sabato 22 novembre 2008


Presentato a Milano il film israeliano "Qualcuno con cui correre"

A colloquio con Odeod Davidoff, Bar Belfer e Yuval Mendelson
Il regista Odeod Davidoff, con due dei tre attori principali, Bar Belfer e Yuval Mendelson, e con la partecipazione di Luca Barbareschi che ha co-prodotto questo film con la Casanova Entertaiment, ha presentato "Qualcuno con correre" a Roma e a Milano. Durante la conferenza stampa, alle domande hanno risposto alternandosi sia il regista che gli attori. Il film verrà distribuito dal 21 novembre in 70 copie. Per Barbareschi è una sfida vinta: "Il progetto è partito tre anni fa e non è stato per nulla facile trovare un appoggio, convincere Medusa a distribuire il film. E’ la prima volta che un film israeliano ha visibilità in Italia. Trarre un film fa un libro così importante è una piccola vittoria".
Qual è stato il processo di trasposizione dal libro al film? E quali rapporti avete avuto, durante la lavorazione della sceneggiatura, con l’autore David Grossman?
Davidoff: ho letto il libro in due ore, nonostante non sia una storia facile, e ho subito provato il desiderio di trasporlo sul grande schermo. Ho subito avvertito che questa storia si sarebbe prestata a un adattamento cinematografico per le sue trame che si intrecciano. È un racconto duro, a volte violento, che coinvolge i giovani; dove la musica ha un aspetto preponderante; e soprattutto è una storia che si svolge a Gerusalemme, città natale di Grossman, ma anche mia. La sceneggiatura è stata scritta da Stollman non da me, ma con David abbiamo subito instaurato un rapporto amichevole, ci siamo visti spesso e abbiamo posto le basi per una profonda amicizia. David è una persona estremamente aperta e amichevole. David ha letto la stesura della prima sceneggiatura e gli è piaciuta, ci ha lasciato procedere. Poi gli abbiamo sottoposto la seconda stesura, ma lui già si fidava completamente di noi. È un uomo molto impegnato come scrittore, ci ha lasciati lavorare perché si riconosceva in quello che stavamo facendo. Non aveva mai visto il cast del film; i primi giorni sul set era felice, entusiasta di vedere i suoi personaggi incarnati.
Bar Belfer: io ero tesa, molto nervosa, emozionata, quando lo vidi la prima volta sul set… nervosa per il giudizio che lui mi avrebbe dato come interprete di Tamar. Poi ho visto che gli si sono illuminati gli occhi, mi ha detto “ciao Tamar” e ho capito che gli piacevo. Lui emanava felicità e commozione a vedere la sua Tamar che prendeva vita. Veniva spesso sul set, sempre sorpreso dal nostro lavoro, una reazione che non tutti gli scrittori hanno.
Le canzoni che Tamar interpreta durante il film sono originali?
Bar Belfer: sono canzoni originali israeliane, io suono e canto le cover di queste canzoni.
Davidoff: sono canzoni degli anni ’60, ’70 e ’90. E’ stata una scelta musicale mirata. Non è stato facile sapere trovare due attori non conosciuti che sapessero cantare e interpretare queste canzoni. È stata una scelta determinata a cui però abbiamo sottoposto il consenso di Bar, perché fosse sicura di poter dare il meglio di sé. Ogni canzone rappresenta una sequenza del film.
È un film che non parla di politica, è una scelta precisa?
Davidoff: una delle ragioni per cui ho voluto fare questo film è per l’assenza di politica; perché io, come molta gente, giovani soprattutto, siamo stufi di parlare di politica. Ho descritto com’è Gerusalemme, è così. Quando una persona vede una borsa abbandonata non ha nessuna reazione isterica, ma è naturale che chiami la polizia, è un fatto normale.
Che reazioni ha avuto il pubblico israeliano a vedere questo film?
Davidoff: la gente in sala ha amato questo film, il pubblico ha applaudito soprattutto Bar. È stato distribuito in tutto il paese, ancora adesso viene visto da scolaresche ed è adottato come strumento didattico nelle scuole. Il pubblico israeliano esce dal cinema con l’idea che “non c’è niente che non sia possibile se uno vuole”.
Mendelson: Il messaggio profondo di questo film è la speranza. Io da musicista ho reso più realistico il personaggio di Shay. Tanto che la gente per strada confonde la mia vita con la sua.
Bar Belfer: il pubblico si è immedesimato molto, ha avuto a cuore il destino dei protagonisti di questo film.
Qual è il futuro del cinema israeliano dal punto di vista industriale e creativo?
Davidoff: il cinema israeliano è cambiato negli ultimi anni. Ci sono scuole di cinema, che prima non c’erano, l’industria cinematografica ha più finanziamenti. Anche la televisione, che prima aveva solo un canale statale, ora offre più scelta. Questo nuovo stato del cinema israeliano si riscontra in tutto il mondo, da Cannes agli Stati Uniti. Sta diventando più professionale. Non dimentichiamoci che lo Stato di Israele esiste da soli 60 anni, non ha un grande passato cinematografico, ma ha tante cose da voler dire. Noi viviamo alla giornata, non pensiamo troppo al futuro, vogliamo comunicare il nostro punto di vista. Siamo alla ricerca, stiamo riflettendo e sperimentando. venerdì 21 novembre 2008 http://www.nonsolocinema.com/

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