giovedì 9 maggio 2013

IL PRIMO LIBRO STAMPATO IN EBRAICO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
E’ ormai consolidato il rapporto tra l’ebraismo e il Salone del Libro di Torino grazie alla costante presenza dell’Associazione Italia-Israele e della casa editrice Giuntina. Nel 2008 Israele è stato il paese ospite. Quest’anno il Salone conterrà una novità; come ospiti, oltre al Cile, ci sarà anche una regione italiana: la Calabria. Il programma non è ancora stato definito ma già qualcosa è possibile anticiparla. Saranno presenti, tra gli altri, il maestro orafo Gerardo Sacco e la Fondazione Benedetta è la Vita. Ma l’evento più rilevante sarà l’esposizione del commento al Pentateuco di Shelomoh ben Yishaq (Rashi) stampato da Avraham b. Garton b. Yishak a Reggio di Calabria. Il primo icunabolo a recare nel colophon una data completa: il 18 febbraio 1475 (2 adar 5235). Si presume che ne furono stampati circa trecento esemplari: uno solo è giunto sino ai giorni nostri ed è custodito alla Biblioteca Palatina di Parma. Il bibliofilo abate Giovanni Bernardo De Rossi ne acquistò due copie ma - come racconta lui stesso – una cadde nel Po e andò perduta. Una ristampa anastatica si trova alla Biblioteca Comunale Pietro De Nava di Reggio Calabria; un’altra all’Istituto della Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro. La biblioteca del Jewish Theological Seminary di New York ne conserva un frammento di due carte. Questo incunabolo testimonia la vitalità dell’ebraismo dell’Italia meridionale prima della scacciata. La sua esposizione - concordata con un incontro tra Mario Caligiuri, Assessore alla Cultura della Regione Calabria, e Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - è un punto di partenza. Tanto c’è ancora da fare e non solo per quanto riguarda la ricerca storica e gli studi ebraici. I gruppi di ebrei che si stanno riorganizzando nel Sud hanno molte difficoltà per mancanza di spazi. Lo scorso dicembre Alberto Ruiz-Gallardon, ministro della Giustizia spagnolo - oltre a scusarsi per l’espulsione del 1492 – ha stabilito che tutti gli ebrei sefarditi del mondo possono chiedere e ottenere la cittadinanza spagnola. Sarebbe auspicabile una decisione in tal senso anche in Italia ma intanto: perché gli enti locali meridionali non concedono ai rinati nuclei di ebraismo strutture adeguate per consentire loro di celebrare e studiare in pace e serenità?Tonino Nocera, Sullam n. 112

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