sabato 30 marzo 2013

Chiaravalle: finale di stagione con l’umorismo Yiddish di “Oh dio mio!”

Si chiude martedì 2 aprile con Oh Dio mio! con Viviana Toniolo e Vittorio Viviani e la regia di Nicola Pistoia, la stagione  del Teatro Comunale Valle realizzata da Comune e AMAT con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Marche.Oh Dio Mio! è una pièce esilarante nel più puro stile dell’umorismo yiddish. Ella, psicanalista affermata e madre single di un ragazzo autistico, riceve la misteriosa telefonata di un anonimo paziente che le chiede aiuto. Prima di incontrarlo, però, Ella vuole conoscerne l’identità. L’uomo le confida solo la prima lettera del proprio nome: D. Solo quando i due si incontrano, gli svelerà il motivo del suo riserbo: lui è Dio in persona, ma profondamente confuso e depresso. La psicologa, che non intende compatirlo, lo incalza invece a dar ragione del suo operato, dalla creazione alla nascita dell’uomo e della donna, i cui rapporti sono senza dubbio fra i meccanismi più complicati e insolvibili dell’universo.In questa farsa tragicomica, arguta, ironica e dal ritmo incalzante, la comicità si mescola alle grande riflessioni sul senso della vita in una sequenza di situazioni agrodolci e irresistibili.Acclamata drammaturga e srittrice israeliana, Anat Gov, scomparsa a 58 anni lo scorso dicembre, è stata a lungo impegnata in campo sociale battendosi per la pacifica relazione con i paesi vicini e per la parità dei diritti agli arabi d’Israele.In scena con Viviana Toniolo e Vittorio Viviani, l’attore Roberto Albin. I costumi dello spettacolo sono di Isabella Rizza, le scene Alessandra Ricci e il disegno luci di Luigi Ascione. Oh Dio Mio! è prodotto da Attori & Tecnici - Teatro Vittoria di Roma. Enrico Luttmann e Pino Tierno hanno tradotto il testo dall’israeliano e curato l’adattamento.Info: www.amat.marche.it.http://www.viverejesi.it/iT

Minacce islamiste alle Femen: "Vi taglieremo il seno"

Piratato il sito del movimento femminista anche con insulti antisemiti 
29 mar. (TMNews) - Il messaggio è scritto a caratteri neri su fondo rosso sangue, sulla homepage del sito di Femen. La pagina internet del gruppo femminista è stata piratata nella tarda serata di ieri e vi si legge una litania di insulti, seguiti da minacce: "Sporche maiale, venite in Tunisia! Vi taglieremo il seno e lo daremo da mangiare ai nostri cani!". Seguono insulti antisemiti rivolti alle "sudicie prostitute di Israele".Ancora oggi pomeriggio, l'organizzazione non è riuscita a riprendere possesso del suo sito che risulta per il momento inaccessibile. A questi attacchi informatici il movimento femminista risponde che nulla impedirà alle donne di continuare a lottare: "I nostri seni sono più forti delle vostre pietre!": Le donne di Femen sottolineano che si tratta del "secondo cyber-attacco della settimana", come riporta Francetv info. Nella notte tra mercoledì e giovedì dei pirati informatici del movimento islamico hanno preso il controllo di una delle pagine Facebook delle militanti femministe in Tunisia, dopo la diffusione sul social-network delle foto di due giovani tunisine a seno nudo. "Probabilmente è stata la nostra campagna 'Free Amina' a dare fastidio, oltre al nostro appello a una 'Jihad a seno nudo il 4 aprile".

Pasqua ebraica, appello Aidaa: non mangiate agnelli

Roma - E' iniziato ieri sera per gli ebrei il periodo della festa del Pesach, la ricorrenza della Pasqua Ebraica che durerà otto giorni (in Israele sette) e che quest'anno di fatto coincide con il periodo della Pasqua Cristiana. Anche nella religione ebraica vige cosi come in quella cristiano-cattolica l'usanza di uccidere e mangiare un agnello durante la festività di Pasqua.
Indipendentemente da quelle che possono essere le motivazioni che hanno nel tempo portato a questa usanza, l'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente Aidaa lancia un appello alla comunità ebraica ad astenersi quest'anno e nei prossimi anno dal mangiare l'agnello salvando cosi la vita a migliaia di animali. Stesso appello che viene lanciato alla comunità Cattolica in occasione della Pasqua che questa settimana cade domenica prossima e al mondo musulmano quando la fine del Ramadan viene festeggiato con lo sgozzamento di un animale (spesso anche qui capre e agnelli o montoni). A tutti Aidaa ricorda che anche gli animali "sono parte integrante del creato, e che si tratta di animali senzienti che soffrono tantissimo e che si rendono conto con orrore di dover morire. Basta uccidere inutilmente la vita".http://genova.ogginotizie.it/

Delegazione Israele in Turchia per risarcimento flotilla

(AGI) - Ankara, 29 mar. - Una delegazione israeliana sara' la prossima settimana in Turchia per discutere con il governo di Ankara l'entita' dei risarcimenti ai familiari delle nove vittime dell'assalto alla flotilla turca in viaggio verso Gaza a maggio del 2010. Lo ha annunciato il vicepremier turco Bulent Arinc in tv. Il ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu e il ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni hanno concordato che il tema dovra' essere affrontato "al piu' presto", dopo le scuse del premier israeliano Benjamin Netanyahu alla Turchia, arrivate dopo tre anni di forti tensioni nelle relazioni tra i due Paesi .

Israele: popolarita' Obama dopo visita, solo per 16% e' pro-Palestina

(ASCA-AFP) - Gerusalemme, 29 mar - La recente visita del presidente americano Barack Obama in Israele e quei 45 minuti di discorso davanti a oltre duemila persone nel ''Convention Center'' di Gerusalemme gli sono valsi popolarita' tra i cittadini dello Stato ebraico.Secondo un sondaggio effettuato dal quotidiano Jerusalem Post, da quel giorno solo il 16% degli israeliani crede che il leader della Casa Bianca sia ''filo-palestinese'', a fronte di un 36% che prima del 20 marzo lo vedeva piu' vicino ai Territori.In particolare, e' salita lievemente la quota di israeliani che considera le posizioni di Obama a favore di Tel Aviv, dal 26 al 27%. Ma ha subito una vera e propria impennata il numero di coloro che lo ritengono ''neutrale'': dal 26% registrato prima della sua visita, si e' passati al 39%.

Israele primo per popolazione ebraica

(ANSA) - TEL AVIV, 28 MAR - Per la prima volta, la popolazione ebraica di Israele e' la maggiore del mondo e sorpassa quella residente negli Stati Uniti. Lo rivela alla stampa il demografo israeliano di origini italiane Sergio Della Pergola che stima in oltre 8 milioni i cittadini israeliani: un aumento rilevato proprio nel periodo di Pesach, la Pasqua ebraica. Di questi, 6 milioni sono i cittadini ebrei contro 1.600 mila arabi, 350mila cristiani non arabi e altri.

Sara, la più potente e antipatica d'Israele

Non piace, Sara. Per i suoi nemici (che in Israele pare siano parecchi) la signora Netanyahu è invadente, scontrosa, troppo ambiziosa e pure poco raffinata. Di recente la first lady è apparsa alla Knesset con un vestito trasparente e fasciante che non ha suscitato grande ammirazione, e non solo per l'opportunità dell'occasione. Però Sara Netanyahu, poco amata dai più e ben poco glamour, è appena stata nominata da Forbes Israel la donna più potente del paese: lei che non è una politica, non è una manager, non è una imprenditrice, non è a capo di una banca, non è una spia del Mossad e neppure una modella come la connazionale superstar Bar Refaeli. Lei che è stata criticata per avere consumato chili e chili di gelato col consorte a spese dei contribuenti, lei che è pure stata accusata dalla badante nepalese del padre di maltrattamenti, con grande indignazione generale.Non è che il marito sia un cabarettista, è che lei proprio non trova una sintonia coi concittadini: tanto che un paio di anni fa la coppia si è rassegnata a una «operazione simpatia» con copertine, interviste e fotografie che mostravano i coniugi Netanyahu sorridenti e alla mano. Niente da fare. Eppure secondo Forbes Sara è la numero uno, nella classifica del potere al femminile: e anzi, proprio tutta questa influenza sulla vita politica, pur non avendo lei alcun ruolo ufficiale, potrebbe spiegare l'antipatia nei suoi confronti. Magari anche un po' di invidia.Sicuramente può spiegare i malumori nati dopo le voci sulla sua influenza diretta sulle nomine effettuate dal marito, sia in ambito governativo, sia di alti funzionari pubblici. È noto che i negoziati per il nuovo governo siano rimasti fermi a lungo anche a causa dell'ostruzionismo di Sara verso Naftali Bennett, una volta vicino a Netanyahu e ora leader del movimento nazionalista Focolare ebraico. «È coinvolta ad ogni livello»: questo è il mantra, riferito da Forbes. Per la rivista «non decide se agire contro l'Iran o se tagliare i tassi di interesse oppure ristrutturare il mercato immobiliare» ma avrebbe una influenza evidente «sulle nomine fatte dal primo ministro». Influenza non scontata, ma ottenuta secondo i nemici con le armi dell'intrigo, e soprattutto molto superiore al suo ruolo. Altro che antipatia, anche se alla fine, per dire, Natftali Bennett l'ha spuntata. http://www.ilgiornale.it

Israele riapre i check-point con Gaza

Le autorità israeliane giovedì hanno riaperto i check point che si trovano al confine con la striscia di Gaza e che erano stati chiusi quasi una settimana fa.Lo scorso venerdì il premier israeliano Benjamin Neta,yahu e il ministro della difesa Moshe Yaalon avevano dato ordine di chiudere il confine con la striscia di Gaza all'ingresso delle merci.Si trattava di una risposta al lancio dei due missili da parte di Gaza sui territori israeliani durante la visita del presidente americano Obama.http://italian.ruvr.ru/

 

Voci a confronto
Pene che variano dai 4 anni e 10 mesi ai 4 anni e un mese di reclusione. È la richiesta avanzata dal pm Luca Tescaroli nei confronti dei quattro imputati del processo Stormfront. Nella sua requisitoria, come riporta Marco Pasqua sul Messaggero, il pm ha evidenziato che gli imputati “rappresentano lo zoccolo duro di un temibile gruppo criminale, il cui retroterra culturale si è posto alla base dei tragici eventi che hanno recentemente segnato l’Europa”. Tra le nuove denunce, scrive Repubblica, anche quella dell’ex socio della Casaleggio Associati Enrico Sassoon da poco uscito dalla compagine societaria “a causa di una asserita campagna diffamatoria veicolata attraverso la rete”. Diritti civili, la mappa di un’America divisa. È la fotografia di Alessandra Farkas che, sul Corriere, riporta le divisioni interne al sistema statunitense in merito alle nozze omosessuali e ad altre tematiche civili di stringente attualità portate al centro dell’attenzione dalle parole di Obama. “Giudici verso il sì alle nozze gay – osserva la giornalista – ma alcuni Stati limitano l’interruzione di gravidanza”. Misure Uefa contro il razzismo negli stadi: Il Corriere dello sport registra le diverse reazioni e sensibilità delle principali federazioni europee. Sull’Espresso si parla del polverone mediatico suscitato dal calciatore portoghese Cristiano Ronaldo. Da israeliani e palestinesi un fuoco incrociato di accuse sul web per via di alcuni “passi falsi” della scorsa settimana. Israele è la prima comunità ebraica nel mondo. I risultati dello studio di Sergio Della Pergola sono oggi riportati dal Secolo XIX. Sul Corriere, dorso romano, un inserto racconta l’imminente Pasqua cattolica con un focus sul Pesach, sulle sue simbologie, sul suo significato. Nuovo terribile attentato in Siria. A Damasco ancora università nel mirino: 15 i morti, almeno 20 i feriti. Governo e opposizione, sottolinea la Stampa, si rimpallano le responsabilità per l’accaduto.(29 marzo 2013) http://moked.it/blog/


Tel Aviv - Salerno, andata e ritorno

Nel mese di aprile 21 teenager israeliani di Tel Aviv faranno visita ai loro coetanei del liceo artistico Sabatini Menna di Salerno grazie a un programma speciale dell'associazione Intercultura. Ragazzi e insegnanti frequenteranno la scuola e potranno conoscere la realtà e la cultura campana ospiti dalle famiglie degli studenti e in alcune famiglie di volontari. Gli studenti del Menna saranno a loro volta ospitati in Israele il prossimo ottobre.  http://moked.it/blog/

La libertà in una tazzina
A volte le buone notizie, sempre gradite, hanno una rilevanza particolare, e non solo perché si tratta di un successo per tutti. È di poche ora fa la notizia che la scommessa di Palazzo Madama – storico palazzo torinese, sede del Museo Civico di Arte Antica – di utilizzare il crowdfunding per acquistare un pezzo di storia è stata vinta. Il crowdfunding, quel processo collaborativo di finanziamento dal basso per cui un gruppo anche molto numeroso di persone decide di sostenere un progetto con il proprio denaro, non è uno strumento nuovo: in questi anni la stessa strategia è stata usata anche dalla National Gallery di Londra, e dal Louvre, che hanno acquistato, con l’aiuto dei cittadini, opere d’arte anche molto importanti per le loro collezioni. In questo caso si tratta di un servizio in porcellana di Meissen del 1730 circa (importante anche per la storia dell’industria europea, si tratta la prima porcellana prodotta in Occidente e non più in Cina) appartenuto a Roberto Taparelli d’Azeglio, che nel 1848, dopo la concessione dello Statuto Albertino, fu il grande promotore di una legge che concedesse pari diritti civili e in seguito anche politici agli “acattolici”.Non solo un’opera d’arte di valore, dunque: l’acquisto del servizio appartenuto alla famiglia d’Azeglio rappresenta per tutti, non solo a Torino, la valorizzazione della memoria, non solo quella del patrimonio storico-artistico, ma anche e forse soprattutto quella di una famiglia che tanto ha dato in termini di impegno civile e morale per l’Italia. Tutti i D’Azeglio ebbero un grande peso nello sviluppo politico e culturale dell’epoca ma in particolare Roberto si impegnò “per la fratellanza e per la giustizia”, sono queste le parole che usa nel giugno del 1848 quando, senatore del regno, chiede pari diritti per tutti nel suo discorso a Palazzo Madama, durante quello che nel verbale del Senato del Regno è intitolato “Relazione discussione e adozione del progetto di legge concernente i diritti civili e politici degli acattolici”. Il suo impegno per ottenere l’emancipazione degli ebrei e dei valdesi era tale che scrisse due intensi articoli: “Ama il prossimo tuo come te stesso” su La Concordia, il 3 gennaio del 1848, e in seguito “Emancipazione israelitica” su Il Risorgimento il 22 febbraio dello stesso anno.E Carlo Alberto, con le ben note Regie Patenti, pose fine a una secolare discriminazione e riconobbe a tutti i sudditi del regno la libertà di culto: il 17 febbraio 1848 i valdesi residenti nel Regno di Sardegna ottengono di “godere di tutti i diritti civili e politici al pari dei sudditi cattolici, frequentare le scuole dentro e fuori delle università e conseguire i gradi accademici”.E le cronache dell’epoca raccontano che “pochi giorni dopo, quando una folla plaudente si riunisce davanti alla casa del pastore Bert per salutare l’emancipazione dei valdesi, per solidarietà e in attesa di un provvedimento analogo, gli israeliti illuminano le loro case”. Numerose petizioni chiedono poi l’estensione agli ebrei dei diritti civili e politici, che arrivano pochi mesi dopo: il 29 marzo 1848, agli ebrei del Regno Sardo (dal 1824 erano stati nuovamente risospinti entro il perimetro del ghetto torinese) vengono riconosciuti i diritti civili, ma non ancora i diritti politici: lo sarebbero stati nel giugno seguente, grazie all’entrata in vigore della legge Sineo. E, per essere concreti, il 11 aprile 1848, “gli israeliti di Torino, anziché manifestare la loro gioia con conviti e luminarie, dopo aver ringraziato Dio con celebrazioni religiose, offrono ai poveri di Torino: 10.000 razioni di pane, 500 lire per le famiglie povere dei soldati al fronte, 400 lire al Ricovero di Mendicità, 400 lire all’Ospedale Cottolengo, 400 lire per gli israeliti poveri, 150 lire all’ospedale dei valdesi.”Così, dopo una lunga storia di vicinanza e solidarietà, saputo che il servizio Taparelli D’Azeglio di cui si erano perse le tracce all’inizio del Novecento era stato dopo lunga ricerca individuato e che era possibile acquistarlo, ma solo contando sul sostegno di coloro che potevano comprenderne il valore artistico, simbolico e storico, la collaborazione è continuata. Una grande mobilitazione, per promuovere il crowdfunding soprattutto sui social network, ma anche attraverso il passaparola, ha saputo raggiungere tante, tantissime persone, e – ovviamente in particolare a Torino – ha coinvolto anche tanti membri delle comunità ebraiche e valdesi, che insieme si sono spese per riportare a casa un pezzo di storia.Che in questo caso prende la forma di un bellissimo servizio da tè, da caffè e da cioccolata.Ada Treves (29 marzo 2013)


Senza farina 

Ogni anno qualche giorno prima di Pesach nella mia famiglia arriva il pomeriggio dei biscotti. Lavandini rigorosamente chiusi (e divieto assoluto di toccarli), tavoli accuratamente ripuliti e asciugati, neanche una goccia d’acqua in giro. Si ripassano le dosi della ricetta di famiglia trasmessa di generazione in generazione. Pronti, via: impastare, riempire una teglia di mucchietti di forma più o meno tonda (i miei sono i più tristemente irregolari), infornare, sfornare, pronta subito un’altra teglia; ogni biscotto nasce in pochissimi minuti; una fretta che fa parte del gioco e delle tradizioni famigliari ma in effetti non sarebbe necessaria visto che i biscotti sono fatti solo con l’olio e non hanno mai visto una goccia d’acqua, di vino o di succo nemmeno da lontano; chissà se la fretta è uno scrupolo oppure deriva da un tempo in cui il vino e il succo si mettevano davvero. Ormai da qualche anno, però, anche la mancanza di acqua è diventata uno scrupolo superfluo perché i biscotti non sono più fatti con la farina (non più disponibile) ma con la matzà pesta. La ricetta famigliare ha subito qualche aggiustamento nelle dosi e dopo qualche esperimento sono nati dei biscotti dal gusto non troppo diverso da quelli fatti con la vera farina. Che ne sarà però delle nostre tradizioni di attenzione? Continueremo a osservarle in ricordo dei tempi in cui si usava la farina? Oppure con il passare degli anni smetteremo a poco a poco di osservarle ma continueremo a ricordare di quando le osservavamo? Finirà come con la salatura casalinga della carne, che fino a non troppi anni fa era un’abitudine regolare e oggi appare come un’usanza antica? Quante regole che noi abbiamo imparato con la pratica in famiglia saranno conosciute dai bambini ebrei del futuro solo attraverso i libri? Le autorità rabbiniche che prendono decisioni a tremila chilometri di distanza sono consapevoli del fatto che a volte per avvicinare le persone alla cultura ebraica le inducono a cancellare o dimenticare tradizioni ebraiche tramandate per secoli? Anna Segre, insegnante,http://moked.it/