sabato 24 novembre 2012
Chi dà fastidio ai
nemici di Israele
venerdì 23 novembre 2012
Tel Aviv: arrestati responsabili arrestato ad autobus
giovedì 22 novembre 2012
Gentile Dott.ssa Rangeri, il mio nome è Stefano Davidson, sono giornalista regolarmente iscritto all'Ordine, non sono ebreo, non sono di destra, né di sinistra, né di centro, visto che tutti questi schieramenti hanno appoggiato il Governo che sta distruggendo definitivamente il nostro Paese. Ho ascoltato al Sua intervista a Sky TG24 e sinceramente sono inorridito. Sinceramente non so cosa pensare, sono al corrente che l'informazione è ormai tutta corrotta, compresa molta di quella sul web, ma non pensavo si potesse arrivare a rilasciare un'intervista di una faziosità scandalosa come quella che Lei ha avuto il coraggio di propinare agli spettatori di quel TG. Io mi domando anzitutto se Lei abbia mai avuto l'occasione, se non proprio la curiosità di leggersi ad esempio lo Statuto di Hamas agli art. 7 e 13 per esempio. Mi chiedo poi come faccia a dichiarare (attraverso un luogo comune grande come una casa) che Netanyahu abbia deciso di attaccare Gaza solo per ragioni elettorali considerando: A) il lancio da parte di Hamas nel Negev di ben 120 razzi soltanto Mercoledì della scorsa settimana più un Fajr-5, (razzo capace di raggiungere Tel Aviv da Gaza) esploso appunto a Tel Aviv, prima che Israele reagisse. Senza tra l'altro minimamente considerare che solo quest'anno dalla striscia in direzione di Israele sono partiti i seguenti attacchi, che sono praticamente stati "sopportati" senza reazioni di rilievo:
20/06/2012 50 missili in 24 ore
22/06/2012 120 ordigni palestinesi sparati su Israele
09/10/2012 55 razzi in un solo giorno
24/10/2012 70 razzi contro Israele
11/11/2012 Più di 30 razzi sulle cittadine del sud di Israele
12/11/2012 38 lanci di razzi
e ho messo solo i lanci più eclatanti, le botte da 10/15 missili Qassam, o Grad le ho evitate, troppo pochi.B) perché se fosse la campagna elettorale quella che sta inseguendo il Primo Ministro Israeliano, non vedo perché abbia accettato la mediazione per la tregua considerato che l'elettorato israeliano è contro questa soluzione al 75%.Mi chiedo inoltre perché Lei non parli degli aerei che sorvolano gli obiettivi a Gaza (spesso Lei sa molto meglio di me che le rampe dei missili sono montate su edifici civili o che altri obiettivi si nascondono "coraggiosamente" in mezzo ai campi profughi) e lanciano volantini in arabo allertando la popolazione dell'attacco imminente di modo che i civili di quella zona possano allontanarsi (e questo non lo dico io ma intervistati palestinesi, madri e figli che grazie a questo sistema si sono messi in salvo) ma ciò nonostante guarda caso qualche civile viene sempre ritrovato negli edifici successivamente bombardati. Mi chiedo se Lei sia al corrente dei metodi di convincimento utilizzati da Hamas per "convincere" i civili a collaborare (sterminio della famiglia se non collabori, soldi alla famiglia se collabori e ti sacrifichi).Mi chiedo se Lei conosca veramente la storia di quei posti e del perché tutto ciò accade.Mi chiedo se secondo lei gli israeliani NON devono essere considerati esseri umani quanto i palestinesi.Mi chiedo se si rende conto che i palestinesi sono sì vittime, ma dei loro stessi fratelli mussulmani che non muovono un dito o cedono un metro di terra per agevolarli.
Infine mi chiedo se Lei è una persona che accetta il confronto e ha il coraggio, la voglia e la pazienza di leggere il documento che allego alla presente e che probabilmente potrebbe illuminarLa su parecchi aspetti della questione (visto che pare ignorare la Storia nella maniera più totale), sempre che dietro al Suo agire non ci sia malafede o foraggiamenti occulti da parte di quegli stessi che notoriamente "sponsorizzano" i cosiddetti siti di "libera informazione" i quali non danno una notizia che non sia filo-araba, senza tra l'altro mai citare fonti o mostrare bibliografie di quanto asserito, come invece troverà in calce al mio allegato.Distinti saluti Stefano Davidson http://ilborghesino.blogspot.it/2012/11/sul-piano-mediatico-israele-ha-vinto.html#more
In tutta Italia la solidarietà a Israele
Camminano per strada con indifferenza. Poi, a un segnale
preciso, tirano fuori striscioni e bandiere biancoazzurre. Si stringono
tutti insieme, si dispongono a chet (la lettera ebraica che simboleggia
la parola chai, vita, con una forma analoga a quella di ferro di
cavallo). E intonano l’Hatikvah, l’inno israeliano alla speranza, con
la voce piena di emozione per testimoniare la vicinanza allo Stato
d’Israele colpito dai razzi.
La scena si è ripetuta ieri a Roma, Torino, Firenze, oggi a Milano,
dopo che era appena arrivata la notizia dell’autobus colpito da un
attentato nel cuore di Tel Aviv. Quando l’ultima nota si è spenta, le
persone sono tornate a passeggiare come se nulla fosse successo.
Sono arrivati tanti giovani in via dei Mercanti a Milano, per il flash mob all’ombra del Duomo, dopo che ieri le bandiere di Israele aveva sventolato anche sotto il Colosseo,
l’Arco di Tito, la cupola di Giotto. C’erano anche il presidente e il
portavoce della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi e Daniele
Nahum, che ha organizzato l'evento.
“Israele deve difendere i propri cittadini da attentati
terroristici contro una popolazione inerme. Non ha scelta. Cosa farebbe
l’Italia se missili si abbattessero su Milano? E’ ciò che accade
laggiù” le parole di Meghnagi, mentre Nahum ha messo in luce il poco
equilibrio dei media italiani nel raccontare il conflitto.
La Comunità di Milano si ritroverà nuovamente alla Sinagoga centrale
domani sera, alle 19, stringendosi in una preghiera per Eretz Israel.
Il lieto fine della diplomazia. Ma la pace è solo
un'illusione
Un autobus esplode con 28 feriti, 4 gravi, decine di missili cadono ancora su Israele, Israele bombarda alcuni obiettivi strategici a Gaza e poi alla sera happy end, Hillary Clinton con sorriso da gatto insieme al ministro degli esteri egiziano Mohammed Kamal Amr presenta al Cairo il cessate il fuoco di questa guerra. Ha avuto l’ok da Netanyahu al telefono. C’è di che essere molto contenti, speriamo che sia gli israeliani che i palestinesi dormano fianlmente stanotte. C’è di che essere molto preoccupati, speriamo che possano dormire tranquilli molte notti, e non è facile crederlo.Molte volte la cronista ha dovuto vedere le carcasse degli autobus fatti esplodere dai terroristi suicidi. A volte ancora con la gente seduta dentro. Quando non vengono solo feriti, e quindi evacuati di corsa, o fatti a pezzi, rimangono per qualche minuto seduti immobili, morti, intatti perchè uccisi dalla distruzione dei loro organi interni a causa dello spostamento d’aria causato dall’esplosione; una volta a Gerusalemme ho visto un ragazzo seduto così, la testa reclinata indietro e lo zaino in grembo. Un’altra volta ho visto Shimon Peres sotto una pioggia battente che con l’ombrello aperto si sporgeva fra resti anneriti in Rehov Jaffo, piangendo. L’eplosione di un autobus è quella della casa di tutti i suoi viaggiatori. Restano libri, giocattoli, la spesa, borse, cappotti... Una volta ho visto i genitori dei ragazzi che abitano a Gilò precipitarsi giù per la discesa sulla quale era esploso l’autobus che ne trasportava chissà quali, chissà i figli di chi! , a scuola.Ieri, mentre si sgombravano i resti dell'autobus e si trasportavano i feriti un missile colpiva quattro abitanti del sud e però si svolgevano altri due eventi. Hillary Clinton ha evidentemente mostrato al Cairo un volto abbastanza deciso a Mursi, chiuso nell’angolo di una enorme penuria economica. Mursi è stato dunque pressato, nonostante le controspinte interne della sua parte, a dire ai palestinesi di fare una cortesia e smettere di sparare. In cambio i Fratelli Musulmani egiziani abbiano promesso ai Frtaelli Musulmani palestinesi, non sarà certo una prospettiva di pacificazione con Israele. Il secondo evento denso di significati è la reazione di Hamas alla notizia dell’attentato che ha gettato nel panico Tel Aviv nella memoria dell’infinita ondata di terrore della seconda Intifada: fra spari di gioia il portavoce Abu Zuhri ha benedetto l’attacco terrorista, e la Jihad Islamica ha dichiarato che: “E’ una vittoria per il sangue degli Shahid”, e lo hanno r! ipetuto tutti gli altoparlanti delle moschee. Reazioni consuete che però non rientrano nell’ambito delle analisi strategiche nei momenti in cui si elabora sul raggiungimento della pace in Medio Oriente. Hamas non può essere pacificato, non è nei suoi programmi, nel suo DNA, nella sua carta, a meno che non gli vengano tagliate le unghie, ovvero le armi e il sostegno politico. Deve essere invitato alla tregua con mezzi più strategici di quelli usati fino ad oggi. Obama ha spedito la Clinton a cercare di riparare i guai che in Medio Oriente, dopo le rivoluzioni arabe, stanno venendo al pettine, ma il rischio è che a caccia di illusioni, dove è andato Obama fino ad oggi, si cucini una situazione che prepari altre guerre. Hamas è un’organizzazione che dimostra di continuo la sua natura: attacca i civili, rivendica il terrore e lo loda, trascina nel fango con una moto le membra di quelli che definisce “collaborazionista”, un’orribile scena che abbiamo visto ! su internet in queste ore. Eppure è stata ignorata e lasciata crescere all’ombra della Siria, abbandonata da poco e solo opportunismo, ha goduto dell’approvigionamento enorme di armi di Teheran, la cui potenza e quantità si è vista in questi giorni. Ma l’Iran è una vacca sacra, Obama l’ha lasciata fare, per non parlare dell’Europa. Gli USA e l’Europa non hanno mai detto una parola, anche se dai tempi delle navi come la Karin i rifornimenti erano palesi adesso che, col ritorno alla casa sunnita Hamas ha stretto un rapporto intrinseco con l’Egitto di Mursi, quello dei Fratelli Musulmani cui Hamas appartiene, Mursi viene lodato dagli USA e dall’Europa perchè ha mediato una pace. Ma quale pace? Un segnale positivo ieri l’ha dato fermando le armi provenienti dalla Libia, ma l’azione sa di public relations. L’America adesso, a tregua firmata, deve domandargli di non conclamare il suo appoggio e la sua alleanza con Hamas, così come deve dire a Erdogan di f! ermarsi quando il suo istinto antisemita gli suggerisce parole degne dei black block, accusando Israele di “pulizia etnica”. Non è una questione di educazione, ma di smantellamento delle arterie principali di una prossima esplosione. E sopprattutto, occorre fermare il rifornimento di armi iraniano. Anche se Israele accetta ora la tregua, di fronte a una nuova Intifada dei palestinesi dell’West Bank che non vogliono sedere in seconda fila o all’insistere del rifornimento di armi, non accetterà che i suoi cittadini siano bersagliati. Bisogna ricordare, per disegnare strategie, che Israele è l’unico Paese del mondo che abbia mai vinto il terrorismo, e che l’Islam l’unica religione che abbia mai giurato di distruggere una nazione sovrana.F. Nirenstein, Il Giornale, 22 novembre 2012