venerdì 9 marzo 2012
All'inizio del 2012, per la prima volta l'Asia figura al secondo posto nella mappa delle esportazioni di Israele (21 per cento del totale), dopo l'Unione Europea (35 per cento), e prima degli Stati Uniti (20 per cento). Solamente tre anni fa gli USA occupavano il primo posto (32 per cento), seguiti dalla UE (29 per cento), mentre la Cina, l'India e gli altri paesi asiatici erano a livelli ben inferiori (16 per cento del totale). Questo significativo cambiamento nella direzione dell'export da Israele ha un risvolto positivo e uno negativo. L'aspetto negativo è che di recente vi è stato un effettivo calo nell'esportazione verso gli Stati Uniti che in passato sono stati il maggiore se non l'unico paese con una bilancia dei pagamenti fortemente orientata a favore di Israele. L'aspetto positivo è che i nuovi mercati asiatici assorbono notevoli quantità di prodotti israeliani di alta qualità, nel quadro di un aumento complessivo del volume degli scambi del commercio estero. Nella lista degli otto maggiori esportatori in Cina, notiamo anche la Nilit, grande produttore di fibre sintetiche e di prodotti plastici, fondata nel 1969 a Migdal Ha'emeq dal milanese Ennio Levi, e oggi presieduta dal figlio Miki Levi. La rivoluzione in corso nel campo dell'esportazione potrebbe far pensare ad altre non meno significative scelte nel futuro posizionamento strategico di Israele sul piano globale.Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme http://www.moked.it/
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