giovedì 22 novembre 2012
Riguardo
la già etichettata “seconda guerra di Gaza”, mi pare, questa volta, che
i commenti del giornalismo italiano siano un po’ più realistici, a
cominciare dal riconoscimento che la differenza del numero dei morti
(se questo argomento ha un senso) dipenda dal fatto che Israele
protegge i propri civili con un sistema di difesa all’avanguardia,
fatto di missili anti-missili e di puntualissime allerte, mentre
dall’altra parte la popolazione è utilizzata (forse, per strategia
obbligata) come scudo delle rampe missilistiche. Ho, invece, meno
apprezzato le analisi politiche, che spesso riflettono enorme
disillusione per il futuro, trascinati dalla consuetudine del passato.
C’è stato, poi, chi ha addirittura esteso il conflitto, parlando
(Caracciolo) di un problema ebraico/islamico, che, se esiste, non
esiste in misura maggiore di quello ebraico/cristiano o
ebraico/buddista. Davvero, non si comprende questa indebita estensione
dal politico al religioso, non foss’altro perché le cronache più
recenti ci parlano di iniziative comuni: in Francia, Comunità Islamica,
Ebraica e Cristiana si sono trovate unite nel contrasto al disegno di
legge sulle nozze gay proposto dall’amministrazione Hollande. Davide Assael,ricercatore http://www.moked.it/
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