mercoledì 29 febbraio 2012

Scene dalla vita di un villaggio

Si intitola così il romanzo di Amos Oz che ho appena finito di leggere. Eccone un estratto:

“Intanto l’ultima luce si andava lentamente spegnendo, solo i bagliori del tramonto vibravano giù per la via, come se volessero dirmi di seguirli o forse, al contrario, ingiungermi di star lontano. Ombre dense riempivano ora la strada: erano quelle dei cipressi, delle siepi intorno alle case. Non erano stabili, anzi, si muovevano in ogni direzione, parevano chine a cercare un oggetto perduto. Dopo un po’ si sono accesi i lampioni, ma le ombre non erano affatto sparite, anzi, ora si avvoltolavano nel vento leggero che faceva tremare le chiome degli alberi, come se una mano invisibile stesse frugando in mezzo a esse.” Ho letto quasi tutto Oz (ho anche avuto la fortuna di intervistarlo, nella sua casa di Arad, nel deserto del Negev), incluso il suo capolavoro, “Una storia di amore e di tenebra”, e continua a incantarmi e a stupirmi. Perché non gli hanno ancora dato il Nobel? Una volta, quando vivevo in Israele, ho sentito questa spiegazione: non daranno mai il Nobel a uno scrittore israeliano finchè Israele occupa i Territori Palestinesi. Se è vero, sarebbe una ragione assurda, non solo perché Oz è da sempre schierato per la pace e pe r la creazione di uno stato palestinese, per cui il premio gli darebbe un’importante tribuna per difendere questo obiettivo; ma soprattutto perché il Nobel dovrebbe essere assegnato per meriti letterari e non in base a criteri politici che non hanno nulla a che fare con la grandezza di uno scrittore. Il comitato del Nobel ha riparato a un torto, quando recentemente e finalmente ha dato il premio a Mario Vargas Llosa (anche lui ha dovuto aspettare troppo: perché –si diceva – non è uno scrittore di sinistra). Quest’anno il comitato del Nobel potrebbe ripararne un altro dandolo ad Amos Oz. Non riesco a pensare a un altro scrittore al mondo che oggi lo meriterebbe più di lui. http://franceschini.blogautore.repubblica.it/

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