sabato 16 febbraio 2013
Uno dei più alti ufficiali dell' esercito nazista
fra i Giusti delle Nazioni? Secondo il movimento ultraortodosso Chabad
che fa capo al Rabbi di Lubavitch, vale a dire una delle correnti
hassidiche più numerose ed influenti al mondo, l' ammiraglio Wilhelm
Canaris, il capo del controspionaggio militare del Terzo Reich,
impiccato su ordine di Hitler per il suo coinvolgimento nel fallito
attentato al Fuhrer, merita di essere annoverato tra i gentili che, con
sprezzo del pericolo e senza alcun interesse materiale, si distinsero
nel salvare gli ebrei dallo sterminio. Secondo la ricerca condotta
dallo storico israeliano Danny Orbach, Canaris fu decisivo nel salvare
la vita di Yosef Yitzhak Schneerson, sesto "admor" della dinastia dei
lubavitcher e suocero dell' ultimo capo spirituale del momento
ultaortodosso, Menachem Mendel Schneerson, detto anche il Messia di
Brooklyn, morto qualche anno fa in America senza che il suo ambitissimo
ruolo sia stato più ricoperto da altri. Ora, sostengono gli Chabad, se
Canaris nel 1940 non si fosse assunto il rischio di far fuggire Yosef
Yitzhak Schneerson, e lo avesse invece abbandonato al suo destino di
morte, l' intero movimento non sarebbe potuto sopravvivere. Per la
verità, questo aspetto della biografia di Canaris non è nuovo. Il
movimento Chabad da anni insiste nel chiedere che l' ammiraglio tedesco
riceva il giusto riconoscimento per esseri adoperato a favore degli
ebrei. Ma finora lo Yad Vashem, l' istituzione che si occupa di
approfondire e conservare la memoria dell' Olocausto, ha rifiutato di
concedere il titolo di Giusto delle Nazioni ad un esponente dell'
apparato militare nazista, così alto nel grado e rilevante nelle
funzioni da non poter essere esente dalla "colpa collettiva". Adesso,
però, nuovi elementi sono emersi dalla ricerca condotta da Orbach. Si
tratta di testimonianze di altri sopravvissuti che non soltanto
confermano il ruolo insostituibile svolto dal capo del controspionaggio
tedesco nel mettere in salvo Scheenerson, ma attesterebbero anche che
si adoperò per salvare altre centinaia di ebrei. Si sa che il capo dei
Lubavicher venne letteralmente scovato dagli agenti di Canaris nel suo
nascondiglio a Varsavia. Rassicurato sulle intenzioni dei militari che
lo cercavano venne portato a Berlino, da qui a Riga e infine negli
Stati Uniti, da dove a quanto pare era partita la richiesta a Canaris
di salvare il religioso. L' ammiraglio decise di accogliere la
sollecitazione del Dipartimento di Stato anche nella speranza di
indurre gli Stati Uniti a mediare tra la Germania e la Gran Bretagna
per mettere fine alla guerra. Ma, sostiene Orbach, Canaris si spese
anche a favore dei civili polacchi e di altri ebrei che vennero fatti
passare per spie, forniti di falsi documenti e caricati su treni
diretti in Spagna e in Portogallo. Perché Canaris fece tutto questo?
Perché, scrive Orbach nel libro Operazione Valkiria, tratto dalla sua
ricerca, era un patriota tedesco spinto da sentimenti religiosi e
morali. E, avendo saputo dai suoi canali privilegiati di quello che i
nazisti stavano facendo agli ebrei, sentì un moto di rivolta che non si
fermò alla sfera interiore. In realtà, pur avendo raggiunto i livelli
più alti dell' apparato militare tedesco, Wilhelm Canaris non fu mai
nazista, non si iscrisse neanche al partito. La sua ascesa nel
controspionaggio cominciò già durante la prima guerra mondiale, grazie
al fatto che conosceva molte lingue straniere. E' vero che all' inizio
dell' era nazista sostenne Hitler ma poi ne prese le distanze,
indignato. D' altro canto, il suo coraggio nell' opporsi a Hitler è
attestato dalla sua fine. Coinvolto nella tentativo di uccidere il
Fuhrer messo in atto da Van Stauffenberg, in quanto elemento della
congiura l' ammiraglio fu arrestato, rinchiuso nel campo di
concentramento di Flossemburg, torturato e impiccato*, due settimane
prima della fine della guerra.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ALBERTO STABILE GERUSALEMME http://ricerca.repubblica.it/
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La storia questa sconosciuta
venerdì 15 febbraio 2013
Incantevole Israele con le sue città e i paesaggi mozzafiato
Alcuni nostri fortunati lettori ricorderanno con nostalgia il viaggio
fatto, alcuni anni fa, in Israele, con il Giornale. Una visita
contrassegnata dal fascino e dall'incanto di una terra che, da sempre,
oltre a rappresentare una meta di pellegrinaggio per i credenti, regala
cartoline di paesaggi incantevoli, itinerari per gli amanti della
storia, iniziative culturali, svago. Un bagaglio di storia e tradizione
premiato dai turisti di ogni latitudine e longitudine.
Il 2012, per
Israele, è stato un anno da record: 3,5 milioni di visitatori (dei quali
quasi 610mila di italiani) sono stati attratti dalle bellezze del
Paese, portando un indotto di circa 36 milioni di Nis, la valuta locale
(1 euro equivale a poco meno di 5 Nis). Quale è stata la carta vincente
di un Paese unico per Dna? Certamente, la versatilità delle sue città. A
cominciare da Gerusalemme che per tanti motivi gioca un ruolo
fondamentale dal punto di vista turistico. Città Santa per Ebraismo e
Cristianesimo, di grande importanza religiosa anche per l'Islam, basta
girare per le sue vie per respirare il coacervo di tutte queste
professioni di fede, un fatto unico unito al profumo di antico, di
sacro, e di storico che trasuda dalle sue pietre. Una città pulsante di
energia, animata da una gioventù che ama ritrovarsi nei locali di
Nahalat Shiva o della galleria Mamila. Profumi e sapori che si possono
cogliere anche nel mercato, a esempio, di Mahane Yehuda, dove, grazie ad
iniziative come «Assaggi al mercato!» potrete gustare cibo fresco e
verdure gustose che rendono omaggio a una terra piena di risorse.Non
potrete rinunciare al pane arabo o al tradizionale baigele a forma di
anello con semi di sesamo: sono da assaporare unitamente alla
pasticceria tradizionale, ai bourekas o alla varietà di formaggi; senza
trascurare i sottaceti artigianali e le spezie locali.Il Museo
d'Israele è una delle numerose attrattive turistiche di Gerusalemme che,
posto di fronte al Museo della Terra della Bibbia, è raggiungibile
grazie al tram leggero che accompagna le persone nei punti più
importanti della città, come il Museo della Carta Bruciata situato nella
Città Vecchia.Israele non è solo Gerusalemme e il suo carico di
storia. C'è Tel Aviv, a esempio, che quest'anno propone, tra le tante
iniziative culturali, la splendida mostra multimediale «Van Gogh Alive»
che fino al 3 marzo porta il visitatore a tuffarsi, in maniera
particolare, nelle opere del grande maestro. Ricchezza culturale sì ma
anche uno suggestivo ambiente naturale dominato dalla bellezza della sue
spiagge, affollatissime d'estate, ma frequentate anche d'inverno. Non a
caso, il sito della prestigiosa guida Lonely Planet le ha premiate con
il settimo posto assoluto tra le spiagge più belle e luminose del mondo.
E, sempre in tema di riconoscimenti, Lonely Planet ha collocato il
deserto di Negev al secondo posto nella graduatoriadelle regioni più
interessanti al mondo (dopo la Corsica).Modernità ma anche attività
sportiva. Tel Aviv ospiterà, il prossimo 15 marzo, ben 35mila podisti
che si sfideranno nella suggestiva maratona (ma sono sette le distanze a
disposizione degli atleti) che si svilupperà all'interno della città. E
se avete gambe buone non potrete perdere la marcia dei Monti Gilboa.
che si terrà il 15 e 16 marzo sul monte nella Valle di Izreel (Nord di
Israele).http://www.ilgiornale.it
Alcuni nostri fortunati lettori ricorderanno con nostalgia il viaggio
fatto, alcuni anni fa, in Israele, con il Giornale. Una visita
contrassegnata dal fascino e dall'incanto di una terra che, da sempre,
oltre a rappresentare una meta di pellegrinaggio per i credenti, regala
cartoline di paesaggi incantevoli, itinerari per gli amanti della
storia, iniziative culturali, svago. Un bagaglio di storia e tradizione
premiato dai turisti di ogni latitudine e longitudine.
Il 2012, per Israele, è stato un anno da record: 3,5 milioni di visitatori (dei quali quasi 610mila di italiani) sono stati attratti dalle bellezze del Paese, portando un indotto di circa 36 milioni di Nis, la valuta locale (1 euro equivale a poco meno di 5 Nis). Quale è stata la carta vincente di un Paese unico per Dna? Certamente, la versatilità delle sue città. A cominciare da Gerusalemme che per tanti motivi gioca un ruolo fondamentale dal punto di vista turistico. Città Santa per Ebraismo e Cristianesimo, di grande importanza religiosa anche per l'Islam, basta girare per le sue vie per respirare il coacervo di tutte queste professioni di fede, un fatto unico unito al profumo di antico, di sacro, e di storico che trasuda dalle sue pietre. Una città pulsante di energia, animata da una gioventù che ama ritrovarsi nei locali di Nahalat Shiva o della galleria Mamila. Profumi e sapori che si possono cogliere anche nel mercato, a esempio, di Mahane Yehuda, dove, grazie ad iniziative come «Assaggi al mercato!» potrete gustare cibo fresco e verdure gustose che rendono omaggio a una terra piena di risorse.Non potrete rinunciare al pane arabo o al tradizionale baigele a forma di anello con semi di sesamo: sono da assaporare unitamente alla pasticceria tradizionale, ai bourekas o alla varietà di formaggi; senza trascurare i sottaceti artigianali e le spezie locali.Il Museo d'Israele è una delle numerose attrattive turistiche di Gerusalemme che, posto di fronte al Museo della Terra della Bibbia, è raggiungibile grazie al tram leggero che accompagna le persone nei punti più importanti della città, come il Museo della Carta Bruciata situato nella Città Vecchia.Israele non è solo Gerusalemme e il suo carico di storia. C'è Tel Aviv, a esempio, che quest'anno propone, tra le tante iniziative culturali, la splendida mostra multimediale «Van Gogh Alive» che fino al 3 marzo porta il visitatore a tuffarsi, in maniera particolare, nelle opere del grande maestro. Ricchezza culturale sì ma anche uno suggestivo ambiente naturale dominato dalla bellezza della sue spiagge, affollatissime d'estate, ma frequentate anche d'inverno. Non a caso, il sito della prestigiosa guida Lonely Planet le ha premiate con il settimo posto assoluto tra le spiagge più belle e luminose del mondo. E, sempre in tema di riconoscimenti, Lonely Planet ha collocato il deserto di Negev al secondo posto nella graduatoriadelle regioni più interessanti al mondo (dopo la Corsica).Modernità ma anche attività sportiva. Tel Aviv ospiterà, il prossimo 15 marzo, ben 35mila podisti che si sfideranno nella suggestiva maratona (ma sono sette le distanze a disposizione degli atleti) che si svilupperà all'interno della città. E se avete gambe buone non potrete perdere la marcia dei Monti Gilboa. che si terrà il 15 e 16 marzo sul monte nella Valle di Izreel (Nord di Israele).http://www.ilgiornale.it
Il 2012, per Israele, è stato un anno da record: 3,5 milioni di visitatori (dei quali quasi 610mila di italiani) sono stati attratti dalle bellezze del Paese, portando un indotto di circa 36 milioni di Nis, la valuta locale (1 euro equivale a poco meno di 5 Nis). Quale è stata la carta vincente di un Paese unico per Dna? Certamente, la versatilità delle sue città. A cominciare da Gerusalemme che per tanti motivi gioca un ruolo fondamentale dal punto di vista turistico. Città Santa per Ebraismo e Cristianesimo, di grande importanza religiosa anche per l'Islam, basta girare per le sue vie per respirare il coacervo di tutte queste professioni di fede, un fatto unico unito al profumo di antico, di sacro, e di storico che trasuda dalle sue pietre. Una città pulsante di energia, animata da una gioventù che ama ritrovarsi nei locali di Nahalat Shiva o della galleria Mamila. Profumi e sapori che si possono cogliere anche nel mercato, a esempio, di Mahane Yehuda, dove, grazie ad iniziative come «Assaggi al mercato!» potrete gustare cibo fresco e verdure gustose che rendono omaggio a una terra piena di risorse.Non potrete rinunciare al pane arabo o al tradizionale baigele a forma di anello con semi di sesamo: sono da assaporare unitamente alla pasticceria tradizionale, ai bourekas o alla varietà di formaggi; senza trascurare i sottaceti artigianali e le spezie locali.Il Museo d'Israele è una delle numerose attrattive turistiche di Gerusalemme che, posto di fronte al Museo della Terra della Bibbia, è raggiungibile grazie al tram leggero che accompagna le persone nei punti più importanti della città, come il Museo della Carta Bruciata situato nella Città Vecchia.Israele non è solo Gerusalemme e il suo carico di storia. C'è Tel Aviv, a esempio, che quest'anno propone, tra le tante iniziative culturali, la splendida mostra multimediale «Van Gogh Alive» che fino al 3 marzo porta il visitatore a tuffarsi, in maniera particolare, nelle opere del grande maestro. Ricchezza culturale sì ma anche uno suggestivo ambiente naturale dominato dalla bellezza della sue spiagge, affollatissime d'estate, ma frequentate anche d'inverno. Non a caso, il sito della prestigiosa guida Lonely Planet le ha premiate con il settimo posto assoluto tra le spiagge più belle e luminose del mondo. E, sempre in tema di riconoscimenti, Lonely Planet ha collocato il deserto di Negev al secondo posto nella graduatoriadelle regioni più interessanti al mondo (dopo la Corsica).Modernità ma anche attività sportiva. Tel Aviv ospiterà, il prossimo 15 marzo, ben 35mila podisti che si sfideranno nella suggestiva maratona (ma sono sette le distanze a disposizione degli atleti) che si svilupperà all'interno della città. E se avete gambe buone non potrete perdere la marcia dei Monti Gilboa. che si terrà il 15 e 16 marzo sul monte nella Valle di Izreel (Nord di Israele).http://www.ilgiornale.it
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Noa: “Io canto Napoli perché somiglia a Israele”
È Noa di scena domenica h21 al Parco della Musica. La
cantante, nata in Israele da genitori yemeniti, vissuta fino a 17 anni
negli Usa e poi trasferitasi a Tel Aviv, torna a esibirsi in Italia con
Noapolis-Noa Sings Napoli, omaggio alla tradizione napoletana, tra i
suoi riferimenti artistici. «Israele e Napoli – afferma – tante persone
in una piccola area, popoli migranti che trovi ovunque nel mondo,
salpati per mare sui bastimenti per scampare alle guerre, ai saccheggi,
ma col pensiero comunque sempre rivolto alla propria casa».
Un'attitudine che avvicina due culture apparentemente piuttosto lontane.«Zion o Napoli – continua Noa – c'è sempre questa voglia 'e turnà!
C'è poi il fortissimo senso dell'ironia che è diretta conseguenza della
sofferenza. Prendi una canzone come Tammurriata Nera, dramma umano di
una donna intrappolata: tutti ridono del bambino nero ma lei vive una
tragedia. Esattamente come una storia yemenita che mi raccontava mia
madre». Con Noa sul palco Gil Dor & Solis String Quartet.http://www.metronews.it/
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eventi
ISRAELE POTENZIA LE LINEE ELETTRICE PER GAZA
Comunicato del portavoce di COGAT http://embassies.gov.il/rome/
Le linee
elettriche sotterranee "Gerizim" che forniscono elettricità da Israele
alla regione settentrionale di Gaza sono state rinnovate e potenziate la
settimana scorsa.Queste linee
forniscono 12,5 MW di elettricità, che costituiscono il 10% del totale
di elettricità fornita da Israele a Gaza ogni giorno. Israele fornisce
la maggior parte dell’elettricità utilizzata dai residenti della
Striscia di Gaza.Il recente
intervento ha incrementato in maniera significativa la capacità delle
line elettriche, offrendo pertanto una più stabile fonte di elettricità
ai residenti del nord di Gaza. La regione settentrionale di Gaza ospita
due grandi centri abitati, Beit Hanoun e Beit Lahia, dove vivono circa
70.000 residenti.Le linee
elettriche “Gerizim” sono state sostituite o riparate in alcune sezioni,
per fronteggiare alcune instabilità riscontrate ultimamente. Il lavoro è
stato realizzato da una squadra di 15 ingegneri elettrici della Israeli
Electric Corporation, in coordinamento con il personale dell’IDF, per
la tutela della loro incolumità.Il governo ha
mantenuto e persino esteso la propria politica di assistenza e aiuto
alla popolazione civile palestinese residente a Gaza.
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MARATONA INTERNAZIONALE DI GERUSALEMME 2013
VIDEO: http://embassies.gov.il/rome/NewsAndEvents/Pages/maratona_gerusalemme_2013.aspx
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eventi
Riguardo
il cambiamento nutre sentimenti contrastanti. “Da giornalista, ti leggono. Ma
in qualità di onorevole tutto ciò che devi dire è che sei adirata su una
questione, e i giornalisti lo scriveranno. E hai la possibilità di scrivere una
legge, farne parlare, acquisire consenso e farla varare. “Per molti versi,
Fiamma è come l’ex parlamentare olandese Ayaan Hirsi Ali, non solo perché
entrambe hanno utilizzato la loro posizione politica per discutere l’Islam con
vigore e proteggerne le vittime, ma anche perché entrambe alla fine vanno
dappertutto con la scorta armata e anche perché Fiamma, come Ayaan prima di
lei, è un eroina europea di primo piano che ha stabilito che la migliore scelta
è lasciare l’Europa. Camminando
per le strade italiane, i passanti la salutano appellandola “onorevole”. “Tra
qualche giorno, mi confidava la parlamentare Italiana Fiamma Nirenstein nel
corso di una lunga, vivace e franca conversazione telefonica da Roma, “non sarò
più onorevole”. La Nirenstein, deputata di spicco del Parlamento Italiano ha
deciso di non ricandidarsi. Non solo, ha scelto di andare in Israele. E’ ebrea,
fa l’aliyah. E lascia anche la politica per ritornare al giornalismo.Fiamma
si è fatta avanti per gli ebrei, per gli omosessuali e i cristiani in medio
oriente, per mettere Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste.
Tutto ciò esula dall’essere semplicemente un giornalista. Ma il giornalismo
comunque la chiama. “Un giornalista resta sempre un giornalista, e devi tornare
a farlo”.Ricorda
la volta in cui ha incontrato una senatrice per strada che le ha presentato la
figlia, dicendole “Lei è Fiamma, ci ha fatto l’onore di difendere Israele in
Parlamento”. Effettivamente ha impiegato proficuamente il suo tempo in
politica. La incontrai la prima volta nel 2007 durante una conferenza a Roma
organizzata da lei sulle donne nel mondo islamico. Ci siamo rivisti due anni
dopo, nella stessa città, per un’altra conferenza sulle donne. Più di recente,
ha messo insieme un piccolo esercito di donne arabe per far saltare la
copertura, una volta e per tutte, delle presunte aspirazioni di libertà della
così detta Primavera Araba. Inoltre, per tre anni, ha diretto la commissione
sull’antisemitismo in Italia, la cui relazione esplosiva è qui esposta.Ha
sicuramente avuto dei dubbi. “Dovevo compiere una decisione: restare o andare?
Se fossi potuta restare oltre, l’avrei fatto.” Ma ad un certo punto, ha voluto
compiere l’aliyah. Che è un’altra questione: quando siedi in Parlamento, non
vuoi dare adito ad accuse di doppia lealtà” – di avere a cuore maggiormente gli
interessi di Israele rispetto a quelli italiani. Per lei non c’è nessun
conflitto di interessi. Rimane devotamente legata all’Italia, che rappresenta
la sua cultura, le sue radici. Ma capisce, a differenza di alcuni italiani, che
venendo meno alla difesa di Israele, l’Italia è finita: “Finita, morta.
Distrutta. Così vedo anche l’Europa.”Ammette
però: “non ho sentito molto il sostegno della comunità italiana in tutte queste
attività. Intendo dell’élite ebraica” si affretta ad aggiungere. Perchè quando
ha annunciato di voler fare l’aliyah, “un’infinità di persone mi hanno scritto
chiedendomi di restare. Ma l'élite non ha proferito parola. Francamente, penso
che preferiscano che l’ebrea lasci la scena proprio come allora chi deteneva le
fila della politica olandese è stato sollevato dall’uscita di scena di Ayaan.
L’assenza di Fiamma, molto semplicemente, semplificherà le cose. Di sicuro non
è stata una passeggiata per lei, gli attacchi personali sono aumentati. “Ricevo
quotidianamente minacce.” Gli ebrei europei, sottolinea, devono capire che
“vivono in un continente antisemita. Sta ritornando.” Tutto ciò la spinge a
trasferirsi in Israele. Non per scappare – ma per combattere. Sì, “voglio
essere psicologicamente e fisicamente protetta” da Israele. Ma vuole anche ad!
operarsi nell’altro senso: “Voglio anch’io proteggere Israele. Voglio essere lì
a difenderlo.” Ride per l’apparente assurdità, ossia che una “sessantenne”
voglia difendere una paese. Ma d’altro canto sottolinea: “Ho ancora forze.
Voglio contribuire. Israele è minacciato dall’Iran e da tutti i mussulmani
estremi nel Medio Oriente. Ci sono molte ragioni per essere in Israele ora
rispetto a qualche anno fa’. Israele è indubbiamente più direttamente e
imminentemente minacciato rispetto all’Italia.E
invece, per un portentoso e istruttivo paradosso, la vita è migliore per un
ebreo in Israele che in Italia. “E’ un posto dove c’è una bellissima sensazione
di comunità, patriottismo, felicità, e la vita vissuta in questa sicurezza è
così bella. Vado ovviamente incontro ad una miriade di problemi trasferendomi.”
Ma la “ricompensa”, dice, fa in modo che ne valga la pena. Il problema è che in
Italia “mi sento sola. Ed è la cosa peggiore che possa accadere alla vita di
una persona. Lì invece [in Israele], non sei mai sola. C'è un qualcosa che non
esiste più in Europa, ne' in nessun altro posto – c'è un popolo che si batte
per sopravvivere. Cerca di resistere. E ha una democrazia, un' economia, una
scienza, una cultura incredibilmente vivaci.”Allo
stesso tempo “Tutto ciò è molto misterioso. Il senso della vita, la democrazia,
la modernità, la guerra. E' qualcosa su cui ho sempre riflettuto. L'aspetto
principale è l'identità. Nessuno sa bene, al giorno d'oggi, chi è. Cos'è l'Europa
oggi? Giorno per giorno si vedono scontri tra Germania e Francia, Italia e
Germania – il disperato tentativo di creare un senso di comunità. Ma non
funziona. In Israele alla domanda chi sei, hai la risposta. Sei qualcuno che
cerca di sopravvivere portandosi sulle spalle l'enorme responsabilità di
salvare una cultura millenaria che ha fondato tutti i propri valori di
modernità, dai Dieci Comandamenti fino all'invenzione della democrazia. E tutto
ciò è caricato sulle spalle di uno staterello, che se non ce la facesse a
sopravvivere, tutto andrebbe perso.” Questa è la morale della favola. Fino a
poco tempo fa', “non c'erano alberi, non c'erano coltivazioni, non c'erano
edifici in cui si inventa l'alta tecnologia, non ! c'erano start-up. E ora c'è
tutto questo.” Sì, è vero, gli israeliani lottano duramente tra loro. “Ma allo
stesso tempo sono così vicini l'un l'altro, così aperti al prossimo,” che
l'intera società diventa “un esercizio di democrazia.” L'attuale panorama
politico, sicuramente, sembra esserne l'antitesi – ma, sostiene, non in verità.
I partiti contrapposti e i candidati “hanno molto in comune. Sono vivi,
moderni, gente arguta che pensa. Io vorrei vederli nello stesso governo. Vorrei
vedere cosa sono capaci di fare insieme questi pazzi, così diversi ma allo
stesso tempo così vicini l'un l'altro.”Ricordo
la mia prima visita a Roma, quando cenavo con Fiamma ed un gruppo di suoi
sostenitori ebrei, uno dei quali mi spiegava che lei era la fiamma della loro
comunità. Cosa ne sarà di loro? Dovrebbero, chiedo, andare anche loro per
direttissima in Israele? “Capisco quanto sia importante che la comunità ebraica
resti in Europa,” dice. “Per vincere questa tremenda competizione con la
storia. Ne convengo. Ciò su cui dissento è che loro non capiscano che la loro
principale salvezza sia rappresentata da Israele. Senza Israele, saranno
distrutti dalla storia.” Gli ebrei italiani, aggiunge, “sono meravigliosi,” ma
devono imparare ad “essere di nuovo forti. Non siete soltanto la comunità degli
ebrei italiani. Siete la comunità più antica in Europa. Fatevi avanti e dite
chi siete.”A
dire la verità, ci sono cose degli ebrei italiani che la fanno proprio
arrabbiare. In questo momento, per esempio, i mezzi di comunicazione ebraici
stanno attaccando violentemente un giovane politico, una fantastica donna, che
osa appartenere al Popolo delle Libertà di centro destra, la quale, nonostante
il suo strenuo sostegno a Israele viene da loro tacciata di non “rappresentare
i veri valori ebraici”. (Ahimè, è ordinaria amministrazione di questi tempi per
le comunità ebraiche in Europa, che vivono nel delirio che solo svendendo
Israele saranno lasciati stare.) Fiamma è lapalissiana sulla sua ira
sull'argomento. Troppi ebrei europei, ammette, sono pronti a denigrare Israele
nell'illusione che ciò possa salvarli. E lei riconosce quest'illusione per
quello che è. Se cade Israele, la prossima sarà l'Europa. Poi l'America del
Nord.“La
mia idea di andare in Israele, quindi, non è così originale,” dice. “In fin dei
conti devi fare ciò che ritieni. Io sono sionista. Devi essere quello che sei.”
Parecchie volte il Consiglio d'Europa ha rifiutato di fornirle copia di certe
relazioni delicate per nessun altra ragione, sospetta, se non che è ebrea.
“Molte cose simili mi infastidiscono. Non ho più voglia di continuare così. Mi
infastidiscono profondamente.” Ammette che non si è mai “sentita integrata
nella comunità ebraica italiana”: l'ha trovata così carica di ignoranza anche
sui paesi arabi – i loro omicidi di tutti dai cristiani alle “bambine che vanno
a scuola.” Per lei, ciò che differenzia Israele è l'essere un paese sincero.
Quando deve far guerra, fa la guerra – e tale la definisce.” Non vuole vivere
in un tipo di paese alla Obama, dominato dall'idea del politicamente corretto e
dal principio “voglio essere brava, voglio persino superare le altrui
aspettative.”!
Quindi andrà in Israele. E scriverà. “In primis continuerò a scrivere. E
il mio sogno è riuscire ad impiegare la mia esperienza e le mie forze, fin
quando le avrò, perché inizio ad invecchiare – a servizio del paese che amo.” E
per traslato, a servizio di noi tutti nel Occidente Libero. Come le avevo già
augurato all'inizio della nostra conversazione: “Buona fortuna” e mazel
tov.
Di Bruce Bawer, 13
febbraio 2013 – apparso sulla copertina del Daily Mailer
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Tel Aviv, coppia gay nel cartoon del Comune. L’attacco degli ultrareligiosi: è un abominio
La scena
dura pochissimi secondi in un video di quasi due minuti. Ci sono un lui e
un altro lui che scendono da un pullmino. Si guardano. Si tengono per
mano. Poi camminano. È soltanto una delle tante situazioni della vita a
Tel Aviv – la città gay-friendly per eccellenza – in un filmato che
vuole presentare il nuovo sistema di mappatura della città.Due uomini –
anzi, due cartoni animati – omosessuali come immagine della città più
grande d’Israele? Apriti cielo. Quelli di Shas, il partito
ultrareligioso, hanno tirato su un putiferio. E chiesto di rimuovere
quella scena che – parole loro – «è abominevole».Il più
polemico di tutti – come racconta il sito Ynet – è stato Benny Babayof.
L’esponente della formazione haredi ha inviato una piccata lettera a Ron
Huldai, sindaco di Tel Aviv, in cui contesta la coppia omosex nel
filmato che da giorni gira sui siti e sui social network. «Sono rimasto
allibito quando ho visto nel video i personaggi “Dan e Danny” mentre si
tengono per mano, si abbracciano e si accarezzano», scrive Babayof. «La
coppia maschile con quell’orientamento sessuale è inadeguata e non
dovrebbe essere rappresentativa della città di Tel Aviv-Jaffa. Il Comune
deve promuovere i valori della famiglia scritti nella Torah e non
messaggi abominevoli. Per questo vi chiedo di rimuovere il video
immediatamente».«Lo so che
sono in minoranza, c’è molta gente in città che è contrario alle mie
opinioni», ha ammesso Babayof a Ynet. «Ma sono le stesse persone che
vogliono trasformare Tel Aviv in una città per gay. Cosa priva di
fondamento». «La nostra città è e sarà sempre la casa per la comunità
omosessuale, nonostante gli sforzi delle forze oscure rappresentate da
Babayof», gli ha replicato Yaniv Weizman, consigliere del sindaco per le
questioni Lgbt. Che ha poi concluso: «Assicuro a ogni ragazzo, a ogni
ragazza, a ogni abitante di questa città che le dichiarazioni di questi
consiglieri non rappresentano lo spirito di Tel Aviv»La questione
dei gay e del rispetto dei loro diritti a Tel Aviv è materia molto
sensibile. Soltanto tre anni e mezzo fa, un estremista di destra fece
irruzione nella sede di Agudah – l’associazione israeliana per i diritti
Lgbt – sparando all’impazzata uccidendo tre giovani e ferendone altri
dieci.http://falafelcafe.wordpress.com/
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Metti, una sera, a cena con Obama...
La visita di Obama in Israele e’ prevista per il 20 marzo ma i preparativi sono gia’ cominciati e proseguono febbrilmente. Oltre al cerimoniale ed al protocollo da seguire durante gli incontri ufficiali e i temi da affrontare, e’ tradizione visitare durante il soggiorno siti di valore simbolico quali la tomba di Herzl ed il Memoriale della Shoah, Yad Vashem. In aggiunta a queste tappe tradizionali e consolidate il Ministero degli Esteri propone agli americani una lista di siti piu’ o meno famosi dalla quale scegliere una o due localita’ da visitare per conoscere altre sfaccettature del caledoscopio israeliano. Nella lista pubblicata dal quotidiano Yedioth haAhronot, a fianco di localita’ conosciute quali il Muro del Pianto, il museo di Gerusalemme, la fortezza di Mezada spiccano dei veri e propri outsider come la cittadina di Sderot, una batteria antimissile Iron Dome ed il Kibbuz Sasa, situato ad un paio di chilometri dalla frontiera libanese. Sasa e’ proprietario della fabbrica Plasan, specializzata nella produzione di sistemi di sopravvivenza per autocarri e mezzi logistici. La tecnologia di Plasan e’ stata impiantata su migliaia di mezzi sia dell’esercito israeliano che di quello americano ed ha contributo ha salvare le vite di centinaia di soldati statunitensi di servizio sia in Iraq che in Afganistan. I haverim di Sasa, dopo una prima reazione di sorpresa mista a orgoglio, ritengono poco probabile che Obama si scomodi cosi tanto. Chi invece ha cominciato a farci piu’ di un pensierino e’ Cesare, il mitico chef italiano del Kibbuz, che ha gia’ abbozzato un probabile menu’. Un altro haver ha commentato cosi la notizia: “Obama vieni a prendere un caffe’ da noi, avrai cosi l’occasione di toccare con mano cosa e’ capace di produrre il socialismo se bene organizzato”. http://www.mosaico-cem.it/
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giovedì 14 febbraio 2013
VISTO DA ISRAELE/ A Benedetto XVI il rispetto dei "fratelli maggiori" e l'amore del "piccolo gregge"
"Otto anni di amicizia". Le primissime reazioni della stampa israeliana all’annuncio di Benedetto XVI insistono sui tanti passi avanti del Pontefice nelle relazioni con il mondo ebraico. Anche in Israele, le parole con cui il Papa ha comunicato la scelta di lasciare il ministero petrino sono diventate in pochi minuti la notizia d’apertura delle versioni online delle testate più lette. Ynetnews, Haaretz, il Jerusalem Post, titolano citando Yona Metzger, rabbino capo dello stato ebraico, la sua lode alle iniziative del Santo Padre per il dialogo tra Cristianesimo, Ebraismo e Islam e la constatazione di come le relazioni tra Israele e Vaticano non fossero mai state migliori.La citazione delle voci ebraiche continua con le parole di apprezzamento e gli auguri del rabbino capo britannico, Jonathan Sacks e la dichiarazione di Ronald S. Lauder, presidente del World Jewish Congress: "Il papato di Benedetto XVI ha elevato le relazioni tra cattolici ed ebrei a un livello mai raggiunto prima. Non solo ha mantenuto ciò che era stato raggiunto dal suo predecessore e dato a queste relazioni una solida base teologica ma, cosa più importante, ha riempito tutto questo di significato e di vita". "La sua decisione – aggiunge Lauder – merita il nostro più grande rispetto".Haaretz approfondisce ripercorrendo la storia delle relazioni diplomatiche ufficiali tra Israele e la Santa Sede, iniziate in tempi relativamente recenti - nel 1993 - con Giovanni Paolo II e ricordando le questioni più delicate – legate soprattutto al periodo della Shoah - che per molto tempo hanno ferito il rapporto tra ebrei e cattolici. È un elogio al "papa del dialogo", che Israele ricorda soprattutto per la sua preghiera al Muro del Pianto e per la visita e il discorso al memoriale dello Yad Vashem, il museo che fa memoria dell’Olocausto, a Gerusalemme. Un Pontefice che ha fatto tanto per rinsaldare il legame incrinato con i "fratelli maggiori" ebrei, ma che non ha esitato a prendere ferme posizioni sui temi del conflitto senza fine tra Israele e Palestina, come non manca di ricordare ancora Haaretz. Serena Picariello http://www.ilsussidiario.net
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Zeruya
Shalev alla rassegna "Libri Come" per presentare il suo nuovo
romanzo Quel che resta della vita, Feltrinelli editore
Auditorium
Parco della Musica di RomaTeatro
Studio16 marzo
2013, ore 21.00
Sinossi
Tutto parte da un'anziana in un letto
d'ospedale di Gerusalemme. Hemda Horowitz giace inerte nel suo letto,
circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale. Ripercorre i
ricordi della propria vita: il severo padre pioniere, la sua infanzia vissuta
in kibbutz e un difficile matrimonio con un marito sopravvissuto alla Shoah.
Ma è il rapporto dell'anziana madre con i due figli il vero cuore del romanzo
e si delinea fin dalle prime pagine: se con la figlia Dina ha un legame
faticoso e conflittuale, per il figlio Avner prova una sorta di adorazione.
Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, un uomo
pesante e angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato dalla propria
inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre opposta a quella
che ha avuto. È sposata con un fotografo schivo e di poche parole e ha messo
da parte la propria vita professionale per trasmettere tutto quell'amore
materno, che a sua volta non ha ricevuto, alla figlia adolescente Nizan. Ma
quando vede quest'ultima allontanarsi, Dina entra in crisi e viene
progressivamente posseduta da un imperioso desiderio di adottare un bambino
abbandonato, desiderio che incontra la netta opposizione della famiglia e la
costringe in un vicolo cieco che minaccia di distruggere tutto ciò che in
realtà desidera salvare, la sua famiglia. Zeruya Shalev esplora la vecchiaia
e le complesse dinamiche del rapporto tra genitori e figli.Ufficio culturale – Ambasciata di Israele
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