giovedì 28 marzo 2013
L'intervista
del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici al
quotidiano Haaretz
sulla situazione degli ebrei in Italia e sul futuro dell'emigrazione
ebraica verso Israele ha destato notevole interesse e molti commenti.
In realtà Pacifici non ha aggiunto nulla a quanto aveva già
affermato pubblicamente a Gerusalemme il 12 settembre 2012 in
occasione dell'evento inaugurale dell'Israeli Jewish Congress. Che il
dibattito sia sorto ora e non allora dimostra il carattere erratico
dei media ma forse anche l'acuirsi delle sensibilità di fronte al
cangiante contesto della politica. Non esprimo qui un giudizio
sull'interpretazione della situazione della comunità ebraica, o
sull'opportunità politica di esprimere in pubblico tali
preoccupazioni. Mi limito a rammentare i dati sull'aliyah dall'Italia
negli ultimi dieci anni: 2003-21, 2004-42, 2005-41, 2006-42, 2007-58,
2008-52, 2009-62, 2010-97, 2011-94, 2012-137. Queste cifre riguardano
le persone che entrano in Israele per la prima volta con il visto di
"nuovo immigrante" e includono i turisti che nell'anno
indicato hanno cambiato il loro stato da turista a immigrante. Le
cifre non sono drammatiche, ma si tratta comunque di una progressione
incessante e di un incremento di circa sette volte nel corso di un
decennio. A queste cifre vanno aggiunti i "cittadini
immigranti", ossia le persone per lo più minori, nate in Italia
già provviste di cittadinanza israeliana, ossia figli di cittadini
israeliani che entrano per la prima volta in Israele. Dal 2007 si
tratta di almeno 50 persone ogni anno. Infine vanno aggiunti gli
"immigranti di ritorno", ossia gli ex-residenti israeliani
che rientrano ufficialmente in Israele dopo un periodo di residenza
in Italia. Tenendo conto di tutti questi tipi di mobilità, la stima
totale per il 2012 supera ampiamente i 200, ed è la più alta degli
ultimi 40 anni e forse più. Nel corso di un anno solare, l'aliyah
segue un moto stagionale e si concentra nei mesi estivi probabilmente
per motivi legati al ciclo lavorativo e alla scolarità dei più
giovani. A giudicare dai primi mesi del 2013, la tendenza del 2012
sembra continuare inalterata. Fin qui i dati. Un'interpretazione
appare nel numero di aprile di Pagine
Ebraiche.Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme
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