giovedì 10 giugno 2010


Gerusalemme - king David


Le "anime belle" che pensavano che dietro la Freedom Fleet vi fosse solo la volontà pacifista di aiutare i civili di Gaza, sono servite. Due notizie confermano quanto era già evidente: l'operazione "Mavi Marmara", - si inserisce in una escalation arabo-turco-islamica che vuole - ripeto:vuole - sfociare in una nuova guerra. La prima notizia riguarda il conflitto a fuoco lungo le coste di Gaza dopo che la marina israeliana ha intercettato un battello al largo del campo profughi di Nuseirat i quattro palestinesi che la conducevano sono morti. Tragicomica la versione palestinese: «I miliziani facevano parte delle Brigate dei martiri di alAqsa e a bordo non c'erano armi, ma gli uomini si stavano addestrando per un tentativo di sbarco in Israele». Conferma piena quindi, anche se involontaria nella goffaggine, della versione israeliana: «I quattro erano armati e si preparavano ad una azione di sabotaggio in Israele». Si noti bene, questi miliziani, non erano di Hamas, ma delle Brigate dei martiri di alAqsa, braccio armato di al Fatah, il movimento di Abu Mazen, il che la dice lunga sull'attendibilità nei colloqui di pace da parte dei palestinesi moderati . Più grave la seconda notizia che viene da Teheran: Ahdolrauf Adibzadem, direttore della Mezzaluna Rossa iraniana ha infatti annunciato di avere deciso di inviare a breve tre navi con aiuti umanitari a Gaza e un aereo con 30 tonnellate di materiale sanitario. Si badi bene: solo la prima nave conterrà aiuti umanitari, la seconda invece trasporterà volontari e si è compreso subito di che tipo di ceffi si tratti, quando le stesse autorità iraniane hanno annunciato che nel giro di poche ore «ottomila iraniani, tra i quali molte le donne, hanno già firmato per unirsi alla missione». [...] Carlo Panella, Libero, 8 giugno 2010

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