martedì 8 giugno 2010
Park Hotel In Jaffa, 1900
Ashdod inneggia all'esercito israeliano, Peace Now protesta a Tel Aviv
(5 giugno http://www.ilmessaggero.it/) - Ashdod, nel sud d'Israele, risponde alla critiche internazionali con una scritta: “Noi non scordiamo il sangue armeno”. Una risposta irritata dalla retorica turca e impermeabile alle voci esterne. A interpretare l'orgoglio nazionale, una folla di alcune centinaia di persone che dalla prima mattina si riunisce su una collina erbosa con vista sul porto. Tutti decisi a osservare da vicino la nave dei «provocatori», che entra in porto scortata dalla marina israeliana. Famiglie, anziani con binocoli e giovani con bandiere israeliane. Qualche bambino gioca e canta: «Dio, Dio Israele». Ex sovietici, falasha, magrebini: tutti ad aspettare l'attracco. Qualcuno intona cori che inneggiano allo Stato ebraico e al suo esercito, altri maledicono la «propaganda araba e degli europei, sempre pronti a condannare Israele». Qualcun'altro si mette in posa per i fotografi e le telecamere. Gli occhi puntati sul profilo della nave in lontananza. Poco prima del 18,15 locali, la lunga attesa viene ricompensata. «La Rachel Corrie ha attraccato - conferma la portavoce dell'esercito - Trasferiremo gli attivisti all'ufficio militare di competenza. A breve verranno rimpatriati».Un altro Israele si ritrova stasera a Tel Aviv, dove è annunciato il ritorno in piazza di Peace Now, storica organizzazione pacifista. Un raduno di qualche centinaio di persone - secondo le attese - annunciato da tempo, per protestare contro la politica del governo a maggioranza di destra di Benyamin Netanyahu, contro l'espansione degli insediamenti ebraici in territorio palestinese (dalla Cisgiordania a Gerusalemme est) e a favore dei negoziati di pace promossi dall'amministrazione Usa di Barack Obama. Ma anche per esprimere dubbio e disagio su un blocco come quello di Gaza da difendere a colpi di blitz.
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