Di Hagai Segal http://www.israele.net/
mercoledì 20 marzo 2013
Della breve escursione di Obama in Terra Santa Deir Dibwan (nella foto)
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Cosa
vedrà il presidente americano Barack Obama lungo il tragitto in auto
che lo porterà lungo la Strada 60 da Gerusalemme alla Muqata di
Mahmoud Abbas (Abu Mazen), a Ramallah? Molte cose che non si possono
vedere dall’ufficio ovale della Casa Bianca.Innanzitutto
non vedrà nessun posto di blocco, perché non ci sono posti di
blocco lungo la Strada 60, la principale arteria che va da Beersheba
a Nazareth attraversando tutta la Cisgiordania. Veicoli israeliani e
palestinesi la percorrono regolarmente. Cosa che potrebbe stupire chi
si alimenta di miti anti-israeliani. E, detto per inciso, ce ne sono
molti altri di miti di questo genere, ma non starò ad illustrarli
adesso. Qui desidero solo attirare l’attenzione su ciò che il
presidente Obama vedrà giovedì prossimo dal finestrino della sua
auto.Non appena il corteo presidenziale avrà lasciato
Gerusalemme, Obama vedrà il primo villaggio palestinese: Hizma. Gli
esperti hanno collegato il sito alla biblica Azmaveth, ma non c’è
nulla di biblico nella odierna Hizma. Ci sono solo grandi ville. I
palestinesi esprimono la loro pena per l’occupazione dando vita a
progetti edilizi che non sfigurerebbero in un sobborgo benestante di
New York. Dappertutto si possono vedere case di quattro, cinque piani
in cui qualunque americano o europeo sarebbe ben contento di poter
vivere.Anche ad Adam, la comunità ebraica vicina a Hizma, ci
sono belle casette, ma non così grandi come quelle del villaggio
palestinese. Qualcuno dell’entourage del presidente dovrebbe
attirare la sua attenzione sulla recinzione difensiva che circonda
Adam, giusto per dare al nostro ospite un’idea dei problemi di
sicurezza con cui fa i conti Israele sul fronte della Cisgiordania:
solo i villaggi ebraici (gli insediamenti) devono essere protetti da
una recinzione di sicurezza; i villaggi arabi non hanno alcun bisogno
di queste barriere.Circa due minuti più tardi (in tutto, il
viaggio in auto dalla capitale israeliana alla sede dell’Autorità
Palestinese dura meno di 40 minuti), il corteo presidenziale passerà
vicino a un nuovo avamposto, perfettamente legale. Il governo
israeliano lo ha creato l’anno scorso per ospitare gli israeliani
sgomberati da Migron (l’insediamento di 300 persone fatto demolire
nell'estate 2012 su ordine della Corte Suprema israeliana, per una
disputa sui diritti di proprietà terriera). Difficile pensare che
dalle parti di Washington Obama possa essersi mai imbattuto in una
comunità così affollata di baracche. I coloni, quelli che
spadroneggerebbero sul territorio, vivono in queste strutture
desolanti sulla strada fra Gerusalemme e Ramallah. Sarebbe un bel
gesto umano se il presidente decidesse di fare una breve sosta per
salutarne gli abitanti (se sono lì, è perché Israele applica e fa
rispettare la legge). Un presidente che tratta con l’Iran potrebbe
anche parlare con i coloni. Magari, facendolo, rimedierebbe un po’
alla sconcertante decisione di vietare agli studenti dell’Università
di Ariel di assistere al discorso che Obama terrà al Centro
Congressi di Gerusalemme.Lungo il bel tratto della Strada 60 fra
il passo di Machmesh e il raccordo Assaf, il presidente potrà vedere
ad occhio nudo la Giordania, il che gli darà un’idea di quanto
piccolo sia questo paese. Tra l’altro, il villaggio sulla destra si
chiama Deir Dibwan. Anch'esso è pieno di palazzi costruiti dopo il
1967: i palestinesi non hanno bisogno di autorizzazioni da Israele o
da chiunque altro per costruire alla grande. E va benissimo che
possano costruire in quel modo, ma non dovrebbero poi dire che sono
oppressi dagli ebrei. Se i coloni avessero costruito allo stesso
ritmo, gli Stati Uniti avrebbero mandato come minimo la Sesta
Flotta.Siamo quasi arrivati, signor presidente. Ecco Beitin, che
prende il nome da Beit-El. Presto saremo a Ramallah. Porti i miei
saluti ad Abu Mazen e gli dica quanto è rimasto colpito dal
panorama.(Da: YnetNwes, 17.3.13)
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