’30 si stava già profilando come forza dominante del panorama politico tedesco. L’operazione di «pubbliche relazioni» svolta da Hitler e dalla sua Nsdap fu così audace da determinare gli esiti di una campagna di stampa favorevole al movimento delle croci uncinate, correggendo taluni giudizi negativi sul nazismo che la rivista culturale ufficiale del regime diretta da Sarfatti, Gerarchia, aveva espresso. Ad accendere le polveri era stato un articolo, apparso sul numero di settembre 1929 a firma del germanista Alberto Spaini. Nella sua analisi Spaini riservò un giudizio sprezzante ai nazionalsocialisti, un partito dotato di una buona organizzazione ma «privo di capi». La stilettata colpì direttamente Hitler che a fine novembre mandò un suo emissario presso Sarfatti: il principe Friedrich Christian di Schaumburg-Lippe. Per comporre la vertenza venne concordato un articolo riparatore da affidarsi a un tedesco. Il nome cadde su Schulenburg, il quale, incaricato da Margherita Sarfatti, ricevette la documentazione dalla segreteria di Hitler, a Monaco. Ma, dal carteggio che oggi viene alla luce, si comprende come l’aristocratico fosse indisponibile a scrivere un panegirico del nazionalsocialismo, sotto dettatura di Hitler. Uno scambio di lettere tra Schulenburg e il numero due del Führer, il capo della segreteria politica Rudolf Hess, risulta illuminante a tal proposito. Il delfino di Hitler, il 2 dicembre 1929, comunica all’autore del pezzo che «ha piena libertà di soprassedere sulla questione ebraica». Poi gli rappresenta a chiare lettere il motivo politico centrale che deve ispirare il suo ragionamento, vale a dire l’avvenuto ribaltamento dei rapporti di forza, a destra, tra i tedesco-nazionali di Alfred Hugenberg, ormai in declino, e i nazisti, in rapida ascesa. L’opera di persuasione esercitata da Hess su Schulenburg raggiunse solo in parte l’obiettivo.
Il collaboratore di Gerarchia, dopo aver inizialmente manifestato il desiderio di scrivere un articolo firmato, nel quale si accennasse cautamente alla questione ebraica, fu ridotto a più miti consigli, forse su pressione dello stesso entourage di Hitler. In tal modo Schulenburg si vide costretto ad ammorbidire i toni del suo intervento, ritirando la propria firma. La presentazione del nazionalsocialismo apparve infatti nel numero di dicembre del 1929 della rivista, sotto lo pseudonimo di Geert von Schwochau. Schulenburg tratteggiò in maniera neutrale la Nsdap hitleriana, però non omise di evidenziare che la demagogia del Führer gli alienava molti consensi. Tutto ciò si traduceva in un velato accenno alla questione ebraica, con l’auspicio che, in futuro, Hitler cominciasse a comportarsi in modo più urbano imparando «dai suoi avversari a valersi di una forma di propaganda più adatta alla mentalità della borghesia». Il futuro cancelliere del Reich dissimulò la sua probabile irritazione per quel passaggio, lusingato dal fatto di essere stato trattato con riguardo dalla rivista ufficiale mussoliniana. Non a caso Hitler, il 2 gennaio 1930, mandò una lettera di ringraziamento al barone Schulenburg, accompagnata da una tessera in bianco di comandante delle Ss, firmata da Heinrich Himmler. Il nobile tedesco non si avvalse mai di quel documento anche perché, pochi giorni dopo l’uscita dell’articolo su Gerarchia, Sarfatti stessa, in una lettera anch’essa inedita, gli offrì di passare all’offensiva. La missiva sarfattiana, datata il giorno di Natale del 1929, recita: «Questo demagogismo semplicista di Hitler e la Judenhetzerei (caccia agli ebrei, ndr) mi dà molto da pensare sulla serietà del movimento. Lueger a Vienna si procurava con lo stesso mezzo anni fa una facile popolarità. Ma questi successi demagogici o non durano o conducono al disastro delle nazioni». La lettera si concludeva con l’esortazione a volersi occupare compiutamente, sulla rivista, della questione ebraica. Cosa che Schulenburg fece, vergando un articolo, documentato e coraggioso, nel quale si occupò dei sinistri bagliori antisemiti che percorrevano la Germania. Un pezzo che, tuttavia, fu bocciato da Benito Mussolini, al quale era stato sottoposto da Sarfatti per la consueta, preventiva approvazione. Se la denuncia della fobia antisemita affidata alla penna dell’aristocratico tedesco viene cestinata, è tuttavia altrettanto vero che bisogna attendere soltanto pochi mesi perché Gerarchia torni a occuparsi del tema. Il partito di Hitler fa un balzo elettorale gigantesco affermandosi 14 settembre 1930 alle urne come il secondo partito tedesco, con 107 deputati. E Mussolini non può più negare l’evidenza. Sul numero di Gerarchia del novembre 1930, Schulenburg firma con il proprio nome parole dure e inequivocabili contro il movimento delle camicie brune: «L’autore di queste righe va d’accordo su molti punti con le richieste di Hitler, ma gli sarebbe impossibile di seguirlo nelle sue pretese contro gli ebrei». E conclude: «Un assoluto dominio dei socialnazionali equivarrebbe a una piena catastrofe».
Panorama, 09 giugno 2008 Autori: Pasquale Chessa - Roberto Festorazzi

L'irredentismo anti-israeliano nella pubblicistica arabo-palestinese: "La Palestina sarà libera dal fiume al mare"



Marco Paganoni per NES n. 4, anno 20 - aprile 2008
A chi domanda come si possa negoziare con Hamas, che non riconosce lo Stato di Israele, Sergio Romano risponde dicendo che il diritto ad esistere di Israele è appunto la materia del contendere, per cui non può pretendere che venga concesso prima del negoziato (così al Tg de La 7 del 13.03.08): sarebbe come pretendere che gli interlocutori "arrivino nudi al tavolo delle trattative" (Corriere della Sera, 27.03.08).Dunque ciò che è in discussione non è - come noi ci illudevamo - la legittimità come interlocutore di un movimento stragista, apertamente antisemita e dalla vocazione genocida qual è Hamas. Ciò che è in discussione è il diritto ad esistere dello Stato ebraico nato sessant'anni fa, in base a una decisione della Società delle Nazioni (1922) e delle Nazioni Unite (1947), sulla terra (come dice la Dichiarazione d'Indipendenza del 14 maggio 1948) dove "il popolo ebraico nacque", dove "si era formata la sua identità spirituale, religiosa e politica", dove "aveva vissuto una vita indipendente, creando valori culturali di portata nazionale e universale"; la terra verso cui "generazioni di ebrei erano tornate in massa, costruendo villaggi e città e creando una comunità in crescita, capace di gestire la propria economia e la propria cultura"; la terra dove il popolo ebraico aspirava al "diritto naturale di essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio stato sovrano", a maggior ragione dopo aver subito la Shoà e aver "dato il proprio attivo contributo" alla lotta contro nazismo e fascismo. Dunque secondo Romano, lo Stato di Israele, già da tempo riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei governi e dei popoli, deve ancora guadagnarsi il diritto di esistere.La brutta notizia è che probabilmente ha ragione. "Il punto da capire - si legge in un editoriale del Jerusalem Post (24.03.08 ) - è se il conflitto ruoti intorno alla questione dei confini o a quella dell'esistenza. Se è sui confini, allora si tratta di premere sulle parti perché arrivino a un accordo negoziato. Se invece al cuore della questione c'è ancora un rifiuto di accettare Israele entro qualunque confine, allora il vero ostacolo che blocca la pace è questo rifiuto, e non il presunto rifiuto da parte di Israele di uno stato palestinese".
D'altra parte, se così non fosse, se fosse solo questione di concordare un confine tra Israele e stato palestinese, come si potrebbe spiegare la rabbiosa aggressività anti-israeliana di un movimento libanese, e non palestinese, come Hezbollah? Come si potrebbero spiegare i virulenti sermoni e le apocalittiche minacce anti-israeliane di un regime iraniano, e non arabo, come quello di Mahmoud Ahmadinejad? Come si potrebbe spiegare lo stolido rifiuto dei leader sauditi e di altri stati arabi di incontrare i leader israeliani quando il presidente palestinese Abu Mazen li incontra normalmente? E come si potrebbe spiegare il rifiuto arabo del 1948 e la conseguente ventennale occupazione araba di territori palestinesi? Chiunque frequenti anche solo di sfuggita la pubblicistica del nazionalismo palestinese, del revanscismo anti-israeliano e dei loro innumerevoli sodali in giro per il mondo, può facilmente constatare che la rappresentazione grafica - ufficiale e ufficiosa, pervasiva e martellante - della mappa delle rivendicazioni territoriali arabe prevede sempre e costantemente la totale cancellazione di Israele. Chi detesta l'esistenza stessa di Israele e vuole tutta la terra, perché mai dovrebbe negoziare un ritiro israeliano dai territori, oggi che Israele si è già ritirato dalla striscia di Gaza e ha già accettato la soluzione due popoli-due stati? Ecco perché, oggi, al centro della polemica anti-israeliana non figura più tanto il reato di "occupazione", cui anche gli israeliani vorrebbero porre fine, bensì l'accusa di "apartheid". La denuncia di un'occupazione, nota Sever Plocker (YnetNews, 3.01.08), evoca naturalmente il ritiro dell'occupante all'interno dei suoi confini, quali che siano. Viceversa, la denuncia di un apartheid invoca automaticamente un ribaltamento istituzionale. L'occupazione si risolve spartendo il territorio fra due stati; un regime di apartheid non si risolve spartendo la terra, si risolve capovolgendo gli assetti di potere.I nemici d'Israele hanno tentato invano di distruggere la sovranità ebraica in Medio Oriente con mezzi militari, economici, propagandistici, diplomatici, terroristici. Ora, a sessant'anni dalla quell'indipendenza legalmente proclamata e strenuamente difesa, vorrebbero vendere a Israele qualcosa di cui semplicemente non dispongono: il diritto ad esistere come stato sovrano e democratico, sede nazionale del popolo ebraico. E tirano anche sul prezzo.Come disse Abba Eban nel lontano 1981, nessuno fa un favore a Israele proclamando il suo diritto ad esistere. Il diritto ad esistere di Israele c'è come c'è quello degli Stati Uniti, dell'Arabia Saudita e degli altri 190 stati del mondo. La legittimità di Israele non è sospesa a mezz'aria in attesa che un re saudita, un rais arabo (o palestinese) o un autocrate musulmano la concedano graziosamente. Di certo, concludeva Abba Eban, nessuno stato, piccolo o grande, giovane o antico, accetterebbe di considerare il riconoscimento del suo diritto ad esistere come una concessione da pagare a caro prezzo. Tutto si può discutere, ma l'esistenza di Israele non è materia di negoziato, ed è da lì che si deve partire. 2008-06-08 http://www.icn-news.com/


A Roma corteo per Israele

ROMA (8 giugno) - Una passeggiata colorata di bianco e azzurro dall'Arco di Tito al Portico d'Ottavia, palloncini bianchi e bandiere per festeggiare Israele. Si è connotata così, a Roma, la marcia che collega luoghi simbolo della storia delle comunità ebraiche in più di cento città in tutto il mondo col titolo «Walk the Land». Il corteo romano - promosso dal Keren Kayemeth Leisrael, associazione no profit che si occupa dello sviluppo, bonifica e rimboschimento di Israele presentandosi come «la più antica organizzazione ecologica del mondo» - si inserisce nei festeggiamenti per il 60/o anniversario della nascita dello Stato ebraico. Alla manifestazione, secondo una stima delle forze dell'ordine, partecipano circa 500 persone che hanno esposto una grande bandiera di Israele e una italiana oltre ad alcuni striscioni con la scritta «Israele per sempre». Ad una cerimonia svoltasi sotto l'Arco di Tito erano presenti il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il ministro dell'ambasciata d'Israele in Italia, Elazar Cohen, il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, il rabbino capo ed il presidente della comunità ebraica di Roma, rispettivamente Riccardo Di Segni e Riccardo Pacifici. La passeggiata attraversa Via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia e Monte Savello per concludersi al Portico d'Ottavia.«Il modo in cui avete celebrato il vostro anniversario, con gioia e protagonismo, è servito a farlo sentire ad una città spesso distratta dalla vita quotidiana». Con queste parole il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha salutato i rappresentanti della comunità ebraica di Roma. Dal palco allestito sotto l'Arco di Tito, punto di partenza del corteo, Alemanno ha definito l'iniziativa« molto positiva perchè i tempi che ci attendono non sono semplicissimi». Il sindaco ha ricordato le polemiche e le proteste sulla presenza «inaccettabile del presidente dell'Iran al vertice della Fao». Alemanno ha parlato di rispetto delle regole e accoglienza delle diverse identità all'interno della città. http://www.ilmessaggero.it/

Rehovot - casa Weizmanna

LA FESTA DEL 2 GIUGNO FESTEGGIATA IN ISRAELE

Intensa settimana per la collettivita' italiana in questaa settimana che si sta concludendo domani. In occasione del 2 giugno, l'Ambasciatore d'Italia in Israele, Sandro De Bernardin con la signora Anna, hanno ricevuto il corpo diplomatico e la collettivita' italiana nelle Residenza a Ramat Gan, con una folta partecipazione di pubblico, oltre mille persone. Il Governo israeliano era rappresentato dal Ministro del Benessere Izhak Herzog e da altri Ministri e membri del Parlamento israeliano. In occasione della festivita' sono state consegnate diverse onorificenze di cavalierato, e tra le persone che lo hanno ricevuto il prof. Sergio Della Pergola, il dott. Ariel Rathaus, il Console Onorario d'Italia a Haifa Carlo Gross e il giornalista Aldo Baquis. Nel giardino delle Residenza sono state messe in mostra tutta una serie di interessanti fotografie del passato lontano e del presente, a rappresentare i buoni rapporti esistenti da oltre 60 anni tra l'Italia e Israele
L'indomani, il 3 giugno, il Console Generale d'Italia a Gerusalemme, dott. Luciano Pezzotti, ha ricevuto nella sua Residenza il Corpo Consolare accreditato, i rappresentanti delle varie chiese, il Nunzio Apostolico e la comunita' gerosolimitana, tra cui molti italiani e anche operatori della Cooperazione Italiana e della varie ONG, e il responsabile della Polizia israeliana a Gerusalemme, il sig. Nisso Shaham di origine italiana. Presenti anche i rappresentanti della TIPH di Hevron e dei Carabinieri in forza nella striscia di Gaza.
Anche nella cittadina piu' a sud del paese, Eilat, porto e localita' turistica sul Mar Rosso, il Vice Console Onorario d'Italia il dott. Fred Mandelli ha festeggiato la ricorrenza del 2 giugno, mercoledi' sera, alla presenza dell'Ambasciatore d'Italia dr. De Bernardin e signora, e alla presenza delle autorita' locali, tra cui il Sindaco di Eilat; questo avvenimento voleva essere sia la celebrazione delle festa della Repubblica, ed anche una festa di commiato per l'Ambasciatore De Bernardin che tra qualche mese terminera' il suo incarico in Israele.
In data odierna, si e' festeggiato il 194 anniversario di costituzione dell'Arma dei Carabinieri, con una solenne e commovente cerimonia che si e' tenuta nella Foresta Rabin, sulla strada che porta dalla costa verso Gerusalemme. In questo luogo fu inaugurato un 3 anni fa, alla presenza dell'allora Ministro della Difesa Martino, e altre autorita', un cippo in memoria dei soldati e carabinieri italiani morti nell'attentato di Nasserya nel 2003. In quella triste occasione la comunita' ebraica italiana, per il tramite del KKL (il Fondo Nazionale Ebraico) raccolse delle offerte per piantare nella Foresta Rabin degli alberi in memoria dei militari italiani uccisi durante il loro servizio per la Pace. E in data odierna, il Generale Pistolese, Responsabile della Forza Europea al valico di Rafiah nella striscia di Gaza, ha organizzato in questo luogo, una solenne cerimonia, alla presenza di un folto pubblico, tra cui i Carabinieri della EUBAM, della TIPH di Hevron e quelli in servizio a Tel Aviv e a Gerusalemme. Presenti l'Ambasciatore d'Italia De Bernardin, il Console Generale Luciano Pezzotti, e l'Addetto Militare per la Difesa il Generale di Brigata Nicola Gelao. Presente anche il rappresentante del KKL, il Presidente del Comites avv. Beniamino Lazar, l'archeologo Dan Bahat in rappresentanza dell'Associazione di Amicizia Israele – Italia e le sig.re Claudia Amati e Serena Liuzzi, in rappresentanza dell'Associazione Immigrati dall'Italia e della Casa d'Italia di Giaffa.Dopo una solenne preghiera, e parole del Generale Pistolese, con la preghiera per il Carbiniere, e' stata posta una corona sul cippo in ricordo dei militari italiani uccisi nell'attentato di Nasserya..
Sempre in data odierna, per concludere questa settimana di italianita' in Israele, la comunita' italiana di Gerusalemme si e' incontrata con gli abitanti del quartiere Kiriat Shmuel, nel Bustan Brodie , a poche centinaia di metri dal Consolato Generale d'Italia. Alla presenza del Console Generale a Gerusalemme Luciano Pezzetti, gli italiani del quartiere hanno raccontato la loro storia e nel contempo alcuni volontari hanno preparato per il vasto pubblico porzioni e porzioni di pasta per tutti i presenti, mentre il Maestro Renzo Cesana e il sig. David Greco allietavano i presenti con canzoni e melodie italiane. Il successo non e' stato da meno, per l'allegria di grandi e piccini.
Mentre ieri, all'Universita' ebraica di Gerusalemme, si formalizzava la creazione e la fondazione dell'ASSEI, una nuova associazione di professori e ricercatori universitari,creata per contribuire maggiormente alla ricerca della storia e della cultura della comunita' ebraica in Italia. Presenti il dr. Andrea Lattes e il dr. Asher Sallah, che sono tra i fondatori della nuova associazione, e i dott. Hillel Sermoneta. Saluti sono stati porti dalla sig.ra Claudia Amati e dal sig. Vito Anav, a nome della comunita' italiana e del Comites.

domenica 8 giugno 2008

Spongata


La spongata, o spungata, è un dolce tipico natalizio diffuso in alcune zone delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Massa-Carrara e La Spezia. È un dolce di antiche tradizioni, ebraiche secondo alcuni pareri, tanto che fu inviata in dono al duca Francesco Sforza di Milano nel 1454. I primi luoghi che si contendono la produzione artigianale sono Brescello, Pontremol e Sarzana. Famosa è quella di Busseto
Il nome deriva probabilmente da spongia, spugna, per l’aspetto spugnoso e irregolare della sua superficie.
È una torta con una base di pasta sfoglia riempita con marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle, e ricoperta da un secondo strato di sfoglia. Questo viene bucherellato fittamente per facilitare la cottura, in forno, ed infine modellato con uno stampo di legno.


Aliciotti con l'indivia

Ingredienti: 1 kg di aliciotti1 kg di indivia biancapangrattato q.b.olio extra q.b.sale e pepe q.b.
Preparazione: Aprire le alici togliendo completamente la testa e le spine. Lavare e scolare l’indivia togliendo le foglie più dure e tagliarla a pezzi non troppo piccoli.Prendere una teglia di circa 20 cm con i bordi alti e metterci uno strato di indivia, coprire con uno strato di aliciotti, condire con sale, pepe, olio e pangrattato e continuare così fino a terminare con uno strato di aliciotti conditi ancora con sale, pepe, olio e pangrattato.Far cuocere in forno ben caldo per circa 15-20 minuti, fino a quando le alici saranno ben dorate


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Israele, forte rialzo dei prezzi al consumo

Tutti i quotidiani israeliani riportano con grande evidenza i dati resi noti dall'Ufficio Centrale di Statistica, che parlano di un "vertiginoso balzo in avanti" dell'indice dei prezzi al consumo, aumentato in media dell'1,5% nel mese di aprile.L'aumento ha interessato la quasi totalità delle categorie interessate: il settore abbigliamento ha visto aumenti del 6,7%, gli alimentari del 2,3%, i trasporti e le comunicazioni del 2% e l'immobiliare dell1,1%. Il valore dell'inflazione appare dunque ben al di sopra delle previsioni ufficiali della Banca Centrale diramate a inizio anno (settembre '07). Negli ultimi 12 mesi l'inflazione si è attestata in Israele su livelli molto più alti rispetto alla forbice di inflazione programmata (1-3%), raggiungendo il 4,7%.

http://www.ice.gov.it/ - by Roberto Rais