Gerusalemme, 13 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Hillary Clinton potrebbe effettuare la sua prima visita in Israele il 3 marzo. Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale la data e' stata informalmente discussa con l'ambasciata d'Israele a Washington. L'ex senatrice di New York sara' al Cairo il 2 marzo per partecipare ad una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza voluta dal presidente egiziano Hosni Mubarak e vorrebbe approfittare dell'occasione per recarsi anche in Israele e in Cisgiordania. La nuova amministrazione Obama appare intenzionata a seguire da vicino le vicende mediorientali. Il 24 febbraio e' atteso in Israele il Consigliere per la sicurezza nazionale, generale James Jones e nell'ultima settimana di febbraio tornera' per la seconda volta nell'area l'inviato americano per il Medio Oriente George Mitchell. Fra i consiglieri della Clinton, scrive Haaretz, non vi e' comunque certezza sull'utilita' del viaggio del 3 marzo dato che allora il nuovo governo israeliano potrebbe ancora non essere stato formato. I sostenitori del viaggio ritengono che sarebbe comunque un'occasione per chiarire le aspettative di Washington sul processo di pace e forse per influenzare la composizione del futuro governo.
sabato 14 febbraio 2009
Gerusalemme, 13 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Hillary Clinton potrebbe effettuare la sua prima visita in Israele il 3 marzo. Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale la data e' stata informalmente discussa con l'ambasciata d'Israele a Washington. L'ex senatrice di New York sara' al Cairo il 2 marzo per partecipare ad una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza voluta dal presidente egiziano Hosni Mubarak e vorrebbe approfittare dell'occasione per recarsi anche in Israele e in Cisgiordania. La nuova amministrazione Obama appare intenzionata a seguire da vicino le vicende mediorientali. Il 24 febbraio e' atteso in Israele il Consigliere per la sicurezza nazionale, generale James Jones e nell'ultima settimana di febbraio tornera' per la seconda volta nell'area l'inviato americano per il Medio Oriente George Mitchell. Fra i consiglieri della Clinton, scrive Haaretz, non vi e' comunque certezza sull'utilita' del viaggio del 3 marzo dato che allora il nuovo governo israeliano potrebbe ancora non essere stato formato. I sostenitori del viaggio ritengono che sarebbe comunque un'occasione per chiarire le aspettative di Washington sul processo di pace e forse per influenzare la composizione del futuro governo.
venerdì 13 febbraio 2009
Americana di James Sturm è una trilogia di racconti dedicati alla storia degli Usa. La prima storia, Il colpo mitico del Golem del 2001, è il racconto delle vicissitudine di una squadra di baseball, Le Stelle di David, che gira per i piccoli centri a caccia di ingaggi. Sulla maglietta campeggia la stella a sei punte e i giocatori viaggiano su un vecchio autobus. Quando arrivano nei paesi dove giocheranno, i bambini si chiedono “sono arrivati gli ebrei?” mentre Hetty Douglas, una signora modello zitella con la croce al collo e una figlia con un vestito lungo da suora a quadrettoni da tovaglia, inspiegabilmente si presenta alla partita: non sono qui per il baseball, ma per vedere gli ebrei...James Sturm descrive con poche battute la diffidenza dell’americano medio, che vive fuori dai grandi centri urbani, e che crede che l’America sia il baseball. D’altra parte anche Noah Strauss il manager del team prende le distanze dal padre, sarto per conto terzi nella Grande Mela, “mio padre sarebbe profondamente deluso se sapesse che giochiamo di sabato. Lui resterà sempre un immigrato. La sua mente vive nel paese da cui se ne è andato. La mia vive in America e il baseball è l’America”.Poi arriva l’idea di schierare uno dei giocatori, Hershl Bloom, con un costume che lo rappresenti come un Golem, un’idea commerciale di un pubblicitario che immagina il baseball più come un circo che come uno sport. Ed ecco che la nostra squadra arriva a Putnam, il giornale locale esorta alla vittoria contro gli sporchi giudei, uno di loro viene picchiato prima della partita, la città è in subbuglio per l’arrivo del mitico Golem che scaglia palle veloci come saette fiammeggianti. Ma quando lo scontro diventa duro e la folla picchia un giocatore e le urla sovrastano ogni senso sportivo, andatevene ebrei, ecco che Hershl è veramente il mitico Golem e la folla che vorrebbe suonargliele si ferma. Al riparo nel dugout gli altri giocatori si nascondo, una voce recita lo Sh’ma, Amerai il Signore tuo... "Per migliaia di anni gli Ebrei sono spirati con lo Sh’ma sulle labbra", commenta Noah. Una pioggia torrenziale fa fuggire la folla e i giocatori possono ripartire per un’altra partita.James Sturm disegna in bianco e nero, con un linea pesante e netta, con poche linee che colgono l’essenza dei personaggi e dei luoghi. Un tratto continuo di color sabbia riempie quei bianchi e neri e definisce il senso della concretezza. Quando il disegno è così essenziale e semplice, il testo emerge nella sua forza e in questo caso nella sua amarezza di raccontare quella diffidenza a volte sottile a volte pesante e violenta di una società che comunque non è riuscita a scrollarsi di dosso i pregiudizi e gli odi del vecchio continente. E il giornale locale non manca di pubblicare un articolo pieno del solito odio condito con le solite accuse: succhieranno il denaro di questa città. Sturm è abile nel navigare dentro la mediocrità e farla emergere nella sua chiarezza, in tutta la sua meschinità. di Andrea Grilli http://www.moked.it/unione_informa/


Consentito l'invio di 25 mila garofani in Olanda. Ma il grosso della produzione sarà usato come mangime per le greggi
Le prime esportazioni in partenza dalla striscia di Gaza da oltre un anno sono circa 25.000 fiori che saranno spediti in Europa in occasione della festa di San Valentino. Il portavoce militare israeliano Peter Lerner ha annunciato che il governo ha deciso di allentare il blocco su Gaza per 25 mila garofani su richiesta del governo olandese e degli stessi agricoltori della zona. Lerner ha però precisato che questa decisione deve essere considerata un atto isolato e non implica alcun cambiamento nella politica di Israele a Gaza. Si tratta, del resto, di una piccola frazione della produzione complessiva e molti coltivatori hanno dichiarato ai giornalisti che non resta loro altra scelta che usare i fiori come alimento per le greggi. http://www.haaretz.com/hasen/spages/1063651.html
giovedì 12 febbraio 2009

Caserta: punito un violento attacco in occasione del congresso della Federazione delle Associazioni Italia-Israele del 2003 GIORNALISTA CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA Caserta – Il giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Alessandra Vona, ha condannato per diffamazione a mezzo stampa a 200 Euro di multa, alle spese e al risarcimento del danno da quantificarsi con separato giudizio il giornalista pubblicista Giovanni Tridente, autore di un violento attacco nei confronti del giornalista Enzo Palmesano, presidente dell'Associazione Italia-Israele della Provincia di Caserta. Assistito dall'avvocato Salvatore Piccolo (di Luigi), Enzo Palmesano aveva presentato querela dopo che era stato oggetto di un articolo diffamatorio pubblicato dalla testata giornalistica online http://www.blogger.com/www.comunedipignataro.it, in occasione del congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Italia-Israele, tenutosi nel 2003 a Vitulazio, in provincia di Caserta.
Quando ero presidente della Federazione delle associazioni Italia - Israele, è accaduto anche questo Chicca Scarabello

La vittoria del Kadima, che ha avuto il maggior numero di mandati, sembra una vittoria di Pirro. A meno che Netaniahu non accetti di essere il suo numero due in un governo di coalizione allargato, la Livni non ha alcuna probabilita' di formare un governo, mentre Netaniahu potrebbe facilmente mettere insieme un governo di destra abbastanza stabile, grazie al gruppo di Lieberman "Israel Beitenu", che in un'ascesa meteorica ha aggiunto mandati a quelli che aveva gia', e ad altri partiti di destra, insieme 64 o 65 mandati sui 120 della Keneset. Ma Netaniahu, con in mano questa possibilita', non rinuncera' facilmente alla possibilita' di assumersi la responsabilita' della guida del prossimo governo. L'esito di queste elezioni marca anche la caduta e l'uscita dalla scena del partito laburista, come se avesse esaurito il suo compito storico di fondatore e guida d'Israele nei suoi anni piu' difficili. Gia' negli anni '70 il Maarach aveva cominciato a cedere il passo al Likud di Begin, alternandosi poi al Likud con alti e bassi. Fra il '92 e il '95 il Maarach (e con esso Israele) aveva vissuto un esaltante revival di grande sviluppo economico e politico con il governo Rabin, ma questo fini' tristemente con una serie di attentati terroristici e con il trauma dell'assassinio di Rabin stesso. Il copione piu' probabile che si sta delineando adesso e' un altro governo di destra, ancora piu' di destra del precedente governo Netaniahu ('96-'99), con la partecipazione di Lieberman, e la cosa preoccupa molti, non tanto per il fatto che quest'ultimo sia sotto indagine per corruzione, ma soprattutto a causa del suo atteggiamento contrario all'indipendenza del potere giudiziario e intollerante verso le minoranze. La situazione e' comunque ancora fluida e il prossimo futuro puo' riservarci delle sorprese.Daniel Haviv (Cabib)
Ora che il conteggio e` avvenuto ed i risultati sono ormai chiari ci e` possibile accompagnarli con un commento che dice in pratica una cosa : nonostante il vantaggio di un mandato Kadima non potra` costituire il prossimo governo ,poiche` l'ago della bilancia politica e` oscillato completamente a destra dando a questo raggruppamento la maggioranza di 64 seggi e nel quale Liberman ,con i suoi 15, ha il potere di incoronare il nuovo primo ministro israeliano .L'elettorato israeliano percio` dimostra in queste elezioni uno stato di "schizzofrenia" simpatizzando da una parte per una personalita` politica "pulita",nelle vesti della Livni che non volle scendere a compromessi riproponendosi al voto popolare, e dall'altra evidenziando la sua preferenza per una linea dura nei confronti di Hamas .Netaniahu non potra` sottrarsi dal prendere decisioni in questo senso se vorra` mantenere la conduzione del governo .Resta da vedere come la cosa verra` messa in pratica e quali reazioni suscitera` alla Casa Bianca e nelle capitali europee.Anche la risonanza di questa virata a destra nelle capitali arabe che hanno rapporti diplomatici con Israele sara` senz'altro notevole :ma ancora di piu` si assistera` ad uno sbocco d'intransigenza da parte di quei paesi come la Siria e l'Irak ,per non parlare dell'Iran, che proseguiranno la loro guerra ad oltranza contro lo stato ebraico . Barak percio` viene punito dall'elettorato israeliano che nonostante la versione ufficiale individua in lui chi, nell'ultima guerra contro Hamas, non ha fatto in modo di eliminare dalla mappa questo movimento ,che percio` puo` dichiarare la sua "vittoria" con il proseguimento di bombardamenti verso la popolazione civile israeliana ,mettendo in scacco il potente esercito israeliano . Tutte queste asserzioni decaderanno nel caso che i due partiti di maggioranza addivengano ad un accordo tra di loro che, con l'aggiunta di un altro partito come Avoda',Shas od entrambi ,estromettera` dal gioco politico il rafforzatosi partito di Liberman e gli altri partiri dell'estrema destra : in questa ipotesi questi di nuovo si troveranno scornati nel loro disegno di decidere delle sorti del paese secondo l'ideologia di un" grande " Israele e non attraverso una spartizione tra due stati distinti . Sergio Molco 10.2.09
http://www.livornoebraica.org/
mercoledì 11 febbraio 2009

Partono i lavori di Aora Energy per la costruzione della prima centrale solare a concentrazione ibrida: a dare continuità alla produzione elettrica una turbina a gas funzionante
La società israeliana Aora Energy ha recentemente annunciato l’avvio dei lavori per la sua prima centrale elettrica ibrida solare/gas nella regione di Arava, Israele meridionale. L’impianto in costruzione si avvale di una scelta modulare, che permette di ampliare il sistema secondo le scelte del proprietario: ogni modulo base (100kWe e 170kWth) è composto di tecnologie avanzate per il monitoraggio degli eliostati che concentrano la radiazione solare in un Power Conversion Unit (UCA) che a sua volta genera elettricità e energia termica utilizzabile tramite un micro-turbina a gas. Il sistema prevede una continuità di alimentazione ibrida 24 h/ giorno grazie alla sua capacità di operare anche quando il sole non è sufficiente con la maggior parte dei carburanti alternativi fonte, sia liquidi che gas, o combustibili fossili, in maniera tale da non interrompere la produzione elettrica. Il termine dei lavori è stato programmato per la fine di marzo e secondo la società sarà solo il primo passo di una serie di future installazioni in tutto il mondo. 9 febbraio 09, http://www.rinnovabili.it/
Gabriela Shalev In prima linea al Palazzo di vetro

martedì 10 febbraio 2009

lunedì 9 febbraio 2009
JONA OBERSKI ANNI D’INFANZIA
(Trad. Amina Pandolfi, Ia ed. Mondadori, Febbraio 1982 pp. 124; II ed. Giuntina, 1989)
“Ma tu sei malato già da cinque giorni e hai avuto un febbrone terribile……Sentivo di avere la febbre. Ma alla storia dei cinque giorni non ci credevo. C’era un buco nero nel tempo”.
Un amico ricco di sensibilità e cultura, Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto Regionale per la Storia della Resistenza “Ferruccio Parri” di Bologna -che vanta pure una fornitissima biblioteca-, mi ha consigliato la lettura di questo libretto, risalente a molti anni fa, ma attualissimo. “Si tratta di un approccio al tema della Shoah originale per gli anni in cui fu scritto; da un olandese, il quale narra la sua esperienza”. Così mi ha detto, in tono un po’ criptico; senza peraltro spiegarmi in che cosa consistesse l’originalità. Ovviamente ho subito seguito il consiglio.
L’Autore, nato ad Amsterdam nel 1938, membro di un importante istituto di fisica nucleare, nel 1977 scrisse quest’opera che, uscita in Patria due anni dopo e successivamente in diversi Paesi nel mondo, suscitò un notevole interesse di pubblico e critica. Negli anni ’80 il regista italiano Roberto Faenza ne trasse un film “Jona che visse nella balena”. Teatro della vicenda sono gli anni 1942/1945, durante l’occupazione tedesca dell’Olanda. Obierski racconta in prima persona le vicende di un piccolo ebreo che, all’età di quattro anni, viene deportato in un campo di concentramento insieme ai genitori. In un primo momento madre e figlio vengono rimessi in libertà, ma non per questo la situazione della famiglia si rasserena, anzi il piccolo si trova a vivere situazioni in apparenza banali, che tuttavia si colorano di grave minaccia. Poco dopo, infatti, l’intera famiglia viene deportata in un lager. Là Jona viene a contatto con la terribile realtà della fame, delle privazioni e, soprattutto, della morte. Dapprima del padre, evento cui vuole assistere per una sorta di emulazione -e ricerca di accettazione- nei confronti degli altri bambini, deportati come lui, indi dell’adorata madre, che non resiste alle dure privazioni e alla perdita del coniuge. La storia è emozionante proprio perché è vissuta attraverso gli occhi e il cuore di un bambino dai quattro ai sette anni, non completamente consapevole di quanto gli sta accadendo e al quale viene fatto credere dai familiari, per non spaventarlo (e magari in una sorta di autoillusione), di essere in viaggio per la Palestina. I singoli episodi sono riportati, per così dire, allo stato nascente, senza valutazione o spiegazione, espressi in un linguaggio elementare, talora immaginifico, filtrati, anche quelli più tragici, da quell’apparente indifferenza infantile che noi adulti a volte riteniamo, sbagliando, priva di conseguenze nel futuro. “Un bambino guarda intorno a sé con gli occhi sgranati” affermava lo scrittore israeliano Etgar Keret durante un incontro a Roma, tre giorni fa, nel ricordare la storia, davvero tragica, della sua famiglia d’origine; la tragedia può raggrumarsi in un lato oscuro della personalità, suscettibile di emergere, egli proseguiva, da un momento all’altro (che infatti riaffiora, qua e là, all’improvviso, nelle opere di Etgar, solo in apparenza dissacranti come, ad esempio, il film “Meduse”).Sarà grazie ai genitori adottivi incontrati dopo la liberazione, coloro ai quali il libro è dedicato, con parole poste significativamente al termine dello stesso, che il piccolo Jona ritroverà quell’equilibrio per affrontare e superare pian piano i suoi incubi (“il buco nero nel tempo”) e donarci, dopo averla rielaborata a circa un trentennio di distanza, questa toccante testimonianza. Mara Marantonio Bernardini, 8 febbraio 2009
Attraverso istantanee perfette e di implacabile nitore, fotografando gli attimi in cui ogni vita si delinea e si schiude alla propria sorte o, al contrario, prende una direzione inaspettata, Helen Epstein ripercorre a ritroso la storia di quattro generazioni di donne in una sorta di epica familiare che partendo dalla fine dell’Ottocento ritrae anche la storia degli ebrei nell’Europa centro-orientale.Helen Epstein è la più giovane di una famiglia proveniente dal centro Europa in cui i genitori, i nonni, gli zii sono stati vittime dei pogrom antisemiti e dell’immane tragedia della Shoah.Nata a Praga nel 1947 e cresciuta a New York l’autrice, che ha studiato giornalismo negli Stati Uniti e in Israele, è conosciuta al pubblico italiano per il saggio “Figli dell’Olocausto” edito da Giuntina, un’opera che analizza le esperienze di coloro che hanno vissuto indirettamente una tragedia, vittime del senso di non appartenenza e ribadisce che non è vero, come spesso si crede, che tutto è finito con la Liberazione. Anzi il coraggio necessario per continuare a vivere dopo comporta, fra le altre, la difficoltà di dover affrontare domande come “Perché io fra tanti mi sono salvato?”Domanda a cui non c’era risposta.
Nel saggio “Di madre in figlia” Epstein riprende e approfondisce questi temi mettendo in luce il complicato rapporto con la madre Franci, deportata ad Auschwitz il 18 maggio 1944, e tracciando con una prosa emozionante i profili di donne coraggiose, capaci di lottare ed emanciparsi nonostante le condizioni avverse in cui erano costrette a vivere.Dal Medioevo ai giorni nostri, da Brtnice, Iglau, Kòlin passando attraverso Vienna e Praga fino ad arrivare a New York, l’autrice avvalendosi di studi e ricerche accurate oltre che delle memorie inedite (“Andata e ritorno”) scritte dalla madre Frances Epstein negli anni Settanta, conduce il lettore attraverso la storia degli ebrei nell’Europa centro-orientale.Con il rigore dello storico Epstein narra il tremendo pogrom del 1389 a Praga, le espulsioni del 1426 dalla città di Iglau, i tentativi degli ebrei di ritrovare condizioni di relativa sicurezza per fondare nuove Comunità, l’accesso all’istruzione universitaria concesso dall’imperatore Giuseppe II oltre che l’abolizione di “tutte le imposizioni che per secoli erano servite a differenziare gli ebrei dal resto della popolazione”.
In questo percorso di ricerca delle proprie radici Helen incontra dei compagni di viaggio preziosi, Jiri Rychetsky, profondo conoscitore della storia degli ebrei vissuti tra Boemia e Moravia e Jiri Friedler, esperto di cimiteri ebraici. Insieme a loro visita le cittadine di Jihlava, Iglau, Brtnice, Kòlin, raccoglie testimonianze e ritrova fotografie dei propri antenati ebrei offrendoci nel contempo un quadro indimenticabile della vita ebraica nel XIX secolo: un’epoca in cui gli ebrei “vivevano in campagna, avevano famiglie enormi con quindici figli” e spesso era difficile”determinare la propria data di nascita all’interno di una famiglia del genere”.
Ciò che colpisce in questa coinvolgente biografia familiare è la capacità di Helen Epstein di ritrarre le proprie antenate con sguardo attento e sensibile sia agli eventi storici che le vedono protagoniste, sia ai risvolti più intimi dell’anima, fedeli al loro ruolo di donna, madre, moglie e lavoratrice.Therese Furcht, Pepi e Franci rispettivamente bisnonna, nonna e madre della scrittrice sono figure determinanti nel vissuto della Epstein, ciascuna con le proprie peculiarità e tutte unite da fili indissolubili: l’identità ebraica, benché nascosta e taciuta, e l’arte della sartoria, il luogo nel quale le donne possono confrontarsi, darsi reciproco sostegno ma anche crescere culturalmente ed emanciparsi socialmente.E grazie all’arte del cucire la nonna Pepi, combattiva fino alla sua deportazione da Theresienstadt “verso Est”, troverà un conforto e un rifugio dalle delusioni della vita matrimoniale e la madre Franci riuscirà ad affrontare e superare gli orrori del campo di concentramento.Le vicissitudini di queste donne, accomunate da una forza di volontà non comune, si dipanano attraverso gli anni in un percorso di crescita emozionante che coinvolgerà il lettore fino all’ultima pagina, restituendoci l’affresco di un’epoca drammatica e il ritratto di donne straordinarie che hanno saputo prima sottrarsi alle persecuzioni naziste e poi emanciparsi e rendersi autonome con l’arte del cucito.“Di madre in figlia” è un saggio storico di inestimabile valore, un’indagine accurata attraverso luoghi, fatti e sentimenti di un passato che non può essere dimenticato.Non è sempre facile trovare un libro che lasci un segno, che scavi dentro, che abbia in sé quegli elementi che ne fanno forse non un best-seller, ma piuttosto e comunque un capolavoro: discreto e stupefacente insieme.Ci sono qualità che fanno di un romanzo un potenziale classico della letteratura.Ci sono libri, come quello di Helen Epstein, che non sono “di moda” e che proprio per questo destinati a durare nel tempo e a mettere radici nel cuore e nella mente dei lettori. Giorgia Greco
domenica 8 febbraio 2009
