mercoledì 9 giugno 2010


Israele deve passare al contrattacco nella guerra mediatica con la Turchia

Per decenni la politica estera di Israele è stata fondata sulla cosiddetta hasbara, termine ebraico che indica una "diplomazia pubblica" basata sulla spiegazione e la interpretazione dei fatti, e in fin dei conti la propaganda che Tel Aviv ha esercitato per promuovere le sue battaglie, oppure per difendersi dagli attacchi di cui è stata fatta bersaglio sia in Medio Oriente che da un punto di vista internazionale. La hasbara era basata sulla premessa che, attraverso la forza della ragione, la evidenza dei fatti, la definizione del contesto in cui si svolgevano, fosse possibile ribaltare le campagne anti-israeliane.Questo genere di approccio è stato messo in atto anche dopo i gravi fatti accaduti sulla Marmara, in occasione del blocco della Freedom Flotilla al largo delle acque di Gaza. Su You Tube hanno iniziato a circolare un numero sempre maggiore di video che mostravano i "pacifisti" turchi che ingaggiavano i commando israeliani a bordo della nave pacifista, cercando di disarmarli, gettandoli dal ponte superiore della nave, oppure altre immagini in cui veniva mostrato l'armamentario dei turchi, fatto di mazze, bastoni, pugnali, fionde con su scritto Hezbollah. Tutto questo doveva servire a smentire e sbugiardare le menzogne e la retorica palestinocratica, ma in realtà si tratta pur sempre di una "reazione" ad un attacco e, come sanno bene gli strateghi esperti in campagne di comunicazione, non è utile né conveniente rispondere a una campagna negativa utilizzando tutte le proprie energie nel mostrare quali sono state le bugie degli avversari, se poi non sei in grado di rispondere con la stessa aggressività a chi ti ha attaccato, sempre da un punto di vista mediatico. Ankara ha incassato una serie di benefit dalla operazione della Freedom Flotilla, guadagnando consenso tra i palestinesi, proponendosi come mediatore fra Hamas ed ANP, e soprattutto attaccando senza riserve Israele, accusato di aver compiuto "un massacro" e di essere uno "stato del terrore", "piratesco", che agisce contro il diritto internazionale.Cosa dovrebbe fare Israele per superare l'ormai fallimentare politica dell'hasbara? Questi i consigli di Commentary: 1) Espellere l'ambasciatore turco e annunciare che il suo ritorno è collegato a una indagine sulla organizzazione che ha pianificato e finanziato la Freedom Flotilla; 2) Chiedere un risarcimento ad Ankara per i costi della operazione, comprese le spese mediche che gli ospedali israeliani hanno dovuto sostenere curando i feriti dopo l'incursione; 3) Proporre alle Nazioni Unite una indagine sul motivo per cui il governo Erdogan finanzia organizzazioni che si battono contro Israele; 4) Fornire fondi e aiuti finanziari alle Ong e ai gruppi dei diritti umani per fare propaganda sulla causa curda in Turchia. Le Ong dovrebbero denunciare "l'apartheid" curdo in Turchia, attraverso pubblicazioni, video e conferenze stampa; 5) Produrre e far girare su YouTube un video sul genocidio armeno, una delle questioni più spinose e sensibili per il governo di Ankara. Dal soft all'hard power mediatico. di Bernardino Ferrero 9 Giugno 2010, http://www.loccidentale.it/

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