sabato 2 aprile 2011


Solidarietà da Roma per la gente di Itamar

Un’iniziativa di solidarietà e d’apertura al dialogo: è questo il senso della missione di due giorni d’una rappresentanza della Comunità ebraica di Roma guidata dal presidente, Riccardo Pacifici, nell’insediamento ebraico di Itamar in Cisgiordania, teatro nelle settimane scorse di un sanguinoso eccidio costato la vita a cinque componenti di una giovane famiglia (padre, madre e tre bambini). La missione è cominciata con un primo incontro con gli abitanti e un momento di preghiera comune in sinagoga e prevede che l’intera delegazione trascorra la notte nell’insediamento. Domani, in una cerimonia pubblica, Pacifici consegnerà «un piccolo aiuto economico frutto di offerte spontanee» destinato agli orfani scampati alla strage (un bambino di due anni che dormiva con i genitori nascosto dalle coperte, un fratello di 10 che non è stato notato su un divano letto in soggiorno e una sorella di 12 che non era in casa) e formalizzerà l’avvio di un progetto di adozione a distanza di uno di loro. Ad accompagnare gli ospiti vi sono anche alcuni israeliani d’origine italiana, fra i quali Yonathan Pacifici, che da bambino rimase ferito nell’attentato alla sinagoga di Roma. «Siamo qui per testimoniare la solidarietà umana della nostra Comunità, come di tutti gli ebrei del mondo, agli orfani sopravvissuti miracolosamente alla furia dei terroristi che hanno sgozzato i loro genitori e fratelli», ha spiegato Pacifici, notando come la visita avvenga su uno sfondo di inquietudini regionali e di timori di ripresa del terrorismo in Israele alimentati dal recente attentato alla stazione dei bus di Gerusalemme. «Nello stesso tempo – ha aggiunto – vogliamo portare anche un messaggio politico: e cioè che siamo stanchi di sentir parlare di coloni, con un termine che nell’immaginario europeo ha connotati negativi, per indicare persone che (negli insediamenti ebraici) fanno certamente una scelta ideologica dettata dal desiderio di vivere in luoghi raccontati dalla Bibbia, ma che non sfruttano terre ricche di risorse e che qui, certamente, non vogliono far male a nessuno». Persone che a Itamar provengono in gran parte da America o Francia e fra cui non ci sono italiani, ma con le quali la Comunità romana «vuole aprire un dialogo»: «Senza condannarne la scelta», ha puntualizzato Pacifici, pur evidenziando la volontà di «accettare qualsiasi decisione i leader democratici israeliani vorranno prendere» sulle colonie, nell’ambito di quell’ipotetico accordo di pace che «gli ebrei italiani desiderano e invocano nelle loro preghiere». http://moked.it/

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