venerdì 18 giugno 2010
Gerusalemme - Yad Vashem
Radici lontane per la Shoah
Le parole che usiamo per definire l'ostilità antiebraica sono nate tardi, assai più tardi del fenomeno che intendono descrivere. È solo in tempi assai recenti che appaiono sia il termine «antigiudaismo», con cui designiamo oggi un'opposizione nei confronti degli ebrei caratterizzata in senso religioso e diretta in particolar modo contro l'ebraismo post-biblico, sia quello di «antisemitismo», con cui designiamo un'ostilità antiebraica a carattere prevalentemente razziale, «Antisemitismo», infatti, è un termine che si afferma nel linguaggio comune soltanto nel 1879, dopo essere stato usato dal giornalista tedesco W. Marr nel corso di una violenta campagna giornalistica contro gli ebrei. Quanto ad «antigiudaismo», che descrive un fenomeno assai più antico, è termine ancora più recente che appartiene, nella sua forma sostantivata, alla seconda metà del XX secolo, anche se è coniato sul più antico aggettivo «antigiudaico» e sulla tradizione, affermatasi già nella prima età patristica, degli scritti contra Iudaeos. In realtà, fino a che la teologia cristiana aveva considerato naturale considerare gli ebrei come il simbolo dell'errore e accettarne la presenza nella società cristiana solo entro uno statuto di inferiorità, l'ostilità verso di loro non aveva avuto bisogno di un nome. L'insegnamento del disprezzo verso gli ebrei era una parte fondamentale dell'insegnamento religioso, quello che individuava l'errore per esaltare la verità del cristo. [...]Anna Foa, Avvenire, 17 giugno 2010
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