Facendo seguito a una settimana frenetica traboccante da opinioni sulla questione della Freedom Flotilla, è il caso di guardare anche alle reazioni degli Stati centro-asiatici. Mentre gli appassionati delle teorie cospirative hanno parecchio materiale a disposizione, la risposta di Israele alle richieste di indagini internazionali sugli eventi era prevedibile. “Siamo una buona democrazia, possiamo farlo da soli, perchè la cosa dovrebbe essere falsata?". Giusto o sbagliato, è senz'altro un suo diritto. Israele potrebbe chiudere le frontiere domani e cominciare a buttare fuori la gente, è un suo diritto. Naturalmente la comunità internazionale potrebbe non essere d’accordo e agire di conseguenza ma tenere un atteggiamento difensivo verso la (propria) capacità di fare qualcosa non è un atto di guerra. E comunque è una tattica già usata dai leader di altri Paesi che hanno analoghe regioni-strisce all’interno del territorio. Il governo uzbeco ha rifiutato l’indagine internazionale sul massacro di Andijan. C’è stata una sorta di compromesso quando a Shirin Akiner è stato concesso di svolgere un’indagine indipendente, anche se il dibattito è ancora aperto su quanto possa essere “indipendente” tale investigazione.Dico questo per offrire ai lettori un contesto di base e per ricordare a me stesso che le manovre politiche internazionali assomigliano più alla preparazione di una serie di attrezzi e disposiviti quale reazione ad eventi imprevisti piuttosto che ad una strategia scrupolosamente pianificata.Pur nel mezzo di queste turbolenze, i rapporti fra Kazakistan e Israele restano abbastanza buoni . Su Google si trovano facilmente informazioni di collaborazione per programmi e progetti comuni. Mi è capitato di visitare un’azienda agricola in Kazakistan che aveva ricevuto finanziamenti da un impegno di più Stati per migliorare il sistema di irrigazione, e la quota maggiore proveniva da Israele. Come segnalato da Joshua Kucera in Bug Pit, Israele ha partecipato al KADEX di Astana [mostra internazionale di armi] e i suoi produttori hanno appena siglato un accordo per la fornitura di nuovi sistemi di artiglieria al Kazakistan. Ciò detto, il Kazakistan ha fatto molto per intensificare i legami con la Turchia. Ed è proprio questo rapporto che vivacizza le reazioni nell’Asia centrale, quale fra le due potenze ha più autorità? Per il Kazakistan è una questione di equilibrio.
A questo punto c'è da considerare la presunta fedeltà del Kazakistan alla Turchia, probabilmente sopravalutata ma che sembra tenere bene. Sulla nave che trasportava aiuti umanitari trattenuta in Israele, per esempio, c’erano cittadini dell’Azerbaijan. Può certamente essere un rapporto di odio-amore quello fra i due Paesi ma in molte questioni le divergenze sembrano derivare più da caratteristiche comuni che da diversità. Hanno perfino diffuso la storia di un parlamentare ebreo dell'Azerbaijan che condanna Israele. Anche il Ministro degli esteri uzbeco ha condannato l’attacco, ma non sono sicuro che si possano trarre conclusioni precise da tale condanna.È interessante, considerato che la maggior parte degli attori ebrei al di fuori dell’Asia centrale guardano alla cosa sotto un’altra luce. Ancora una volta penso che le reazioni all’incidente dipendano dal singolo allineamento a favore della Turchia o di Israele. Oppure, come sostiene qualcuno, dall’allineamento con i musulmani e i non musulmani, o con gli ebrei-che-odiano i pazzi iraniani e le forze di giustizia.La teoria dell’equilibrio del Kazakistan si avvicina parecchio a quella russa. Forse non stupisce nessuno visto la somiglianza dei manuali dei rispettivi coach. La Russia non è meno filo-turca di quanto non sia filo-russa, in altre parole la sua posizione non nasce dal desiderio di creare imbarazzo a Israele o di offrire sostegno alla Turchia. Si parla di un gioco di potere da parte della Russia sull abase dei recenti accordi sugli armamenti firmati con la Siria. Gli Stati Uniti si dimostrano sempre più indifferenti verso Israele dopo decenni di sostegno dato quasi per riflesso meccanico; e malgrado alcuni avessero previsto per loro un ruolo di negoziatori, quei giorni appartengono ormai al passato. È probabile che ora la Turchia riceva sostegno da quei Paesi mediorientali prima tutt'altro che filo-turchi. E quindi, si tratta solo di reazioni ad una realpolitik? L’influenza USA nella regione sta forse diminuendo? Dovremmo invece concentrarci sull'ascesa del'influenza turca e russa? Dite pure la vostra.
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