di Marco Tosatti. 7/6/2010 http://www.lastampa.it/
L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechai Lewy, si è detto oggi "molto dispiaciuto" per alcune affermazioni critiche nei confronti di Israele attribuite a papa Benedetto XVI e al documento preparatorio del Sinodo per il Medio Oriente da vari organi d'informazione. C'é stato "troppo sforzo interpretativo" da parte dei media - ha detto Lewy all' ANSA - favorito, a suo giudizio, da alcune incongruenze tra la versione originale inglese del documento e la traduzione ufficiale in italiano fornita dalla Santa Sede.Oltre a confondere le parole pronunciate dal Papa all'omelia della messa celebrata a Nicosia e quelle pubblicate nell'Instrumentum laboris - ha rilevato l'ambasciatore israeliano - "alcuni giornali hanno attribuito al pontefice la volontà di accusare Israele di aver causato la 'destabilizzazione' del Medio oriente, ma questo termine nel testo inglese del documento non appare esplicitamente, e tanto meno riferito solo ad Israele, ma semmai al conflitto israelo-palestinese, nel quale Israele è solo una delle parti in causa". Ad irritare particolarmente la diplomazia israeliana è un passaggio della traduzione italiana del paragrafo 32 del documento, che scambia "l'occupazione israeliana della Palestina" del testo inglese con "l'ingiustizia politica imposta ai palestinesi". "Frase inventata - insiste Lewy - e giustapposta ad altre in cui le critiche non appaiono rivolte solo a Israele, ma alla comunità internazionale, agli altri Paesi dell'area, soprattutto quelli in cui la minoranza cristiana appare più colpita, e all' 'egoismo' delle grandi potenze". Dal canto suo il Papa, nell'omelia di Nicosia - ha sottolineato Lewy - "non ha fatto altro che esprimere il legittimo auspicio di una soluzione del conflitto", un obiettivo che - assicura - è anche di Israele, anche se - ha affermato il diplomatico - "é un'illusione pensare che la sola soluzione del conflitto israelo-palestinese possa riportare stabilità nell'area e sicurezza per i cristiani, punto centrale dell'attenzione del pontefice". "Dal punto di vista vaticano - ha osservato - è molto più semplice e probabilmente più realistico attendersi una soluzione di questo nodo che la fine della violenza islamica o l' applicazione della libertà religiosa negli Stati a maggioranza musulmana". "Il Papa - ha concluso - è preoccupato per i cristiani del Medio Oriente, e insiste sul capitolo israelo-palestinese perché ha capito che, su questo aspetto, c'é, più che in altri nonostante le difficoltà, una luce in fondo al tunnel". Lewy ha infine sottolineato alcuni "passaggi interessanti" dell'Instrumentum laboris presentato a Cipro, tra i quali l'invito al dialogo tra tutte le religioni, distinguendo però l'aspetto religioso da quello politico, "nel quale il Vaticano, giustamente, non vuole entrare". Per quanto riguarda la traduzione del Vaticano, l'ambasciatore Lewy ha detto che non chiederà spiegazioni in Vaticano, per quanto si sia trattato di "un incidente, certamente non positivo".
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