mercoledì 22 settembre 2010


Atlit: campo prigionia inglese

Voci a confronto

Ancora commenti sul caso svedese in cui la destra di governo ha sconfitto per la seconda volta la sinistra ed è entrato in parlamento il Partito Democratico, che fa della limitazione dell’immigrazione il primo punto del proprio programma. La maggior parte dei giornali (per esempio Zatterin sulla Stampa, in parte Giardina su Giorno-Carlino-Nazione, El mundo) mette insieme indiscriminatamente questa affermazione elettorale con quella recente di Wilders, con il vecchio e tramontato movimento di Heider in Austria e con il partito antisemita che ha avuto un inaspettato successo l’anno scorso in Ungheria. In realtà si tratta di offerte politiche assai diverse, Wilders per esempio è un liberale amico di israele, il partito svedese si proclama fedele ai valori della democrazia, anche se vi sono ombre sul suo passato, in Belgio vi è stata un’affermazione della destra tradizionale, in Italia la Lega può essere antipatica a molti ma è difficile sostenere davvero che abbia radici fasciste. Il fatto è che queste diverse offerte politiche rispondono alla stessa domanda politica da parte dell’elettorato, che è quella di non essere espropriati del modo di vivere e dei valori dell’Occidente in nome di un terzomondismo che di fatto importa con l’immigrazione disoccupazione, violenza, oppressione delle donne, antisemitismo, senza risolvere affatto i problemi dei paesi da cui provengono gli immigrati. E quel che mette in evidenza un utile articolo della redazione del Foglio sul caso svedese, che cita il caso di Malmoe, la città svedese di fronte alla Danimarca, che si èp trasformata in un gigantesco e ingovernabile campo profughi islamico, da cui la comunità ebraica sta fuggendo in seguito a violenze e minacce non contrastate da un sistema politico ideologicamente complice e ricattabile elettoralmente.In Medio Oriente sembrano venire al pettine i nodi della trattativa. Abu Mazen, che come sempre pretende di avere il risultato prima di iniziare a discutere e senza dare nulla in cambio, ha detto che se il blocco delle costruzioni negli insediamenti in Giudea e Samaria non prosegue, abbandonerà immediatamente il negoziato, minacciando anche di dimettersi e di scatenare il caos (notizia su L’Unità, Repubblica, Liberal): un bel regalo per Hamas. A New York, in occasione della sessione dell’Onu, il presidente turco Gul si è rifiutato di incontrare Shimon Peres (Il manifesto): altro bel sogno di pacificazione propiziato dagli americani che sembra svanire. Da leggere con molto interesse il dossier dedicato dal “Financial Times” alla gigantesca vendita di armi che l’amministrazione americana ha realizzato nel golfo per contenere l’Iran e alle sue conseguenze strategiche, economiche, sociali (sono quattro articoli rispettivamente di Naimeh Bogorzmer, Roula Kalaf, James Drummond, Abeer Allam). Molto interessante anche l’analisi del Wall Street Journal dedicato ai rapporti difficili fra India e Iran. Da leggere infine la rievocazione di due grandi ebrei antifascisti (Leo Valiani e Vittorio Foa) nell’anniversario della loro scomparsa, pubblicato su Liberal. Ugo Volli, http://www.moked.it/

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