Considerato che in questi ultimi tempi non si fa altro che parlare di Flottiglie, imbarcazioni varie e qui premetto la mia grande sofferenza per la perdita di vite umane e sempre comunque da qualunque parte provengano, ho l’impressione che la Turchia viaggi sempre più verso Oriente. Si tratta di un aspetto che è stato poco considerato dagli osservatori e cioè il progressivo spostamento della Turchia, Paese NATO, verso alcune posizioni dell’Iran e di parte del mondo Arabo islamico, quasi a voler riproporre almeno in termini di influenza, ciò che fu l’Impero Ottomano. Si potrà dire che è in parte colpa della politica di chiusura della UE, sta di fatto che la Turchia, Paese amico dell’Europa, vicino, molto progredito e potenza regionale, VA verso Oriente, non sarà più alleato di Israele (nemico?) e comunque sempre più distante dall’Occidente. Questo ci riguarda, sia per Israele, ma anche per il futuro della storica ed importante Comunità ebraica turca.Un altro aspetto invece più evidente e che non è sfuggito agli osservatori più attenti ed informati è la “trappola” strategica e mediatica che si è cercato e in buona parte riusciti di far cadere lo Stato di Israele, che non è e non può essere perfetto e che forse non ha previsto la situazione, mai cui militari sono comunque stati aggrediti da passeggeri di una nave “pacifista”. Si tratta a mio avviso di un punto che non va sottovalutato perché coloro che non accettano e coloro che vogliono distruggere Israele hanno in comune una strategia di costante deleggittimazione dello Stato e persino dei suoi intellettuali e curano fin troppo bene gli aspetti della comunicazione e i riscontri mediatici di ogni iniziativa. Ciò ci riguarda non solo per il nostro legame con Israele, ma per la quantità di pregiudizi che vengono alimentati da questa comunicazione nei Paesi della diaspora.Detto ciò penso che questi siano passaggi della Storia reversibili e che dobbiamo sempre sperare e lavorare, ciascuno per il suo, per un cambiamento e che sia possibile un futuro di pacifica convivenza e di rispetto in Medio Oriente, per israeliani, per palestinesi e per tutti i popoli dell’area. Per quanto ci riguarda in Italia, penso, dovremmo ostacolare il pregiudizio che nella sua assolutezza è ben riconoscibile rispetto alla critica, valorizzare ed incrementare i rapporti con le altre fedi e con le varie origini oggi presenti sul territorio.Riccardo Hofmann, Consigliere Ucei
venerdì 11 giugno 2010
Impero ottomano
Il nodo di Gaza - La Turchia alla deriva
Considerato che in questi ultimi tempi non si fa altro che parlare di Flottiglie, imbarcazioni varie e qui premetto la mia grande sofferenza per la perdita di vite umane e sempre comunque da qualunque parte provengano, ho l’impressione che la Turchia viaggi sempre più verso Oriente. Si tratta di un aspetto che è stato poco considerato dagli osservatori e cioè il progressivo spostamento della Turchia, Paese NATO, verso alcune posizioni dell’Iran e di parte del mondo Arabo islamico, quasi a voler riproporre almeno in termini di influenza, ciò che fu l’Impero Ottomano. Si potrà dire che è in parte colpa della politica di chiusura della UE, sta di fatto che la Turchia, Paese amico dell’Europa, vicino, molto progredito e potenza regionale, VA verso Oriente, non sarà più alleato di Israele (nemico?) e comunque sempre più distante dall’Occidente. Questo ci riguarda, sia per Israele, ma anche per il futuro della storica ed importante Comunità ebraica turca.Un altro aspetto invece più evidente e che non è sfuggito agli osservatori più attenti ed informati è la “trappola” strategica e mediatica che si è cercato e in buona parte riusciti di far cadere lo Stato di Israele, che non è e non può essere perfetto e che forse non ha previsto la situazione, mai cui militari sono comunque stati aggrediti da passeggeri di una nave “pacifista”. Si tratta a mio avviso di un punto che non va sottovalutato perché coloro che non accettano e coloro che vogliono distruggere Israele hanno in comune una strategia di costante deleggittimazione dello Stato e persino dei suoi intellettuali e curano fin troppo bene gli aspetti della comunicazione e i riscontri mediatici di ogni iniziativa. Ciò ci riguarda non solo per il nostro legame con Israele, ma per la quantità di pregiudizi che vengono alimentati da questa comunicazione nei Paesi della diaspora.Detto ciò penso che questi siano passaggi della Storia reversibili e che dobbiamo sempre sperare e lavorare, ciascuno per il suo, per un cambiamento e che sia possibile un futuro di pacifica convivenza e di rispetto in Medio Oriente, per israeliani, per palestinesi e per tutti i popoli dell’area. Per quanto ci riguarda in Italia, penso, dovremmo ostacolare il pregiudizio che nella sua assolutezza è ben riconoscibile rispetto alla critica, valorizzare ed incrementare i rapporti con le altre fedi e con le varie origini oggi presenti sul territorio.Riccardo Hofmann, Consigliere Ucei
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