giovedì 3 aprile 2008

Gerusalemme


«E verrà un diluvio che la travolgerà» Amos Oz, la più lunga notte d'amore - L'eros e la scrittura tutto in otto ore: la vita a Tel Aviv

GERUSALEMME ‹ Amos Oz si siede alla scrivania ogni mattina alle 5.30 e lavora fino a mezzogiorno. Le pagine possono restare bianche, lavorare non vuol dire riempirle.«Con il tempo, ho sviluppato un mantra. Sono come un commerciante: apro il negozio e aspetto i clienti. Se vengono è una buona giornata; altrimenti, sto comunque facendo il mio dovere, seduto ad aspettare».Negli anni le parole sono arrivate, clienti fedeli che ne portano di nuovi. La vita fa rima con la morte è il libro numero 31 di Oz.


Un romanzo che lui stesso ha definito «insolito, non so come verrà accettato dal pubblico». «È sul processo della scrittura ‹ spiega al quotidiano israeliano Haaretz ‹ ed è possibile che i lettori vogliano il piatto preparato, senza essere invitati in cucina». Racconta otto ore in una notte di Tel Aviv e si sviluppa nella cucina-mente dello scrittore protagonista, un quarantenne due volte divorziato. Ha raggiunto la notorietà, ma continua a guadagnarsi da vivere come socio in un ufficio di contabilità. Oltre dieci pagine sono dedicate al suo incontro con Rachel Reznik, conosciuta a una lettura pubblica. «È la scena intima più lunga che io abbia mai scritto, la descrizione sessuale più dettagliata che si possa trovare nei miei libri. Microscopica.Volevo essere preciso. Precisione è stata la mia parola chiave».Carne e carni. «Ma non è una macelleria», precisa. Lo scrittore vive da 21 anni ad Arad, nel deserto del Negev. Il suo studio è un garage convertito, dalla finestra si vedono gli alberi di limone e i cipressi nel giardino.


Alle pareti, migliaia di libri. «Posso dire ‹ racconta, sempre ad Haaretz ‹ dove si trova ogni titolo.Non per niente, sono il figlio di un bibliotecario e il marito di un'archivista». Nei fine settimana, si sposta a Tel Aviv, dove possiede un appartamento, per stare vicino ai nipotini. «Anche se vi ho ambientato pochissimi romanzi, è una città che amo. Amo la sua vitalità e il modo in cui è presa da se stessa, come una ragazzina». Oz non usa Internet, non ha l'e-mail. «Non sono collegato. Mi piace parlare con degli sconosciuti nei caffè o per strada, non la comunicazione astratta sul Web. Per il resto, preferisco essere circondato dai libri e vivere con i miei libri».Ricorda di essere nato così: «Fin da quando avevo cinque o sei anni, inventavo piccole storie nella mia testa e le raccontavo ad altri bambini. Era il mio modo di fare colpo sulle ragazze. E forse ancora lo è».


CORRIERE della SERA del 2 aprile 2008 di Davide Frattini


Nella rubrica "L'angolo della lettura" un'anticipazione del libro

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