mercoledì 22 ottobre 2008

Haifa

Precaria premiata da Israele per ricerca sul cancro

di Carla MassiROMA - Ha scoperto che una tossina estratta da una spugna del Mediterraneo può diventare un’arma vincente contro il tumore del polmone. A novembre, per questo lavoro, Laura Paleari, 36 anni, da 12 precaria all’Istituto tumori di Genova, verrà premiata a Gerusalemme durante la più importante assise mondiale sulle ricerche sul cancro. Sarà premiata per questo brevetto che, una volta sviluppato, diventerà un farmaco da prescrivere appena fatta la diagnosi di neoplasia. Parliamo di un successo italiano che la Paleari è riuscita a conquistare insieme ad altri tre ricercatori (tutti precari come lei) del Cnr e dell’università di Genova. Erano in quattro, poco prima del 2005 quando hanno iniziato a studiare la spugna. Oggi sono rimasti in due a continuare a lavorare sulla tossina salva-polmone. Perché il gruppo si è dimezzato? Semplice. Perché solo due dei quattro sono riusciti a sostenere la vita da precari in laboratorio........................http://www.ilmessaggero.it/


TOP 10 LIBRI: L'ISRAELIANO GROSSMAN IRROMPE AL 1° POSTO CON IL NUOVO ROMANZO

21 ott. - Forte della notorietà, dei passaggi televisivi, della sua storia familiare triste e commovente, l'autore israeliano David Grossman entra in prima posizione nella classifica dei libri più venduti secondo l'istituto Demoskopea di Milano con "A un cerbiatto somiglia il mio amore", storia di Avram, Ora e Ilan, che si conoscono sedicenni, mentre sono ricoverati nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale di Gerusalemme. "Brida" di Coelho , che a Francoforte ha festeggiato i suoi cento milioni di copie vendute nel mondo e che la settimana scorsa aveva conquistato la vetta, adesso fa due passi indietro, superato pure da Giordano e tallonato da Federico Moccia.
Quello di Grossman è un «romanzo mondo», pensato e scritto in gran parte prima della drammatica notizia, una lunga (quasi 800 pagine) e lacerante traversata nel deserto del lutto - al centro c’è qui una madre, che ama e combatte e resiste - ed è insieme il bilancio di una vita traboccante d’amore, sullo sfondo un Paese, Israele, e i suoi conflitti senza fine, dai Sei Giorni a oggi. L’altro ingresso tra i primi 10 è l’ormai tradizionale libro annuale di Bruno Vespa, per un terzo inchiesta sul campo su paure e guai dell’Italia (immigrazione, scuola, rifiuti, carovita), e per due terzi cronaca e retroscena del ritorno di Berlusconi gran risolutore di problemi (Napoli, Alitalia) e lo speculare tracollo della Sinistra, non solo «radicale». Dopo i best seller di saggistica politica e di storia moderna, e lo straordinario successo di "L'amore e il potere", il giornalista compie un viaggio in presa diretta nella rivoluzione silenziosa che ha determinato - e seguito - lo sconvolgimento elettorale della primavera 2008, e fruga tra le paure degli italiani.
Così la saggistica, pur sempre guidata da Augias, torna ad essere il parterre dei giornalisti: Franco, Gruber, De Gregorio, Zucconi, Dragoni Meletti e nella varia pure Caprarica. I saggisti «puri» possono consolarsi con Schopenhauer (Sulla lettura e sui libri, La vita felice): «... le persone leggono, anziché il meglio di ogni epoca, sempre solo le cose più recenti». Saldi in classifica "L'eleganza del riccio" e "Gomorra" che da alcune settimane chiude la top dieci.

...ma anche a Natale.....


Composta di mele e pere (dolce per Sukkot)
INGREDIENTI:10 mele, 6 pere, ¼ di tazza d’acqua, 1 confezione di fragole surgelate non dolcificate, 3 cucchiai di zucchero, o quando basta secondo il proprio gusto, 1 cucchiaino di succo di Lime, ¼ di cucchiaino di buccia di lime.
PREPARAZIONE: Sbucciare e tagliare a dadini le mele e le pere, unire l’acqua. Cuocere su fuoco basso fino a che la frutta non sia morbida, circa 35 o 40 minuti. Dieci minuti prima di togliere dal fuoco, aggiungere le fragole, lo zucchero nella quantità voluta, il succo e la buccia di lime
Sullam Bollettino Comunità Napoli n.17

Sessant’anni di Israele “oltre il chiostro”

di Fabrizio Gallichi
Chi avrebbe potuto, sessanta anni fa, immaginare possibile festeggiare l’anniversario di Israele nella bella cornice di una storica istituzione cattolica? Nessuno certamente, eppure ciò è avvenuto! Ospiti della Associazione “Oltre il Chiostro” e con essa la Comunità Ebraica di Napoli e la Associazione Italia-Israele, nella meravigliosa cornice di S.Maria La Nova, hanno dato vita ad un momento indimenticabile fatto di celebrazione e di convivialità. I diversi interventi, quello dell’ambasciatore forse troppo attento ad aspetti contingenti, hanno rappresentato una vicinanza
affettuosa e partecipe alla vita di quello che è il compimento di una millenaria aspirazione ebraica. La cosa che più di altre, mi pare, rappresenti l’evento è la manifestazione della amicizia che padre Giuseppe Reale, a nome della sua associazione, ha manifestato a noi ebrei ed a tanti altri amici di Israele.
Essa risulta amicizia autentica perché non tende, come fanno altri, ad escludere alcune delle nostre peculiarità e aspettative dal rapporto, non si priva di essere critica ed attenta e luogo di condivisione di gioia, non solo di reciproca conoscenza. Quanto dimostratoci non è un semplice interesse culturale, ma molto di più e di più articolato. Il momento conviviale, poi, ci ha donato momenti di vera partecipazione; abbiamo celebrato una ricorrenza che si dimostra essere non esclusiva del popolo ebraico. Ritornando a quell’evento non possiamo dimenticare che il tempo da allora trascorso è stato ancora segnato dal dramma della migrazione appare trasformare il Mediterraneo in un cimitero di disperati ed anche dal palesarsi delle privazioni, violenze, omicidi che colpiscono i cristiani in una rilevante parte del pianeta. Sento di esprimere, anche con la forza che viene dalla nostra memoria, la nostra solidarietà e determinazione a schierarci al fianco dei nostri amici cristiani fosse solo per far sentire loro, nella attuale accidia della politica, il calore della nostra vicinanza. Parimenti ritengo che si debba affrontare insieme e su di un piano più alto ed altro il tema della ospitalità verso i migranti. Perché non promuovere con i nostri amici momenti di confronto proprio sulle parole semplici, come amicizia, ospitalità, gioia, solidarietà ...?
Sullam Bollettino Comunità Napoli n.17

Gli oggetti che hanno una storia


di Alberta Levi Temin
Ho in casa alcuni oggetti che mi sono particolarmente cari, perché hanno una storia: mi ricordano qualche evento familiare ,o qualche mio caro ,amico o parente che sia. Oggi il mio sguardo si è posato su di una vaschetta d’argento, ovale, stile S.Marco , cioè abbellita da un cordone d’argento sul bordo. Su di un lato, nella parte esterna, si legge, inciso in bei caratteri : A.D.E.I. Napoli maggio 1937 La sua storia? E’ stata donata dalle socie dell’A.D.E.I. di Napoli a mia zia, Alba Levi nata Ravenna, fondatrice e prima Presidente dal 1933della sezione napoletana, in occasione della sua partenza da Napoli perché il marito, Mario Levi, ingegnere alla SME, era stato trasferito a Roma per un avanzamento della sua carriera. C’era di che rallegrarsi per la ragione stessa della loro partenza. Erano a Napoli da 10 anni con Giorgio, il loro unico figlio che nel novembre del 1937 avrebbe compiuto11 anni. Tornavano a Roma dove già avevano abitato appena sposati, dove Giorgio era nato, dove avevano la loro casa, in Via Flaminia 21. Sembrava una partenza sotto i migliori auspici: era il maggio del 1937: nel settembre del 1938, un anno dopo, le leggi razziali cambiarono la situazione. E’ un vento che passa, diceva mio padre ,e invece era il preludio della bufera.
Il 16 ottobre 1943, alle ore 6 del mattino, 2 SS si presentarono alla loro porta, baionetta innestata, urlando intimarono di seguirli per altra destinazione e in meno di venti minuti portarono via tutti. La prima deportazione dall’Italia è stata quel giorno a Roma. 1023 persone furono deportate; arrivarono ad Auschwitz dopo 8 giorni, selezionarono 149 uomini e 47 donne per lavorare (di questi, a fine guerra, solo 16 tornarono). Tutti gli altri 827, di cui 244 bambini sotto i 10 anni, furono portati alle camere a gas e dopo poche ore una colonna di fumo salì al Cielo. Sono numeri che fanno la storia. Oggi è il 16 ottobre 2008. Sono passati 65 anni. Le amiche che hanno regalato la vaschetta d’argento ad Alba non ci sono più. Siamo ormai in pochi a ricordarla per averla conosciuta, stimata, amata. Sia benedetta la memoria sua, dei suoi cari, dei
martiri di quel giorno e quelli di tutte le epoche. Sullam Bollettino Comunità Napoli n.17

martedì 21 ottobre 2008

Andrea Gottfried

Ci è gradito trasmettervi la lettera del tenore Angel Harkatz (Cantore della Sinagoga di Verona e Tenore nel Coro della Fondazione Arena).Vi consigliamo di ascoltare i brani immessi su You Tube, come indicato sotto: si tratta di musica bellissima, di autore contemporaneo israeliano, suonata in modo magistrale dal complesso orchestrale e dal tenore Angel Arkatz che la esegue con una performance particolarmente felice.Associazione Veronese Italila-Israele

Cari Amci,Il 7 settembre del 2008 sono stato invitao al Teatro dal Verme Milano per partecipare ad un concerto di musica ebraica con la Nuova Orchestra di Camera di Milano diretta dal M° Andrea Gottfried, in chiusura della Giornata Europea della Cultura Ebraica.Ho il piacere di condividere questo momento con voi. 1- Entrare a You Tube2- Cercare Celestial Dialogues3- Cliccare Adar 744- Cliccar see all5- Selezionare la registrazione : Ani maamin - Sheecheianu - La rosa enflorece Il concerto Celestial Dialogues è un oratorio del compositore israeliano Ben Amots. Shalom,Angel Harkatz

Abraham B. Yehoshua

Ebreo non uccide ebreo

Da sempre le minacce esterne hanno costretto a mantenere un minimo grado di solidarietà

di ABRAHAM B. YEHOSHUA
Parecchi anni fa il rettore dell’universitא in cui insegnavo, un rispettabile docente di Scienze politiche, citע un aforisma: «Un ebreo non ne uccide un altro, gli rende solo la vita impossibile». E difatti nella lunga storia della diaspora i casi di omicidio di matrice ideologica commessi da ebrei contro loro confratelli sono rari, anche se episodi poco edificanti saranno certamente sfuggiti agli occhi degli storici. L’assenza di violenza omicida nelle comunitא ebraiche ט dovuta a tre motivi:
1. Tutti gli ebrei, indipendentemente dal loro credo ideologico, erano, in un modo o nell’altro, minacciati dal milieu nel quale vivevano. Cosל, nonostante le feroci diversitא di opinioni all’interno della comunitא, erano costretti a mantenere un minimo grado di solidarietא e di sostegno reciproco, fatto che impediva violenze interne.
2. I temi sui quali si accendevano le divergenze erano essenzialmente di natura ideologica o teologica, non inerenti a un territorio, a questioni di proprietא o a volontא di dominio, fattori scatenanti le guerre civili presso altri popoli sovrani con un loro territorio.
3. Gli ebrei non disponevano di mezzi di predominio sui loro confratelli. Non possedevano un esercito, forze dell’ordine, un sistema carcerario o organi istituzionali in grado di imporre sanzioni punitive. Non potevano reclutare milizie, confiscare beni o condannare all’esilio. Quando Baruch Spinoza, per esempio, disconobbe i principi della religione ebraica, i membri della sua comunitא non poterono arrestarlo o sottoporlo a tortura, ma si limitarono a scomunicarlo e a bandirlo dalla comunitא e lui potי continuare a condurre una vita relativamente sicura ai margini della societא dalla quale era stato allontanato. Per questi motivi la violenza fra gli ebrei si ט sempre manifestata sostanzialmente su un piano intellettuale. Gli ebrei si accanivano l’uno contro l’altro con lettere violentissime, zeppe di ingiurie e invettive, talvolta arrecavano danno ai beni di un avversario o gli procuravano leggere lesioni fisiche, ma erano lontanissimi dal raggiungere il livello di violenza registrato nelle sanguinose guerre civili di molti popoli. Anche dopo la comparsa dei primi germogli di indipendenza, prima della fondazione dello Stato di Israele, gli ebrei mantennero l’autocontrollo che li aveva caratterizzati negli anni della diaspora. E una volta fondato lo Stato, nonostante possedessero organi istituzionali e strumenti giudiziari e penali, il rifiuto arabo di riconoscere Israele e la minaccia che ne derivava per i suoi abitanti fecero sל che il livello di violenza tra i diversi schieramenti politici si mantenesse basso. Nei sessant’anni di vita di Israele soltanto tre ebrei hanno trovato la morte per mano di loro confratelli per motivi politici, e tutti e tre gli assassini provenivano dalle file della destra. L’omicidio piש famoso ט, naturalmente, quello del primo ministro Yitzhak Rabin, freddato da un giovane estremista religioso. Anche nel grande dibattito che da anni divide la societא israeliana in merito alla restituzione dei territori conquistati nel 1967 e alla nascita di uno Stato palestinese a fianco di quello israeliano si sono registrati manifestazioni violente e scontri con le forze dell’ordine ma, finora, nessun versamento di sangue. E pure lo sgombero delle colonie e delle basi militari nella Striscia di Gaza ט avvenuto con relativa calma. Nessuno ha mai nemmeno osato toccare gli intellettuali di sinistra che, giא quarant’anni fa, in un periodo di attentati terroristici, si esprimevano controcorrente e lanciavano appelli per riconoscere l’Olp e fondare uno Stato palestinese in Cisgiordania. Fra gli esponenti piש battaglieri dello schieramento per la pace c’era il defunto professor Yeshayahu Leibowitz, docente di chimica e ebreo osservante, che, pur criticando aspramente i coloni, gli insediamenti nei territori occupati e il governo, rimaneva una figura molto rispettata nella comunitא. Nessuno tentע mai di fargli del male e, nonostante le sue posizioni e quelle dei suoi seguaci sollevassero reazioni infuocate, tutti i media gli erano aperti. Lo stesso posso dire di me. Malgrado abbia ricevuto qua e lא qualche lettera minatoria per aver espresso opinioni contro la destra e la presenza di coloni nei territori occupati, nessuna porta mi ט mai stata chiusa.L’attentato di un mese fa contro il professor Zeev Sternhell, sopravvissuto alla Shoah, ex ufficiale dell’esercito, insignito del «Premio Israele» e accademico di fama internazionale nel campo della ricerca sul fascismo, segna dunque una svolta nel livello di violenza da parte della destra con l’avvicinarsi di un accordo tra noi e i palestinesi? Cosל sembrerebbe. Una violenta lotta fratricida ט forse alle porte e ciע che avverrא in Israele nei prossimi anni potrebbe ricordare il ritiro francese dall’Algeria alla fine degli Anni Cinquanta. I coloni francesi e i loro difensori in madrepatria fondarono a quel tempo una brutale organizzazione clandestina denominata Oas che compל attentati terroristici contro algerini e francesi sostenitori del governo di De Gaulle. Alcuni ex ufficiali attentarono persino alla vita del presidente De Gaulle, senza successo.Primi segnali di violenza sono dunque giא visibili ma tra Israele e l’Algeria ci sono delle differenze che potrebbero rendere la situazione anche peggiore per noi.
1. Gli algerini non consideravano Parigi e la Francia come loro madrepatria, mentre molti palestinesi ancora credono e sperano in un annientamento dello Stato ebraico.
2. Tra noi e i territori occupati non c’ט un mare come tra la Francia e l’Algeria. I simpatizzanti dei coloni potrebbero quindi riversarsi con facilitא in Cisgiordania e complicare notevolmente lo sgombero degli insediamenti.
3. L’esperienza dell’evacuazione della Striscia di Gaza tre anni fa non rende piש facile un nuovo ritiro, visto che, dopo averla effettuata, Hamas ha cominciato a lanciare razzi su Israele.
4. Infine, almeno per il momento, Israele non ha un leader come De Gaulle in grado di guidare un’operazione tanto complessa in forza della sua autoritא, del suo prestigio e della sua visione radicale.Cosa dunque tiene a freno la violenza e contribuisce a evitare una guerra civile? Secondo me la prolungata esperienza degli ebrei nel risolvere conflitti con negoziati e non con le armi. Se quindi tutti i partiti dell’arco politico, di destra e di sinistra, condanneranno - come hanno fatto nei giorni scorsi - ogni atto di violenza di matrice ideologica di un ebreo contro un altro ebreo, i valori storici del rispetto della vita e della libertא di pensiero potrebbero agire come fattori immunizzanti contro i germi di violenza fratricida che minacciano una possibile e fragile pace nel turbolento Medio Oriente.
Tredici anni fa l’omicidio Rabin
Quello del premier laburista Yitzhak Rabin ט il piש famoso dei tre soli omicidi politici nei sessant’anni di vita dello Stato ebraico. Combattente durante la guerra d’indipendenza del 1948, tra i fondatori delle squadre d’assalto Palmach e capo di stato maggiore nella guerra dei Sei giorni, Rabin nel 1993 fu tra i promotori degli accordi di pace di Camp David tra Israele e Olp. La sua azione gli valse il Nobel per la pace nel ‘94, ma l’anno successivo gli costע la vita: il 4 novembre 1995, durante un comizio a Tel Aviv, fu ucciso da un colono ebreo estremista, Ygal Amir. Un mese fa a Gerusalemme, la sera del 24 settembre, ט invece sfuggito a un attentato il noto storico israeliano Zeev Sternhell, giא sopravvissuto alla Shoah: per lui soltanto lievi ferite, ma in Israele si ט diffuso il timore che si tratti di una svolta nel livello di violenza da parte della destra radicale, di fronte alla prospettiva di un accordo con i palestinesi. 21/10/2008 http://www.lastampa.it/

lunedì 20 ottobre 2008

Daliat - Karmel

Israele: gay palestinese chiede asilo per non essere ucciso da familiari

GERUSALEMME - Ha chiesto al Tribunale il permesso di residenza in Israele, nonostante sia palestinese, per poter vivere con il suo compagno, un ebreo, ed evitare di essere ucciso dai propri familiari, che si oppongono all'unione gay già da anni. Protagonista un omosessuale palestinese 33enne di un villaggio della Cisgiordania, che temendo appunto per la propria incolumità ha chiesto all' Alta Corte di Giustizia di concedergli la residenza permanente in Israele. (Agr) 19.10.08


Una scrittrice israeliana. Intervista a Lizzie Doron

a cura di ANNA ROLLI
Siamo cresciuti con un enorme segreto in casa, un segreto del quale nessuno poteva dirci nulla. Cosa era accaduto a tua madre? E a tuo padre? Cosa era accaduto ai loro bambini e a tutti gli altri? Sentivamo che non sarebbe stato corretto domandarlo ai nostri genitori. Così da una parte non se ne parlava mai, dall'altra tutti sentivamo che in famiglia c'era un segreto, che era una molto molto importante e che non si poteva toccare. Lizzie Doron mi parlava, seduta di fronte a me nel bar dove ci eravamo rifugiate per sfuggire alla calca del Festival Internazionale di letteratura ebraica svoltosi a Roma alla fine di settembre scorso.
Siamo cresciuti vergognandoci dei nostri genitori, pensavamo che fossero stati deboli, che non fossero stati capaci di combattere e che avessero la mentalità tipica della diaspora. Però siamo cresciuti in comunità nelle quali eravamo tutti uguali, il che è un sostegno molto molto forte per un bambino, perché come bambino non puoi fare un confronto con niente di diverso e non puoi renderti conto che c'è qualcosa di speciale nel tuo quartiere e qualcosa di anormale nella tua infanzia.... Penso che questa sia una caratteristica specifica perché Israele, a differenza delle altre nazioni, divenne il rifugio per quelli che furono deportati e che sopravvissero alla Shoà.
Al Festival, nel corso dell'incontro a lei dedicato, Lizzie aveva incantato il pubblico, tutti avevano ascoltato e avevano applaudito, ammirati e addolorati, il suo lungo racconto di figlia della Shoà. Il tono di sincerità e di attenzione introspettiva, l'esigenza di cercare risposte umane avevano profondamente coinvolto la platea.
Quando ho scritto la storia di mia madre e la gente ha iniziato a chiedermi di pubblicarla, ho provato una grande vergogna e quando è stata pubblicata, per un anno e mezzo, non sono entrata in nessuna libreria. Avevo paura che potessero riconoscermi. Io sono cresciuta in un circondario segreto e non mi sentivo in grado di uscire allo scoperto, così continuavo la vita tra la gente normale, e nello stesso tempo, appartenevo alla mia gente tra la quale ero quella che aveva rotto il tabù pubblicando il libro. Molti miei amici non sapevano come comportarsi, noi eravamo stati bambini in un grande vuoto e con uno sfondo oscuro e il mio sembrava a tutti un comportamento molto strano perché ad un certo punto ero uscita allo scoperto. In un momento ho realizzato che molta gente era esattamente come me, anche se rifiutava di ammetterlo, neanche loro sapevano nulla riguardo i loro genitori e stavano cercando la maniera più facile per affrontare il problema.
Penso che la nostra Storia produca molti sintomi diversi. Ci sono persone che immaginano la vita precedente, altre che si pongono continuamente delle domande. Ci sono persone che odiano i genitori per il loro silenzio , altre che hanno deciso di rimanere bambini per sempre e ancora adesso non ne parlano " Se questa è la volontà di mio padre, se lui non ha mai voluto dirmelo, se non vuole che io sappia, bene io rispetterò la sua volontà!" Invece altre persone come me si sono sentite molto frustrate sentendo che non è possibile essere un essere umano e non sapere nulla sulle proprie origini. Dipende dal carattere, dal temperamento e dalla visione di se stessi. Per me il punto centrale è stata la rabbia nei confronti di mia madre che ha rifiutato di parlare con me, di scrivere qualcosa e addirittura di lasciarmi un qualche documento che mi aiutasse a svelare il segreto e il silenzio. E'ancora la mia ossessione. Ho ingaggiato un detective per cercare informazioni e poiché non avevo nessun documento da dargli, lui non è stato in grado di trovare nulla. Io non so quando sia nata mia madre né dove. Non ho mai incontrato mio padre, non so se lui fosse malato, se fosse il solo sopravvissuto della famiglia o se avessero deciso di farmi crescere in Israele. Avrei tante domande da porre, non è per curiosità, io davvero vorrei capire ma c'è una cortina davanti a me e io non posso toccare niente che sia appartenuto ai miei genitori.
Probabilmente mia madre è stata sposata e ha perduto due bambini ma io non conosco il suo nome da sposata. In un vecchio libro ho trovato una testimonianza. Così ho scoperto che da Auschwitz fu spedita in un campo chiamato Scargesti Kamieno che era un posto orribile nel quale quasi nessuno sopravviveva. Producevano TNT per le granate e morivano avvelenati dalle esalazioni chimiche. Lei è stata una delle pochissime sopravvissute e dopo la guerra è andata a Varsavia dove si è rivolta ad una organizzazione che cercava i bambini presi dai nazisti. Questa è l'unica cosa dalla quale capisco che aveva avuto un marito, che lo aveva perso e che stava cercando i suoi bambini. Allora diede il suo cognome di ragazza, e così ho cercato di sapere da dove venisse e ho trovato solo il passaporto di mio nonno che veniva da Vienna, e lei probabilmente era nata in Galizia prima della Grande Guerra. I documenti sono come un puzzle e non riesco ad organizzarli. Era una donna della quale nessuno sapeva niente. Capisco che non potesse parlare della Shoà, ma come bambina io volevo sapere. Sono cose che ancora mi creano molti problemi. Io non posso accettare il suo comportamento. C'è molta differenza tra noi figli dei sopravvissuti, alcuni si vergognano di sapere ciò che accadde, di affrontare il trauma, addirittura con se stessi. Altri invece vorrebbero sapere tutto. Una mia amica è molto depressa ed è piena di rimpianti, è convinta di non essere stata una figlia abbastanza buona e brava per i suoi genitori e prova un senso di colpa molto forte e non può trovare sollievo. Questo è un altro sintomo. Lizzie Doron ha un'aria sbarazzina e accorata, un volto e un parlare così espressivi! Pochi giorni prima d'incontrarla avevo letto e recensito per Agenzia Radicale, Perché non sei venuta prima della guerra?,il suo primo libro, breve e intensissimo, tradotto e pubblicato in Italia dalla Giuntina. Un libro profondo, toccante, nel quale l'autrice mostra una eccellente capacità di scrittura. Mentre mi parlava continuavo a guardarla e ad ascoltare, poi senza difficoltà è venuta la confidenza , le ho detto che la sua storia è anche la mia storia.
Nel nostro quartiere dividevano i bambini in due gruppi , ad uno appartenevano quelli che probabilmente sarebbero stati capaci di sopravvivere in un campo di sterminio e nell'altro quelli che di sicuro sarebbero morti. E' sorprendente come umiliassero i deboli, come li facessero a pezzi, e come fossero orgogliosi dei bambini forti. Così questi ultimi quando sono andati sotto le ami hanno voluto dimostrare di essere dei veri combattenti e poi in guerra sono morti per primi. E' stata una enorme tragedia, perché i genitori che erano molto orgogliosi e soddisfatti di loro, alla notizia che i figli erano morti sono crollati distrutti e non si sono più ripresi. Questa è stata davvero la soluzione finale!
Siamo cresciuti in una maniera molto confusa e non capivamo quello che i nostri genitori volevano che noi fossimo. I sopravvissuti erano confusi su come educare e su come comportarsi con i bambini. Mia madre non mi ha mai abbracciata,non mi ha mai baciata, non mi ha mai toccata, e quando io ne ho parlato in pubblico molte persone hanno iniziato a piangere e a raccontare che per loro era stato lo stesso e che oggi avevano ancora paura di stare vicino a qualcuno. E' un particolare che riportava indietro tutta la memoria. Gli essere umani non sono tutti uguali però, sicuramente, tutti quelli della seconda generazione hanno qualcosa che è profondamente connesso con la Shoà. Sono loro stessi una specie di sopravvissuti. Io sono una sopravvissuta della vita, sono una sopravvissuta dell' infanzia vissuta con mia madre. Tutti noi sappiamo che la Shoà ha avuto un' influenza enorme sul nostro modo di vivere e sui nostri sentimenti e questo è cruciale.
Anna-Tutti noi pensiamo alla Shoà tutti i giorni della nostra vita e questo è un sintomo, un secondo sintomo potrebbe essere che pur pensandoci continuamente e pur sapendo che è tutto vero, in una parte della nostra mente non riusciamo davvero a credere che tanto orrore sia potuto accadere.
Noi pensiamo alla Shoà tutti i giorni. Se non c'è abbastanza cibo noi pensiamo alla Shoà. Se c'è un incidente, se qualcuno muore, questa categoria della nostra mente si riaffaccia tutto il tempo, però ognuno di noi ha la sua maniera personale per vivere la propria vita con l'immagine della Shoà . Non ci avevo pensato in questi termini, piuttosto pensavo a come imparare a controllare i miei sentimenti. C'è stato un periodo nel quale ho odiato mia madre così tanto , sentivo che lei mi imbrogliava e che mi usava ed ero così arrabbiata. Tutta la mia vita è stata una lotta per ridurre la mia rabbia e per accettare le sue scelte. Lei voleva che io fossi abile e sensata abbastanza da essere capace di sopravvivere. Ogni volta che portavo a casa un fidanzato lei giudicava se sarebbe stato in grado di sopravvivere oppure no , e per dire una cosa davvero offensiva di una persona diceva " Lui ?!? Lui è una nullità! Uno così ad Auschwitz non sarebbe sopravvissuto un solo giorno!". Così giudicavano nella loro mente, questa era la loro concezione dell'essere umano. E intorno a se, nel caso di un'altra guerra, volevano soltanto ebrei capaci di combattere e di sopravvivere.
Anna-Io ero una bambina inappetente. Ero molto minuta e a scuola ero sempre la più bassa della classe. Quando mio padre mi incontrava per strada non mi salutava, faceva finta di non conoscermi perché si vergognava di avere una figlia come me. Un altro sintomo potrebbe essere il nostro bisogno di sentirci bravi e coraggiosi, di sentirci non meno capaci di loro.
Io sono una nevrotica piena di sintomi, ho paura dell'ascensore, di volare, di andare in giro da sola, ma ho una grande intuizione per capire il comportamento della gente. Cerco sempre una posizione sicura. Lei mi spingeva continuamente a stare attenta perché tutto è molto fragile e puoi essere fatta a pezzi in un minuto. E' molto difficile perché diventa impossibile rilassarsi. Io sono cosciente tutto il tempo che qualcosa può accadere e che io dovrò superarla per sopravvivere. Dovrei sapere quando esattamente scappare, quando lottare, quando prevenire, quando esattamente una discussione con un uomo può diventare pericolosa. Vivo in un mondo pieno di nemici e dovrei essere coraggiosa in un mondo di nemici, e abile abbastanza da scappare in tempo. Noi abbiamo ricevuto le stesse regole su come sopravvivere ma abbiamo reagito in modo diverso. Io non sono affatto coraggiosa.
Anna-Un'altra caratteristica che abbiamo in comune è la nostra ricerca di tutto ciò che potesse svelarci qualcosa. Quando ho letto il primo capitolo del libro di David Grossman , Vedi alla voce amore, ho pianto per ore.
Quel bambino è un nostro fratello. Io non ero autorizzata ad accendere la televisione nel giorno della memoria, non ero autorizzata a possedere libri sulla Shoà. A casa mia come a casa tua. Mia madre diceva " Non è affare tuo, tu devi essere felice, tu devi vivere una vita normale". Ero molto curiosa, però ero una bambina ubbidiente e così ho letto Anna Frank soltanto da ragazza, e ho iniziato ad esserne ossessionata e ad andare nelle librerie a cercare i vecchi libri per scoprire quello che era accaduto. E un problema serio perché, in un certo senso, la Shoà ha generato una nuova specie di essere umano. E' stata come una nuova creazione del mondo. Dio ha creato il mondo e Hitler ha creato un nuovo essere umano. Noi sappiamo, ora, cosa potrebbe diventare l'umanità e sappiamo cosa accadde alla gente dopo quella guerra terribile. La portiamo nei nostri geni, la potenzialità di agire verso gli altri come animali. Ha cambiato, io penso, tutto il sentimento di sicurezza e di fiducia in se stessi e nel mondo. Ha cambiato addirittura le domande riguardo Dio, le domande teologiche.
Anna-Mio padre non si è mai interessato alla religione e anch'io non me ne sono mai interessata se non come fenomeno storico- antropologico. Mio padre odiava i tedeschi e i fascisti e odiava anche Dio.
Mia madre diceva di non credere nei grandi leader, né nei comunisti, né nei fascisti, né nella razionalità, né nella religione. Diceva che avremmo dovuto creare un mondo nuovo e mi spingeva soprattutto ad essere indipendente nelle mie opinioni. Questa è la cosa buona che ho ricevuto: essere responsabile per la mia vita. Il problema è stato il suo modo di trattarmi a livello psicologico. Sentire che sei una bambina è nessuno mai che ti baci , che ti abbracci....E la domanda "Che cosa ho fatto che nessuno mi vuole mai abbracciare?"... Ci sono voluti anni, per capire che non era un problema provocato da me e dal mio comportamento ma dai suoi ricordi di vita e dal suo trauma precedente. Mi è ancora molto difficile accettarlo e io penso che sia uno dei motivi per cui la gente va avanti con il silenzio. Perché non provare ad abbracciarmi, a baciarmi, perché non provare a dare il calore di base che ogni madre dà ad un bambino? E' molto difficile! Razionalmente lo posso accettare ma emozionalmente sento un vuoto pieno di niente...
Anna-Mio padre non mi ha mai baciata, non mi ha mai abbracciata... Eppure io penso che siamo fortunate, perché siamo figli delle vittime. Nessuno soffre tanto quanto i figli dei carnefici. Pensi?
Anna-Si. Le vittime sono le vittime. Noi manteniamo una relazione e ci prendiamo cura l'uno dell'altro. Se qualcuno è malato, se qualcuno ha bisogno di qualcosa, se qualcuno è solo, ci sentiamo responsabili l'uno per l'altro. Costituiamo una specie di comunità e anche se non viviamo insieme, nonostante la lontananza ci teniamo in contatto perché noi siamo l'ombra della famiglia e dobbiamo avere cura dei membri di questa famiglia.
Anna-Avevo un'amica, suo padre era stato un fascista a Salò, un vero criminale, graziato a suo tempo da Togliatti. Non ho mai conosciuto una persona così disperata. Ho fatto tutto ciò che potevo per darle una mano. Ora sta seguendo una lunga psicoterapia. Una volta mi ha telefonato al cellulare e io ero in aeroporto e mi sentivo felice perché ero in partenza per Israele. Stava malissimo. Ho parlato con lei per più di due ore, dal controllo documenti fino al momento dell'imbarco. Poi durante il viaggio pensavo all'assurdo delle nostre vite, un assurdo nel quale è anche la bellezza della civiltà: stavo partendo per andare a lavorare nella patria degli ebrei e nel mentre avevo tentato in tutti i modi di aiutare la figlia di uno di quei criminali che avevano distrutto la giovinezza di mio padre, che avevano assassinato i famigliari dei miei migliori amici ....
Ho una grande amica. Suo padre era una delle guardie del corpo di Hitler e lei ha dedicato la vita al popolo ebraico. Lavorava a radio Berlino al dipartimento della cultura e promuoveva gli scrittori israeliani in Germania e quando mi hanno chiesto un' intervista lei ha deciso di raccontarmi la sua biografia nel caso io volessi rifiutare e così abbiamo passato molto tempo insieme. Oggi ha 66 anni ed era una bambina durante la guerra poi ha sposato un ebreo sopravvissuto alla Shoà. E' stato un matrimonio molto difficile, hanno avuto un bambino e l'hanno chiamato Abramo: " colui che ristabilisce il paese degli ebrei", ma alla fine hanno divorziato. In seguito ha adottato un bambino musulmano bosniaco perché voleva combattere l'idea che i tedeschi sono una razza pura. Viene da una famiglia tedesca molto famosa e così ora ha un figlio ebreo e un figlio musulmano. Dopo aver letto il mio libro ha deciso che anche lei doveva scrivere qualcosa, non letteratura ma semplici memorie e documenti per la sua famiglia. E' molto in crisi e vive in una area ecologica con altre due donne figlie di nazisti, e sta scrivendo un diario sulla sua vita perché dice che la Storia della Germania non termina con la prima generazione e loro debbono continuare a scriverla. La mia opinione è che potrebbe diventare un grande libro e ho cercato di convincerla a pubblicare i suoi appunti. Una volta mi ha detto "Noi siamo come un manicomio all'aria aperta perché la nostra vita è tale da essere quasi incredibile. Abbiamo fatto così tante cose per non essere travolte dal passato ." Per es. una sua amica ha adottato un padre. Non voleva il suo vero padre perché era stato un nazista e non lo chiamava papà, poi ha chiesto ad un altro uomo di essere suo padre e ha chiamato papà l'uomo che aveva deciso avrebbe potuto essere un buon padre per lei.
Anna-E' molto bello che tu sia stata capace di scrivere un libro come: Perché non sei venuta prima della guerra?
L' ho scritto per mia figlia. Volevo che giudicasse mia madre dal suo punto di vista e non dal mio. A quel tempo odiavo molto mia madre e mi domandavo se mia figlia, che appartiene alla terza generazione, sarebbe stata in grado di guardare al suo comportamento da un altro punto di vista. E' stato stupefacente perché quando ha finito di leggere mi ha detto "Mamma, io ammiro tua madre!" e io ero scioccata. Come era possibile che qualcuno ammirasse mia madre?
Questa è stata la vera svolta per me , da quel momento ho iniziato a rivelare la mia vita. Da allora ho impiegato 5 o 6 anni per scrivere altri 5 libri, per descrivere quello che era accaduto nella nostra vita. Mia figlia era la persona più adatta, la migliore per dirmi che mia madre aveva fatto anche qualcosa di giusto.
Anna-Nonostante il dolore e la rabbia il tuo libro racconta di una donna coraggiosa e buona e di grande dignità. Non si può fare a meno di apprezzarla.
Mia madre pensava che nel presente ci era offerta la possibilità di essere molto migliori, non ha mai pensato che potessimo diventare peggiori, diceva che avevamo imparato qualcosa davvero importante e che eravamo arrivati alla conclusione di non essere razzisti, di essere liberali, e che la religione non serve per rendere il mondo migliore. Conservava anche un certo senso dell'umorismo e la ragione è che, nel profondo del cuore, era ancora molto ottimista.
19 ottobre 2008 , http://www.agenziaradicale.com/

Gerusalemme - ospedale Hadassah

ISRAELE: NUOVA META DEL TURISMO OSPEDALIERO

Ogni anno migliaia di persone vanno all'estero per ricevere cure mediche. A volte lo fanno per avere trattamenti d'avanguardia, a volte per risparmiare. Negli ultimi anni è aumentato il numero delle persone che sceglie il sistema sanitario israeliano, competitivo sia per la qualità delle cure sia per i prezzi. Secondo i dati del Governo israeliano, nel 2007 sono arrivati per curarsi ventimila stranieri, che hanno portato nel Paese 150 milioni di dollari. I luoghi di provenienza sono soprattutto le Nazioni mediterranee, come Cipro, la Grecia e la Turchia, o dell'ex Unione Sovietica, come l'Azerbaigian, la Georgia e il Kazakistan. Per gli stranieri il costo delle cure negli ospedali è più alto rispetto a quello riservato ai cittadini israeliani, ma permette comunque di risparmiare abbastanza. Il turismo medico ha il duplice effetto di stimolare l'economia e i progressi della medicina. Ma secondo molti israeliani alla lunga potrebbe danneggiare il sistema sanitario pubblico, che garantisce cure gratuite a tutti i cittadini. Il Governo, quindi, dovrebbe regolamentare il fenomeno per evitare che le tasse dei contribuenti servano a pagare le cure per gli stranieri, mentre gli ospedali pubblici sono sempre più intasati. (Internazionale.it) Redazioneonline-SuccedeNelMondo,

Tel Aviv -Rothschild street

Israele/ Municipali,sindaco Tel Aviv: Mi ispiro a predecessore-In cerca di voti arabi si fa intervistare da giornale palestinese
17 ott. (Apcom) - L'"alto esempio da seguire" per amministrare una città israeliana è quella dell'"ultimo sindaco arabo della città di Jaffa". A pensarla così è Ron Huldai attuale primo cittadino della municipalità di Tel Aviv-Yafo, che intende farsi rieleggere alla poltrona di sindaco alle prossime elezioni municipali dell'11 settembre.
In piena campagna elettorale, Huldai - che tra i suoi avversari alla carica di sindaco annovera una candidata donna araba - sceglie il quotidiano palestinese al Quds al Arabi per esporre meglio il suo pensiero che trova ospitalità in prima pagina. E parlando di Hassan Shukri, ultimo sindaco arabo della città, eletto prima del 1948, cioè prima della nascita di Israele.
Huladi racconta: "Io sono nato a Jaffa nel 1948 ed ho studiato bene la sua personalità: quando venne eletto ad amministrare la città convoco' i capi della comunità ebraica e chiese loro di nominare un segretario del Comune. Affermava di considerare gli ebrei parte integrante della popolazione e voleva per loro una rappresentanza nel Comune. Dopo pochi anni adotto' l'idioma ebraico come lingua ufficiale dell'Amministrazione. E' percio' che io oggi mi sforzo per elevare il livello della cooperazione ebraico-araba in tutto il nostro Paese portando ad esempio Jaffa".
Il sindaco ebreo si dice quindi "orgoglioso" per avere reso obbligatorio l'insegnamento dell'arabo nelle scuole cittadine "fin dalla quinta elementare": "senza conoscere l'arabo, non è possibile parlare di convivenza", afferma infatti, mentre il suo vice arabo Iskandar Amal, ribadisce la sua convinzione che "per gli arabi, Jaffa", l'area a sud di Tel Aviv con la sua popolazione eterogenea di ebrei, cristiani e musulmani "è il miglior comune misto in Israele".
Sono sei i candidati alla poltrona di sindaco del comune di Tel Aviv-Yafo: oltre al sindaco in carica, concorronoAssama Agberiah Zahalka, araba d'Israele attivista per i diritti civili e presidente dell'Organizzazione Azione Democratica, il generale Oren Shaor, Dov Henin (Hadash), l'ex consigliere comunale Ya'cov Rener e il vice sindaco Pe'er Weissner.

Eilat

Israele: fino ad agosto 84mila italiani Una cifra superiore a quella dell'intero 2007

Fino ad agosto sono stati 84mila gli italiani in Israele. "Una cifra superiore a quella dell'intero 2007", ha dichiarato Suzan Klagesbrun, consigliere per gli affari turistici dell'Ambasciata di Israele. Ma la soddisfazione di Klagesbrun non deriva solo dai numeri: "La motivazione del viaggio non risiede solamente nel pellegrinaggio, sempre più si affianca il leisure tour. Dunque storia, cultura, spiritualità, divertimento, a Tel Aviv per esempio, benessere sul Mar Morto".

domenica 19 ottobre 2008

Galilea -il Giordano

Israele/ Gerusalemme: cristiani evangelici a Festa Tabernacoli

In tremila per esprimere sostegno a Stato ebraico

Gerusalemme, 15 ott. (Ap) - Tremila cristiani evangelici provenienti da 100 Paesi del mondo erano oggi a Gerusalemme per celebrare la Festa dei Tabernacoli o Sukkot, una delle principali festività del calendario ebraico.
Sventolando la bandiera blu e bianca dello Stato ebraico, hanno preso parte ad una parata organizzata in onore della festività, esprimendo ancora una volta il loro indefesso sostegno a Israele, segno della crescente alleanza fra i cristiani evangelici e lo Stato ebraico.
I cristiani evangelici sono fra i più irriducibili alleati di Israele che sostengono generosamente sia dal punto di vista finanziario che politico. Ma le ali più moderate dello Stato ebraico non vedono sempre di buon'occhio queste strette relazioni con gli evangelici perché sono a favore delle colonie ebraiche in Cisgiordania e non lesinano le critiche agli sforzi di pace con i palestinesi. I 3mila evangelici giunti in Israele sono stati sponsorizzati dall'International Christian Embassy di Gerusalemme. http://notizie.alice.it/


Lodo Alfano: in Israele non sarebbe passato

Caro Beppe, cari Italians,a proposito di Lodo Alfano, che piace ad alcuni: all'inizio dello scorso maggio Il ministero della Giustizia israeliano confermò che il premier, Ehud Olmert, era indagato per corruzione. Gli agenti del reparto frodi entrarono nella residenza del primo ministro, e lo interrogarono per circa un'ora (ve la immaginate una scena del genere in Italia, regnante Berlusconi? O qualunque altro?nr). Su richiesta della polizia e della magistratura le indagini erano state secretate. Dopo qualche giorno i mezzi di comunicazione israeliani furono autorizzati da un giudice a riferire che il primo ministro era sospettato di aver ricevuto nel corso di diversi anni centinaia di migliaia di dollari nel contesto di campagne elettorali per il municipio di Gerusalemme e in seno al Likud, il partito in cui militava allora. Il premier ha negato di aver mai ricevuto mazzette. Ha aggiunto che se tuttavia venisse deciso di incriminarlo sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni dalla carica di primo ministro (di nuovo, ve la immaginate una scena del genere, regnante Berlusconi?o qualunque altro?nr). Il 21 settembre, in seguito all'incriminazione (non ad una condanna o all'inizio del processo!) Ehud Olmert, primo ministro israeliano, si è dimesso. Un sondaggio ha rivelato che il 95% degli israeliani voleva le dimissioni di Olmert, accusato di corruzione. Naturalmente Olmert non ha mai attaccato, delegittimandola, la magistratura, che in Israele come in Italia è un organo indipendente e non elettivo. Un ineccepibile comportamento da leader serio e responsabile, rispettoso delle regole della democrazia, in un paese che pure, come tutti sappiamo, ha problemi molto seri, forse più dei nostri. Qualcuno mi sa spiegare perché c'è tanta differenza tra l'Italia, dove sembra non sia lecito protestare per il Lodo Alfano o criticare il governo e il suo primo ministro, e Israele, dove di fronte ad un'iniziativa analoga al lodo Alfano l'intero paese si sarebbe sollevato come un sol uomo? Giuseppe Giolitti, http://www.corriere.it/
Ho inserito questo articolo non con intento polemico verso una parte o l'altra, ma solo per sottolineare quale dovrebbe essere un comportamento corretto in un Paese democratico nr


Promossi&Bocciati di Israele U21-ItaliaU21: Balotelli fa SuperMario e per gli avversari è notte fonda

La partita: Bella, stavolta, al contrario dell’andata. È un’Italia pazzerella e divertente, che a lunghi tratti domina ma sa soffrire sotto gli attacchi di Israele, sostenuta (almeno fino al 3-1) da un pubblico che sembra la Kop del Liverpool. Per fortuna degli spettatori italiani non è una partita a senso unico né noiosa, ma anzi rimane viva fino al felice fischio finale.......................
L’inno nazionale Israeliano: Quando parte l’inno (musicalmente piuttosto pesante) i giocatori Israeliani iniziano a cantare a squarciagola, ad occhi chiusi, lasciandosi cullare dalla voce della cantante in mezzo al campo e rinvigoriti da un pubblico entusiasta. Chissà se sia servito a caricarli, ma è stato comunque un bel vedere.........................


Operai cinesi sequestrano datori di lavoro israeliani nel paradiso fiscale delle Bahamas

Una dozzina di dipendenti israeliani di un’azienda edile israeliana sono stati sequestrati dai lavoratori cinesi ai quali non era stato pagato il salario.La notizia ha implicazioni internazionali abbastanza intricate. Accade nell'isoletta di West Caicos, territorio britannico nell'Atlantico del nord; la vicenda e' stata resa nota dal ministero degli esteri di Israele.All'origine del sequestro vi e' il crollo di un istituto finanziario statunitense, in seguito al quale l'impresa edile israliana si e' trovata a corto di liquidita' e ha dovuto congelare un lussuoso progetto turistico gia' in avanzata fase di realizzazione.Gli operai cinesi che non hanno ricevuto i salari sono circa 300. Oltre ha tenere in ostaggio gli israeliani, stanno anche rendendo problematiche le comunicazioni con l'isola e hanno bloccato l'unico porto. Le autorita' israeliane hanno chiesto l'aiuto di quelle britanniche per cercare di sbloccare la situazione.Un paradiso naturale ma anche fiscale West Caicos fa parte di un arcipelago formato da due gruppi di isole, le Turks e le Caicos. L'arcipelago conta circa 15.000 abitanti. In totale una quarantina fra isole, isolotti e banchi corallini, trenta miglia a sud delle Bahamas.Le isolette, alcune delle quali erano disabitate prima che circa 20 anni fa ci fosse il boom del turismo esotico, un tempo erano ricovero di bucanieri. Oggi le isole, indipendenti ma con status di protettorato britannico, sono anche note per essere un paradiso fiscale.16 ottobre 2008, http://www.rainews24.it/