giovedì 29 settembre 2011


Una corona in testa Yaakov Shabtai

Traduzione di Anna Linda Callow, Sara Ferrari, Genya Nahmany.Salomone Belforte & C. Euro 14

Keter Ba-Rosh è il titolo ebraico dell’ultima opera di Yaacov Shabtai, una commedia rappresentata al Teatro Cameri di Tel Aviv negli anni 1969-1970 con la regia di Shmuel Bonin e che arriva in Italia per la prima volta pubblicata dalla prestigiosa casa editrice Belforte di Livorno, nella magistrale traduzione di Sara Ferrari, Anna Linda Callow e Genya Nahmany.Una corona in testa, questo il titolo in italiano, è stata presentata lo scorso mese di ottobre a Milano nell’ambito di un convegno dedicato al tema “La Bibbia in scena” cui è seguita la proiezione della commedia messa in scena dal Teatro Habima di Tel Aviv per la regia di Ilan Ronen.Nato a Tel Aviv nel 1934 Shabtai è scomparso preaturamente nel 1987 lasciandoci alcune significative opere fra le quali alcuni racconti, “Lo zio Perez spicca il volo” e i romanzi “In fine” e “Inventario” nel catalogo Feltrinelli, ambientati prevalentemente a Tel Aviv e negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, oltre che nel periodo post-bellico. Straordinario cantore di un mondo laico, Shabtai narra nei suoi libri la storia di una generazione inquieta che cerca la sua strada, popolata di antieroi che si muovono all’ombra delle grandi imprese sioniste. Filo conduttore della sua narrativa è la rievocazione di personaggi del mondo infantile, un mondo colto nel momento del suo allontanamento dalle tradizioni dell’ebraismo diasporico.Dalla collaborazione dello scrittore israeliano con il Teatro Cameri - per il quale tradusse opere dallo yiddish e dall’inglese - nasce l’opera teatrale “Una corona in testa” nella quale l’autore pone l’accento sul momento della vecchiaia di re Davide e analizza con straordinaria maestria gli ultimi momenti del suo regno e gli avvenimenti che hanno condotto alla successione al trono.Il re rappresentato da Shabtai è un uomo ormai vecchio e stanco, dal carattere iracondo e dal temperamento fanciullesco, a tratti capriccioso. Vorrebbe eludere gli impegni di corte, vivere tranquillamente e godersi la compagnia della giovane Abisag, la fanciulla che gli è accanto nella vecchiaia. Ma si rende conto che la designazione del successore al trono non può essere procrastinata in eterno e del resto nella decisione di rimandare tale scelta si ravvisa tutta “l’angoscia di un uomo la cui esistenza ha coinciso, nel bene e nel male, con quella del regno”.Ora che il vigore e la potenza della gioventù lo hanno abbandonato re Davide è un uomo solo, non più eroe, che si confronta con la morte e con il peso del passato senza poter intravedere alcuno scenario futuro. Uno stato d’animo che appartiene anche ad altri protagonisti dei romanzi di Yaacov Shabtai: uomini solitari, scettici, disincantati che si confrontano con qualcosa di ineluttabile e combattono nella loro desolante quotidianità fra il desiderio di vivere e quello di morire come se il senso della vita avesse subito un cortocircuito.Da un punto di vista narrativo – scrive Sara Ferrari nella prefazione – Una corona in testa riporta in maniera fedele gli eventi narrati nella Bibbia, eccezion fatta per pochi diversivi comici, costituiti da una bizzarra disputa tra due altrettanto bislacchi individui e da alcuni elementi anacronistici. I personaggi principali sono i medesimi del racconto biblico: il re Davide, Betsabea, il profeta Natan, Sraya, Cusai, Ioab, Abiatar, Adonia, Abisag, Salomone. Tuttavia la profonda analisi psicologica della vicenda, in particolare del suo protagonista, e la freschezza della lingua, un ebraico parlato arricchito da citazioni bibliche, rivelano la grande opera di riscrittura e d’interpretazione realizzata da un autore notevole….”Non sveliamo oltre di questa suggestiva commedia per la quale Shabtai ha scritto due diversi finali che evidenziano con grande incisività le diverse sfaccettature dello stato d’animo di Davide per non compromettere il piacere della lettura.Ci preme però sottolineare l’immenso valore letterario e storico di quest’ultima opera di Shabtai, uno scrittore morto prematuramente che si iscrive a pieno titolo fra i più importanti cantori della letteratura israeliana, “maestro della descrizione molecolare e grande narratore del divario tra i sogni e le realtà di Israele”.Giorgia Greco

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