martedì 26 marzo 2013
E’ partito. Il nuovo amico di Israele, Barak
Obama, e’ salito ieri pomeriggio prima dell’entrata dello
Shabbat, sul suo Air Force One, si e’ girato verso Israele per
l’ultimo saluto sorridente ed e’ scomparso all’interno
dell’aereo. Lo aspettava un volo, 15 minuti soltanto, verso
Amman in Giordania.Prima di partire, all’aeroporto, ha
salutato tutti, uno per uno, strette di mano, abbracci, grandi
risate, anche un po’ di emozione, forse commozione per il calore
che questa visita di tre giorni lasciava nel cuore degli israeliani.
Prima di salutare Netanyahu e Shimon Peres, e’ stato
improvvisamente “assalito” da tre bambine che gli sono saltate al
collo, erano le figlie di Daniel Shapiro, ambasciatore USA in
Israele. Lui ha abbracciato a lungo le due piccole, ridendo, alla
piu’ grande ha detto qualcosa sul suo prossimo Bat Mizva’, poi ha
salutato calorosamente Bibi e Shimon e , saltellando, e’ salito
sull’aereo tra i commenti estasiati dei giornalisti
israeliani.“Affascinante” dicevano ridendo, usando le parole
di Yair Netanyahu, figlio di Bibi, su Obama “Chatich”. Miss
Israele lo ha definito “un fusto mondiale” e credo che molte
donne israeliane siano d’accordo con lei, lo si puo’ dedurre
anche dai commenti entusiasti delle giornaliste della TV israeliana,
tutte giovani e belle e letteralmente “sedotte” da lui. Barak
Obama ha conquistato un Israele molto scettico prima del suo arrivo,
un Israele deluso e preoccupato per il suo famoso discorso in Egitto
nel 2009, un Israele che, piu’ di qualsiasi altro paese, ha un gran
bisogno di sentire amicizia e rispetto quasi a voler fare da
contrappeso all’odio che lo circonda in Medio Oriente e che arriva,
sulle ali dei media e delle condanne ONU, dall’Occidente che non
riesce e non vuole sradicare il proprio eterno antisemitismo.Obama,
da quasi ostile si e’ trasformato in “quasi” sionista. Che sia
il miracolo di Pesach? O il miracolo di Israele che gia’ ne ha
fatti tanti? IAlcuni giornalisti italiani non hanno capito niente,i
loro articoli vertono su quello che Obama ha detto, in Israele, sui
palestinesi, in molti casi travisandone il contenuto. Sono un
chiodo fisso i palestinesi, Obama ha parlato di molto altro e quei
giornalisti non hanno colto l’importanza di questa visita, non solo
per Israele ma per il mondo intero e per tutto il MO in
particolare.Palestinesi e palestinesi e ancora palestinesi ,
l’ossessione dei media che non vedono e non capiscono
altro....anziche’ mettere in rilievo che USA e Israele uniti e
alleati possono cambiare molte cose nella politica internazionale
perche’ isolare Israele significa isolare la cultura occidentale e
rischiare di annegare in un mare immenso di fondamentalismi violenti
e sanguinari. Questo, Obama deve averlo capito! Quei media
italiani hanno anche snobbato il calore con cui Obama ha parlato agli
israeliani, riconoscendo il diritto alla sicurezza di Israele,
parlando del legame millenario degli ebrei con la Terra ,Erez Israel,
( allo Yad VaShem ha detto una cosa molto importante, che Israele non
e’ nato a causa della Shoah) la sua storia, il sionismo, l’eroismo
di questo piccolo popolo che, nonostante sia sempre minacciato di
sterminio, e’ pieno di inventiva e di coraggio fino a diventare, da
zero, ad essere il terzo paese piu’ economicamente sviluppato ,
dopo USA e Cina. Il paese con la piu’ alta concentrazione di
start up del mondo e con la piu’ elevata spesa per ricerca e
sviluppo a livello mondiale. Un piccolo paese di 7 milioni di
abitanti, sempre in guerra di difesa, dietro a due giganti come gli
USA e la Cina. Obama finalmente ha capito. Ha studiato e si notava
benissimo, ma questo va a suo onore perche’ si vedeva che parlava
con il cuore, che aveva capito e metabolizzato la nostra storia, i
nostri valori, i nostri desideri come popolo, desideri di
tranquillita’, di poter vivere in santa pace, di poter salire su un
autobus senza guardarsi intorno in cerca del terrorista, di
continuare a rendere questo paese sempre migliore..... Israele,
stato ebraico...continuava a ripeterlo Obama, anche in quelle quattro
ore di visita ai palestinesi. Ha visto i nostri giovani, li ha
guardati negli occhi, ha scherzato con loro, li ha trattati con
rispetto e simpatia, ricambiato; ha parlato di cose molto serie, li
ha incoraggiati a considerare la pace una cosa necessaria e
giusta.Si, li ha visti i nostri giovani, ha sentito i loro
applausi pieni di calore anche quando parlava dei nostri nemici.
Personalmente, dite quello che volete, io trovo grandioso che dei
giovani che sanno di vivere in un paese minacciato di distruzione dai
loro vicini, battano le mani a chi li invita a parlare di pace con
chi li vuole distruggere! Io lo trovo grandioso! Lo trovo di una
generosita’ al limite della follia!Obama non lo ha detto, e non
avrebbe potuto dirlo, ma non puo’ non aver pensato che tra i
ragazzi israeliani e quelli palestinesi la differenza e’
sostanziale e che e’ proprio questa differenza che rende difficile
, se non impossibile , la pace tra i due popoli. Ha ribadito che e’
il popolo che deve spingere i leaders a parlare di pace.E’
vero, presidente, ma lei sa che mentre il popolo israeliano l’ha
avvolta in un’accoglienza piena di simpatia, cordialita’ e
affetto, dall’altra parte la popolazione palestinese urlava odio
contro di lei, bruciava la sua bandiera, calpestava i suoi ritratti.
Quando lei, Presidente Obama , nel 2009 dichiarava la sua fiducia
nell’islam e non era proprio tanto cordiale con Israele, nessuno in
questo Paese ha bruciato bandiere americane o ha inveito contro di
lei.Eravamo delusi e amareggiati , abbiamo criticato anche
aspramente, ma nessuna violenza anti-Obama o anti-americana ha
attraversato le strade di Israele. E’ possibile parlare di pace
quando le differenze umane e culturali sono cosi’ enormi ? Io non
credo che sara’ mai possibile una vera pace tra noi e il mondo
arabo palestinese, l’odio che viene loro instillato da generazioni
non morira’ mai. Quello che i bambini palestinesi imparano oggi
nelle scuole e nelle moschee lo insegneranno ai loro figli, diranno
loro che la nostra Terra non e’ nostra ma loro, diranno loro che il
Corano raccomanda di ammazzare gli ebrei come aveva fatto il profeta
Maometto, diranno loro che discendiamo da scimmie e maiali e, cosi’,
di generazione in generazione. Le bambine che alla Tv palestinese
dicono di amare il martirio che consiste nel suicidio-omicidio ,
domani diventeranno mamme orgogliose di figli “kamikaze”, se non
addirittura assassine-suicide loro stesse. I giovani israeliani
possono volere fortemente la pace e lo dimostano ma difficilmente
troveranno dei coetanei con la stessa esigenza dall’altra parte
anche perche’ i loro capi sono dei dittatori dediti al terrorismo.
I popoli possono influenzare i leader democratici, non i
dittatori che fanno e decidono a modo loro sulla testa della gente.
La dimostrrazione e’ che mentre il popolo turco sta facendo
ancora oggi manifetazioni antisemite a causa della Mavi Marmara, e’
bastata una telefonata di Obama a Erdogan “Ti passo un amico” per
far si che finalmente il presidente turco parlasse con Benjamin
Netanyahu e capisse che, dal momento che Obama e’ amico di Israele,
a lui conviene abbozzare, stringere metaforicamente la mano di Bibi e
mettere nel cassetto estremismi islamici pericolosi e
controproducenti per un grande paese come la Turchia.E’ giusto,
Presidente, che lei abbia parlato ai giovani della pace. I nostri
ragazzi, che rischiano la vita quotidianamente a causa della guerra e
del terrorismo, conoscono bene questo valore. Peccato che non
abbia potuto dire le stesse parole ai giovani palestinesi impegnati
in atti di violenza contro la sua immagine. Shalom
Mister Obama, alla prossima volta! Deborah Fait,Informazione
Corretta
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