mercoledì 5 ottobre 2011

Voci a confronto

Tutti i quotidiani di oggi, il GR ed i TG, hanno dedicato un commosso ricordo ad Ida Marcheria: con lei scompare una delle ultime testimoni di Auschwitz, dove venne deportata giovanetta a solo 14 anni. Vide morire subito la mamma e una sorella, più tardi il Padre e tanti altri, mentre lei si aggirava, per selezionarli, tra i vestiti e gli altri oggetti dei tanti trucidati.La notizia che viene riportata oggi da tutti i giornali è quella dell’incendio appiccato da criminali ad una moschea in Israele; la prima moschea che viene incendiata in Israele (senza dimenticare le alcune incendiate in Giudea e Samaria). Netanyahu ha immediatamente condannato l’episodio ed ha invitato la polizia a fare ogni sforzo per identificare ed arrestare i colpevoli. Il presidente Peres si è recato commosso sul posto. Questa è la realtà dei fatti, e non si deve neppure tacere che gli attentatori si sono forse voluti vendicare per un altro crimine rimasto finora impunito: quello della morte del rabbino Palmer e del suo bellissimo bambino (morte dovuta ad una pietra di nove chili che ha colpito alla testa il padre alla guida della propria automobile). Simili rappresaglie non sono ammissibili in uno stato di diritto, ed i governanti israeliani ne sono ben consapevoli, ma è interessante vedere come i quotidiani italiani ne scrivono oggi.Francesco Battistini sul Corriere (che già nel sottotitolo evidenzia la “rappresaglia”) non perde l’occasione di dubitare delle cause della morte dei Palmer, scrivendo che solo “per la polizia” la causa sarebbe appunto dovuta ad una pietra. Per l’incendio Battistini sa già che i colpevoli sono i “coloni”, che per di più sono certi “di restare impuniti”. Procedendo nella lettura, si trova che Battistini parla di un rabbino di Safed che avrebbe spinto alla vendetta. Non saprei se questo rabbino abbia detto ciò (e se lo ha fatto è singolarmente colpevole), ma so che Safed non è una colonia (a meno di considerare colonia tutta la Israele del ‘48, come ha detto Abu Mazen a New York quando ha parlato di occupazione che dura da 63 anni). Dopo aver ancora parlato di “occupazione illegale di più di 100 aree palestinesi” (Battistini avrebbe bisogno di seguire un corso di diritto), inganna ancora il lettore del Corriere, in chiusura, con la trascrizione delle parole del ministro della difesa USA Leon Panetta che ha sì invitato le due parti a riprendere il dialogo, ma lo ha fatto parlando a Ramallah di fronte ad un Abu Mazen che il dialogo non lo vuole, e non quando incontrava Netanyahu e Barak. Non vi è da stupirsi che ancora peggiore sia l’articolo di Mi. Gio. sul manifesto che, parlando della pietra che ha ucciso il rabbino Palmer, scrive che era stata “fatta rotolare”, secondo la ben nota regola che anche la scelta delle parole influenza il lettore. Asettica la breve dell’Osservatore Romano che scrive dell’incendio della moschea “in seguito alla morte di un rabbino”. Il Fatto Quotidiano parla dei governanti israeliani definendoli “una casta”; sarà anche vero, ma il giornalista dimentica di dire che è la regola nel mondo intero. Ancora sulla visita di Panetta in Medio Oriente, un editoriale del Foglio scrive che “il gigante americano ed il bambino israeliano hanno bisogno l’uno dell’altro”; è vero, ma l’autore ha dimenticato l’Europa che, ancora più dell’America, ha, senza rendersene conto, un disperato bisogno di Israele e della sua sopravvivenza.Sempre da Israele, Uri Avnery inizia e termina il suo articolo dedicato alla nuova leader socialista Shelly Yacimovich parlando dell’ammutinamento dell’equipaggio del Titanic mentre il transatlantico stava cavalcando le onde. Una socialista che si preoccupa solo dei problemi sociali e non di quelli nazionali non raccoglie ovviamente i favori del giornalista del manifesto, giornale da sempre attento agli ebrei morti, ma indifferente alla sorte di quelli vivi, che stanno appunto navigando sul Titanic. E per il Manifesto, Michele Giorgio assiste ad una seduta del tribunale che processa i complici, sopravvissuti, degli assassini di Arrigoni; l’attento cronista registra, senza critiche, il fatto che uno degli accusati sia oramai libero cittadino, e parimenti non si scompone per la discrepanza tra testimonianze e documenti agli atti. Egli preferisce “aspettare il momento in cui gli imputati saranno chiamati a spiegare le ragioni che li hanno portati a sequestrare Vic”. Già, parliamo solo di sequestro, ed aspettiamo fiduciosi in una giustizia super partes.A questo punto raccomando ai miei lettori, desiderosi di essere bene informati, di leggere David Harris che, su l’Opinione, fa una attenta disamina del discorso pronunciato da Abu Mazen all’ONU; dice tante sacrosante verità che troppi giornalisti italiani hanno preferito ignorare.Carlo Panella su Libero dedica il suo articolo ai 100.000 copti già costretti dai salafiti ad abbandonare l’Egitto dove i loro antenati vissero da sempre, da prima dell’arrivo dell’islam. Quella popolazione, che conta tra otto e dieci milioni di abitanti, è una grande minoranza mai scesa in politica, e quindi le difficoltà che oggi deve affrontare sono solo dovute all’estremismo religioso. Purtroppo per loro sono ignorati da un Occidente che promette 40 miliardi di dollari di aiuti (20 ai soli Egitto e Tunisia), senza imporre alcuna condizione che assicuri la libertà religiosa. Daniele Raineri sul Foglio descrive le vicende di un egiziano condannato ad 8 anni per il suo pacifismo (che lo porta anche a disconoscere le colpe degli israeliani), e che ora rischia la morte avendo iniziato da tempo un disperato sciopero della fame; intanto un israeliano, andato ingenuamente al Cairo che credeva città davvero amica grazie alla primavera araba, pur riconosciuto innocente dei crimini che lo hanno portato in prigione, deve aspettare che Panetta, in arrivo anche nella capitale egiziana, offra nuovi aiuti per poter ottenere la sua giusta libertà.Parlavo la settimana passata della storia di David Gerbi, tornato nella sua Tripoli; lo abbiamo visto, l’altro giorno, ripreso dai TG mentre pregava nella sinagoga, ma subito il suo progetto è stato bloccato dalla sempre provvidenziale “mancanza dei necessari documenti” che nessuno può, evidentemente, fornire nella Libia attuale.
Su l’Opinione, infine, si può leggere del convegno organizzato dalla instancabile Fiamma Nirenstein che ha riunito a Roma, tra gli altri, il ministro Frattini ed il Presidente Riccardo Pacifici.Emanuel Segre Amar http://www.moked.it/

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