venerdì 11 giugno 2010
I nostri Giusti
Negli anni tremendi delle persecuzioni alcuni di coloro che non erano riusciti a scappare trovarono aiuto grazie a tanti (ma non abbastanza, purtroppo) uomini che seppero pensare con la propria testa. Qualunque fosse il loro pensiero politico (anche se fascisti convinti), o il loro ruolo (addirittura alcuni tedeschi furono tra loro), questi che noi consideriamo i nostri Giusti trovarono il modo di aiutare e di salvare tanti ebrei ai quali apparentemente non restava più alcuna via di fuga. Ma con gli anni ci stanno lasciando tutti.E' morto l'altro giorno Attilio (Tilliu) Francesetti (nell'immagine in alto a destra) che visse tutta la sua vita tra i monti delle valli di Lanzo. Visse da solo, isolato da un'umanità che sentiva così lontana. Ma quando gli ebrei si rivolgevano a lui per scappare in Francia lui non trovava ostacolo alcuno. Una giovane famiglia di francesi bussò alla sua porta, un giorno di freddo inverno, con una bambina piccolissima. La mamma di Tilliu diede i propri scarponi a quella donna che non poteva certo attraversare i monti coperti di neve con scarpe coi tacchi. Tilliu tosò una pecora per avvolgere la bimbetta nella lana che, dentro a un sacco, le fece da culla. E dopo otto ore di marcia dura e pericolosa per tutti affidò quella famigliola ad altri che poi la fecero arrivare fino all'oceano e, da lì, in America.Finita la guerra questa famiglia, memore, cercò di portarsi con sé Tilliu a New York, dove avrebbe potuto vivere tranquillamente con coloro che aveva salvato. Francesetti scelse invece di continuare la propria vita di uomo solitario tra i suoi monti. E nemmeno ricordava dove aveva messo il Rolex d'oro che gli era stato regalato.Ora anche lui ci ha lasciato, andandosene da solo come aveva voluto, ma come non avrebbe meritato.Come ci ha lasciati, poco tempo fa, Silvio Rivoir (nell'immagine in alto) che, di professione, faceva l'impiegato dell'anagrafe in Val Pellice. Egli fornì documenti falsi a chi aveva bisogno di una nuova identità, fino al giorno in cui, ad un controllo, la terribile verità venne scoperta. Il nostro Giusto finì in un campo di lavoro in Germania, dal quale per fortuna tornò alla fine della guerra. Queste traversie non gli impedirono di arrivare al centesimo compleanno, ed in quel giorno di gioia, a chi gli consegnava una semplice pergamena di riconoscimento, disse, con enorme fatica per il peso degli anni e della malattia, schermendosi: "non fu merito, ma dovere".Queste sono le parole e le gesta di alcune di queste grandi figure che ci stanno lasciando (anche Rivoir è mancato recentemente).Pochi giorni fa ha compiuto 90 anni don Francesco Brondello, proclamato Giusto di Yad Vashem. Ci disse di lasciare, ai posteri, pagine e pagine di testimonianza di quanto accadde in quei giorni; ma queste pagine saranno disponibili solo dopo la sua morte.Non abbiamo premura di leggerle, don Brondello, anche perché forse possiamo immaginare alcuni contenuti.Almeno lei rimanga a lungo con noi.Emanuel Segre Amar, http://www.moked.it/
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