giovedì 6 dicembre 2012
Quest'oggi si chiudono le
liste elettorali in Israele in vista del rinnovo della Knesset il 22
gennaio. Lasciamo da parte per un momento lo spettacolo scoraggiante
dell'effetto branco nelle votazioni automatiche all'ONU (su mozioni che
nessuno può dire onestamente di aver letto nei dettagli), e lasciamo da
parte anche le reazioni pavloviane e giovanili del governo Netanyahu
(allora io con voi non gioco più). Le decisioni politiche che Israele
dovrà prendere nei prossimi anni sono d'importanza critica per la
sopravvivenza fisica e per l'identità ebraica e democratica dello
stato. Nonostante questo, Israele non riesce a darsi una configurazione
parlamentare matura, e vive un non risolto conflitto fra
rappresentatività e governabilità con una crescente frammentazione
delle liste. La mancanza di una ben consolidata proposta alternativa al
di fuori dell'attuale maggioranza riflette una rinuncia alla presa di
responsabilità e rammenta sia l'autodistruttiva politica dell'Aventino,
sia la parabola degli Oriazi e dei Curiazi. La formazione politica
congiunta di Netanyahu e Liberman – condivisibile o meno sul piano
delle idee – sul piano del metodo rappresenta un gesto di lungimiranza
che sarebbe opportuno imitare.Sergio Della Pergola, univ Gerusalemme, http://www.moked.it
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