venerdì 1 agosto 2008


Gelato alla fragola - Rafrefet Pri Gina

Ingredienti 680 gr di fragole intere, succo di 2 limoni, succo di 1 arancia, 1 ½ pinta d'acqua, 2 tazze di zucchero.
Preparazione Sciacquare bene le fragole. Bollire l'acqua con lo zucchero e versare in una ciotola a raffreddare. In un miscelatore elettrico mixare le fragole, il succo d'arancia e di limone e unire all'acqua versata nella ciotola.Versare il composto nella vaschetta di ghiaccio, riporre la vaschetta nel frigorifero e non nel freezer e far raffreddare per al massimo 2 ore. Non si deve permettere al composto di congelare. Servire come dessert o rinfrescante.


Cernia cucinata con patate e spezie - Dug B'nusach Yehuday Tripoli

Ingredienti 6 filetti di cernia (5 once ciascuna), 2 libbre di patate, sbucciate e affettate, cipolle primaverili tritate, prezzemolo tritato, 6 alici sfilettate, ½ tazza d'olio per frittura, 1 spicchio d'aglio sminuzzato, sale, pepe
Preparazione Pulire i filetti di pesce, rimuovere la pelle e le spine. Risciacquare bene e asciugarle in un foglio di carta assorbente. Condire con sale e pepe e mettere da parte. Riporre metà della quantità delle patate affettate finemente un una teglia da forno leggermente oleata. Aggiungere sale e pepe a piacere. Sulle patate mettere cipolle a pioggia, aglio e prezzemolo. Mettere le fette di pesce in una teglia. Metterci sopra i filetti d'alici. Coprire il pesce con le patate rimanenti e spargervi sopra dell'olio e sale. Cuocere in un forno mediamente caldo per 30-40 minuti, controllando di tanto in tanto. Togliere dal forno e far raffreddare. Prima di servire scaldare in forno oppure su di una piastra. Servire caldo con vino o bevande fresche.

Pasticcini di papaveri - Ugat Pereg


Ingredienti 3 tazze di farina, 1 cucchiaio di zucchero, ¾ tazza di margarina, 2 uova, 3 ½ cucchiaini lievito per torte, pizzico di sale, ¼ tazza d'acqua tiepida.
Preparazione Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida, aggiungere un pizzico di sale e 1 cucchiaio di zucchero e tenere da parte. In una ciotola mettere la farina, formare una cavità nel centro, mettervi le uova, margarina ed il lievito sciolto. Impastare il tutto fino a far diventare il composto morbido e di consistenza elastica, mettere in frigorifero per 30 min.

giovedì 31 luglio 2008

i dirigenti dell'evento

Tuscany Series 2008 - Per la prima volta partecipa Israele

Dal 1 al 10 agosto ad Arezzo sbarcano le Tuscany Series. Oltre 1500 tra atleti e accompagnatori da tutto il mondo. Per la prima volta una squadra da Israele.Estate ad Arezzo è simonimo ormai da alcuni anni di baseball e per la precisione di Tuscany Series.Per il torneo internazionale giovanile di baseball e softball quella 2008 si appresta ad essere una edizione che ancora una volta batte tutti i record di partecipazione e provenienze. Dall’1 al 10 agosto al campo comunale Piero della Francesca di Via Simone Martini si giocheranno 114 partite suddivise in 6 diversi tornei che interessano bambini dagli 8 anni in su. Si stima l’arrivo ad Arezzo, di oltre 1500 persone tra atleti, staff tecnici, classificatori e familiari. Per la prima volta quest’anno è stato possibile ospitare anche la Nazionale Ragazzi di Israele. “Abbiamo per loro preparato una giusta accoglienza – ha dichiarato in proposito l’assessore allo Sport Lucia De Robertis - sabato mattina alle 12:00 la delegazione israeliana sarà ricevuta in Comune da me e dall’assessore Brezzi in segno di ospitalità. Il merito va alla società del BSC Arezzo che ogni anno lavora per questa manifestazione con rinnovato impegno e ogni volta lascia traccia positiva dell’attività. Quest’anno la struttura del campo comunale di Via Simone Martini ha anche nuovi bagni e nuovi spogliatoi e si presenta all’altezza della manifestazione.” “L’iscrizione della squadra di Israele ci riempie di orgoglio – ha dichiarato il presidente del BSC Arezzo Fabrizio Casalini - un’iscrizione questa arrivata dopo lunghi contatti che, ha impegnato non poco gli organizzatori che hanno assicurato ogni forma di rispetto della tradizione israeliana (dal cibo al sabato ebraico) e la permanenza ad Arezzo in tutta sicurezza.” Accanto alla Nazionale di Israele scenderanno in campo 24 squadre provenienti da tutta Italia, 14 squadre estere proveniti da Stati Uniti, Repubblica Ceca, Bulgaria, Russia, Danimarca, Malta, Germania e Inghilterra. Ci sono poi due squadre miste, che simboleggiano la voglia di giocare insieme, la prima, formata da giocatrici australiane e italiane prenderà il nome di Tuscany Pirates e parteciperà al torneo Softball Senior. L’altra è italo americana e proviene niente di meno che dalla Base di Aviano per partecipare al torneo di Baseball Under 21. “Questa società è l’esempio per tutti per quanto lavoro fa nella promozione della cultura sportiva sana – ha dichiarato Giorgio Cerbai presidente del Coni di Arezzo - durante tutto l’anno il BSC Arezzo è presente nelle scuole per insegnare il baseball e il softball. E questa manifestazione internazionale è il giusto coronamento dell’attività di tutto l’anno”.Insomma oltra al divertimento assicurato per i giovani partecipanti, questa è l’occasione per chi siederà sugli spalti del campo di Via Simone Martini di assistere a match davvero entusiasmanti e di buon livello tecnico. E secondo Piero Jacomoni patron di Monnalisa storico sponsor del BSC Arezzo questa è un’occasione anche per gli operatori della città: “L’internazionalità di questo evento è una ricchezza per tutti che avrà ricadute anche a lungo termine, ogni ragazzo che viene, gioca nei nostri diamanti, passeggia nel nostro centro storico, assaggia le bontà aretine e poi ritorna nel proprio paese dove porterà con sé bei ricordi di Arezzo. Gli imprenditori dovrebbero capire che lo sforzo è minimo per dare un aiuto al baseball ma il beneficio è grande”. Grazie all’appoggio degli enti locali, della Misericordia di Firenze e degli sponsor, adesso dunque è tutto pronto, dalla tendopoli alla cucina. I volontari aretini del BSC Arezzo hanno distribuito i turni su un cartellone divisi tra colazioni, pranzi e cene. Pronta anche una lunga serie di attività collaterali che porteranno gli ospiti in giro per Arezzo e Provincia all’insegna di un vero e proprio turismo sportivo. Ma in mente del presidente del Comitato Organizzatore Luca Fabiani ci sono già le sfide per il prossimo anno: “Sono 4 i continenti rappresentati quest’anno alle Tuscany, un numero che ci fa quasi impressione, ma che ci riempie di orgoglio. 41 squadre con circa 20 giocatori e altrettanti accompagnatori, per un totale di circa 1500 persone. Non vogliamo però fermarci qui, resta ancora l’Africa da esplorare. Programma di gare:Dal 1 al 3 agosto: Baseball Ragazzi e Softball Under 13 Dal 4 al 6 agosto: Baseball Cadetti e Softball Under 15Dal 7 al 10 agosto: Baseball Under 21 e Softball SeniorIl BSC Arezzo sarà impegnato per la prima volta giovedì 31 luglio alle 18:00 contro la Nazionale di Israele.Tutti i programmi di gare nel dettaglio, gli orari delle partite e le squadre partecipanti sono disponibili sul sito ufficiale www.tuscanyseries.it dove in tempo reale vengono aggiornati anche i risultati e le classifiche. MERCOLEDì 30 LUGLIO 2008

Nella Ahihud forest è stato piantato un bosco di 10.000 alberi ( pini, eucalipti, cipressi .. ) dedicato alla memoria di Giorgio Perlasca, grazie alla generosità di Walter Arbib e suoi amici canadesi. La foresta si trova nel Nord d'Israele sulla strada tra le città di Acco (S. Giovanni d'Acri) e Safed.
La Ahihud forest è gestita dal Keren Kayemeth Leisrael. Nel 1901 il KKL iniziò a raccogliere in tutto il mondo i fondi necessari al riscatto della Terra d'Israele, la stessa Terra che oggi tutela con varie attività: ha bonificato paludi e piantato più di 200 milioni di alberi, ha livellato il terreno per la costruzione di infrastrutture e case, ha aperto strade e costruito bacini idrici per la conservazione dell’acqua piovana, ha fatto indietreggiare il deserto creando spazio per gli abitanti del paese. da: Fondazione Giorgio Perlasca

martedì 29 luglio 2008


ANNA MITGUTSCH LA VOCE DEL DESERTO

(Titolo originale Abschied von Jerusalem; 1995, Rowholt Berlin Verlag)Trad. Paola Buscaglione Candela, Ed. Giuntina, 2008, pp. 213 €. 15,00

“….Quando però ci sono [a Gerusalemme] provo nostalgia come un’innamorata non corrisposta, che attende… di non essere liquidata assieme alla carovana dei turisti, ma ammessa entro le mura e i cipressi, là dove la vita nascosta si realizza….”
E’uscito nei mesi scorsi, presso l’Editore Giuntina, il secondo volume della collana “DIASPORA”.
Si tratta di “La voce del deserto” della scrittrice austriaca Anna Mitgutsch, della quale ricordiamo: “Tua madre era come te?” Feltrinelli, 1994 (titolo originale: “Die Züchtigung”) e “Straniera ovunque”, Feltrinelli, 1996 (titolo originale: “In fremden Städten”).
L’opera, apparsa nella lingua originale in Germania nel 1995 per i tipi di Rowholt Berlin Verlag, racconta la storia di una donna di mezza età, Dvora, austriaca di nascita con il nome di Hildegard (nome di battesimo, che appare sui documenti personali), la quale ricerca a Gerusalemme le proprie radici ebraiche, la propria vera identità, che le è stata dolorosamente nascosta durante i primi anni di vita. Ella cerca di penetrare l’anima della città, l’essenza del proprio rapporto con essa; per questo periodicamente vi ritorna. Il suo è un itinerario tormentato, caratterizzato da un’inquietudine, anche sentimentale, che l’aveva dapprima portata, vent’anni anni addietro, a legarsi a Gilbert, un giovane francese, sorta di filosofo vagante, conosciuto durante un soggiorno in un kibbutz presso Asquelon; indi a sposare, con esito facilmente intuibile, un amico di infanzia, Alwin, estraneo alla realtà ebraica di lei, addirittura profondamente antisemita, con un’antipatia incorreggibile nei confronti degli israeliani, specie se militari.
Un giorno, all’epoca in cui si svolge il racconto, davanti all’arco della sinagoga Hurva, conosce un giovane di 24 anni, di cui potrebbe essere la madre: Sivan, personaggio misterioso; sempre in fuga dagli altri; ancor più guardingo quando si tratta di andare nella zona ovest della città. Ella è attratta da lui, pur perplessa per il suo comportamento. Sivan si dichiara armeno, ma, ad una domanda su “Metz Yegern”, risponde, con un certo fastidio “non so nulla di preciso”. E’ un tipo sfuggente, che tuttavia non manca di ostentare con lei una “cavalleria d’altri tempi”, accompagnata, nella sua ammirazione -nei confronti sia di Dvora che di altre donne con le quali ha a che fare-, da un filo di arroganza. Egli, sempre più misterioso e contraddittorio, le dichiara di essere occupato con una troupe dell’ONU in un documentario sulla Città Vecchia e i Territori; affermazione che un amico di Dvora, cui lei si era rivolta per una verifica, mossa da sospetti sul conto del giovane, definisce priva di fondamento. Il loro amore, ella ne è consapevole, è senza avvenire per differenza di età e cultura (intesa come sistema di valori di riferimento).
Pian piano ella si rende conto di essere stata coinvolta, suo malgrado, in un progetto terroristico (Sivan in realtà non è armeno, bensì arabo), andato a monte. Saranno le conseguenti implicazioni a indurla, dopo altre vicissitudini, ad andarsene da Gerusalemme, dopo una fuga nel deserto di Giudea in preda alla paura di essere seguita.
Ma di nuovo, senz’altro, ritornerà nel luogo magico per lei così denso di significati.
Al di là della vicenda in sé e dell’accennata spy story, il romanzo è interessante per la tematica che svolge: quella dell’origine ebraica di tante famiglie europee, che eventi storici diversi avevano imposto di negare ed occultare per lungo tempo; origine che ciononostante, ad un certo punto, ritorna alla luce con forza.
Complessa famiglia, quella di Dvora: la madre, donna distaccata e chiusa, non aveva mai elaborato la parte ebraica di sé; mentre il padre, arruolato nella Werhmacht aveva combattuto sul fronte orientale; non era iscritto al partito nazista, contrariamente al fratello, lo zio Karl, il quale, anzi, abbagliato da quella ideologia, era entrato a Vienna nel marzo 1938; per cadere successivamente in grave crisi di coscienza, anticamera dell’alcolismo.
Dvora, nella prima parte della sua vita, era cresciuta con la nonna materna. Costei (boema d’origine, chiamata da tutti Beatrice, mentre il suo vero nome era Rivka), pur ebrea, aveva vissuto sempre come cristiana, rinnegando in apparenza le proprie radici; radici che tuttavia, in tanto in tanto, raffioravano in certe abitudini di vita, ad esempio alimentari. Giunta in punto di morte, Rivka/Beatrice aveva rifiutato l’estrema unzione, dichiarando di voler essere sepolta come ebrea e disponendo che per lei fosse recitato il kaddish. La nipote condivide lo stesso stato d’animo di persona sospesa tra due mondi: il cattolicesimo, in cui è stata cresciuta, e le origini ebraiche nascoste; con il conseguente tormento di provenire da una famiglia che “si vergognava delle sue origini ebraiche, ma si sentiva in colpa per averle rinnegate”. Toccante è l’immagine di un ricordo infantile che affiora nell’animo di Dvora adulta quando sente una compagna del kibbutz in cui soggiorna, Liora, intonare un canto, che tante volte aveva udito dalla nonna, quando lei era piccola.
Altra figura importante nell’universo della protagonista è Martha, cugina della nonna e sua coetanea: donna misteriosa e spregiudicata, dalla vita avventurosa, che, ad un certo punto lascia Vienna per Praga, indi scompare. Dvora, si mette sulle sue tracce durante il proprio peregrinare alla ricerca di se stessa, nella speranza vana di ritrovarla nella Terra dei Padri.
Una variegata umanità è quella che Dvora incontra nel percorso gerosolimitano.
Ad esempio Channa, nata Frieda Lipkin, sua connazionale, quanto all’origine, ben conosciuta da nonna Rivka/Beatrice. Ella abita nel quartiere di Kiryat Yovel in una casa stile anni ’30 viennesi.
Channa le confessa di essere ritornata nella capitale austriaca dopo 30 anni dalla sua partenza alla volta di Eretz Israel e di aver provato, dopo un iniziale senso di estraneità per i luoghi, un’indicibile sofferenza, ripensando ai propri genitori deportati, “in un’alba grigia e umida di marzo” (1941). Che senso hanno, si chiede, espressioni come “riconciliarsi” o “perdonare? Channa/Frieda non ha nessuna speranza di pace coi vicini arabi (“un giorno ci massacreranno tutti”).
O Nurit, iraniana di nascita, dai lunghi capelli corvini e i grandi occhi cerchiati di nero; abita in un moshav situato al margine sud della città e possiede una piccola libreria. Mostra a Dvora la Gerusalemme più intrigante e misteriosa. Le piace provocare la sua interlocutrice: “Non mi sento ebrea” afferma e fa una pausa per vedere l’effetto delle sue parole, poi prosegue “mi sento orientale e capisco gli arabi meglio degli ashkenaziti”; salvo poi sostenere che non esiste soluzione al conflitto. Spirito irrequieto, intende partire alla volta dell’India.
O magari la guida turistica per pellegrini Irene Wittrich, anch’essa sua connazionale e conosciuta fin dall’infanzia, il classico tipo integralista cristiano al quale non sentirai mai pronunciare la parola “Israele”, ma sempre, rigorosamente, l’espressione “Terra Santa”.
Yaakov: presenza bonaria con un’entusiastica adesione a godere dell’attimo presente.
O infine Eli, ebreo di origine marocchina, che abita nel quartiere est di Gerusalemme, considerato da Dvora un caro amico per la sua allegria e franchezza. A lui ella confida la propria storia di persona divisa, gli parla del silenzio della nonna sulle proprie origini, sul conseguente vergognarsi di lei, che generava nella nipote un inconfessato disprezzo, mascherato dall’affetto.
“Perché sei ritornata all’ebraismo?” le domanda; e lei: “E’ stato quel mutamento radicale che mia nonna non era riuscita a fare…il ritorno a… qualcosa di familiare….ma per me non è un possesso incontestabile…non una proprietà” confessa “bensì un affitto”. Meglio: una ricerca sofferta verso una realtà mai del tutto posseduta.
Ma è Gerusalemme l’attrice principale della storia. Con la sua aria sfuggente, i profumi di lavanda e rosmarino mescolati insieme; i colori…i merli delle mura che sembrano immersi nell’acqua limpida del cielo; i misteri; la fantastica capacità degli abitanti, anche i più poveri in apparenza, di conoscere gli stranieri ad un primo sguardo. Quanto mai suggestiva la descrizione di Jaffa Road, con le sue differenze tra le case, che diventano sempre più vecchie man mano che ci si avvicina alla Città…Vecchia. Un luogo che prima ti respinge, poi ti fa girare in cerchio, indi stringe il cerchio e non ti lascia andar via, anzi ti ricattura.
“Il motivo per essere a Gerusalemme è sempre di una certa importanza e tutti agganciano le loro speranze inespresse a questa città” commenta Anna Mitgutsch “le agganciano come quadri privi di cornice a cui la città deve dare appunto la cornice; solo davanti al suo panorama le loro storie e i loro piccoli passati iniziano a risplendere e ad acquistare un senso”.
Mara Marantonio , 28.7.2008 http://www.mara.free.bm/; http://www.italiaisraele.free.bm/

Neghev

Bormio. Italia-Israele 72-77

Bormio. Non inizia bene la Nazionale italiana maschile di basket la propria prepazione per le qualificazioni Europee. Perde con Israele 72-77 nella sua prima uscita.......... Si torna in campo martedì 29 alle 20,00 contro la Polonia (differita Rai Sport Più dalle 22,30), poi il Torneo Gianatti (31 luglio – 2 agosto con Israele, Polonia e Francia) e poi il 5 agosto di nuovo con la Francia. http://news.tuttobasket.net/News/leggi.php?id=148834

Il libro dei libri bruciati


Tutto doveva esser fatto rapidamente, con la velocità del vento. L´ordine perentorio di bruciare gli scritti di autori ebrei «in occasione della vergognosa campagna diffamatoria del mondo ebraico contro la Germania», non proveniva da Goebbels o da Hitler, ma dal novello ufficio stampa e propaganda dell´associazione studentesca tedesca che in meno di un mese, dal 12 aprile al 10 maggio del 1933, organizzò alacremente e sistematicamente il rogo dei libri proibiti non solo a Berlino ma in ogni città universitaria della Germania. Gli studenti dovevano innanzitutto «ripulire» i propri scaffali, quelli di parenti e conoscenti e poi quelli di tutte le librerie possibili; il rogo sulle pubbliche piazze doveva essere reclamizzato e promosso a dovere, possibilmente con testi di propaganda «contro il distruttivo spirito ebraico» redatti da scrittori compiacenti. Non mancava nemmeno una sorta di manifesto studentesco con 12 tesi aberranti tra cui quella che recitava: «L´ebreo che scrive in tedesco, mente». Ed infine ecco le fiamme alte 10, 12 metri che la notte di mercoledì 10 maggio illuminarono l´Opernplatz a Berlino, gremita di folla che assisteva allo spettacolo. E nessuno che protestava. C´era Goebbels attorniato dalle SA in soprabito chiaro che contemplò a lungo l´incendio e poi annunciò «la fine dell´epoca di un eccessivo intellettualismo ebreo». Erich Kaestner vide i suoi libri gettati alle fiamme mentre qualcuno faceva il suo nome e urlava «contro la decadenza e il degrado morale!» e che da allora, da beniamino del pubblico divenne «persona non gradita». Kaestner fu uno dei pochi scrittori della lista nera che rimase in patria come «cronista», forse perché gli mancava il coraggio di emigrare. Altri si tolsero la vita o vennero uccisi in un lager, oppure andarono all´estero, il più delle volte senza mezzi e senza possibilità di pubblicare le loro opere. E quando dopo la fine della guerra tornarono in patria, non trovarono la Germania di prima, non si sentirono più «a casa»: il pubblico li aveva irrimediabilmente dimenticati.Eppure nella Repubblica di Weimar avevano tutti goduto di una notevole notorietà. Ernst Glaeser, ad esempio, con Classe 1902, un ritratto della sua generazione ancor oggi più che godibile, aveva suscitato l´entusiasmo di Hemingway; Edlef Koeppen era diventato notissimo nel ‘28 con il suo romanzo Bollettino di guerra; un certo seguito lo avevano avuto anche gli anarchici ribelli come Rudolf Geist che scrisse migliaia di pagine e alla fine andò di porta in porta a vendere cartoline con le sue poesie; c´erano i comunisti «di cuore», senza la tessera di partito ma sempre dalla parte dei deboli e degli oppressi come Oskar Maria Graf o come Egon Erwin Kisch, straordinario reporter e corrispondente di guerra che andò in esilio in Messico e morì nel ‘48; grande risonanza avevano avuto i cronisti della cultura ebraica in Germania come Georg Hermann, ucciso a Auschwitz nel ‘43 e biografi di talento come Franz Blei, re dei caffè viennesi, autore di quel Bestiarum Literaricum definito da Kafka «la letteratura mondiale in mutande».La loro storia e quella di tutti i 94 scrittori tedeschi i cui libri furono dati alle fiamme 75 anni fa, assieme a quelli di 37 autori stranieri, sono raccontate in un libro prezioso, per molti versi stupefacente: Il libro dei libri bruciati (Volker Weidermann: Das Buch der verbrannten Buecher, ed. Kiepenheuer & Witsch, pagg. 255) Stupefacente perché l´appassionata e appassionante ricerca fatta dall´autore del volume su internet e nelle librerie antiquarie ha portato alla scoperta di opere di notevole valore da allora dimenticate a causa del rogo dei libri. Prezioso perché contiene le storie inedite, spesso tragiche e inquietanti di tutti gli intellettuali perseguitati dal regime nazista e perché rende giustizia agli scrittori dimenticati o ignorati ai quali viene dato molto più spazio che a quelli celebri. Senza questo libro l´obiettivo dei nazisti di cancellare per sempre dalla memoria i nomi di tanti autori ebrei sarebbe stato quasi raggiunto, osserva giustamente l´autore del libro nella sua introduzione.«Non si faccia illusioni. L´inferno è al governo», scrisse Josef Roth già nel febbraio del ‘33 all´amico Stefan Zweig che faticava a credere di essere diventato uno degli scrittori più odiati in Germania. I suoi libri erano stati dati alle fiamme assieme a quelli di Werfel, di Schnitzel, di Wassermann, di Klaus Mann, ma lui, lo scrittore di lingua tedesca più letto nel mondo, era convinto di essere stato scambiato con Arnold Zweig, comunista militante odiato dal regime. Cercò compromessi, sperò che la follia collettiva avesse termine rapidamente. Roth al contrario aveva capito immediatamente che la loro vita professionale e materiale era annientata. Alla fine entrambi andarono in esilio e entrambi vi persero la vita: Roth morì in un ospedale di Parigi nel ‘39, Zweig tre anni dopo si tolse la vita in Brasile.Coinvolgenti e di estremo interesse sono le storie di tutti gli scrittori sinora dimenticati a causa del rogo: sconcertante quella di Armin T. Wegner che dopo la guerra era stato dato per morto e che invece visse sino al 1978 a Positano dove si era trasferito nel ‘36. Autore di un avventuroso e fascinoso libro di viaggi, Al crocevia dei mondi del 1930, moralista e nemico della guerra, scrisse nell´aprile del ‘33 una lettera aperta a Hitler in cui con incredibile ingenuità spiegava al Führer perché la Germania avesse bisogno degli ebrei e perché gli ebrei amassero tanto la Germania. In realtà non aveva nessuna voglia di lasciare la sua patria: «Andar via è come morire» ripeteva. Ma la Gestapo lo mise in carcere, lo torturò, lo mandò nel lager di Oranienburg da dove riuscì a fuggire. A Positano stava ogni giorno alla scrivania davanti a una pila di fogli bianchi. Non riuscì mai più a scrivere un rigo.Con il grandioso romanzo satirico Solneman l´invisibile del 1914, tenuto in gran conto da Thomas Mann, lo scrittore Alexander Moritz Frey riscosse il suo primo grande successo; ebbe però per sua disgrazia, anche un altro ammiratore, Adolf Hitler, suo compagno di reggimento nella prima guerra mondiale. Il futuro Führer mostrava molto interesse per le sue opere e cercò inutilmente di mettersi in contatto con lui, ma Frey lo evitava accuratamente: lui era rigorosamente contro ogni odio di razza, contro ogni fanatismo, contro i militari. «Voglio, voglio, voglio dire la verità, voglio dire: i militari e la guerra sono la più ridicola, vergognosa, stupida cattiveria del mondo», afferma alla fine del racconto delle sue esperienze di guerra, uscito nel ‘29 e giudicato dai critici addirittura superiore al celebre All´ovest niente di nuovo di Remarque. Nel ‘33 le SA gli distrussero casa e Frey lasciò la Germania senza soldi, senza la possibilità di pubblicare i suoi lavori, senza più cittadinanza; in Svizzera trovò il sostegno e l´aiuto di Thomas Mann. Morì a Basilea nel 1957, povero e dimenticato.Certamente il più fortunato di tutti fu Erich Maria Remarque. La notte del rogo lui, che si trovava al sicuro in Ticino, sentì per radio, con lo scrittore Emil Ludwig, il crepitio delle fiamme e i discorsi esaltati dei gerarchi nazisti. Era stato uno dei primi a emigrare: il 29 gennaio, alla vigilia della presa di potere di Hitler, aveva fatto una corsa non stop, a bordo della sua Lancia, da Berlino a Porto Ronco. Sapeva bene di essere il nemico numero uno dei nazisti a causa del suo celeberrimo romanzo che prometteva «la verità sulla guerra». All´ovest niente di nuovo - il libro tedesco di maggior successo del XX secolo, 20 milioni di copie vendute, da cui trassero il film - , dopo aver dato adito a una serie di infiammati dibattiti, era stato boicottato in tutti i modi dai nazisti: parlava di miseria infinita, di noia, di mancanza di senso della prima guerra mondiale, della morte ben poco eroica dei soldati. Un libro più che pericoloso per i seguaci di Hitler che non riuscirono a impedirne lo strepitoso successo.Remarque scelse il silenzio, si dichiarò estraneo alla politica, ma intanto continuava a scrivere sul destino degli emigranti e sui campi di concentramento anche durante il suo leggendario soggiorno negli Stati Uniti dove divenne uno degli scrittori e sceneggiatori più amati dagli americani. Nonostante questo, chi legge i suoi diari scopre un uomo irrimediabilmente depresso e pieno di paure. Paura della scrivania, del lavoro, della solitudine. Da La REPUBBLICA del 25 luglio 2008

domenica 27 luglio 2008

il Technion di Haifa

Israele, più energia “graffiando” le celle solari

26.07.08 - Gli ingegneri del Technion-Israel Institute of Technology sono riusciti ad ottenere più produzione di energia dalle celle solari di silicio multicristalline incidendone la superficie. La ricerca è sostenuta dal Programma Energia, Ambiente e Sviluppo Sostenibile dell’Unione europea che ha lo scopo di migliorare l’efficacia della tecnologia solare, come il progetto FANTASI che si occupa delle celle solari al silicio multicristallino (mc-Si). Il Tehnion-Israel Institute of Technology (TIIT), partner del consorzio FANTASI, si è assunto il compito di ottimizzare una tecnica di incisione chiamata dissoluzione da potenziale negativo (NPD). Il trattamento della superficie mc-Si migliora le prestazioni, ma finora è stata una procedura costosa.
Gli scienziati dei materiali israeliani hanno iniziato a lavorare con il silicio monocristallino ed hanno poi ampliato i risultati al multi silicio e al silicio EFG (Edge-defined film-fed growth). La loro campagna di esperimenti ha rivelato che è necessario mantenere un potenziale negativo di -20 V o inferiore. Inoltre, hanno identificato un tasso massimo di rimozione del silicio quando la concentrazione alcalina della soluzione veniva mantenuta tra 20-24% ... http://www.heos.it/



In occasione della Settimana del Libro ebraico, che si è svolta in Israele tra il 28 maggio e il 7 giugno, la JNUL (Jewish National and University Library) dell’Università di Gerusalemme ha pubblicato i dati relativi ai libri pubblicati in Israele nel 2007.La JNUL è il deposito librario legale d’Israele e riceve, in base alla legge, due copie di ogni libro, rivista, cassetta o disco pubblicati in Israele. Il catalogo JNUL è pertanto il più completo in Israele e comprende la grande maggioranza dei titoli pubblicati nel paese.Oltre ai libri ricevuti ogni anno, la JNUL ospita antichi manoscritti e opere rare in ebraico che risalgono agli esordi della stampa. Oltre 900 libri rari completamente scansiti sono ora disponibili per la lettura sul sito della Biblioteca: http://www.jnul.huji.ac.il/ Comprendono opere kabbalistiche e hassidiche, letteratura per bambini in ebraico arcaico e molto altro.
NUOVI TITOLI E PERIODICI CORRENTI Nell’anno 2007 sono stati registrati dalla JNUL 7.860 nuovi titoli israeliani: 5.850 libri, 1.500 nuovi periodici e 510 titoli non a stampa come CD e cassette. Inoltre, la JNUL ha ricevuto 15.000 numeri di periodici correnti. Dei titoli registrati, 5.850 sono libri che ora sono stati aggiunti alla collezione esistente di circa 5 milioni di volumi.Sono stati depositati alla Biblioteca 807 libri per bambini e per giovani, circa il 13% del totale dei libri ricevuti, pari ad un aumento del 6% rispetto al 2006: l’aumento si può attribuire al rafforzamento della cooperazione tra la Biblioteca Nazionale e gli editori specializzati in letteratura per bambini e giovani. Inoltre, sono stati depositati 251 libri di testo, pari a circa il 4% del totale.
VIDEO E REGISTRAZIONI AUDIO Oltre ai libri, la legge che impone il deposito di copie alla JNUL copre anche altri media: 510 titoli registrati nel corso dell’anno erano film e musica in tutti i formati: video, DVD, audio cassette, CD, database, software educativi multimediali etc. Le registrazioni audio sono conservate in uno speciale dipartimento della JNUL, gli Archivi Nazionali Sonori, dove si può trovare una ricca collezione di musica israeliana che comprende tutte le tradizioni e i gruppi etnici del paese, oltre alla musica ebraica di tutto il mondo. Un campione di tutto ciò si può trovare su: http://www.jnul.huji.ac.il/heb/musicdept.html
EBRAICO ED ALTRE LINGUE I libri in ebraico contano 4.842 titoli. Dopo l’ebraico, la lingua più comune è l’inglese con 483 titoli, poi il russo con 269 titoli.Quest’anno sono stati registrati 152 nuovi titoli in arabo. Come negli anni precedenti, l’aumento del numero di libri in arabo è dovuto agli sforzi crescenti della Biblioteca nel localizzare e registrare tali testi. Tuttavia si può ritenere che la quantità di libri in arabo pubblicati in Israele sia maggiore di quella registrata dalla Biblioteca.L’anno scorso sono stati registrati 29 titoli in francese, 14 in tedesco, 16 in spagnolo e 17 in rumeno.Sono state registrate 20 pubblicazioni in varie lingue ebraiche: 19 in yiddish e una in Judeo-Tajikic (la lingua degli ebrei Bukharan).Nel 2007 sono stati pubblicati in Israele anche alcuni libri in altre lingue come olandese, polacco e italiano.La maggior parte dei libri ebraici, circa l’85%, sono stati scritti originariamente in ebraico, circa l’1l 15% è stato tradotto in ebraico.
TIPI DI PUBBLICAZIONI E SETTORI Il 56% dei libri del 2007 sono stati pubblicati da case editrici commerciali.Il 9% dal governo e da enti governativi.Il 5% da istituzioni per l’istruzione: università, college, scuole.Il 17% da associazioni, fondazioni, musei, centri comunitari e altre organizzazioni.Il 13% sono stati pubblicati dagli autori stessi.Il settore ortodosso e ultra-ortodosso è responsabile del 18% di tutti i titoli pubblicati in Israele nel 2007.
TESI ACCADEMICHE Benché non siano coperte dalla legge sul deposito legale, sono state consegnate alla Biblioteca Nazionale anche 1.382 tesi di master e 984 tesi di dottorato.
EDITORI ISRAELIANI La JNUL conserva un ampio data-base di editori israeliani, tra cui editori minori che pubblicano solo pochi libri l’anno. Le informazioni registrate contengono indirizzo, telefono e fax di ogni editore. Il database comprende 1.499 editori attivi e organizzazioni impegnate nell’editoria.In occasione del 60esmo anniversario della fondazione dello Stato d’Israele, la JNUL ha aggiunto al suo database di editori israeliani informazioni relative a editori degli albori della storia del sionismo. Finora sono stati inseriti e documentati circa 90 editori che non sono più attivi. Il database rappresenta così una ricca fonte di informazioni sulla storia dell’editoria in Israele di grande importanza non solo in una prospettiva nazionale e storica, ma anche a livello pratico in quanto offre una mappatura del copyright delle opere apparse in Terra d’Israele e rende possibile localizzare detentori di copyright ed eredi degli editori che non esistono più.(Da: Università Ebraica, Dept of Media Relations, 26.05.08)


PER SEMPRE ISRAELE

In occasione del 60° Anniversario della Fondazione dello Stato di Israele, il KEREN KAYEMETH LEISRAEL ha voluto conferire una veste tipografica e di contenuti particolarmente ricca e festosa al numero di Maggio 2008 della propria Rivista KARNENU.
La pubblicazione (che porta il significativo titolo “Per sempre Israele”) si apre con l’intervista del Direttore Daniel Della Seta all’Ambasciatore di Israele a Roma, Gideon MEIR, il quale confessa, con un sorriso compiaciuto, lo stretto rapporto anagrafico tra se stesso e lo Stato di Israele. Racconta di come suo nonno, Ludwig Meier giunse nel 1908 a Gerusalemme dove aprì un negozio di libri (“…che oggi, purtroppo, non abbiamo più”). Più tardi, nel 1933, a seguito dell’andata al potere di Adolf Hitler, tutti i suoi parenti arrivarono dalla Germania. I Meier, che mutarono il loro nome in Meir, furono sempre sinceramente sionisti e in questo clima crebbe il giovane Gideon. Nel 1962, insieme alla vendita, si decise di sperimentare anche il prestito di volumi. A tale proposito viene raccontato un aneddoto, che appassionerebbe la fantasia di uno scrittore.
Nel corso del colloquio l’Ambasciatore ha messo in luce, accanto alle gravi minacce cui il Paese deve far fronte, insieme peraltro a tutto l’Occidente -oltre al terrorismo, presente prima ancora del 1948, il gravissimo pericolo rappresentato dall’Iran-, la realtà multiculturale senza precedenti di Israele: un Paese che è riuscito, pur con limiti, difficoltà e sacrifici, a far integrare nel proprio tessuto democratico individui provenienti da Paesi molto diversi, quanto a storia e tradizioni, in molti dei quali non si conosceva la democrazia -e men che mai il mondo moderno-.
Nello sfogliare Karnenu possiamo leggere altri interventi rilevanti, come quello di Efi STENZLER, Presidente mondiale del KKL, che ha posto in luce l’importanza di questo organismo che, fondato nel lontano 1901, è la più antica organizzazione non profit al mondo impegnata in progetti di tutela dell’ambiente e nell’educazione al sionismo, in Patria e presso gli Ebrei ovunque essi risiedano; o di Raffaele SASSUN, Presidente del KKL Italia, il quale, nel ricordare la rilevanza dello stretto legame tra Israele e la Golà, ha fatto riferimento alle importanti sfide che l’organismo stesso sta affrontando per la sopravvivenza dell’intero pianeta e delle future generazioni: lo sviluppo di fonti di energia alternative rispetto al petrolio e il problema dell’acqua. Solo il 2,5% dell’acqua è dolce e solo l’1% è accessibile senza difficoltà perché si trova in fiumi, laghi o bacini. In Israele sono stati realizzati, per lo sfruttamento delle acque, importanti impianti di rilevanza strategica, anche per i Paesi vicini, al fine di migliorare il “bilancio” d’acqua dell’intera area, a testimonianza della capacità israeliana di intervenire sui cronici problemi del Medio Oriente, con vantaggi notevoli per tutti.
Sarah MOSCATI con “Le eccellenze di Israele” ci conduce nel popolato universo dei Premi Nobel israeliani (di nascita o per immigrzione): dal celeberrimo Shmuel Yosef Agnon (Letteratura, 1966; non ha bisogno di presentazioni) a Aaron Ciechanover e Avram Hershko (Chimica, 2004, insieme a Irwin Rose; gli studi dei quali rivestono notevole importanza pratica in medicina) a Daniel Kahneman (Economia, 2002; uno psicologo, che ha “integrato i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni di incertezza”), a Yisrael Robert John Auman (Economia, 2005. Si tratta di un matematico, nato a Francoforte nel 1930, tra i fondatori del Centro per la Teoria dei Giochi in Economia, assai apprezzato in Italia per aver partecipato a numerosi congressi del settore e premiato per “avere accresciuto la nostra comprensione del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della teoria dei giochi”); senza dimenticare tre leaders politici, assai diversi tra loro quanto a caratteri, orientamenti ed esperienze, insigniti del Premio Nobel per la Pace (Menachem Begin, 1978; Ytzhak Rabin e Shimon Peres, 1994).
Illustrano questo numero della Rivista pure i contributi di due personalità ben conosciute: Giorgio ISRAEL e Angelo PEZZANA. Il primo ci fa riflettere come, dopo lo smarrimento e il senso profondo dell’incertezza sul proprio futuro che attanagliò il mondo ebraico dopo la tragedia della Shoah, la fondazione e la successiva vita dello Stato di Israele, lungo questi sessant’anni brevi/lunghi, abbiano dimostrato l’importanza e il significato della presenza ebraica nel mondo, pur conquistati a prezzo di duri sacrifici e a dispetto delle ostilità più feroci; ostilità, aggiungo, presenti non solo nel vicino universo arabo/islamico.
Il secondo, con il consueto stile profondo e ironico -anche quando tocca argomenti drammatici-, manifesta, attraverso il racconto della storia di due giovani militari, Eran Dan-Gur e Doron Assulin, uccisi alcuni mesi fa a Gaza in difesa della loro Patria -loro, come i ragazzi del 1948”!-, quale sia la grande forza di Israele e cioè “Sapere che l’alternativa alla vittoria non esiste”. Con l’amara constatazione di come i suoi nemici, sognanti solo di cancellare l’odiata “entità sionista” (chi apertamente, chi mascherando tale desiderio con l’abbigliamento, tranquillizzante per l’interlocutore, di giacca e cravatta), non si rendano conto di quanto l’avere, in qualità di vicino, un Paese come Israele sarebbe per loro l’inizio della rinascita. Il contrario della tanto celebrata Naqba.
Interessante, poi, il servizio “Interviste alle specchio” dove vengono formulate -ad un gruppo di protagonisti del volontariato della comunità ebraica italiana- alcune domande sui principali temi all’ordine del giorno: Quali sono le riflessioni sul Paese in occasione del 60°?; Quali aspetti l’hanno maggiormente colpita nel suo sviluppo? In base alla Sua esperienza personale, com’è mutata la vita dei singoli e delle comunità ebraiche con la nascita di Israele? Quali sono le più gravi minacce? Stimolanti il ventaglio di risposte e il loro confronto. Tuttavia c’è una nota comune, al di là dei realistici timori e delle motivate critiche all’attuale leadership politica: un sincero e meditato ottimismo, espressione della fiducia in se stessi e nel futuro, preso con “le proprie mani”.
Infine, quella che potremo definire la “perla” di questo numero, caratterizzato, tra l’altro, da bellissime fotografie, molte di notevole importanza storica: lo “speciale” consistente nella riproduzione del fondamentale “Lo Stato ebraico” di Theodor Herzl, un testo che mantiene ancora oggi, per tanti aspetti, la sua piena attualità e che merita di essere (ri)letto e approfondito per le importanti implicazioni politiche e culturali. Il tutto è completato da un’utile cronologia.
Chiudono il numero due agili articoli: uno (ancora di Sarah Moscati) tratta del rapporto dialettico tra laici e religiosi; mentre l’altro è un emozionante pensiero di Elisabetta Moscati Anticoli rivolto a “Hatikvah l’orgoglio e la speranza”.
Da leggere da cima a fondo, la Rivista, e da conservare; con l’amore per un Paese vitale, cosciente sempre, ce lo auguriamo, dell’importanza delle sfide che accompagnano la sua difficile, ma avvincente esistenza.
Mara Marantonio, 25 luglio 2008 http://www.mara.free.bm/