lunedì 12 aprile 2010


Ungheria, la destra estrema continua a crescere

Mentre in Polonia sono ore di lutto nazionale e la voglia di votare a destra alle elezioni presidenziali trae nuova linfa dalla martirizzazione dell’ex presidente omofobo e populista Lech Kaczynski, nella vicina Ungheria il rischio di una deriva xenofoba e nazionalista è da ieri sera una possibilità sempre meno remota. Lo Jobbik, il movimento dell’ultradestra di ispirazione fascista e antisemita, è entrato per la prima volta in Parlamento, ottenendo il 16,7 % di consensi. Un dato molto significativo, che risulta in ulteriore crescita rispetto al clamoroso (perlomeno in quei giorni sembrava tale) 14,77 % ottenuto alle ultime Europee. Le elezioni hanno visto la vittoria schiacciante e ampiamente prevista dei conservatori di Fideusz (52,7 %), che dopo otto anni di opposizione non avranno bisogno di stringere alleanze per governare. Pesantissima batosta dei socialisti (19,3 %), che adesso sentono il fiato sul collo dello Jobbik. Lo sbarramento fissato al 4 % è stato superato anche dai verdi con il 7,4%. Assegnati 258 seggi su 386, per la ripartizione degli altri posti disponibili bisognerà attendere la seconda giornata di votazioni prevista per il prossimo 25 aprile. Nato nel 2002 come Associazione dei Giovani di Estrema Destra per iniziativa di alcuni studenti universitari cattolici e protestanti, lo Jobbik è diventato un partito nell’ottobre del 2003. Grazie ad un programma elettorale farcito di slogan che enfatizzano le radici cristiane del paese e demonizzano tutti coloro che non si riconoscono in quei valori e hanno la sfortuna di appartenere a razze inferiori (i bersagli preferiti sono come sempre ebrei, rom ed omosessuali), è riuscito in breve tempo a catalizzare un numero crescente di consensi. Merito anche della forte radicalizzazione sul territorio e di una struttura paramilitare (la temibile Magyar Garda più volte sotto i riflettori per episodi di cronaca sconcertanti) che esercita una certa fascinazione soprattutto nei giovanissimi. Gabon Vona, leader dello Jobbik, ne è consapevole. Dunque non sorprende che al termine degli scrutini abbia anticipato con voce trionfante il suo primo progetto da neoeletto: “Entrerò in Parlamento con l’uniforme della Garda”.Un elemento che distingue ulteriormente lo Jobbik dagli altri movimenti politici ungheresi è lo stile comunicativo non propriamente raffinato utilizzato dai suoi aderenti e simpatizzanti. In testa alla classifica dei politici più volgari spicca la bionda avvocatessa Krisztina Morvai, deputata al Parlamento Europeo ed elemento di punta del partito. Subito dopo essere stata eletta confidò ai giornalisti quale fosse il suo grande sogno: “Sarei contenta se coloro che si definiscono fieri ebrei ungheresi se ne andassero a giocherellare con i loro piccoli peni circoncisi, invece di insultare me”. Una donna di gran classe questa Morvai, che nell’enfasi del momento lanciò un messaggio molto chiaro alla comunità ebraica ungherese: “La gente come voi è abituata a vedere la gente come noi mettersi sull’attenti ogni volta che date sfogo alle vostre flatulenze. Dovreste per cortesia rendervi conto che tutto questo è finito. Abbiamo rialzato la testa e non tollereremo più il vostro tipo di terrore. Ci riprenderemo il nostro paese”. Le si possono rimproverare molte cose, ma non la mancanza di chiarezza nelle linee di fondo della sua azione politica. Adam Smulevich

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