sabato 11 maggio 2013


IL DIALETTO EBRAICO VENEZIANO Una parola veneziana al giorno, toglie il medico di torno.... 

GRÌBOLE: Nome di un cibo. Si tratta di “pezzetti di pelle d’oca fritti in padella nel loro grasso”.Fu importato nelle regioni nord-orientali, fin dal XIV secolo, dai “tedeschi” profughi dall’Europa centrale, in seguito alle persecuzioni subite.Jìddish gribene “ciccioli” (Fortis, 1979: 233)da la cucina del Ghetto

Dibattito utile e legittimo, in una società democratica
Dall’ultimo rapporto dell’organizzazione B'Tselem sull'operazione anti-Hamas a Gaza “Colonna di nube difensiva”, pubblicato mercoledì, si può constatare il grosso cambiamento intervenuto nel dibattito giuridico intorno alle operazioni delle Forze di Difesa israeliane nei conflitti armati. Il risultato sorprendente è che le posizioni di B'Tselem e delle Forze di Difesa israeliane sono in effetti più vicine che mai, benché probabilmente nessuna delle due parti sia disposta ad ammetterlo pubblicamente.È evidente che per la prima volta il rapporto di B'Tselem ha tenuto conto sia delle critiche mosse in passato ai suoi rapporti e a quelli di altri gruppi per i diritti umani, sia dell’evolvere della posizione delle Forze di Difesa.Cosa c'è di nuovo nel rapporto?A differenza di Human Rights Watch, B'Tselem prima di produrre il proprio rapporto ha aspettato che, il mese scorso, le Forze di Difesa israeliane pubblicassero il loro, e ha incluso nel proprio rapporto i risultati di quello delle Forze di Difesa (una pratica che dovrebbe essere ovvia per chi voglia stendere una relazione obiettiva, e che invece costituisce una grande novità).Sebbene il rapporto di B'Tselem sia ancora prevalentemente centrato su Israele, viene dedicato molto più spazio che in passato all'analisi delle violazioni del diritto internazionale e dei crimini di guerra commessi da Hamas. Anche la terminologia riferita a Hamas e alle Forze di Difesa israeliane riflette chiaramente la consapevolezza che le violazioni commesse da Hamas sono fuori discussione, dal momento che razzi e attacchi di Hamas sono intenzionalmente diretti contro civili non combattenti, mentre la maggior parte delle affermazioni sulle azioni delle Forze di Difesa israeliane sono attentamente calibrate come mai prima d’ora. Anziché accusare senza mezzi termini i militari di violazioni e crimini di guerra, il testo parla di (nove) azioni delle forze israeliane che “danno adito al sospetto” di possibili violazioni del diritto internazionale.L’analisi in apertura del rapporto afferma esplicitamente che, a differenza di Hamas, nel caso delle azioni dei soldati israeliani non è così semplice” arrivare a conclusioni nette.A proposito dei raid aerei contro specifici membri di Hamas e Jihad Islamica, colpiti mentre in quel momento non erano attivi “sul campo di battaglia”, anziché utilizzare parole emotivamente cariche (“assassinio”) o di parte (“militanti”), il rapporto usa termini più tecnici e neutrali come “uccisioni mirate” e "persone che hanno preso parte direttamente alle ostilità”.Il rapporto inoltre rende conto meticolosamente delle azioni annunciate e intraprese dalle Forze di Difesa israeliane per evitare vittime fra i civili (col resoconto, ad esempio, delle chiamate telefoniche fatte dal personale di sicurezza per avvertire i civili di abbandonare gli edifici presi di mira per motivi militari – una pratica praticamente unica al mondo). B'Tselem riconosce che “i danni causati ai civili nel corso della campagna sono stati molto meno ampi di quelli dell’operazione Piombo Fuso” e che l'esercito israeliano “ha adottato una politica più rigorosa e precisa sull'apertura del fuoco”. Riconosce inoltre le difficoltà incontrate dalle Forze di Difesa israeliane nel combattere nemici che si mescolano sistematicamente alla popolazione civile.Nel conteggio delle 174 vittime palestinesi il rapporto precisa che sono compresi anche 7 palestinesi uccisi da altri palestinesi con l’accusa d’aver collaborato con Israele, una donna palestinese sicuramente uccisa da un razzo palestinese fuori bersaglio e altri cinque palestinesi probabilmente morti nello stesso modo.In parte il resoconto mostra che le Forze di Difesa israeliane – grazie a un processo di “apprendimento dagli errori” mosso sia da loro proprie motivazioni che dalle critiche esterne di gruppi come B'Tselem – hanno significativamente messo a punto le loro procedure nell'operazione “Colonna di nube difensiva” del novembre 2012 rispetto all'operazione “Piombo fuso” del gennaio 2009.Un’ulteriore indicazione dell’evolvere della posizione delle Forze di Difesa israeliane è rappresentata dal fatto che il loro rapporto iniziale su “Colonna di nube difensiva” è uscito solo cinque mesi dopo la fine dell’operazione, molto più velocemente dei rapporti pubblicati sulle operazioni del passato. La rapidità con cui il rapporto è stato annunciato e pubblicato può essere una delle ragioni per cui B'Tselem ha aspettato a diffondere il suo, e vi ha incluso informazioni tratte da quello delle forze armate.Alla fine, ciò che resta di diverso fra le due parti è più che altro una questione di gradazioni. Le posizioni di B'Tselem e delle Forze di Difesa israeliane non sono più del tipo, rispettivamente, “tutto quello che avete fatto è un crimine di guerra” e “tutto ciò che facciamo è perfetto”. Le forze israeliane hanno già ammesso che alcuni attacchi annoveravano errori di intelligence nell'identificare i bersagli o il numero di civili nelle vicinanze. Dal canto suo, l’accusa di B'Tselem è che gli avvertimenti delle forze israeliane non sono sempre stati abbastanza efficaci, che la loro definizione di legittimo obiettivo militare è talvolta troppo ampia e che il loro rapporto è troppo vago su alcuni dettagli (cosa quest’ultima che i militari spiegano proprio con la rapidità con cui hanno pubblicato un rapporto esplicitamente definito “iniziale”).Che i preavvisi siano abbastanza efficaci o meno e quale sia la definizione corretta di ciò che si può considerare un legittimo obiettivo militare costituiscono sostanziose materie di legittimo dibattito tra esercito e gruppi per i diritti umani, con il ricorso a una terminologia giuridica e neutra priva di zavorre pregiudiziali. E dal momento che il compito principale delle Forze di Difesa è vincere in guerra e quello di B'Tselem è proteggere i civili, non bisogna stupirsi se i punti di vista delle due parti non arriveranno mai a coincidere del tutto. Il che rientra nella sana dialettica che deve esistere in una società aperta e democratica.http://www.israele.net (Da: Jerusalem Post, israele.net, 9.5.13)Nella foto in alto: Uno dei volantini che le Forze di Difesa israeliana gettavano sulla striscia di Gaza per avvertire i civili palestinesi di un'imminente operazione militare
 

Israele:donne contro,scontri Muro Pianto

(ANSA) - GERUSALEMME, 10 MAG - Diverse centinaia di donne ebree 'haredi' (timorate) hanno manifestato oggi davanti al Muro del Pianto per impedire alle 'Donne del Muro' di pregare nel luogo sacro secondo i loro usi, cosi' come previsto da una decisione di una Corte di Gerusalemme. Le fedeli ortodosse hanno lanciato spazzatura e acqua contro le donne emancipate intenzionate ad avvicinarsi al Muro per pregare indossando indumenti sacri riservati dalla tradizione ai soli uomini.
 

Fiamma Nirenstein: «Vado a vivere a Gerusalemme. Una scelta di vita e un sogno»

Fiamma Nirenstein lascia l’Italia per trasferirsi a Gerusalemme, dove, grazie alla doppia cittadinanza, potrà continuare a combattere per quello in cui ha sempre creduto: il diritto ad una esistenza piena per lo Stato di Israele e affinché abbia cittadinanza, nel Medio Oriente e nel mondo, tutto ciò che quel Paese rappresenta. Nirenstein, giornalista e scrittrice, è stata eletta nelle fila del Pdl alla Camera dei deputati durante la passata legislatura, dove ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della commissione Affari esteri e comunitari. Ora intensificherà la sua collaborazione con il think tank Jerusalem Center for Public Affairs.Nirenstein, perché ha deciso di tornare in Israele?La decisione di trasferirmi a Gerusalemme è insieme una scelta di vita e la realizzazione di un sogno. La doppia cittadinanza, infatti, mi permetterà di continuare a combattere la mia battaglia per Israele, per il suo diritto alla vita e il suo pieno riconoscimento. Israele è l’unica vera democrazia del Medio Oriente, l’unico paese dove si inverano i valori in cui io credo e per cui ho sempre combattuto: ci sono giovani e famiglie che hanno un ideale e c’è un’idea solidale della società umana.Va in un paese dove la vita è difficile.Israele è molto sconosciuto, anche perché è sempre letto attraverso la lente d’ingrandimento delle cronache di guerra, che certamente sono un dato tagliente, ma non sono tutto. Non dimentichiamoci che Israele è pur sempre un’oasi di democrazia e solidarietà in mezzo a un mondo che non ama i cristiani e gli ebrei. Io penso che è da lì che può partire un processo di pacificazione, sia pur iniziale, della regione.Perché combattere questa battaglia?Una pacificazione della regione non sarebbe una cosa positiva soltanto nell’ottica dei rapporti tra israeliani e palestinesi, ma sarebbe anche un segno di crescita nei rapporti tra le religioni monoteiste e in quelli tra società occidentali e mediorientali. Quella dell’islam contro ebrei e cristiani, in realtà, è una battaglia a carattere religioso; l’elemento territoriale è molto meno determinante di quanto normalmente si pensa e Israele è disposto a cedere territori; del resto, lo è sempre stato.Cosa può darle di più, a livello professionale, il fatto di vivere a Gerusalemme?Io amo Gerusalemme, su cui ho scritto anche un libro, e lì ho tanti amici e conoscenti; ma sarà come quando, in passato, durante il periodo bruciante dell’Intifada, ci sono stata da inviata de La Stampa e Il Giornale. Potrò tornare sul confine a raccontare di Hezbollah, dell’Iran e della Siria, facendo quello che in fondo è sempre stato il mio mestiere: la giornalista. Da un punto di vista professionale, sarà importante per me vivere da quelle parti dopo le primavere arabe, esserci e poter raccontare i cambiamenti e le strategie.E dal punto di vista personale, invece, cosa si aspetta?Come si direbbe in inglese, qualcosa che sia fulfilling, appagante. Quello che faccio, lo faccio per una spinta interiore. Altrimenti si chiacchiera… e si chiacchiera… ma a un certo punto bisogna pure fare. Io, in questi ultimi cinque anni, ho fatto molto come deputata per i diritti umani, il Medio Oriente e le donne e ho scritto anche molti libri. Mi piacerebbe portarmi dietro tutto questo bagaglio di cultura e politica e, mettendolo insieme, vedere di fare qualcosa di utile. E qualcosa farò.
Le mancherà la politica?Mi mancherà moltissimo, come mi mancheranno tante persone care, comprese quelle che non la pensano come me. Mi mancheranno Roma e Firenze. Una cosa però voglio chiarirla: non è che adesso sparisco dall’Italia e non torno più. Non l’ho fatto nemmeno nei vent’anni che ho già trascorso in Israele… Qui in Italia, poi, ho tanti amici e anche parte della mia famiglia da cui non voglio staccarmi. Sarò sincera: la strada che porta dall’aeroporto di Tel Aviv a casa mia sarà la continuazione della strada che da Roma porta all’aeroporto di Fiumicino. Per me sarà sempre un tutt’uno. E io voglio seguitare a fare del mio meglio.http://www.tempi.it/

Facebook: tratta per rilevare israeliana Waze per un mld $ 

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 09 mag - Facebook e' a caccia di affari. Secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano finanziario Calcalist, poi citato dai media americani, il social network sarebbe in trattative avanzate per rilevare la start-up israeliana Waze per una cifra compresa tra 800 milioni e un miliardo di dollari. Sarebbe in corso la due diligence sull'operazione per acquistare la societa' che produce un'app per navigazione satellitare via telefonia mobile. Waze utilizza segnali satellitari inviati dagli smartphone degli utenti per generare mappe e fornire dati sul traffico, con informazioni in tempo reale. Waze, che ha una base di 45 milioni di utenti, e Facebook collaborano gia' da ottobre 2012: la versione aggiornata della app consente di condividere i dati di viaggio con gli "amici" sul social network. Se andasse in porto sarebbe la terza acquisizione di Facebook in Israele, dopo Snaptu (nel 2011 per 70 milioni di dollari) e Face.com (nel 2012 per 60 milioni di dollari). http://www.borsaitaliana.it/

Israele a Mosca, non vendete a Damasco scudo anti-aerei

(AGI) - Gerusalemme - Israele ha chiesto alla Russia di non vendere alla Siria un sofisticato sistema di difesa anti-aerea che di fatto complicherebbe un intervento militare straniero contro il regime di Bashar al-Assad. Secondo il Wall Street Journal, Israele ha avvertito Washington che Damasco ha gia' iniziato i pagamenti per l'acquisto di batterie di missili S-300 e una prima consegna e' attesa entro tre mesi. L'S-300 e' in grado di intercettare e abbattere aerei e missili in un raggio di 200km; e migliorerebbe l'attuale difesa aerea siriana, che non riesce a impedire a Israele di sferrare raid aerei mirati come quello della scorsa fine settimana. Adesso Israele ha fatto un passo in piu': "Abbiamo sollevato obiezioni a questa (vendita) con i russi e altrettanto hanno fatto gli americani", ha rivelato una fonte. 

8 maggio 2013: Yom Yerushalaim


Yom Yerushalaim è una festa nazionale che ricorda la liberazione di Gerusalemme e la sua successiva riunificazione dopo la Guerra dei Sei Giorni. La festa cade il 28 di Iyar e di solito avviene a maggio, questo perchè in quel giorno nel 1967, i soldati liberarono la zona orientale di Gerusalemme e ripresero il controllo.La città dalla Guerra di Indipendenza del 1948 alla Guerra dei sei Giorni era rimasta divisa con la parte occidentale sotto il controlo israeliano e la parte orientale sotto il controllo del Regno di Giordania. Una volta liberata il muro che divideva la città venne abbattuto e dopo tre settimane il Knesset, il parlamento israeliano, emanò un provvedimento per estendere il controllo e la sovranità degli israeliani anche alla parte est della città.Un anno dopo il 28 di Iyar venne istituito come giorno di commemorazione dell’evento, dell’unificazione della città e del legame con la città. La giornata non è festiva ma viene svolta una cerimonia importante ad Ammunition Hill, luogo in cui la guerra fu particolarmente difficile ed inoltre le comunità Sioniste di Gerusalemme danzano con le bandiere dal parco Sacher fino al Muro Occidentale, più comunemente chiamato Muro del Pianto.http://www.latavernadelghetto.com/

Voci a confronto
Ritorna sui quotidiani odierni la vicenda che ha visto imputare al presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, le spese legali della causa intentata – e persa – contro di lui dal gerarca nazista Priebke. Un paradosso, dovuto al fatto che in questo caso la parte soccombente è nullatenente, per risolvere il quale da molte parti è stato richiesto l’intervento del ministro Cancellieri. La soluzione immediata del problema è arrivata invece, come raccontato sull’edizione romana de La Repubblica, con il gesto di un anonimo che ha pagato la cifra richiesta da Equitalia, senza voler dichiarare la propria identità.Sul Messaggero on line compare la notizia di un nuovo progetto, che verrà presentato insieme da Comune e Comunità ebraica di Roma, grazie al quale cinquecento studenti saranno accompagnati a conoscere meglio il periodo del nazifascismo a Roma, attraverso la visita di luoghi significativi e incontri con testimoni diretti o familiari delle vittime di uno dei periodi più drammatici della storia della città. Sempre sul Messaggero, ma sull’edizione cartacea, alla cronaca di Roma, Maria Lombardi racconta la storia di quello che veniva chiamato l’Ortaccio degli ebrei che, antico cimitero ebraico, ospita ora in una sua porzione un giardino-museo delle rose. Su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, Stefano Jesurum parte dall’inaugurazione in Galilea, della foresta di alberi piantati in memoria del Cardinale Martini per fare una riflessione sull’esigenza di continuare a usare il dialogo come strumento privilegiato di ascolto e di comprensione reciproca, ben simboleggiata dal titolo dato all’evento: “Ebrei e Cristiani in viaggio”. Sempre su Sette Giovanni Caprara dedica diverse pagine a Israele: grazie anche alla scelta del governo di investire il 5 per cento del Pil in ricerca una trentina di multinazionali hanno deciso di installarsi a Tel Aviv, dove nel Silicon Wadi fiorisce l’innovazione, garantendo così anche l’occupazione di migliaia di persone.Varie testate raccontano come la rappresentazione a Dusseldorf del Tannhauser di Wagner con una ambientazione che porta in scena la Shoah, con tanto di camere a gas e violenze brutali, abbia avuto un fortissimo impatto sia fisico che psicologico sul pubblico, al punto che molti presenti hanno dovuto ricorrere a cure mediche. Lo spettacolo verrà ora eseguito nella sola versione orchestrale, ma il presidente della comunità ebraica locale ha tenuto a precisare di essere sorpreso dalla decisione, che non deriva da una sua richiesta di cancellare lo spettacolo, che trova semplicemente di cattivo gusto.La notizia del boicottaggio nei confronti di Israele da parte di Stephen Hawking – perché pare confermato che di questo di tratti – guadagna anche un articolo sul Times, significativamente intitolato Abuse of Science.(10 maggio 2013)http://moked.it/blog/

Burgerim apre negli Stati Uniti 
Un assaggio di Israele in California. Ashley Gershoony, insieme a due partner commerciali, ha aperto il primo punto vendita della catena di fast-food Burgerim israeliano, nella Santa Monica Boulevard a West Hollywood in California. Burgerim ha aperto il suo primo negozio a Tel Aviv nel 2008 e ora è un franchising di successo, con più di 70 negozi in Israele. Gershoony, ebreo persiano cresciuto nella San Fernando Valley, ha visitato Israele di recente per vedere il franchising in azione. "Ci sono così tanti Burgerim in Israele. E gli hamburger - ha affermato - erano così deliziosi. Speriamo di replicare questo successo qui".http://www.moked.it
 

 Domande e risposte 

E mi vengono in mente dei pensieri così bizzarri: «Che vuol dire ebrei e non ebrei? E perché Dio ha creato ebrei e non ebrei? Perché mai, se ha creato gli uni e gli altri, devono starsene così, ognuno per conto suo, e devono odiarsi a vicenda, come se gli uni venissero da Dio e gli altri chissà da dove?» E quanto mi dispiace di non essere erudito come altri, nei libri, di non essere abbastanza sapiente da trovare una buona risposta a tutte queste domande.(Shalom Alechem - Tewje, il lattaio)
Laura Salmon, slavista  http://www.moked.it/

La storia non scontata

Giustamente Francesco Lucrezi la settimana scorsa parlava del pessimismo di Philip Roth, eppure paradossalmente in questo periodo mi capita spesso di ripensare ad un suo libro di alcuni anni fa per trarne qualche ragione di ottimismo. Complotto contro l'America, del 2004, è romanzo un po' insolito, una versione alternativa della Storia, in cui l'autore immagina cosa sarebbe successo se alle elezioni americane del 1940 si fosse presentato per i Repubblicani l'aviatore Charles Lindbergh, che aveva manifestato simpatie per la Germania nazista e qualche antipatia per gli ebrei. La storia, possibile ma fortunatamente non accaduta, del trionfo di Linbergh su Roosvelt, del conseguente avvicinamento tra gli Usa e la Germania di Hitler e della progressiva diffusione dell'antisemitismo nella società americana è narrata attraverso gli occhi del piccolo Philip di sette anni, cioè lo stesso Roth come sarebbe stato in quel contesto. Il romanzo è angosciante perché suona terribilmente credibile: leggendolo si ha l'impressione che sarebbe bastato pochissimo perché le cose andassero in quel modo; forse davvero un fatto banale come la scelta da parte di un personaggio celebre se candidarsi o meno alle elezioni può determinare il nostro destino in modi difficilmente immaginabili. Il libro suona credibile anche perché descrive con efficacia un antisemitismo diffuso che probabilmente negli USA degli anni ’30 era molto più forte che nell’Italia degli anni ’30; eppure mentre in Italia abbiamo avuto le leggi razziali e la Shoah, negli Usa gli ebrei hanno conosciuto un'integrazione nella società forse mai vista nella storia. Dunque non sempre l’antisemitismo diffuso comporta davvero guai per gli ebrei, così come purtroppo non è detto che dove l’antisemitismo è scarso gli ebrei possano sempre stare tranquilli. La ragione di ottimismo sta nel fatto che possiamo chiudere il libro (il cui finale, per la verità, a mio parere non è all'altezza del resto), tirare un sospiro di sollievo e rallegrarci perché le cose non sono andate così; ad ogni pagina ci conforta ricordare che nella realtà la Storia ha preso una direzione del tutto diversa. Il romanzo mi ha trasmesso, forse contro le intenzioni del suo autore, una speranza tenue ma difficilmente cancellabile: non è accaduto, quindi può non accadere di nuovo.http://www.moked.it/ Anna Segre, insegnante

Gino Bartali e la strada del coraggio

Arriva nelle librerie italiane il volume “La strada del coraggio – Gino Bartali, eroe silenzioso” scritto dalla giornalista del New York Times Aili McConnon e da suo fratello Andres sulla base delle ultime testimonianze relative all'eroismo di Gino Bartali e alla sua opera di salvataggio di numerosi perseguitati durante il nazifascismo. Uscito originariamente negli Stati Uniti sotto il titolo di Road to valour (ed. Crown), il corposo scritto – oltre 300 pagine – sarà in circolazione a partire da giovedì 23 maggio grazie alla casa editrice indipendente 66thand2nd che ne ha curato la traduzione. Suddiviso in tre parti – l'infanzia e la giovinezza fino al trionfo del Tour de France del 1938; il periodo bellico e l'attività clandestina; il ritorno alle competizioni e la seconda memorabile vittora al Tour nel 1948 – La strada del coraggio ruota attorno alla testimonianza di Giorgio Goldenberg, ebreo di origine fiumana rintracciato nel dicembre 2010 dalla redazione di Pagine Ebraiche. Una volta aperto il cassetto dei ricordi, Goldenberg – che da quando vive in Israele ha cambiato il suo nome in Shlomo Pas – ha immediatamente inviato allo Yad Vashem il resoconto del contributo dato da Ginettaccio per salvare la sua famiglia dai nazifascisti. Un nuovo appassionante capitolo nell'eroica vicenda extrasportiva di Bartali che ha suscitato grande emozione nell'opinione pubblica italiana e internazionale arricchendo di particolari inediti il fascicolo già da tempo depositato a Gerusalemme.http://www.moked.it/

Nella notte fra il 13 e il 14 maggio del 1943 la Scuola Grande Tedesca, il centro pulsante della vita ebraica di Padova, veniva data alle fiamme dai fascisti. Già nel 1925, dopo il primo attentato a Mussolini, gli squadristi padovani avevano tentato di incendiarla. E ancora nel 1970 i neofascisti di Freda e Zorzi provarono ancora a ripetere il gesto dando fuoco al portone della sinagoga italiana. Quella sera di 70 anni fa Lea, la piccola figlia del rabbino Paolo Nissim, era stata svegliata da un insolito trambusto che così ricorda: “Era notte, io dormivo nel lettino accanto al letto dei miei genitori. Cosa insolita suona il telefono. Prima risponde la mamma che subito passa la cornetta al papà. Le voci sono concitate anche se a tono basso. Mi rendo conto che è successo qualcosa che fa paura. La luce della lampadina del corridoio rimane una visione che ritornerà sempre nei miei sogni notturni. Il papà si veste alla svelta e esce. Io e la mamma restiamo nel buio pauroso”. La stampa quotidiana di quei giorni non riporta la notizia, la questura invita pressantemente la comunità a considerare l’episodio un evento accidentale. Padova, presa nel turbinio della guerra, si dimentica presto e cancella dalla memoria questo atto di autolesionismo (in)civile: dei padovani che bruciano in una notte il simbolo della secolare presenza ebraica in città, cercando di anticipare i nazisti nell’operazione di rimozione della memoria. Lunedì sera Padova, assieme alla sua comunità ebraica, ricorderà.Gadi Luzzatto Voghera, storico,http://www.moked.it/(foto: Ghetto Venezia)

giovedì 9 maggio 2013

Livni:accordo pace, interesse di Israele 

(ANSA) - ROMA - ''Abbiamo avuto con il segretario Kerry una buona discussione. L'idea e' rilanciare il negoziato tra israeliani e palestinesi e noi crediamo che il raggiungimento di un accordo sia interesse di Israele''. Lo ha affermato il ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni al termine del round di colloqui a Roma con John Kerry. "Speriamo, ha aggiunto Livini, di incontrarci al tavolo dei negoziati quando l'idea sarà mettere fine al conflitto secondo la visione dei 'due popoli-due stati'". 

MEDIO ORIENTE: BONINO INCONTRA MINISTRO GIUSTIZIA ISRAELE, RIPRENDERE NEGOZIATI

(AGENPARL) - Roma, 08 mag - "Un approfondito scambio di vedute sulle prospettive del Processo di Pace in Medio Oriente è stato al centro dell’incontro, svoltosi oggi alla Farnesina, fra il Ministro degli Esteri Emma Bonino e Tzipi Livni, Ministro della Giustizia di Israele incaricata dal suo Governo dei negoziati con i Palestinesi, accompagnata dal capo negoziatore israeliano Yitzhak Molcho". Lo comunica la Farnesina in una nota. "Il Capo della diplomazia italiana ha ribadito il forte auspicio che riprendano i negoziati diretti fra le Parti, e che venga presto ristabilito il clima di fiducia reciproca necessario per perseguire l’obiettivo dei due Stati che coesistano l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. Il titolare della Farnesina ha, in particolare, posto l’accento sul convinto sostegno che l’Italia continuerà a garantire, anche nel quadro europeo, all’intensa attività diplomatica che il Segretario di Stato statunitense Kerry sta svolgendo per la ripresa del processo di pace. Al riguardo, il Ministro Bonino ha sottolineato che ogni soluzione dovrà comunque contemplare precise garanzie per la sicurezza di Israele ed adeguate misure volte a migliorare la situazione economica e le condizioni di vita nei Territori".

Kerry tornera' in Israele 21 e 22 maggio

(ANSA) - ROMA - Il segretario di Stato Usa John Kerry tornera' in Israele per incontrare sia il premier israeliano Benyamin Netanyahu che il presidente palestinese Abu Mazen, il 21 e 22 maggio. Lo ha annunciato lo stesso Kerry oggi a Roma, poco prima di incontrare il ministro israeliano della giustizia israeliano Tzipi Livni, coordinatrice per le trattative con i palestinesi, ai giornalisti al suo seguito. Tutte le parti, ha aggiunto Kerry, ''lavorano su questioni preliminari'' con ''un impegno rinnovato''. 

Israele e Giordania online in casa Rusconi Viaggi

Rusconi Viaggi presenta i nuovi cataloghi online dedicati rispettivamente a Israele e Giordania.
La pubblicazione riservata ad Israele, valida fino a febbraio 2014, propone tra le prime pagine alcune informazioni utili per il viaggiatore e una breve descrizione delle località di interesse da poter visitare. Si passa poi alla programmazione vera e propria con il tour “Israele Classico”, di 8 giorni e 7 notti, che prevede la guida parlante italiano, e “Weekend a Gerusalemme”, della durata di 4 giorni e 3 notti, che comprende una visita di intera giornata a Gerusalemme e Betlemme con guida parlante italiano. In catalogo anche varie soluzioni di soggiorno a Gerusalemme, Tel Aviv e sul Mar Morto presso strutture quattro e cinque stelle. Il catalogo si chiude poi con i fly & drive “Tour Classico”, di 8 giorni e 7 notti, e “Gran Tour”, di 10 giorni e 9 notti, per scoprire la destinazione in piena libertà.La pubblicazione relativa alla Giordania è valida invece fino a ottobre 2013. Anche qui tra le prime pagine è possibile avere una prima panoramica sul Paese attraverso i luoghi di interesse e alcune importanti notizie utili. Sulla meta Rusconi Viaggi propone in particolare tre soluzioni: “Giordania Classica”, della durata di 8 giorni e 7 notti, con guida parlante italiano e partenze garantite da Milano ogni sabato e domenica, da Roma ogni sabato, domenica e martedì con un minimo di 2 partecipanti; “Giordania e Mar Morto”, della durata di 8 giorni e 7 notti, con guida parlante italiano e partenze garantite da Milano e Roma ogni domenica con minimo 2 partecipanti; “Petra Express”, della durata di 5 giorni e 4 notti, con guida parlante italiano e partenze garantite da Milano e Roma ogni sabato con un minimo 2 partecipanti. 
http://www.guidaviaggi.it/

Hawking boicotta israele. La replica, 'oltraggioso'
(ANSAmed) - LONDRA - Una voce autorevole e molto ascoltata nel mondo scientifico come quella di Stephen Hawking si unisce al coro del dissenso a Israele in un'iniziativa di boicottaggio per le sue politiche verso i palestinesi. Il fisico e cosmologo britannico 71enne non partecipera' alla conferenza 'Facing Tonorrow' che avra' luogo a Gerusalemme tra il 18 e il 20 giugno prossimi, e dove era stato invitato tra i molti ospiti illustri in questa speciale edizione organizzata anche in coincidenza con i festeggiamenti per il 90/mo compleanno del presidente israeliano Shimon Peres.Il 'no', quindi, dell'accademico di fama mondiale appare cosi' anche piu' clamoroso, quasi uno sgarbo diretto al capo dello Stato israeliano, tanto che gli organizzatori dell'evento lo definiscono un gesto ''oltraggioso''. E anche se nel pomeriggio di oggi emerge qualche confusione e incongruenza sulla reale motivazione per la mancata partecipazione di Hawking.Che lo scienziato avesse aderito all'iniziativa di boicottaggio promossa da accedemici lo aveva reso noto il British Committee for the Universities of Palestine in un comunicato che definiva quella di Hwking ''sua indipendente decisione di aderire al boicottaggio, presa sulla base della sua conoscenza della Palestina e su consiglio unanime dei suoi contatti accademici sul posto''. Aveva quindi precisato che la comunicazione era stata approvata dallo staff dell'accademico.Successivamente, un portavoce dell'Universita' di Cambridge interpellato sulla rinuncia dell'accademico, che e' associato all'istituzione universitaria britannica, ha si' confermato la sua rinuncia, ma ha parlato di motivi di salute precaria.Stephen Hawking, che e' noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, e' costretto su una sedia a rotelle e soffre di atrofia muscolare progressiva: pur costretto all'immobilita', ha occupato per trent'anni, fino al 2009, la cattedra lucasiana di matematica a Cambridge, la stessa che fu di Isaac Newton. Questo genere di boicottaggio e' ''ingiustificato e sbagliato'' anche perche', come nel caso di Hawking, giunge da uno scienziato ''la cui missione umana e accademica si basa sullo spirito di liberta''', afferma in un comunicato il presidente dalla conferenza, Israel Maimon. ''Israele e' una democrazia - sottolinea- dove tutti gli individui possono esprimere liberamente le proprie opinioni, quali che siano.L'imposizione di un boicottaggio e' incompatibile con un dialogo aperto e democratico''.A questa edizione della 'Conferenza Presidenziale' prenderanno parte cinquemila ospiti da tutto il mondo fra cui alcuni premi Nobel, nonche' gli ex presidenti di Usa e Urss Bill Clinton e Mikhail Gorbaciov e l'ex premier britannico Tony Blair. Giunta alla quinta edizione, 'Facing Tomorrow - 2013' esaminera' le prospettive del futuro in campi diversi fra cui la geopolitica, l'economia, la societa', l'ambiente, la cultura e i nuovi media.

Voci a confronto
La tragica storia della gente della Comunità ebraica di Rodi e della deportazione dall’isola viene raccontata sul Corriere della Sera da Liliana Picciotto, storica del Centro di documentazione ebraica contemporanea e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che annuncia la messa online dei nomi dei deportati su www.nomidellashoah.it e presenta il film realizzato sul tema dal regista e consigliere comunale Ruggero Gabbai, che verrà proiettato in anteprima a Roma il 9 maggio e a Milano il 13 maggio.Le spese processuali sono a carico della parte soccombente, ma se questa è nullatenente si trasferiscono in capo alla parte vincitrice. Per colpa di questa previsione di legge italiana, le spese legali della causa intentata dal gerarca nazista Priebke contro il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici per ingiuria sono state notificate da Equitalia al leader dell’ebraismo capitolino, citato da uno dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine per ingiuria. A denunciare il paradosso della situazione diversi giornali (tra gli altri Repubblica Roma).Alla vigilia della Giornata in memoria delle vittime del terrorismo, una lettera al Corriere del magistrato Vittorio Occorsio, ucciso da Ordine Nuovo nel 1976, chiede che le istituzioni si impegnino di più per fare chiarezza su quanto accadde in quegli anni.La Gazzetta dello Sport propone un’intervista a Paolo Di Canio, che offre la sua versione sulle polemiche che accompagnarono la sua nomina ad allenatore del Sunderland.Nessuna notizia dell’inviato della Stampa in Siria Domenico Quirico, scomparso lo scorso 10 aprile. Lo ha riferito il ministro degli Esteri Emma Bonino (La Stampa).(8 maggio 2013) http://moked.it/

Le Alpi in camera da letto

È giusto abbassare gli occhi davanti allo spettacolo magnifico delle Alpi, soltanto perché sui “segreti brutti” dei partigiani ebrei, gli editori sfornano libri al ritmo di uno al mese? Non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto. Bisogna resistere. Resistere, resistere, resistere. Bisogna alzare gli occhi verso l’arco alpino con orgoglio, ribadendo che i nostri padri non salivano sulle Alpi per poltrire in uno Chalet o flirtare con le ragazze. Proprio Levi ha lasciato pagine sul valore etico dell’alpinismo, che piacquero a Massimo Mila. E d’altra parte perché a Mila, a Venturi, a Chabod e ai partigiani non ebrei non viene mossa l’accusa che oggi si muove ai giovani ebrei giudicandoli colpevoli di aver deciso di resistere al nazifascismo negli stessi luoghi dove trascorrevano le loro vacanze? Perché mai la confidenza con le montagne dovrebbe essere una colpa? In montagna si era soliti andare, fra l’altro, anche per ragioni di studio, come faceva il dialettologo Benvenuto Terracini, di cui ci rimane una testimonianza semi-comica nell’autobiografia del fratello matematico: “A proposito degli studi di mio fratello sul dialetto di Usseglio, vorrei ricordare che per convincere a collaborare alcuni diffidenti montanari, pensava di facilitarli con l’elogio delle mucche che essi conducevano al pascolo, sintetizzato nelle parole ‘Oh, che bele vache!’, talvolta seguite dall’invito rivolto ai montanari ad aprire la bocca e lasciarvi introdurre della plastilina con la quale registrare più esattamente la pronuncia di alcune consonanti, secondo quanto intendeva fare Benvenuto reduce da un corso di fonetica sperimentale tenuto a Parigi dall’abbé Rousselot”. Le Alpi a tal punto entravano nella vita degli ebrei piemontesi da ritrovarsele in camera da letto. Sempre nei “Ricordi di un matematico” (Roma, 1968, pp. 156-157) di Alessandro Terracini, si descrive un gioco diffuso nelle case ebraiche del Novecento. In certi piovosi pomeriggi domenicali la camera dei bambini si trasformava in baita. Dopo avere imbacuccato i figli, zaino in spalla, si consentiva loro di saltare su e giù dai tavoli e dalle poltrone, facilitando la salita in cima all’armadio più alto perché lassù si consumasse, finalmente, il pic-nic.Alberto Cavaglion    http://www.moked.it/

Gli ebrei di Rodi: un film e un sito per non dimenticare
di Laura Brazzo 08/05/2013 Milano http://www.mosaico-cem.it/
“Rodi: Terra Italiana”, “Rodi estremo lembo della patria”; Rodi, “è l’Italia che ritorna in Oriente […] l’Italia oggi ricomincia a Rodi”. Mario Lago, governatore di Rodi dal 1923 al 1936, era profondamente convinto di queste parole. Rodi, secondo Lago, era l’inizio della “riconquista” italiana del Mediterraneo e del Levante – una riconquista che, a suo avviso, passava anche attraverso l’ebraismo italiano. Anche per questo Lago fu tra i più convinti promotori e sostenitori della creazione di quel Collegio rabbinico di Rodi che, inaugurato nel 1928, ospitò alcune tra le figure più illustri dell’ebraismo italiano dell’epoca, da Riccardo Pacifici (che diresse il Collegio dal 1932 fino alla chiusura nel 1938) a David Prato – assertore anch’esso fra gli altri, della “grandezza” italiana (ed ebraica) nel Mediterraneo. Quando nel 1929 il re Vittorio Emauele III si recò in visita a Rodi, a proposito del Collegio rabbinico disse: “sono lieto di vedere quest’importante centro di cultura ebraica in terra italiana”.Date queste premesse, non è difficile capire l’affetto e la fedeltà che gli ebrei di Rodi dimostrarono verso l’Italia sin dai primi anni dell’occupazione, nel 1912. Fino al 1938. Poi con l’applicazione delle leggi antiebraiche, a Rodi come nel resto del Regno d’Italia, l’incantesimo si ruppe improvvisamente. E il 5 settembre 1938, il primo provvedimento legislativo del governo italiano a Rodi, fu proprio quello di chiudere il Collegio rabbinico.Nel film di Ruggero Gabbai, “Il viaggio più lungo”, dedicato alla storia della tragica deportazione ad Auschwitz dell’intera popolazione ebraica di Rodi, l’amarezza, talvolta anche la rabbia che si percepisce nei ricordi, nelle testimonianze di Sami Modiano, di Stella Levi, di Alberto Israel, sono l’effetto, in fondo, di una grande promessa tradita.La Comunità ebraica di Rodi aveva una tradizione secolare che cominciava dal XV sec., dall’epoca della diaspora dei sefarditi nei territori dell’Impero ottomano – lungo i Balcani e nel Mediterraneo. L’arrivo degli italiani, dopo secoli di dominio turco, rappresentò per gli ebrei una cesura della loro lunga storia a Rodi: significava il passaggio finalmente ad una nuova era, ad una nuova e moderna civiltà. La stessa illusione che vissero gli ebrei di Libia nel 1911, quando dopo la sconfitta dei turchi, festeggiarono l’arrivo degli italiani.Rodi, come il resto delle isole del Dodecaneso, fu presa dall’esercito italiano nel 1912, ultimo fuoco della guerra italo-turca del 1911. Nel 1923, in seguito al trattato di Losanna – coda degli accordi di pace della Prima guerra mondiale – Rodi passò formalmente sotto le insegne del Regno d’Italia che voleva farne una sorta di avamposto per la riconquista italiana del Mediterraneo. In questo ambizioso progetto, gli ebrei e l’ebraismo italiano ricoprivano un ruolo strategico: come nell’età moderna i mercanti ebrei che partivano dai porti italiani alla volta dei grandi centri commerciali del Mediterraneo e del Levante erano stati grandi esportatori di italianità, così in piena età fascista, i rabbini usciti dal Collegio rabbinico italiano di Rodi, avrebbero di nuovo reso grande e diffusa nel Mediterraneo, la lingua e la cultura italiane.Nel 1938, al momento dell’introduzione delle leggi antiebraiche, a Rodi vivevano più di duemila ebrei su una popolazione complessiva di quasi 50.000 persone, ci spiega Liliana Picciotto, autrice insieme a Marcello Pezzetti del film “Il Viaggio più lungo” e curatrice della ricerca della Fondazione CDEC sui deportati ebrei da Rodi.“Nel luglio del 1944, dopo che da un anno l’amministrazione dell’isola era passata nelle mani dei tedeschi, l’intera popolazione ebraica di Rodi venne arrestata e deportata ad Auschwitz”.“Quella degli ebrei di Rodi, cittadini italiani a tutti gli effetti, è una storia che è stata spesso trascurata. Nessuno, sino ad ora, né l’Italia né la Grecia, si è fatto carico del loro ricordo”, osserva Picciotto.“Oggi finalmente, grazie ad una lunga, complessa ricerca, siamo in grado di dare con certezza un nome e cognome a ciascuno di essi. Nel film di Ruggero si ricostruiscono le storie, le atmosfere, le sensazioni, i momenti più terribili della deportazione; sul sito “I nomi della Shoah italiana” (www.nomidellashoah.it) – il memoriale digitale che la Fondazione CDEC ha realizzato lo scorso anno e nel quale sono pubblicati i nomi e i dati anagrafici di tutte le vittime accertate della deportazione dall’Italia e ora anche da Rodi –  possiamo leggere uno per uno i loro nomi, le date, i luoghi di nascita, i legami parentali. Ricostruire questi ultimi è stata la parte più complessa della ricerca, dato che le omonimie, a Rodi, erano una regola. Per questo immane lavoro sulle famiglie rodiote, devo un ringraziamento particolare ad Aurelio Ascoli, compagno di viaggio attraverso gli archivi rodioti, ma soprattutto ad Alberta Bezzan che ha ricomposto, ad una ad una, le famiglie di ciascuno degli ebrei deportati da Rodi.”Parliamo del sito: qual è la sua particolarità?Il sito è un vero e proprio monumento digitale: la home page, con l’elenco dei nomi delle vittime che via via si susseguono, è il tributo della Fondazione CDEC, impegnata da sessant’anni nella ricerca sulla Shoah, alla memoria di tutti gli ebrei deportati dall’Italia.Fino a pochi giorni fa c’erano soltanto i nomi degli ebrei arrestati in Italia; da oggi si trovano finalmente anche i 1815 nomi (accertati) degli ebrei catturati e deportati da Rodi. Ce sono ancora 40 che dobbiamo verificare; li uniremo agli altri, appena riusciremo ad accertarli. Gli ebrei rodioti  vanno annoverati fra le vittime italiane della Shoah, non si possono dimenticare. Rodi era italiana, lo è stata formalmente fino al 1947, e gli ebrei, salvo rarissime eccezioni (una cinquantina circa di ebrei rodioti erano di nazionalità turca e per questo non furono deportati), erano cittadini italiani con passaporto italiano. La presentazione a Milano del film di Ruggero Gabbai, e la conclusione di questo faticoso lavoro, è una splendida coincidenza! Per di più, quest’anno ricorre il 70° anniversario dell’inizio delle deportazioni dall’Italia: bisognava onorare la memoria di queste migliaia di  innocenti.Il sito però oltre che un memoriale, è uno strumento: uno strumento utile agli studiosi della Shoah, ma anche alle famiglie: ai tanti nipoti e bisnipoti, ormai, che quasi ogni giorno si rivolgono a noi per chiederci informazioni (spesso documenti), sui loro cari scomparsi. Sul sito, che è una versione aggiornata del “Libro della Memoria”, è possibile svolgere ricerche a partire dai nomi, dall’anno di nascita, dai luoghi di arresto. Laddove è stato possibile, abbiamo inserito anche le foto: l’obiettivo, come già avevo spiegato l’anno scorso quando abbiamo messo online I nomi della Shoah, è quello, ora, di dare anche un volto alle vittime. Molte delle foto che abbiamo potuto pubblicare facevano parte dei nostri archivi, altre ci sono arrivate negli ultimi mesi dai parenti. Finora abbiamo le foto di circa 1000 persone, ne mancano ancora moltissime. I deportati ebrei dall’Italia e da Rodi, sono quasi 9000!Il sito, il film… tutto sembra portare a Rodi quest’anno
In realtà, come ho detto, si è trattato di una coincidenza. Marcello con cui ho scritto “Il viaggio più lungo”, è un amico da sempre; lo stesso vale per Ruggero. Pensare di scrivere insieme un film sulla storia degli ebrei di Rodi, sui quali, in modi e sedi diverse, entrambi stavamo lavorando da tempo,  è stata quasi una naturale conseguenza. Per di più, insieme a Ruggero, al quale oltre che da una lunga amicizia, io e Marcello siamo legati per la splendida esperienza di “Memoria” – un film che, a nostro avviso, rimane ancora oggi uno dei più riusciti e toccanti sulla Shoah italiana.Quanto alla ricerca e ora pubblicazione dei nomi dei deportati ebrei da Rodi, il processo è stato più lungo. Sin dai tempi del Libro della Memoria, avevamo a disposizione l’elenco fatto “a memoria” negli anni ’50 da Itzkia Franco. Franco, prima del luglio del 1944 era riuscito a fuggire in barca a remi da Kos in Turchia, scampando così alla deportazione. Negli anni ’50, si mise in testa di scrivere un elenco di tutti gli  ebrei di cui ricordava il nome. Li sapeva perché era stato a lungo presidente della Comunità di Rodi. Lo fece e pubblicò anche un libriccino. Chiaramente si trattava di un elenco estremamente impreciso e sommario. Ma era anche l’unico dal quale partire. Mancavano i dati anagrafici, i luoghi di nascita, le date di nascita; e poi tutti quei nomi andavano effettivamente verificati sui registri dell’anagrafe. Ci mancava di fare insomma le verifiche sull’identità di ciascuno, come avevamo fatto per gli ebrei deportati dall’Italia. Tre anni fa circa, grazie anche ad un finanziamento della Claims Conference di New York, finalmente sono potuta  tornare negli archivi di Rodi, fare tutte le ricerche del caso. Ed ora, finalmente, il lavoro è concluso.Gli ebrei rodioti, a questo punto vengono a far parte ufficialmente dell’elenco delle vittime della Shoah italiana.E’ proprio così. Il metodo che sin dagli inizi abbiamo adottato qui al CDEC è stato quello di considerare vittime della Shoah italiana tutti gli ebrei arrestati e deportati dai territori italiani, non importa di quale nazionalità fossero. Sul sito dei nomi della Shoah, come nel Libro della Memoria, si trovano i dati di ebrei tedeschi, austriaci, russi…  sono tutti accomunati dal fatto di essere stati catturati e deportati dall’Italia. Ci sono anche i libici, che avevano passaporto inglese e per questo subirono una sorte diversa: furono deportati a Bergen Belsen e quasi tutti riuscirono a salvarsi. Il caso dei rodioti è invece in tutto e per tutto simile a quello degli ebrei italiani: si trovavano in territorio italiano, Rodi, ed avevano passaporto italiano. Averli inclusi nel nostro elenco è stata un’operazione essenziale.Oggi a Rodi ci sono ancora ebrei?È rimasta una sola famiglia, che si occupa di mantenere viva la memoria dell’ebraismo rodiota. Tiene aperta la sinagoga e il museo che durante l’estate sono molto frequentati dai turisti, soprattutto dai discendenti degli ebrei rodioti che erano riusciti a fuggire prima del luglio del 1944, qualche centinaio. Molti di questi andarono a cercare fortuna in Africa, nell’ex Congo belga, in Rhodesia, in Sudafrica. E lì vivono ancora oggi molti dei loro figli, nipoti, bisnipoti. Ebrei rodioti si trovano anche negli Stati Uniti. E’ stato proprio a New York che più di dieci anni fa ormai, ho conosciuto Stella Levi, sopravvissuta ad Auschwitz e splendida protagonista del film “Il viaggio più lungo”. A novant’anni, proprio per questo film, è tornata a Rodi, ci ha portato nei luoghi della sua giovinezza, ci ha raccontato la sua giovinezza nella Rodi italiana e l’incredulità che colse tutti quanti nel 1938”.Certo oggi, visitando Rodi, specie la città vecchia, dove un tempo era riunita larga parte della popolazione ebraica, si viene colti da un’immensa tristezza: si percepisce chiaramente un vuoto, l’assenza totale di una parte di popolazione e di una cultura come quella ebraica che l’aveva animata per lunghissimo tempo.”Tra le tante testimonianze raccolte in questi anni sugli ebrei di Rodi, c’è una in particolare che ti ha colpito?Mi ha colpito il destino incredibile di Jannette Levi. Jannette faceva parte della Comunità di Rodi. Nel luglio del 1944 i suoi famigliari – madre, padre, fratelli – furono arrestati e deportati; e tutti loro erano convinti che Jannette si trovasse sana e salva in Italia, dove l’italiano di cui si era innamorata a Rodi, l’aveva fatta fuggire. Ma non era così. Jannette infatti, una volta giunta in Italia ospite nella casa dei suoceri a Viareggio, venne arrestata e deportata ad Auschwitz dover arrivò prima ancora che i suoi famigliari ed amici vi giungessero da Rodi. È una storia terribile, che collega idealmente la sorte degli ebrei rodioti a quella dell’Italia e degli ebrei italiani.

IL PRIMO LIBRO STAMPATO IN EBRAICO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
E’ ormai consolidato il rapporto tra l’ebraismo e il Salone del Libro di Torino grazie alla costante presenza dell’Associazione Italia-Israele e della casa editrice Giuntina. Nel 2008 Israele è stato il paese ospite. Quest’anno il Salone conterrà una novità; come ospiti, oltre al Cile, ci sarà anche una regione italiana: la Calabria. Il programma non è ancora stato definito ma già qualcosa è possibile anticiparla. Saranno presenti, tra gli altri, il maestro orafo Gerardo Sacco e la Fondazione Benedetta è la Vita. Ma l’evento più rilevante sarà l’esposizione del commento al Pentateuco di Shelomoh ben Yishaq (Rashi) stampato da Avraham b. Garton b. Yishak a Reggio di Calabria. Il primo icunabolo a recare nel colophon una data completa: il 18 febbraio 1475 (2 adar 5235). Si presume che ne furono stampati circa trecento esemplari: uno solo è giunto sino ai giorni nostri ed è custodito alla Biblioteca Palatina di Parma. Il bibliofilo abate Giovanni Bernardo De Rossi ne acquistò due copie ma - come racconta lui stesso – una cadde nel Po e andò perduta. Una ristampa anastatica si trova alla Biblioteca Comunale Pietro De Nava di Reggio Calabria; un’altra all’Istituto della Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro. La biblioteca del Jewish Theological Seminary di New York ne conserva un frammento di due carte. Questo incunabolo testimonia la vitalità dell’ebraismo dell’Italia meridionale prima della scacciata. La sua esposizione - concordata con un incontro tra Mario Caligiuri, Assessore alla Cultura della Regione Calabria, e Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - è un punto di partenza. Tanto c’è ancora da fare e non solo per quanto riguarda la ricerca storica e gli studi ebraici. I gruppi di ebrei che si stanno riorganizzando nel Sud hanno molte difficoltà per mancanza di spazi. Lo scorso dicembre Alberto Ruiz-Gallardon, ministro della Giustizia spagnolo - oltre a scusarsi per l’espulsione del 1492 – ha stabilito che tutti gli ebrei sefarditi del mondo possono chiedere e ottenere la cittadinanza spagnola. Sarebbe auspicabile una decisione in tal senso anche in Italia ma intanto: perché gli enti locali meridionali non concedono ai rinati nuclei di ebraismo strutture adeguate per consentire loro di celebrare e studiare in pace e serenità?Tonino Nocera, Sullam n. 112

mercoledì 8 maggio 2013

Voci a confronto
Era ricercato dal 1945. Dopo quasi 70 anni l’arresto: Hans Lipschis, 93 anni, uno degli ultimi guardiani di Auschwitz ancora in vita, entro i prossimi due mesi sarà incriminato per concorso in omicidio. Al quarto posto nella lista dei criminali nazisti stilata dal Centro Wiesenthal, è stato fermato su indicazione della procura di Stoccarda. “Lo dobbiamo ai sopravvissuti” ha commentato Kurt Schrimm, capo dell’ufficio centrale tedesco per i crimini nazisti che ha riaperto il dossier Shoah e sta esaminando le personalità di cinquanta cittadini tedeschi che lavorarono nel campo di sterminio (Messaggero, tra gli altri).Sempre in Germania si apre il processo a Beate la nera, ex leader di una banda di criminali protagonista di numerosi omicidi a sfondo razziale. Un profilo estremamente inquietante, che ha fatto parlare di sé anche in occasione della prima udienza. Per Andrea Tarquini, su Repubblica, è lei “l’anima nera assassina della Germania nostalgica e razzista, cui la Germania migliore, quella al potere, intenta il processo”.Sul Mattino la sfida della certificazione religiosa come leva di mercato per i prodotti made in Italy. Un’iniziativa che vede direttamente coinvolta l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e che a Napoli, con uno specifico seminario per gli addetti ai lavori, sembra aver aperto una nuova strada con grandi opportunità per gli imprenditori del settore agro-alimentare. “Un progetto pilota, il primo in Europa ad accorpare le diverse tipologie di certificazioni”, spiega Elena Toselli del Ministero dello Sviluppo Economico.Sui giornali cattolici fari puntati alle manifestazioni di odio che attraversano l’Ungheria e alla concomitante riunione del Congresso ebraico mondiale a Budapest. “Non c’è, nella mentalità degli antisemiti che hanno sfilato a Budapest alcuno spazio per una casa comune, un’Europa plurale ma coesa, in cui tutti possano vivere pacificamente” osserva Marco Impagliazzo di Avvenire.“Dietro la prudenza con cui le capitale arabe hanno reagito agli attacchi israeliani alla Siria c’è una nascente cooperazione militare fra i governi di Gerusalemme, Ankara, Riad, Amman e Abu Dhabi”. Così scrive Maurizio Molinari sulla Stampa in un articolo in cui si definiscono i contorni del “Patto della Mezzaluna contro i missili di Assad” orchestrato dalla diplomazia statunitense. Il ministro degli Esteri italiano Mario Mauro si dice intanto contrario a interventi “senza un chiaro mandato dell’Onu”.Cordoglio per la scomparsa di Andreotti anche dal capo di Stato israeliano Shimon Peres. “Eternamente grati – afferma – per il suo ruolo nel salvataggio della comunità ebraica di Libia” (Virginia Piccolillo, Corriere della sera).A Genova triplice appuntamento per ricordare la rivolta del Ghetto di Varsavia nel 70esimo anniversario dell’azione. Si inizia questo pomeriggio a Palazzo Ducale con l’omaggio a Marek Edelman. Domani, tra gli ospiti, il rav Benedetto Carucci Viterbi e Ilana Bahbout (Secolo XIX).(7 maggio 2013) http://moked.it/blog/

Babka
500 GR FARINA 10 Lievito di birra in polvere 100gr burro fuso 150 gr latte ( o stessa quantità di acqua)
2 uova 90 gr zucchero 3 gr sale
Sciogli latte (o acqua) e burro insieme e poi aggiungi al resto e mischia con uncino per 6 minuti. Riposa 40 minuti poi si stende e si spalma la cioccolata. Prima di infornare si spennella con un mix fatto di un uovo, due tuorli ed un pizzico di sale.Si inforna a 180 gradi per circa mezz’ora.Sullam n. 112

Umorismo
Fraintesi
Moishe Abramovitz viene investito da un’auto e perde conoscenza. Arriva un prete e cerca di somministrargli l’estrema unzione e gli chiede: “Tu credi nel Dio Padre? Nel Figliolo? E nello Spirito Santo?” Moishe si gira e con un filo di voce: “ma guarda un po’ questo, io sto morendo e questo mi fa degli indovinelli!”

Sinagoga americana
Una scritta fuori una sinagoga americana: Siamo affidabili! da 5773 anni sotto la stessa gestione!
A cura di Roberto Modiano, Sullam n. 112



" Tutti svegli all'improvviso! "

Incredibile! Ma li sentite? Sono tutti improvvisamente svegli e  in agitazione. Su un forum una persona ha scritto “e adesso cosa succedera’?”. "C’è grande preoccupazione”, come dicono a “Chi l’ha visto” , insomma, amici miei, per due anni i siriani si sono accoppati tra loro, hanno ammazzato migliaia di bambini, vecchi , donne, cittadini inermi e le uniche notizie erano dei freddi e annoiati commenti  “ Ancora un bombardamento in Siria, 150 morti”. Tutto finiva li’ e la gente continuava a cenare  ascoltando il resto delle notizie con un annoiato “sempre guerre a questo mondo”.Da un paio di giorni, invece,  sono  tutti i subbuglio “Oddio , Israele ha bombardato depositi di armi , oddio oddio e adesso?”  . La cena incomincia a andare per traverso e i commenti al vetriolo contro Israele non si contano. “Ecco i soliti, non sono capaci di strsene tranquilli, sti ebrei?”Tranquilli aspettando un centinaio di missili sulla nostra testa? Gia’, questo e’ il desiderio comune di tanti, troppi occidentali. “Israele taci e sopporta!”No, carissimi, Israele non tace e non sopporta, Israele si difende!Obama, dopo le batoste subite in Iraq e Afghanistan, ha piu’ volte ribadito di non aver intenzione di intervenire,  preferisce passare alla storia per quello che e’ riuscito ad ammazzare Ben Laden che sporcarsi con un altra guerra in Medio oriente.  Sperava tanto che il suo fascino avrebbe conquistato gli arabi e li avrebbe distolti dal loro desiderio principe, genetico, il desiderio di guerra e  di violenza che li porta, in mancanza momentanea di nemici infedeli tipo gli israeliani, ad ammazzarsi fra loro pur di saziarsi di sangue. Sperava ma non e’ andata cosi’ , anzi , dopo le sue visite ai dittatori  ormai defunti, il mondo arabo si e’ , se possibilie, ulteriormente incattivito.Oggi, a cose fatte e finite, per il momento, Obama  ci dà il suo appoggio. Grazie Presidente, ma non ne abbiamo bisogno, sappiamo che, come sempre, dobbiamo pensarci da soli.
Stamane  ho sentito l’uscita piu’ idiota al  TG5 “ Il blitz di Israele rischia di  infiammare il Medio Oriente”. Forse a Mediaset , ma anche alla RAI per par condicio, non si rendono conto che, da anni, quelle che loro bovinamente chiamano “primavere arabe” sono guerre sanguinarie con migliaia di morti che stanno infiammando e insanguinando sia il MO che il Nord Africa. Non se ne erano accorti i media?In questa zona del mondo dovunque vi sia un arabo la’ vi sono morti e feriti, guerre, terrorismo, stupri.Altro che primavere, forse e’ il colore rosso del sangue che confonde  il molle mondo occidentale , rosso come i papaveri primaverili,  solo che sono cadaveri, non fiori, vite umane stroncate dalle loro maledette guerre.A fronte di tutta questa violenza, intercalata dal solito mantra “distruggere l’entita’ sionista”  sappiamo che e’ solo il nostro esercito che puo’ salvarci, sappiamo che , come sempre, quando   Israele e’ minacciato   possiamo contare solo su noi stessi e  prevenire  l’attacco che ogni volta potrebbe essere il definitivo. Israele ha distrutto ieri  il deposito dei missili Fatah-110 controllati da hezbollah e dalle forze paramilitari iraniane in Siria.Uno solo di quei missili potrebbe distruggere Tel Aviv e noi ci teniamo alla nostra Citta’ Bianca, come ad ogni altro sito del Paese, abbiamo questa pecca: vogliamo Israele intatto e  integro senza che qualche delinquente arabo ce lo rovini e questi tre blitz, perfetti come solo l’aviazione militare israeliana sa fare, hanno allontanato, almeno per ora, il pericolo.  Ogni volta che Israele si muove preventivamente riesce a evitare disastri sul nostro territorio, se solo aspetta un momento di troppo arriva una pioggia di missili con relativi disastri e morti.E’ successo in Libano. Abbiamo aspettato troppo e hezbollah ci ha colpito, abbiamo risposto, il risultato e’ che Nasrallah , dopo anni, e’ ancora chiuso nel suo bunker sotto terra e non esce nemmeno per una boccata d’aria.Abbiamo aspettato e sperato che, al sud,  hamas la piantasse con lanci di centinaia di missili alla settimana, spesso al giorno, un milione di israeliani e’ stato in balia del terrore , case e scuole  distrutte, purtroppo anche morti finche’ non abbiamo attaccato.Sappiamo che dovremo rifarlo per convincerli che anche un paio di missili alla settimana sono troppi per il nostro gusto, sia che arrivino da Gaza che dal Sinai!Hezbollah e hamas hanno alle spalle il demonio che si chiama Ahmadinejad che ha un solo sogno nella vita, eliminare Israele dalla carta geografica, fisicamente, non solo virtualmente come fanno spesso in occidente quando , solo per distrazione naturalmente, trasformano Israele in Palestina. Meglio quindi, molto meglio prevenire e distruggere tutte le armi che possiamo nonostante il mondo ci condanni come sempre.E’ valido perennemente il detto israeliano “meglio antipatici che morti”.   Abbiamo ,se non altro, il merito di svegliarele “belle addormentate “ europee, si sa che dormire troppo fa male al cervello, lo impigrisce fino ad ammosciarlo definitivamente.  E’ importante  aggiungere che Israele nei mesi passati ha piu’ e piu’ volte avvisato  il regime di Assad che non avrebbe tollerato trasferimenti di armi a hezbollah, che nessun attacco sarebbe stato contro la Siria ma contro gli armamenti  che, in mano ai terroristi hezbollah,  verrebbero usati contro Israele.Il messaggio per Assad e Ahmadinejad e’ chiarissimo, quando Israele dice che non tollera, significa che non tollera!Chiaro, signori dittatori?Adesso cosa succedera’ ? si chiedono i dormienti in Europa.  Non lo sappiamo ma sappiamo con certezza  che Israele e’ pronto e all’erta  e noi israeliani ci fidiamo ciecamente del nostro esercito.Lo spazio aereo sopra Haifa e’ bloccato ma i cittadini sono tranquillissimi e la vita continua come sempre al nord e nel resto del paese.Non riusciranno mai a indeboilire il nostro spirito e il nostro coraggio.Nel maggio del 1860, 153 anni fa, nasceva Theodor Herzl, il padre del Sionismo. Il suo sogno divenne realta’ e Israele rinacque dalla sua storia millenaria.  Herzl, nonostante le sue profetiche certezze, fece lo sbaglio di credere che la fondazione del Paese degli ebrei avrebbe indebolito l’odio antisemita  fino a farlo scomparire nel momento in cui l’occidente avesse capito  l’importanza del  fiorire della genialita’ ebraica nel suo stato indipendente.Non e’ accaduto, l’antisemitismo, un odio che oltre a inghiottire nel suo enorme ventre, in 2000 anni, milioni di ebrei,  ha distrutto l’Europa , il suo spirito, la sua moralita’, e’ ancora vivo e vegeto e sta risorgendo mostruoso , non solo nel cuore del continente, in Ungheria, ma si e’ diramato in tutto il vecchio continente in un enorme metatstasi .Herzl non lo aveva previsto, non avrebbe potuto perche’ l’antisemitismo non ha niente di umano quindi non puo’ essere capito fino in fondo.L’antisemitismo e’ un inguaribile male dell’anima  che viene tramandato di generazione in generazione avvelenando gran parte dell’umanita’, un male che  aumenta e si autoalimenta di fronte a Israele, il paese che gli ebrei.Odio, invidia, rabbia, accanimento, livore, tutti veleni mortali   che uniscono in un unico enorme corpo malato il mondo islamico e il mondo occidentale.In mezzo a tutto questo livore Israele esiste  e si erge  orgogliosa come  la luce tra le nazioni e per questo lotta con tutte le sue forze, senza mai lasciarsi prendere dallo sconforto.commento di Deborah Fait  http://www.informazionecorretta.it