venerdì 7 dicembre 2012

Storia e tradizioni

Chanukah o hanukkah? Perché alcune persone dicono Chanukah, mentre altre Hanukkah? Rabbi Mark S. Diamond  ci spiega che queste due parole sono frutto di due spelling inglesi differenti, ma nessuna delle due è corretta. La parola ebrea della "festa delle luci", Hanukkah/Chanukah, è data da cinque lettere ebree che aprono la consonante het (chet). Questa lettera non è la stessa dell’ “h” inglese (di house per esempio); come neanche della “ch” di “child”; è un suono gutturale ebreo che non ha un preciso corrispondente nella lingua inglese.
  Cosa significa Chanukah? Chanukah o Hanukkah è il termine ebreo della “dedicazione”, che si riferisce alla riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel 161 a.C.
  Quando inizia Chanukah? Chanukah, secondo il calendario ebreo, inizia il 25 del mese di Kislev  (corrisponde al periodo tra novembre e dicembre). E’ celebrata per otto giorni in onore della vittoria ebrea e del miracolo dell’olio rimasto acceso per molti giorni per la riconsacrazione del tempio.
  Perché è celebrata Chanukah? Più di 2300 anni fa in una terra chiamata Giudea (Israele) vivevano numerosi ebrei, o gente giudaica. I loro re greco Antioco Epifane,  ordinò a tutta la gente ebrea di rinunciare al loro Dio, alla loro religione e ai loro costumi, onorando solamente gli dei greci. In base a queste disposizioni, i templi giudaici furono distrutti, profanati o utilizzati per altre divinità greche. Tutte le persone che si rifiutavano di abbandonare la loro religione, venivano severamente punite.Alcuni ebrei obbedirono ad Antioco, ma altri si rifiutarono. Tra quest’ultimi vi era Giuda Maccabeo, il quale, insieme ai suoi  4 compagni, formò un vero e proprio esercito. Il loro obiettivo era difendersi da tutti coloro che li opprimevano non permettendogli di vivere liberamente, professando la loro religione. Decisero di chiamarsi Maccabei, che significa “martello”. Maccabei e Siriani combatterono per tre anni, alla fine i primi riuscirono ad avere la meglio e riconsacrarono il Tempio in Gerusalemme.La prima cosa da fare era purificare, “ri-dedicare” il tempio al loro Dio; così rimossero da questo tutti i simboli e gli idoli greci. Chanukah/Hanukkah indica proprio questa nuova offerta del tempio a Dio. L’unico problema è che i giudei non trovarono l' olio benedetto per poter accendere le lampade. Cercarono per molto tempo e alla fine in una delle stanze del tempio scovarono un’ampolla d’olio. I Maccabei sapevano che quel poco sarebbe bastato solo ad illuminare il tempio per una sera, ma a quel punto avvenne il miracolo, Il piccolo contenitore d’olio durò, non una, ma otto notti!Questo è il motivo per cui Il “Menorah” (specie di candelabro che viene acceso durante la celebrazione di Chanukah) ha otto candele. Ognuna rappresenta una notte che la piccola quantità d’olio ha illuminato nel tempio.
  Cos’è un Menorah? E’ un candelabro con nove candele: otto di queste rappresentano le notti di Chanukah, l’ultima (la più alta) è chiamata Shamash o “serva” perché è usata per illuminare le altre candele.Nella prima notte di Chanukah viene accesa una candela che continuerà a bruciare per otto notti, fino a quando cioè tutte le candele saranno accese.   All’inizio veniva usato olio di oliva per i chanukah menorhas, ma oggi sono stati sostituiti da candele colorate. In Israele i chanukah menorhas vengono chiamati “Hanukiyah”, ce ne sono di tutte le forme e le misure e rappresentano il menorah del tempio sacro.
  Cos’è il Dreidel? Il “Dreidel” è una specie di trottola a quattro lati con sopra una lettera ebrea. In America le lettere stanno per: “ Lì è accaduto un grande miracolo” (A Great Miracle Happened There); in Israele “Qui è accaduto un miracolo” (A Miracle Happened Here).Nel gioco del dreidel ogni giocatore fa una puntata e fa girare la “trottola”, quando il dreidel si ferma si guarda qual è la lettera uscita:Nun: nessuno vince o perde Gimmel: si vince tutto Heh: si vince la metà Peh: si perde tutto Il gioco continua fino a quando i giocatori hanno perso tutto.Il gioco del dreidel è popolare da quando regnava Antioco. http://spazioinwind.libero.it/

Latkes v. Hamantash, un dibattito lungo 66 anni

Le festività ebraiche, è ben noto, diventano spesso occasione per esplorare, perpetrare, gustare sapori e tradizioni culinarie che affondano le radici nei secoli. Hanukkah non fa certo eccezione, e la conseguenza naturale della centralità dell’olio nella celebrazione della festa è stata un fiorire di leccornie rigorosamente fritte, in versione dolce e salata: ci sono le levivot, succulente frittelle, le sufganyot, bomboloni ripieni di crema, le latkes, imperdibili cerchi di patate grattugiate e speziate. Sicuramente una buona notizia per il palato, meno buona per la bilancia. Ma che dire dei suoi risvolti per il cervello? Può mai una tradizione gustosa e calorica assurgere a cibo per la mente, oltre che per il corpo? Ebbene, da 66 anni, la risposta è sì. Almeno nel mondo anglosassone, e in particolare negli Stati Uniti.Era il 1946, quando, alla prestigiosa Università di Chicago, si celebrò per la prima volta il dibattito Latkes v. Hamantash (i cappelli di Haman, tipici biscotti triangolari che si consumano a Purim, più noti in Italia come orecchie di Haman). Un dibattito oggi già diffuso in decine di università in America, incluse Harvard, MIT e Princeton.Il dibattito è un’attività extrascolastica molto in voga nelle scuole americane. Includere nel curriculum la partecipazione a un Debate Club è un punto a favore per dimostrare la propria capacità oratoria, l’attitudine alla leadership, la flessibilità mentale. Il Latkes v. Hamantash Debate fu ideato dalla Hillel Foundation, e sponsorizzato da rav Maurice Pekarsky in un’epoca in cui l’appartenenza all’ebraismo era considerata qualcosa da non pubblicizzare, come spiega Ruth Fredman Cernea, curatrice del libro The Great Latke-Hamantash Debate, che raccoglie le perorazioni proferite nel corso dei decenni a favore di frittelle di patate e biscotti “La vita accademica scoraggiava il mettere in mostra pubblicamente l’identità ebraica. L’evento offriva ai professori una rara occasione di rivelare la propria anima ebraica nascosta e di iniettare un po’ di umorismo nella serietà della vita universitaria”.Ma attenzione a ritenere il dibattito una presa in giro. Le orazioni rispondono alle più importanti regole della logica, utilizzano un linguaggio elevato, citano filosofi e autori.“Qui ci occupiamo della proposizione che non soltanto le latkes esistono, ma cheesse debbano esistere, e che non potrebbero non essere altro che latkes – spiegò per esempio nel 1976 Ted Cohen, oggi professore di filosofia dell’Università di Chicago, nel paragrafo della sua dissertazione intitolato La metafisica dell’essere: le latkes come sostanza -  Il nostro problema non è certo la prova di ciò. Questa proposizione è incredibilmente semplice da provare. Tuttavia è impossibile da affermare. Non esiste un modo di formulare la necessaria esistenza delle latkes. Noi ci cimentiamo contro l’Idea della Ragione, che non ha adeguata espressione verbale. Wittgenstein una volta affrontò il problema e poi se ne allontanò, dicendo ‘Wovon man nicht sprechen kann, daruber, muss man schweigen’. (Tractatus Logico-Philosophicus, nel finale). Letteralmente ‘Se non c’è niente da dire, siediti e gustati uno knish (uno snack ndr)”. Ma anche una tradizione apprezzata e consolidata come il Latkes v. Hamantash non è esente da suoi problemi: è di pochi giorni fa la notizia pubblicata dal giornale Forward che il dibattito di Chicago, che si è sempre tenuto il martedì prima del Giorno del Ringraziamento, è stato quest’anno rimandato. All’origine della decisione dispute fra le associazioni ebraiche nel campus per chi debba effettivamente organizzarlo.Rossella Tercatin -  http://www.moked.it/


Hanukkah accende le luci nel mondo 

 Dicembre. Anche in tempo di crisi, le città si riempiono di luminarie e decorazioni natalizie. Accade in tutto il mondo, da New York a Parigi, da Londra a Berlino, e naturalmente le città italiane non sono escluse. Anno dopo anno però una nuova tradizione illumina le piazze nel primo mese di vero freddo, con forme, musiche e profumi capaci perfino di distrarre i passanti dall’urgente shopping di regali e cibarie: sono sempre più numerose e diffuse le accensioni in strada di grandi candelabri a otto braccia. In altre parole, di Hanukkiot.Quest’anno (la festa inizia il 25 Kislev, cioè la sera di sabato 8 dicembre, e si protrae per otto giorni), il panorama internazionale offre senza dubbio eventi imponenti e suggestive: a Parigi si celebrerà con musiche ebraiche dal vivo niente poco di meno che all’ombra (metaforica, visto che la hanukkiah si accende di sera) della Tour Eiffel, a New York grande festa sulla pista di pattinaggio di Central Park e poi accensione di un enorme candelabro scolpito nel ghiaccio sulla Quinta Strada, a Berlino la celebrazione va in scena davanti alla porta di Brandeburgo, a Londra a Trafalgar Square, a Washington DC si esibirà la banda della Marina, nella suggestiva cornice dell’Elisse, a due passi dalla Casa Bianca.Le Comunità ebraiche italiane non sono da meno: gli appuntamenti si moltiplicano in tutto il paese. Da Roma a Milano, da Torino a Firenze, passando tra le altre per Genova, Bologna, Casale, Trieste, Napoli, si offriranno canti e succulente sufganyot, per condividere con la propria città un momento di festa, e soprattutto, di luce.
Rossella Tercatin www.moked.it

Umorismo

Moishe Abramovitz, un arzillo settantacinquenne è all’Ospedale Ihilov di Tel Aviv da qualche giorno per accertamenti, in un reparto dove la capo infermiera è una arpia che non fa altro che rompere le scatole con regole e ordini e lo ha preso di mira. Una mattina che a Moishe danno il contenitore per fare l’analisi delle urine, lui ci versa il succo di arancia che ricevuto per colazione e lo mette sul comodino a fianco al letto. Arriva l’infermiera, guarda il contenitore e ironica gli dice: “Ahi,ahi, Adon Abramoviz, mi sa che questa mattina è un pò torbidina”Lui, le strappa di mano il contenitore, lo stappa, beve tutto in una sorsata e le dice: “ vabbè, facciamogli fare un altro giro, magari viene fuori meglio!”Lei sviene e lui, da buon saggio, anziano ebreo, ridacchia!

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Shoshana, una Jewish Grey Panther, ovvero una sessantenne Yedish Chick ancora zitella, è stesa ad abbronzarsi sulla sua sdraio lungo il bordo della piscina del Club Ben Akivà di New York quando vede un bel uomo avanzare verso di lei avvolto in un elegante accappatoio.Uno sconosciuto veramente interessante che lei non aveva mia visto prima e quindi inizia a mangiarselo con gli occhi...L’uomo si toglie l’accappatopio e mostra un fisico scultoreo ed anche in costume risulta un vero Apollo. Lei lo mangia con gli occhi e lui, casualmente si viene a sedere proprio a fianco a lei, che ne approfitta per attaccare discorso:“Salve, non vi ho mai visto qui nel Club...siete nuovo di queste parti?” “Beh, direi proprio di no, in effetti sono iscritto da oltre venti anni, ma...sinceramente, non sono mai venuto perchè per tutti questi anni ero in prigione!”“Ohi va voy, e perchè mai?” “Beh, se le devo dire la verità, ho ucciso mia moglie Rifka, l’ho fatta a pezzettini e l’ho data da mangiare al nostro cane...”“Oh!” - commenta lei - “interessante!...quindi non siete sposato.....!” Sullam n. 102

Tempura

A Hannukah è uso mangiare cibi cotti in prevalenza in olio ( diciamo pure fritti e strafitti) in onore del grande significato che l’olio ha nel racconto di questa festa.Il re Antiocus quando scelse di contaminarne quello che serviva ad accendere la Menorà del bet hamikdash sapeva di colpire un simbolo della devozione che il popolo ebraico ha nei confronti di D-o.Il candelabro infatti era composta di sette braccia sulle quali si trovava un contenitore per l’olio necessario all’accensione dei lumi.Il lume centrale, Ner Tamid, era costantemente ravvivato e non si spegneva mai, i sei lumi laterali, invece, erano accesi ogni giorno ed indirizzati verso quello centrale. I sei lumi della Menorà simboleggiavano la capacità dell’uomo di illuminare il mondo con il suo operato a patto che lui ponesse ogni sua azione al servizio di D-o, la cui eternità è simboleggiata appunto dal Ner Tamid.Quest’anno ho pensato fosse divertente preparare una ricetta che è si fritta piu’ che mai ma che non assomiglia a Levivot, Sufganiot e varie....
Ingredienti Tempura Giapponese :200 ml di acqua gassata ghiacciata 100 gr di farina 00
1 tuorlo Preparazione Tempura Giapponese :Prima di iniziare a preparare la tempura, disponete sul tavolo di lavoro tutti gli ingredienti.Vi consiglio di usare la ciotola di metallo, in modo che la temperatura dell’acqua rimanga il più possibile fredda.Sbattete per bene il tuorlo d’uovo con l’acqua. Poi inserite la farina. Mescolate velocemente con una forchetta in modo da non perdere le bollicine che si formeranno.Una volta amalgamato il composto, immergete le verdure. Friggete in abbondante olio fino a doratura.
Sullam n. 102

Netanyahu, Israele resta impegnata per soluzione a 2 Stati

(ASCA) - Roma, 5 dic - Israele resta impegnata nel trovare una ''soluzione negoziata'' con i palestinesi per il riconoscimento di due Stati e due popoli'' in grado di vivere ''in pace'' in Medio Oriente. Lo ha dichiarato il premier dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu, secondo quanto scrive Ynet, ricordando tuttavia che una stabilita' della regione sara' possibile solo grazie alla ''smilitarizzazione dei Territori e al riconoscimento da parte loro dell'esistenza dello Stato d'Israele''.


 

L’ONU manda le macchine blindate al confine siriano con Israele

Le Forze di pacificazione dell’ONU che proteggono la zona dimilitata al confine siriano con Israele, saranno fornite con i nuovi macchinari blindati, ha annunciato ai giornalisti il Vice-Segretario generale dell’ONU per le operazioni di pacificazione Herve Ladsous mercoledì a Parigi.Secondo le parole sue, “alcuni paesi hanno espresso preoccupazione” per i loro cittadini che portano avanti il loro servizio militare nelle Forze di Pacificazione. “Noi garantiamo la sicurezza, innanzitutto, fornendo i nuovi macchinari blindati”, - ha detto il vice-segretario. Ladsous ha detto anche che l’ONU “intende di mandare più consiglieri politici per analizzare la situazione sul posto”.http://italian.ruvr.ru/

 

Editorialista saudita: Israele non è il nemico

Abdulateef Al-Mulhim, un ammiraglio a riposo della Reale Marina Saudita, ha messo in discussione la tradizionale denigrazione di Israele nel mondo arabo.In un editoriale pubblicato sulla testata multimediale saudita in lingua inglese Arab News, Al-Mulhim fa riferimento alle violenze attualmente in corso nel mondo arabo – la guerra civile in Siria dopo quella in Libia, i disordini nello Yemen, la corruzione attorno al deposto presidente tunisino – e si chiede se non sarebbe meglio che i paesi arabi prendessero i soldi che spendono per combattere Israele e li investissero in istruzione, sanità, infrastrutture.“Qual è il costo reale di queste guerre, per il mondo arabo e la sua popolazione? – scrive Al-Mulhim – E poi, la domanda più difficile che nessun paese arabo vuole porsi: qual è stato il costo reale del non riconoscimento di Israele nel 1948?”.Al-Mulhim afferma che la condotta degli israeliani verso i palestinesi non è stata di certo peggiore della violenza che gli stati arabi hanno dispiegato contro i loro stessi popoli. “In passato – scrive – abbiamo parlato tanto di come mai alcuni soldati israeliani attacchino e maltrattino i palestinesi. E abbiamo visto aerei e carri israeliani attaccare vari paesi arabi. Ma sono mai paragonabili, quegli attacchi, alle atrocità che vengono commesse da alcuni stati arabi contro la loro stessa gente? I profughi palestinesi sono ormai in seconda fila rispetto ai milioni di profughi arabi costretti ad abbandonare i loro paesi sconvolti dalla guerra. L’Iraq patisce una continua fuga di cervelli verso l’occidente, il Sinai è in preda a disordini e la tragedia umana più triste del mondo si sta scrivendo nello Yemen. Mentre molti paesi arabi sono in questo modo allo sbando – continua l’editorialista saudita – cosa è accaduto intanto in Israele, il nemico giurato degli arabi? Israele oggi ha le più progredite strutture di ricerca, università d’eccellenza, infrastrutture avanzate. Molti arabi non sanno che l’aspettativa di vita dei palestinesi che vivono in Israele è di gran lunga migliore di quella di molti paesi arabi, e che essi godono di maggiore libertà politica e sociale di molti loro fratelli arabi. Persino i palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana in Cisgiordania godono di maggiori diritti politici e sociali che in vari luoghi del mondo arabo. Non è forse vero che uno dei giudici che ha mandato in carcere l’ex presidente d’Israele era un israelo-palestinese?”.Al-Mulhim conclude il suo editoriale dichiarando che è giunto il momento di abbandonare il disprezzo per Israele e iniziare piuttosto a far progredire il mondo arabo per il bene delle sue generazioni future.(Da: Israel HaYom, 27.11.12)  http://www.israele.net/


Israele, ex ministro Difesa Peretz aderisce al partito di Tzipi Livni

Gerusalemme, 6 dic. (LaPresse/AP) - L'ex ministro della Difesa israeliano ed ex segretario del Partito laburista, Amir Peretz, è entrato a far parte del nuovo partito di Tzipi Livni, Il movimento. Peretz ha dato l'annuncio durante una conferenza stampa. Il partito, fondanto in vista delle elezioni parlamentari del prossimo 22 gennaio, ha tra gli obiettivi principali quello di tentare in modo deciso di perseguire la pace con i palestinesi. Peretz aveva lasciato il Partito laburista dopo che non era riuscito a convincere la leader Shelly Yachimovich a dichiarare che non formerà una coalizione con il premier Benjamin Netanyahu, dato per favorito nei sondaggi. Peretz era ministro della Difesa durante la guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006.

giovedì 6 dicembre 2012

Basket, Maccabi sospende capitano per offesa nazista ad avversario

Gerusaleme (Israele), 4 dic. (LaPresse/AP) - Il Maccabi Tel Aviv, la squadra di basket più importante di Israele, ha sospeso il suo capitano perché ha dato del nazista ad un giocatore di un'altra squadra. Guy Pnini si era giustificato dicendo che si era scagliato contro l' avversario in quel mondo dopo che questi lo aveva a sua volta insultato e aggredito fisicamente durante una partita. In un vodeomessaggio pubblicato sul sito del Maccabi, un Pnina in lacrime ha ammesso che il suo gesto ha offeso i parenti del suo avversario, la maggior parte dei quali sono morti durante l'Olocausto. Il Maccabi ha annunciato che Pnina non sarà più il capitano della squadra per il resto della stagione, è stato inoltre sospeso a tempo indeterminato e multato di circa 26mila dollari. amr 041531 Dic 2012 (LaPresse News)

Se i garanti non garantiscono nulla 

Alcuni commenti dalla stampa israeliana 

l'articolo si può trovare a:  http://www.israele.net/articolo,3607.htm

Verso Silicon Wadi/ 1: storia di un successo tutto Israeliano

Grazie a Create Net, il Trentino sta orientandosi sempre più a «Silicon Wadi».Ma in cos'è? E in cosa consiste? Si tratta di un centro tecnologico collocato in Israele, su molti aspetti simile a quello californiano della Silicon Valley. Per capire l’importanza della Silicon Valley israeliana basta solamente ricordare che vi è una Start-up ogni 1844 cittadini e abbiamo un livello di investimenti pari al doppio rispetto agli Stati Uniti e 30 volte maggiore rispetto a quello medio europeo. Silicon Wadi oggi è capace di assicurare posti di lavoro per ben 120 mila persone, il 4% della forza lavoro nazionale, oltre che ad avere un giro di affari che è di circa 12,6 miliardi di dollari, ovvero il 6,5% del Pil  israeliano. L’industria israeliana, anche grazie all’alta percentuale di laureati, in questi anni si sta sempre più orientando verso l’internalizzazione pur mantenendo la sua natura di industria orientata al capitale di rischio. Scelta, a differenza di altri casi, sempre ben ripagata anche dalla creazione di numero laboratori di ricerca quali quelli della Microsoft e della Google. Vi sono ben due elementi fondamentali, oltre a tanti altri, che determinano il successo delle Start-up in Israele: il primo è sostanzialmente quello che vede questa porsi come un «Problem Solver», ovvero come una nazione orientata a risolvere i problemi con i mezzi a disposizione; il secondo è la multiculturalità di Israele dovuta dalla diversa provenienza dei sui abitanti.Ma anche la numerosa presenza di talenti ha permesso la circolazione e l’applicazione di idee.Come nasce il tutto?Il tutto inizia a crearsi durante gli anni sessanta, con la fondazione di tre aziende: ECI Telecom, Tadiran e Elron Electronic Industries.
La prima svolge la sua attività, ad oggi, soprattutto per quanto riguarda il campo delle ITC.
La seconda invece per quanto riguarda il mercato dei IP anche se in passato ha svolto importanti ricerche per quanto riguarda il settore delle batterie a litio e infine la terza svolge svariate attività che arrivano sino al comparto aerospaziale.La crescita di Silicon Wady è avvenuta molto lentamente sino ai primi anni novanta. L’alta tecnologia israeliana aveva, durante gli anni settanta e ottanta, concentrato le sue energie nei confronti della ricerca militare, nel 1967 il governo francese aveva imposto un embargo di armi nei loro confronti, e in quella degli hardware. Per quanto riguarda la ricerca in ambito militare, sviluppata al fine di essere almeno alla pari nei confronti delle nazioni ostili confinanti, diede anche dei ottimi risvolti anche dal punto di vista dell’industria civile.Basti pensare a Elscint, apparecchio fondamentale per la radiodiagnostica moderna o agli studi compiuti nel campo delle telecomunicazioni.Durante gli anni ottanta assistiamo comunque a una radicale trasformazione del mercato hitech israeliano. Basti pensare che in questi anni nascono i primi sistemi che si basano su software quali ad esempio Microsoft Windows e in Israele, a differenza di altre nazioni, si capì l’esigenza di dover rinnovare il proprio mercato. A riguardo è utile ricordare che l’industria informatica è di gran lunga meno conveniente rispetto a quella dei software. La prima si basa soprattutto sulla quantità di risorse materiali a disposizioni, la seconda invece si basa sul capitale umano. La scelta risulta vincente tanto che in pochi anni, esattamente tra il 1984 e il 1991, le esportazioni aumentarono da 5 milioni di dollari a 110 milioni.Si assistette alla nascita di nuove aziende quali: Amdocs (fondata nel 1982 come Informazioni Aurec), Cimatron (fondata nel 1982), Magic Software Enterprises (fondata nel 1983), Comverse (fondata nel 1983 come Future Efrat Technologies), Aladdin Knowledge Systems (fondata nel 1985), NICE Systems (fondata nel 1986), Mercury Interactive (fondata nel 1989) e Check Point Software Technologies (fondata nel 1993).Michele Soliani
http://www.ladigetto.it

Gas. L'Australia batte la Russia in Israele

Nella guerra del gas, Israele ha compiuto la sua scelta di campo: meglio l'occidentale Australia che la Russia neo-imperiale. Nella giornata di martedì, 4 dicembre, il colosso energetico australiano Woodstock si è aggiudicato il 30% delle azioni per lo sfruttamento del giacimento Leviathan, ubicato nel Mar Mediterraneo, in acque territoriali israeliane. Il colosso australiano, a cui spetta il compito di esportare il gas estratto dal Leviathan non solo in Australia, ma anche in Europa, ha battuto la concorrenza del colosso nazionale cinese CNOOC e del monopolista russo del gas, Gazprom.Per mantenere la propria egemonia in campo energetico in Europa, la Russia è stata da sempre interessata al controllo di un giacimento di oro blu di fondamentale importanza per gli assetti geopolitici della regione e dell'Unione Europea.Come riporta “Gazeta Wyborcza”, il Leviathan contiene 481 Miliardi di metri cubi di gas, tanto da coprire il fabbisogno di Israele per un decennio.La crescente domanda di gas da parte dell'Unione Europea ha spinto Israele, in partnership con Grecia e Cipro, a presentarsi a Bruxelles come una possibile fonte di approvvigionamento alternativa al quasi monopolio della Russia, le cui forniture coprono il 40% del fabbisogno totale UE.Con la vendita del 30% delle azioni del Leviathan al colosso australiano Woodstock, che gestirà il giacimento in partnership con la compagnia USA Noble Energy, e con le israeliane Delek Drilling, Avner Oil Exploration e Ratio Oil Exploration, Israele ha risolto solo una delle tre contese energetiche a cui è chiamato a fare fronte.Libano e Palestina ancora questioni irrisolteAncora aperto resta infatti il contenzioso con il Libano, che, similmente ad Israele, ha avviato un programma di trivellazione dei fondali delle acque territoriali libanesi per la ricerca giacimenti di gas naturale.La questione energetica ha riaperto la definizione dei confini tra le acque territoriali libanesi e quelle israeliane, su cui un accordo definivo non è ancora stato trovato.Come riportato dal “Washington Post”, Cipro, presidente di turno dell'Unione Europea, ha offerto la propria mediazione affinché le parti raggiungano un accordo pacificamente.Un altro punto caldo che Israele si trova ad affrontare è quello palestinese, poiché Tel Aviv è intenzionato a ricercare giacimenti di gas anche al largo della Striscia di Gaza.Come riportato da “Natural Gas Asia”, all'inizio di ottobre il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, grazie alla mediazione dell'Inviato Speciale ONU, Tony Blair, si era impegnato per il riconoscimento alla Palestina di royalties sui giacimenti al largo di Gaza.La recente escalation di violenze che ha contrassegnato i rapporti israelo-palestinesi ha bloccato l'operazione, che, ad oggi, resta congelata in attesa di una risoluzione ancor lontana dall'essere concordata.http://www.legnostorto.com/

Mo: insediamenti, Terzi convoca ambasciatore Israele              Ma’aleh Adumim

(ANSAmed) - BRUXELLES, 5 DIC - "L'ambasciatore israeliano è stato convocato oggi pomeriggio al ministero degli esteri" per la questione delle nuove costruzioni annunciate a Gerusalemme est e Cisgiordania. Lo ha riferito il ministro degli esteri Giulio Terzi a Bruxelles.Terzi si è riservato di comunicare ad incontro avvenuto il contenuto della comunicazione all'ambasciatore israeliano, anticipando però che essa "sarà in linea con la posizione espressa da Catherine Ashton". "La decisione di compiere passi verso gli ambasciatori israeliani nelle capitali europee è stata presa", ha riferito Terzi, dai ministri dei "Paesi che hanno votato no o si sono astenuti dall'Assemblea delle Nazioni Unite, ed è stata presa su impulso della Ashton". "C'é la preoccupazione - ha detto Terzi - che costruire 3.000 nuove abitazioni nella zona E-1 di Gerusalemme est costituisca una barriera insuperabile per la contiguità dello Stato palestinese" (vai all'articolo:Il principale ostacolo alla pace? una cinquantina di palazzi in periferia!)  http://ansamed.ansa.it/

Le due favole 

Immaginiamo che qualcuno ci racconti la seguente favola: C’è una cena di parentado, in occasione della quale tutti i partecipanti decidono di escludere dall’incontro un parente povero, ritenuto indesiderato in ragione della sua indigenza. Il poveretto chiede di essere ammesso al convivio, dicendosi anche disposto a cenare da solo in un angolino, in cucina, senza dare fastidio a nessuno. E immaginiamo che, alla fine della favola, ci si chieda: “tu lo faresti entrare?”. Bisognerebbe essere davvero cattivi per dire di no.Ma immaginiamo di ascoltare quest’altra favola.Un giorno lontano, a una cena di parentado furono invitati due cugini. Uno dei due (chiamiamolo “il bianco”) accettò l’invito, tutto contento, ma l’altro (chiamiamolo “il nero”) disse: “no, se viene quello io non ci vengo”. Dato, però, che il bianco fu comunque invitato e ci andò, il nero sfogò la sua rabbia cercando di uccidere, in tutti i modi possibili, il rivale, ingaggiando, a tal scopo, i peggiori assassini disponibili a farlo. Tentativi reiterati un’infinità di volte, per ben 65 anni di fila, durante i quali l’odio per il cugino risulta essere sempre cresciuto, fino a raggiungere livelli assolutamente parossistici. A un certo punto, il nero chiede di essere invitato anche lui a una nuova cena parentale. Il bianco, sommessamente, gli chiede: “scusa, cugino, ma allora hai superato il vecchio pregiudizio verso la mia presenza? Possiamo starci tutte e due? O, per caso, vieni per provare, ancora una volta, a farmi la pelle?”. E il nero risponde, digrignando i denti: “zitto tu, maledetto, e non ti permettere di rivolgermi mai la parola, per nessun motivo!”. Alla fine della favola, la stessa domanda di prima: “lo faresti entrare?”. Bisognerebbe essere davvero cattivi per dire di sì.Morale.Chi legge la vicenda del recente voto ONU come la prima favola (“c’è un popolo povero e reietto, che desidererebbe essere ammesso anche lui nella comunità delle nazioni, sia pure solo come semplice osservatore: lo facciamo entrare?”), e si dichiara amante della pace e del dialogo, fa bene a essere compiaciuto dell’esito.Chi interpreta invece l’accaduto piuttosto nel senso della seconda favola, e condivide l’idea che “il bianco” sia eliminato (o, almeno, riceva qualche buona bastonatura), fa bene, anch’egli, a essere soddisfatto.Ma chi non crede alla prima favola, e, ciò nonostante, saluta con soddisfazione la risoluzione ONU, ritenendola favorevole, in prospettiva, agli interessi di entrambi i cugini, non si rende pienamente conto, forse, di cosa sia realmente accaduto.Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/

 
 

Il principale ostacolo alla pace? una cinquantina di palazzi in periferia! 

Si discute molto in questi giorni della rivitalizzazione di un vecchio progetto di espansione edilizia ad est di Gerusalemme, in un'area nota come "E1". Trattasi di un vecchio piano esistente dai tempi di Yitzhak Rabin, icona dei pacifisti di tutto il mondo e premio Nobel per la pace, rilanciato in questi giorni dal premier israeliano, all'indomani della decisione scellerata del leader dell'OLP Abu Mazen di recarsi all'ONU per sbriciolare il Trattato di Pace firmato ad Oslo nel 1993. Questa scelta ha avuto molteplici effetti collaterali sgradevoli, come già discusso; uno dei quali appunto è l'accantonamento della disponibilità di pervenire alla soluzione del Problema mediante discussioni bilaterali. Il governo di Gerusalemme già acconsentì nel 2010 a sospendere l'attività edilizia nelle zone contese per dieci lunghi mesi, ma tutto ciò che ottenne dall'altra parte fu un rumoroso silenzio: Ramallah non si degnò mai di sedersi al famoso "tavolo delle trattative", pretendendo una estensione del blocco dell'attività edilizia a pochi giorni dalla moratoria di dieci mesi.Ora, nessuno davvero credeva che la pace sarebbe seguita ad una risoluzione dell'assemblea generale dell'ONU, ottenuta peraltro con il voto decisivo del blocco dei paesi "non allineati". E' commovente l'ingenuità - o la malafede - di alcuni capi di stato e di governo, che ingoiano il rospo di una demolizione degli Accordi di Oslo, e puntano il dito accusatore contro la decisione di costruire una cinquantina di abitazioni ad est di Gerusalemme. Come se questo fosse il reale motivo per cui la pace si allontana anziché avvicinarsi; sorvolando sull'ulteriore delegittimazione dell'ONU, che pretenderebbe con una risoluzione dell'assemblea generale di rovesciare una precedente risoluzione (la 242) del Consiglio di Sicurezza, che consentiva ad Israele di trattenere parte dei territori acquisti dopo la guerra difensiva del 1967.La zona E1 è strategica, dal punto di vista israeliano, perché connette la cittadina di Ma'Aleh Adumin - che nessuno si sogna di abbandonare al suo destino: tutti sono concordi nel ritenerla parte dello stato israeliano, anche mediante scambi di territori con l'Autorità Palestinese. Su questo concorda anche la sinistra israeliana, solitamente poco tenera con il governo - con i quartieri orientali della capitale. Si creerebbe in tal modo un tessuto connettivo, un cordone sanitario che difenderebbe Gerusalemme da eventuali futuri attacchi. L'argomentazione di parte palestinese è che la decisione di edificare nell'area E1 taglierebbe a metà il futuro stato palestinese. Ma ciò è del tutto fuori discussione: una volta saldata Ma'Aleh Adumin a Gerusalemme, l'area ad oriente sarebbe ampia una quindicina di chilometri: un "corridoio" che collega il nord al sud del West Bank, e che è di analoga ampiezza all'area che nel nord di Israele separa il confine palestinese dal Mediterraneo. Eppure nessuno ha mai denunciato che lo stato ebraico è diviso a metà per l'esiguità di questo corridoio di terra.La polemica scoppiata in questi giorni, che consente di mettere in secondo piano la persistente brutalità del regime siriano, responsabile della morte di 43 mila persone, le proteste scoppiate al Cairo dopo l'assunzione dei pieni poteri da parte del presidente Morsi, e la corsa sempre più frenetica all'Atomica iraniana; appare sterile e pretestuosa. Spesso, risulta alimentata proprio da chi, con il proprio voto alle Nazioni Unite, ha avallato la decisione di cancellare la road map del processo di pace delineata dagli Accordi di Oslo, che il presidente dell'OLP ha cestinato pochi giorni fa.http://ilborghesino.blogspot.it/

Peres a Benedetto XVI: "Santità, parliamoci su Twitter"

 Il primo messaggio non poteva che essere con un cinguettio: “Sua Santità, benvenuto su Twitter. Le nostre relazioni con il Vaticano sono nel loro momento migliore e possono essere la base per custruire un futuro di pace per tutto il mondo”. Il presidente israeliano Shimon Peres, assiduo frequentatore dei social network e autore di alcuni post memorabili che hanno fatto il giro della rete, ha commentato con queste parole l'ingresso di papa Benedetto XVI nella community di Twitter. Una novità seguita con grande attenzione dall'opinione pubblica internazionale e che può rappresentare, parola di Peres, un ulteriore stimolo nel dialogo tra i popoli. Il concetto è stato ribadito nel corso della cerimonia di accoglimento delle lettere credenziali del nuovo nunzio apostolico a Gerusalemme, monsignor Giuseppe Lazzarotto: "E' stato una piacevole sorpresa vedere il papa su Twitter soprattutto oggi che i rapporti tra Israele e Santa Sede sono al punto più alto di sempre. Colgo l'occasione - ha sottolineato - per ribadire il nostro impegno a fianco della comunità cristiana che vive in questo paese e dei suoi luoghi di culto. Un patrimonio irrinunciabile di tutti". Nel rivolgere a Peres i saluti del pontefice monsignor Lazzarotto ha affermato: "La nostra forza deve essere l'unità dei cuori e un intenso lavoro comune per la pace e la reciproca comprensione. Spero di poter dare il mio contributo".http://www.moked.it/

La Diocesi di Milano ha, quest’anno, deciso di scrivere la tradizionale lettera di auguri natalizi in varie lingue, tra cui l’arabo, per inviarla anche alle famiglie musulmane. Un gesto che si propone come distensivo, ma, mi chiedo, quale sarebbe la mia reazione se arrivasse, a me, in quanto ebreo, una simile lettera. Probabilmente, avrei la stessa reazione di quando il prete suona il campanello di casa mia per la benedizione annuale dei locali, oppure quando mi citofonano i Testimoni di Genova: penso a modi con cui le varie Chiese cercano di propagandare il proprio messaggio. E non mi scordo una simile reazione, quest’estate, da parte della comunità islamica milanese di fronte al tentativo delle Diocesi di “invadere” uno spazio di dibattito interno alla loro comunità, inviando un delegato a fare un discorso per l’occasione. La Chiesa milanese ha una lunga esperienza diplomatica e il Cardinale Scola già a Venezia ha strutturato un dialogo interreligioso seguendo la linea, “tutti uniti, ma dentro il messaggio cristiano”. Sapendo, però, che il processo alle intenzioni contrasta con l’etica ebraica, diamo per scontata la buona fede della Diocesi. Forse, ha dimenticato che il diavolo si annida nei dettagli.Davide Assael,ricercatore http://www.moked.it/


Quest'oggi si chiudono le liste elettorali in Israele in vista del rinnovo della Knesset il 22 gennaio. Lasciamo da parte per un momento lo spettacolo scoraggiante dell'effetto branco nelle votazioni automatiche all'ONU (su mozioni che nessuno può dire onestamente di aver letto nei dettagli), e lasciamo da parte anche le reazioni pavloviane e giovanili del governo Netanyahu (allora io con voi non gioco più). Le decisioni politiche che Israele dovrà prendere nei prossimi anni sono d'importanza critica per la sopravvivenza fisica e per l'identità ebraica e democratica dello stato. Nonostante questo, Israele non riesce a darsi una configurazione parlamentare matura, e vive un non risolto conflitto fra rappresentatività e governabilità con una crescente frammentazione delle liste. La mancanza di una ben consolidata proposta alternativa al di fuori dell'attuale maggioranza riflette una rinuncia alla presa di responsabilità e rammenta sia l'autodistruttiva politica dell'Aventino, sia la parabola degli Oriazi e dei Curiazi. La formazione politica congiunta di Netanyahu e Liberman – condivisibile o meno sul piano delle idee – sul piano del metodo rappresenta un gesto di lungimiranza che sarebbe opportuno imitare.Sergio Della Pergola, univ Gerusalemme, http://www.moked.it

Voci a confronto

Medio Oriente ancora preponderante sulle pagine dei quotidiani italiani. Tra i temi più toccati il colloquio svoltosi ieri alla Farnesina tra il segretario generale Michele Valensise e l’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon. A margine dell’incontro, seguito in teleconferenza da Bruxelles, il ministro Giulio Terzi di Sant’Agata ha rilasciato un’intervista alla Stampa confermando il fortissimo legame d’amicizia tra i due paesi ma allo stesso tempo esprimento i malumori del governo italiano in merito alla costruzione di nuove abitazioni in Cisgiordania. Interessante anche l’analisi di Libero sul blocco formato da Pdl, Lega e Radicali “contro la svolta a sinistra” del governo Monti sul fronte della politica estera.E mentre la situazione in Egitto si fa sempre più tesa (Giordano Stabile sulla Stampa), inviati di Assad sarebbero stati avvistati tra Cuba, Ecuador e Venezuela per trattare l’asilo dittatore siriano in Sud America (ne parla il Corriere, riprendendo uno scoop di Haaretz).Di grande impatto infine la storia di Hassen Chalgoumi, imam di Drancy, che “predica” il dialogo, il rispetto delle donne e il ripudio della violenza incontrando la Comunità ebraiche nelle sinagoghe di Francia. Ce la racconta Famiglia Cristiana. http://moked.it/blog

L'ambasciatore Naor Gilon, convocato alla Farnesina:
“I rapporti diplomatici tra Italia e Israele restano eccellenti”


“Siamo delusi per il sostegno dato dall'Italia all'iniziativa palestinese all'Onu ma i rapporti tra i nostri due paesi erano e restano eccellenti”. Ad affermarlo Naor Gilon, ambasciatore d'Israele a Roma, a margine del colloquio con il segretario generale della Farnesina Michele Valensise e, in teleconferenza da Bruxelles, con il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata. Motivo della convocazione, come noto, la costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme est e in Cisgiordania dopo il voto di riconoscimento dell'Autorità nazionale palestinese alle Nazioni Unite. Un'iniziativa che non è stata gradita da alcuni governi occidentali che hanno richiamato nelle proprie sedi, per un confronto, i rappresentanti diplomatici dello Stato ebraico. Ai giornalisti l'ambasciatore Gilon ha riferito di uno scambio di opinioni "come si fa tra amici”.Il nesso indissolubile di vicinanza che lega Italia e Israele è stato ribadito, tra gli altri, dallo stesso ministro Terzi di Sant'Agata in una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano torinese La Stampa. Parole di amicizia (anche nel suo caso si parla di "rapporti eccellenti") ma anche un richiamo alla moderazione “in entrambe le parti”. A Israele così come fatto precedentemente dal presidente Monti con Abu Mazen è stato chiesto, dice il ministro, “di evitare quella che si definisce una 'intifada diplomatica', di non adire insomma alla Corte penale internazionale”. Quali le garanzie ottenute, chiede la giornalista? “L'ambasciatore – spiega Terzi – ha ovviamente preso atto di questa nostra preoccupazione, che riferirà al suo governo, e non ha fornito elementi conclusivi. Le diplomazie stanno lavorando per portare avanti il processo di pace, un elemento questo che mi pare ben compreso da entrambe le parti”. Svariati gli argomenti toccati nell'intervista: dalle motivazioni che hanno spinto il governo Monti ad appoggiare l'istanza palestinese all'Onu (“Il sì dell'Italia è stato un sì all'Anp che assumeva iniziative legali, in sede multilaterali, invece di ricorrere alle armi come fa Hamas”) all'attesa per i risultati del voto in Israele del prossimo gennaio (“Occorrono mutamenti nella politica interna israeliana come in quella palestinese”). Si chiude con una riflessione su altri punti caldi del Medio Oriente, in particolare la Siria. Terzi esclude un intervento occidentale anche in virtù del progressivo avanzamento delle forze di opposizione verso Damasco e annuncia nuovi stanziamenti in soccorso alle popolazioni colpite. “Le principali vittime del conflitto sono i bambini, ora anche per il freddo. Una situazione intollerabile – commenta – alla quale destineremo ulteriori fondi”.Adam Smulevich  http://www.moked.it/


L’estate del 1938 e il mondo in frantumi 

Quell’estate del 1938 è stata anche l’ultimo periodo passato insieme a divertirsi, senza preoccupazioni e con il solo pensiero di quanto la vita abituale poneva loro davanti: la scuola, le amicizie, le prime simpatie amorose. Proprio per questo se la ricordano così bene. Da quel momento in poi, cambierà tutto: il mondo che conoscevano e su cui avevano costruito i loro progetti di futuro si frantumò, d’improvviso”. È un brano del bel libro Ci sarebbe bastato di Silvia Cuttin (Epika Edizioni, pp. 335), che sarà presentato a Torino il 6 dicembre alle ore 18, presso il Centro Sociale della Comunità Ebraica.Questo volume racconta l'intreccio e la vita di tre cugini (Martino, Ladislao detto Laci e Andreas detto Andi) e delle loro famiglie, i Lager e i Goldstein, nella Fiume liberale e cosmopolita di oltre un secolo fa. Silvia Cuttin, il cui nonno da parte materna è un Lager, è andata sulle tracce della storia dei tre giovani e delle assurde traversie a cui sono stati costretti dopo l'abominio delle leggi razziali del 1938, facendo i conti ogni giorno con la persecuzione, la cattiveria della società e il forzato esilio, fisico o morale.Ne è venuto fuori un saggio con l’andamento narrativo di un romanzo, scritto in prima persona, il cui pregio maggiore è la partecipazione del lettore a tutte le fasi della ricerca e allo sviluppo delle vicende, con la diaspora delle due famiglie, che si dividono tra Italia, Palestina, Svizzera e Stati Uniti d’America.Un libro che è anche una lancinante riflessione sul destino individuale. Il destino imposto a tre ragazzi che avevano l'unico torto di essere di origine ebraica. Martino finirà ad Auschwitz, da cui miracolosamente tornerà. Laci si rifugerà in Svizzera. Andi, trasferitosi in America, si arruolerà nella 10tg Mountain Division e parteciperà alla campagna per la liberazione d’Italia, morendo a Sassomolare, sull’Appennino, colpito da una granata, mentre soccorreva dei commilitoni.L’ultima pagina del libro ritorna con commozione all’agosto del 1938, a Medea (Medveja), una località marina vicino a Fiume. L’ultima estate di giochi, di sogni e di serenità dei tre cugini, la cui vita di lì a poco sarebbe per sempre cambiata.Mario Avagliano moked.it