venerdì 2 marzo 2012

“The Last Day”, un corto racconta l’apocalisse nucleare d’Israele

Parla il regista Barany: “Tutti qui hanno paura, Hitler impiegò sei anni per distruggerci, ad Ahmadinejad basterebbero nove minuti”

Il video, rinvenuto dal personale delle Nazioni Unite dopo la catastrofe, porta la data del 23 febbraio 2013. La prima scena mostra una pioggia di missili iraniani che piovono sullo stato ebraico. Una coppia di giovani israeliani si ritrova imbottigliata nel traffico nella sua corsa forsennata verso casa. Suonano ovunque le sirene, che tanta parte hanno avuto nella recente storia d’Israele. “Vediamo se dicono qualcosa alla radio”, “non riesco a chiamare mia madre”, “come faccio a stare calma”. La coppia discute su come mettersi in contatto con i propri cari. La radio li avverte che c’è stato un attacco missilistico combinato e che il paese è nel panico: “Siamo stati informati che il gabinetto del primo ministro è sceso in una località segreta…”. L’auto si incolonna fra le tante che cercano una via di fuga dalla città. Siamo nei pressi di Tel Aviv, la città da cui durante la guerra del Golfo la gente usciva di notte caricando bambini e materassi sulle automobili e cercando in lunghe code un rifugio a Gerusalemme (la città che un diabolico Saddam Hussein risparmiava in virtù della forte mescolanza fra arabi e ebrei). “Ho la nausea”, “rilassati”. Fra le colline attorno si alzano numerose colonne di fumo dopo il lancio di razzi da parte degli iraniani. “E’ stato perso ogni contatto con il sud del paese e con Haifa”, prosegue la radio militare. Poi un lampo immenso, quello di una detonazione atomica, acceca la coppia di automobilisti. “Ferma la macchina”, urla l’uomo. Si precipitano a soccorrere una madre con il figlio, che non riesce più a vedere nulla. “Ti avevo detto di non guardare”, grida la donna. Provano a bagnargli gli occhi con dell’acqua. “Oh mio Dio, non è reale”, dice l’uomo, guardando un fungo atomico che si innalza dalla montagna vicina. Arriva un’auto con dei feriti a bordo. Altri missili cadono attorno. Poi un altro ordigno devastante. Provano a ripararsi dietro alle auto. L’ultimo fotogramma mostra la grande nuvola radioattiva che li mangia. The end. Si intitola “The last day”, l’ultimo giorno, il cortometraggio-choc realizzato dal regista israeliano Ronen Barany. Trasmesso dal Canale 10, il video ha scatenato una piccola psicosi in Israele. Un anno fa era uscito il film di Yaron Kaftori, “2048”: sono passati cent’anni dalla fondazione di Israele e Israele non esiste più. Al posto dello stato ebraico è sorta una “Nuova Repubblica Araba”. Il film di Barany entra maggiormente nell’inconscio israeliano, perché arriva nel momento stesso in cui il paese si sta esercitando in vista di una guerra con gli iraniani. Il 14 marzo ci sarà una vasta esercitazione di massa a Tel Aviv, nome in codice “Colpo al cuore”. Le sirene simuleranno l’arrivo di una serie di missili, di cui uno colpirà il centro commerciale Ayalon a Ramat Gan. Il film è un canovaccio della realtà, perché il governo israeliano ha realmente approntato una “località segreta” nelle viscere della terra nella zona di Gerusalemme. All’interno del bunker, i ministri sono protetti da qualsiasi attacco “non convenzionale” ma, grazie a un sofisticato sistema di comunicazione, sono in costante controllo della situazione sul terreno e sono in grado di impartire istruzioni. “Volevo trasmettere al mondo la paura di Israele”, dice al Foglio il regista Ronen Barany. “Sono il padre di due figli e il nipote di un sopravvissuto all’Olocausto, e sento ogni settimana leader iraniani che minacciano di spazzarci via dalla mappa geografica. Il film ha ricevuto reazioni diverse. Alcuni hanno detto che era propaganda della paura e che ignoravo le capacità militari d’Israele. Altri lo hanno amato. Questo è un anno critico per noi, qualcosa sta per accadere, volevo raccontarlo con la storia di una famiglia normale che si trova dentro una guerra all’apparenza normale. Alla fine la coppia è testimone dell’esplosione di un ordigno atomico in Israele. Tutti qui, anche chi non lo dice, hanno paura che il peggio possa accadere”. Sui siti dell’intelligence israeliana sta rimbalzando da giorni il report scritto da Alireza Forghani, il consigliere strategico della Guida Suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei, in cui espone la giustificazione giuridica e religiosa per l’annientamento di Israele. Nel documento, Forghani porta a riprova i dati dell’Ufficio centrale di statistica israeliano relativi all’ultimo censimento, in cui si sottolinea che Israele è il solo paese al mondo con una maggioranza ebraica (e che pertanto sarebbero per lo più ebree le vittime dell’attacco iraniano). In modo molto furbo, lo stratega iraniano sostiene che, siccome per attaccare l’Iran Israele ha bisogno del sostegno di Stati Uniti e occidente, Teheran deve approfittare della “passività” occidentale e approfittarne per “spazzare via Israele”. Il documento fornisce anche “una concisa descrizione dei missili balistici a medio e lungo raggio che possono bersagliare il territorio di questo “tumore canceroso regionale” e distruggere Israele “in meno di nove minuti”. Conclude Ronen Barany, autore del cortometraggio: “Abbiamo avuto un Olocausto, e se Hitler impiegò sei anni per distruggere gli ebrei, Ahmadinejad potrebbe impiegare nove minuti”.http://www.ilfoglio.it/soloqui/12489

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