venerdì 22 aprile 2011







La Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana, festa della Liberazione e della Risurrezione

Pèsach (Pasqua) è il giorno più difficile dell'anno ebraico. Il momento in cui sorge il dovere di costruire e di conquistare la libertà, la speranza che illumina la notte. Lo è anche per il mondo cristiano oggi sulla Terra. Prima mera coincidenza. La sera del 18 aprile 2011, proprio mentre su La7 veniva proiettato e discusso il film "La Passione" di Mel Gibson, gli Ebrei in Italia e nel mondo (al tramonto del Sole) hanno celebrato il "Seder", la cena pasquale (è festa fino al 25 aprile) che ricorda l'uscita degli israeliti dalla schiavitù d'Egitto guidati da Mosè, la fine del faraone, l'attraversamento miracoloso del mar Rosso e l'inizio della lunga marcia ebraica (40 anni) verso la Terra promessa. Agli Ebrei in Egitto fu ordinato di prendere un agnello o capretto per ogni famiglia, da sacrificare alla vigilia di Pèsach (nel senso originario di sacrificio pasquale), simbolo della liberazione dall'Egitto. "In ogni generazione ciascuno deve considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall'Egitto", leggono gli Ebrei durante il Seder. Il precetto di raccontare ai figli dell'uscita dall'Egitto precede nell'Esodo l'uscita stessa, aprendo una porta sul futuro degli Ebrei e dei Cristiani nel mondo."E quando i vostri discendenti vi chiederanno: che cosa significa per voi questo rito? Voi risponderete: Questo è il sacrificio pasquale in onore del Signore, il quale passò oltre le case dei figli d'Israele, quando percosse l'Egitto e preservò le nostre dimore". Il sacrificio pasquale dell'Antica Alleanza deriva dal verbo "passare oltre". Le Sacre Scritture della Bibbia specificano che il sacrificio deve essere mangiato "con azzime ed erbe amare, con la cintura ai lombi, con i sandali ai piedi, con il bastone in mano". L'azzima è in ricordo del pane che di lì a poco non farà in tempo a lievitare e l'erba amara serve per ricordare come cosa passata (anche se per gli Ebrei di Mosè è ancora presente) l'amarezza della schiavitù. Poi bevono quattro bicchieri di vino, ascoltano il più piccolo tra i presenti che intona "Mah Nishatanah", discutono, si scambiano le ricette del charoset e dei biscotti, cantano filastrocche. E pensano a noi che festeggiamo allegramente, a Ester e Mordechai che digiunano, ai cinque rabbini di Benè Berak che discutono tutta la notte e forse tramano la rivolta contro gli antichi romani, a tutti gli Ebrei che molte volte nel corso dei secoli avrebbero festeggiato la libertà chiusi nei ghetti, nascosti o in fuga, agli Ebrei dell'Olocausto, alla rivolta del ghetto di Varsavia. Pensate, quelli di Pèsach furono i Riti di Gesù, di Maria e di Giuseppe..............................................
L'articolo è molto lungo, ma merita una lettura. Lo troverete a: http://www.teramonews.com/la_pasqua_ebraica_e_la_pasqua_cristiana_festa_della_liberazione_e_della_risurrezione-21462.html

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