sabato 11 settembre 2010
Hamas ripete: "No a negoziati"
Un nuovo anatema contro i negoziati con Israele, accompagnato dal vaticinio di sapore iraniano che "il progetto sionista" sia prossimo alla fine, è stato pronunciato oggi da Ismail Haniyeh, il capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, durante la predica di Eid al-Fitr, celebrazione che segna il termine del Ramadan islamico.Arringando una folla di fedeli a Gaza, Haniyeh ha ribadito l'ostilità della fazione integralista ai colloqui diretti appena riavviati - su impulso degli Usa - fra il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), e il premier israeliano, Benyamin Netanyahu.Essi "non porteranno a nulla", ha sentenziato, additando inoltre come "peccaminoso" il fatto che Abu Mazen e i suoi abbiano accettato di partecipare all'incontro inaugurale di Washington (il 2 settembre) mentre il Ramadan, periodo di digiuno e preghiera per i musulmani, era ancora in corso.
Presidente: le due parti hanno bisogno l'una dell'altra
(ASCA-AFP) - Teheran, 10 set - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato che il piano di una chiesa in Florida di bruciare il Corano e' un ''complotto sionista'' che condurra' velocemente ''all'annientamento'' di Israele.''I sionisti e i loro sostenitori sono sulla strada del collasso e la dissoluzione e questo tipo di azioni non li salveranno ma moltiplicheranno i loro fallimenti annientandoli'', ha detto Ahmadinejad in un intervento pronunciato in occasione dell'Eid al-Fitr, la festivita' che sancisce la fine del Ramadan.
(ASCA-AFP) - Al-Arish, 10 set - La polizia egiziana ha sparato a un uomo sudanese che stava cercando di attraversare illegalmente il confine con Israele, uccidendolo.''La polizia gli ha intimato l'alt tramite gli altoparlanti, ma quando lui non si e' fermato i soldati gli hanno sparato'', ha dichiarato un ufficiale della sicurezza.Quest'ultima morte fa salire a 30 il numero degli immigrati uccisi sul confine dall'inizio dell'anno, 26 dei quali da parte della polizia egiziana.Il Cairo ha respinto le critiche delle organizzazioni per i diritti umani sulla sua politica contro i migranti che tentano di attraversare clandestinamente la frontiera.
Colpito un centro di addestramento delle forze di Hamas
Hamas ha detto che cinque persone sono rimaste ferite in un attacco contro un centro addestrativo delle sue forze di sicurezza. L'esercito israeliano ha detto che i jet hanno colpito anche il sud della Striscia di Gaza, dove i miliziani palestinesi scavano tunnel sotto il confine con l'Egitto, usati per il contrabbando di armi e altre merci. Negli ultimi anni migliaia di razzi sono stati sparati dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele. Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 Israele lanciò una vasta offensiva contro Hamas per bloccare gli attacchi, ma negli ultimi giorni i lanci sono ripresi a seguito della rilancio del negoziato di pace diretto tra Israele e l'Autorità Palestinese. Hamas si oppone ai colloqui di pace.
Filmato originale su ritorno da Entebbe
http://www.youtube.com/watch?v=mvRxxsQCU5U
by Barbara
venerdì 10 settembre 2010
In qualità di membro in carica di un governo democratico, può sembrare strano che io mi definisca “un profugo”. Eppure mio padre, i suoi genitori e tutta la sua famiglia fanno parte di quel milione circa di ebrei che vennero espulsi o costretti ad abbandonare le terre arabe. Mio padre e la sua famiglia erano algerini, membri di una comunità ebraica vecchia di migliaia di anni le cui origini risalivano a ben prima della conquista araba del nord Africa ed della stessa nascita dell’Islam. Dopo aver ottenuto l’indipendenza, l’Algeria accordò la cittadinanza soltanto ai cittadini musulmani, cacciando via l’autoctona comunità ebraica e con essa quella parte della mia famiglia.Sebbene siano moltissime le persone che fanno costantemente riferimento ai profughi arabo o palestinesi, ben pochi sono coloro che almeno sanno dell’esistenza dei profughi ebrei dalle terre arabe. Mentre gli arabi che fuggirono o lasciarono la Palestina Mandataria e Israele ammontano grossomodo a 750.000 persone, i profughi ebrei dalle terre arabe furono circa 900.000. Prima che nel 1948 venisse creato lo stato di Israele, v’era quasi un milione di ebrei nelle terre arabe, là dove oggi essi non arrivano a 5.000 in tutto.Un’importante differenza fra i due gruppi sta nel fatto che molti arabi palestinesi furono attivamente coinvolti nel conflitto contro Israele lanciato dalle circostanti nazioni arabe, mentre viceversa gli ebrei delle terre arabe avevano vissuto pacificamente per secoli, se non millenni, nei rispettivi paesi di origine, sovente nella condizione sottomessa di “dhimmi”. Inoltre i profughi ebrei, dal momento che erano più urbanizzati e istruiti rispetto ai più rurali palestinesi, avevano accumulato maggiori proprietà e ricchezze, che furono costretti a lasciarsi alle spalle nei loro ex paesi. Esperti economisti hanno stimato che, in cifre odierne, l’ammontare totale dei beni perduti dai profughi ebrei nelle terre arabe, comprese le proprietà comunitarie come scuole, sinagoghe e ospedali, sia quasi il doppio di quello dei beni perduti dai profughi aplestiensi. Non basta. Bisogna anche ricordare che, negli anni ’50, Israele restituì più del 90% dei conti bancari bloccati, delle cassette di sicurezza e di altri averi appartenuti ai profughi palestinesi (mentre nulla del genere è accaduto per i profughi ebrei).Anche se il numero dei profughi ebrei e dei loro beni è maggiore di quello dei palestinesi, la comunità internazionale sembra essere a conoscenza solo ed esclusivamente della condizione di questi ultimi.Vi sono numerose importanti organizzazioni internazionali dedicate ai profughi palestinesi. Esiste una Conferenza che viene indetta ogni anno dalle Nazioni Unite, ed esiste un’agenzia-profughi che è stata appositamente istituita per i profughi palestinese: mentre per tutti gli altri profughi del mondo esiste un’unica agenzia, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), i palestinesi sono sotto l’egida di una loro specifica agenzia esclusiva, la United Nations Relief and Works Agency (UNRWA). Il budget per il 2010 dell’UNRWA (per i profughi palestinesi) è pari a circa la metà del budget dell’UNHCR (per tutti gli altri profughi del mondo). Altrettanto impressionante è il fatto che l’UNHCR si vanta di aver trovato “soluzioni durevoli” per “decine di milioni” di profughi dal 1951, anno della sua istituzione; mentre l’UNRWA non si vanta d’aver trovato “soluzioni durevoli” nemmeno per un solo profugo palestinese.Come non tutto ciò non fosse già abbastanza distorto, si dia un’occhiata alle definizioni e a come esse vengono applicate: normalmente la definizione di “profugo” si applica solamente alla persona che è fuggita e ha cercato rifugio; nel caso dei palestinesi, invece, viene definita “profugo” non solo colui che è fuggito, ma anche tutti i suoi discendenti per sempre all’infinito. Dunque, stando alla definizione con cui l’UNRWA conferisce lo status di profugo, io stesso sarei un profugo.Ma io non mi considero affatto un profugo. Io sono un fiero cittadino dello stato d’Israele. I profughi ebrei, infatti, hanno trovato in Israele la loro piena espressione nazionale. Allo stesso modo, anche i profughi arabi dovrebbero dare espressione alle loro aspirazioni nazionali in uno stato palestinese (e non in Israele).Con i negoziati diretti che stanno ricominciando fra Israele e palestinesi, i riflettori torneranno a puntare su questa questione. Il cosiddetto “diritto al ritorno” è una falso giuridico. La risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che sarebbe la fonte giuridica di tale “diritto”, non menziona affatto la parola “diritto”, non è legalmente vincolante e, come tutte le attinenti risoluzioni dell’Onu, usa il termine intenzionalmente ambiguo di “profughi” senz’altri appellativi.La risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tuttora considerata la principale cornice giuridica per risolvere il conflitto arabo-israeliano, afferma che una composizione di pace globale in Medio Oriente deve necessariamente comprendere “un’equa regolamentazione del problema dei profughi”. Non viene fatta nessuna distinzione fra profughi arabi e profughi ebrei. In effetti, uno dei principali estensori di quella risoluzione, il giudice Arthur Goldberg, all’epoca capo della rappresentanza Usa all’Onu, disse: “La risoluzione pone l’obiettivo di ‘arrivare un’equa regolamentazione del problema dei profughi’. Queste parole si riferiscono ragionevolmente sia ai profughi arabi che ai profughi ebrei”.Di più. Tutte le conferenze e gli accordi di pace che hanno visto la partecipazione o la firma di Israele e vicini arabi hanno sempre usato il termine “profughi” senza qualificazioni restrittive. Durante le famose trattative di Camp David nel luglio 2000, l’allora presidente Usa Bill Clinton, intercessore e ospite dei negoziati, disse: “Vi dovrà essere una qualche sorta di fondo internazionale istituito per i profughi. Credo che esista un certo interesse, piuttosto interessante, da entrambe le parti, nel fatto che vi sia anche un fondo che indennizzi gli israeliani che furono resi profughi dalla guerra scoppiata subito dopo la nascita dello stato di Israele. Israele è pieno di persone, di ebrei, che vivevano in paesi prevalentemente arabi e che arrivarono in Israele perché erano stato resi profughi nelle loro terre d’origine”.Nel 2008 il Congresso americano ha approvato la House Resolution 185 che per la prima volta garantisce eguale riconoscimento ai profughi ebrei prescrivendo che d’ora in poi il governo di Washington riconosca che tutte le vittime del conflitto arabo-israeliano devono essere trattate allo stesso modo. Sono fiero del fatto che la Knesset nel febbraio di quest’anno ha approvato una mozione che rende gli indennizzi agli ebrei profughi dai paesi arabi dopo il ‘48 parte integrante di qualunque futuro negoziato. Il disegno di legge israeliano prevede che “lo stato di Israele non firmi, direttamente o per delega, nessun accordo o trattato con un paese o un’autorità su una composizione politica in Medio Oriente senza garantire i diritti dei profughi ebrei dai paesi arabi conformemente al trattato Onu sui rifugiati”.Prima del 1948 c’erano circa 900.000 ebrei nelle terre arabe, mentre oggi ne rimangono solo poche migliaia. Dove sono lo sdegno internazionale, i convegni, i proclami che invocano giustizia e risarcimenti? La questione dei profughi palestinesi è diventata un’arma politica per bastonare Israele, e la Lega Araba ha ordinato ai suoi stati membri di non accordare la cittadinanza alle loro popolazioni palestinesi. Intanto Israele ha accolto tutti i suoi profughi in fuga: sia dalla Shoà, sia dalle persecuzioni ed espulsioni nelle terre arabe.Le persone come mio padre, le centinaia di migliaia di persone che arrivarono in Israele e i milioni di israeliani discendenti da quei profughi, hanno diritto al risarcimento. È fondamentale che questa questione torni all’ordine del giorno della comunità internazionale affinché non si debba ancora una volta assistere a un trattamento asimmetrico e distorto per arabi ed ebrei, nel conflitto arabo-israeliano.(Da: Jerusalem Post, 1.9.10) http://www.israele.net/, 10-09-2010 di Danny Ayalon
(ASCA-AFP) - Teheran, 9 set - Il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha condannato il piano di una chiesa della Florida di bruciare il Corano per l'anniversario degli attentati dell'11 settembre, sostenendo che la manifestazione e' stata ordita da Israele.Il piano e' stato ''orchestrato dal regime sionista, dopo essere stato sconfitto nel suo impegno contro i musulmani e il mondo islamico'', ha detto Mottaki agli ambasciatori stranieri a Teheran.Il Ministro ha anche esortato il governo degli Stati Uniti a fermare quello che ha definito un progetto ''spregevole''.''Questa azione provochera' la reazione di tutti i musulmani e quella dei fedeli di altre religioni'', ha aggiunto.
8 settembre 2010 http://www.blitzquotidiano.it/
La tendenza in Israele a formare famiglie ebraiche più numerose in confronto al tasso di nascite tra gli ebrei della Diaspora risulta un modello confermato dalle cifre più recenti sulla popolazione, commentate in occasione del capodanno ebraico dal demografo Sergio Della Pergola, titolare della cattedra “Shlomo Argov” in Rapporti Israele-Diaspora dell’Università di Gerusalemme.L’Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha diffuso i dati aggiornati da cui risulta che, all’inizio di questo anno ebraico 5771, la popolazione totale d’Israele conta 7.645.000 abitanti, di cui il 75,5% ebrei.Il tasso di natalità degli ebrei israeliani è in media poco al di sotto dei tre figli (2,9) per famiglia, il più elevato da molti anni a questa parte: un dato che va confrontato coi meno di 2 figli per famiglia ebraica che si registra in altri paesi industrializzati. La differenza è dovuta a più di un fattore, spiega il prof. Della Pergola. Uno è l’altissimo tasso di nascite, in Israele, tra le famiglie “haredi” (ultra-ortodossi). Un altro è la complessiva sensazione di benessere tra la popolazione in generale. Contribuisce anche la situazione economica relativamente stabile, in Israele, in confronto alle crisi finanziarie degli ultimi anni in altri paesi.Un ulteriore dato è l’aumento dell’immigrazione. “Benché il numero degli immigranti sia relativamente basso in confronto a periodi precedenti nei sessantadue anni di storia dello stato – nota Della Pergola – il tasso di immigrati è comunque più alto di quello dell’anno scorso a riprova dell’influenza esercitata dalla problematica situazione economica nel mondo, unita alla sensazione di disagio provocata dai trend generali verso antisemitismo e anti-israeliano”.Diversamente che in Israele, altrove la tendenza verso un declino della popolazione ebraica continua, osserva Della Pergola, a causa di fattori come i matrimoni misti e una popolazione che invecchia rapidamente, con un aumento delle morti in confronto alle nascite. “Mentre la popolazione ebraica in Israele è aumentata nell’anno passato dell’1,7%, la popolazione ebraica nella Diaspora è diminuita dello 0,2%”, spiega il professore dell’Università di Gerusalemme. Il risultato netto è un costante aumento della percentuale di ebrei residenti in Israele, che al momento rappresentano il 43% della popolazione ebraica complessiva mondiale.Dopo Israele, il paese con la più numerosa popolazione ebraica sono gli Stati Uniti, aggiunge Della Pergola, con 5,3 milioni di ebrei, benché questo numero dipenda dalle diverse definizioni di chi viene considerato “ebreo”. Le altre principali comunità ebraiche nazionali sono: la Francia, con 485.000 ebrei; il Canada, con375.000; la Gran Bretagna, 292.000; Russia, 205.000; Argentina, 182.000; Germania, 119.000; Australia, 108.000; Brasile, 96.000. (Oggi gli ebrei italiani iscritti alle 21 comunità presenti nel paese sono meno di 30.000, su una popolazione residente di 60 milioni.)(Da: Università di Gerusalemme, Dept. of media relations, 07.09.10) http://www.israele.net/
Se questo progetto avrà successo, sarà gradualmente esteso nei prossimi anni anche alle altre scuole pubbliche di Israele. Già adesso, rileva il ministero dell’istruzione, si nota un crescente interesse degli studenti liceali verso la lingua araba: il numero di quanti chiedono di portarla agli esami di maturità sta salendo. “Attraverso l’insegnamento dell’arabo desideriamo spingere gli allievi a conoscere il loro prossimo” ha spiegato il dott. Shlomo Allon, responsabile dell’insegnamento della lingua araba e dell’Islam nel ministero dell’istruzione.Il progetto era stato elaborato anni fa, ma solo adesso è stato possibile avviarlo. “La conoscenza dell’arabo è una condizione necessaria per favorire l’inserimento di Israele nella Regione” ha notato il prof. Zvi Zameret, presidente della segretaria pedagogica del ministero. Ma proprio in una giornata dominata dalle dichiarazioni di buona volontà due Ong locali hanno pubblicato un rapporto secondo il quale a Gerusalemme est il sistema educativo per la popolazione fa acqua da più parti. “Ci mancano i fondi per ovviare a mancanze accumulatesi nel corso di molti anni” hanno replicato il ministero dell’istruzione e il municipio della città. Risposte che non soddisfano la popolazione: per far fronte alla crisi dell’istruzione pubblica, metà degli allievi di Gerusalemme est sono costretti a ricorrere a istituti privati e costosi. settembre - 9 - 2010,http://www.italnews.info/
Per l'arresto di suoi militanti coinvolti in attentati
(ASCA-AFP) - Gerusalemme, 8 set - I militanti palestinesi hanno sparato nuovi colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza, mancando di poco un asilo nido in un kibbuz nel sud di Israele, proprio alla vigilia del Capodanno ebraico.Nell'insediamento israeliano non sono stati registrati danni a cose o persone.Si tratta del terzo lancio di razzi in tre giorni, e costituisce la risposta palestinese alla chiusura precauzionale dei Territori Occupati, imposta da Israele prima dei festeggiamenti per il Capodanno ebraico, Rosh Ha-shana, che iniziera' al tramonto.
giovedì 9 settembre 2010
Migliori auguri per il nuovo anno 5771 (2010 - 2011)
le Sorelle di Maria a Darmstadt, Germaniae a “Beth Avraham”, Gerusalemme
Cari amici Ebrei,
ecco un nuovo anno che si apre davanti a Voi. Pensando all’anno appena trascorso che, in svariati ambiti, è stato difficile per lo Stato di Israele e per il Vostro popolo, Vi domanderete forse perché abbiamo scelto la parola del Salmo 147 per esprimervi i nostri auguri.Ma è proprio di fronte al crescente antisemitismo, alla messa in forse della legittimità dello Stato di Israele e dei suoi diritti biblici su Gerusalemme, che vorremmo dirvi: con tutto il cuore siamo con Voi. Preghiamo l’Eterno perché benedica Voi, le Vostre famiglie e tutti i Vostri cari in Italia, in Israele e nel mondo intero. Chiediamo al Signore di vegliare sul Vostro popolo, su Gerusalemme e sul Paese di Israele, come è scritto nel Salmo 121,4: “Non dorme e non Si lascia prendere dal sonno il Custode di Israele”.Un cordiale SHALOM,
Le Vostre Sorelle di Maria
Sorelle di MariaC.P. 13 01 2964241 DarmstadtGermania
mercoledì 8 settembre 2010
La celebrazione del Rosh Hashanà si distingue per il suono dello shofàr e per l’obbligo di fare teshuvà. Accanto a questi due segni di maggiore importanza, si sono aggiunti riti, usi e tradizioni di vario tipo, che insieme contribuiscono a fare dei due giorni del capodanno ebraico una realtà del tutto particolare. Un rito che potrebbe essere definito "minore", per la sua importanza, ha luogo di sera, sulla mensa, subito dopo il kiddùsh e la benedizione sul pane. È ciò che viene chiamato il "Séder di Rosh Hashanà" o lo "Yehì Ratzòn di Rosh Hashanà" (su questi termini torneremo subito dopo). Consiste nell’assaggio, o nella presenza a tavola, di alcuni alimenti speciali, insieme alla recitazione di piccole formule di preghiera. Il nome di Séder, dato alla cerimonia, si spiega probabilmente perché la cosa ricorda in qualche modo e in miniatura il Séder pasquale, o anche perché si procede secondo un ordine (in ebraico Séder) più o meno prefissato nei manoscritti o nelle edizioni stampate. L’altro nome (yehì ratzòn, letteralmente: "sia volontà [davanti a Te o Signore]" ) ricorre all’inizio di ogni frase del testo che si legge; è la formula tradizionale, mal traducibile letteralmente in italiano, con cui si invoca la volontà divina di fare qualcosa per noi. 2. Come si svolge il SéderNon tutte le comunità celebrano questo Séder allo stesso modo, e sono documentate varianti sul numero delle cose che si fanno, sul tipo di alimenti, sull’identità delle specie vegetali citate nelle fonti classiche e sulle formule che si recitano. Si pongono anche problemi complicati di priorità e ordine di recitazione delle benedizioni, che non tutti risolvono allo stesso modo. Proviamo a riassumere e mettere in ordine i dati raccolti dalle varie fonti.Si dispongono a tavola prima del kiddùsh i vari alimenti; una lista ampia e comprensiva include:– un gruppo di 5 vegetali citati insieme in un’unica fonte talmudica:zucca (in aramaico karà o kèra); una verdura chiamata in aramaico rovià (o ruvià); nei testi in italiano è identificata con il finocchio. Secondo altri è la colocasia; porro (in aramaico karatè o keratè); una verdura chiamata in aramaico silkà; può corrispondere alla barbabietola o rapa rossa; in altre tradizioni è identificata come la bieta da coste; datteri (in aramaico tamrè); – altri alimenti citati separatamente da altre fonti: miele, da solo o insieme a mela; in alternativa o in aggiunta: fichi; melograno; la testa di un agnello; altri preferiscono quella di montone; pesci. – più in generale si mangiano dolci, cibi "grassi" e non si usano cibi conditi con aceto e limone.La procedura è questa: prima si fa il kiddùsh e si beve il vino. Dopodiché si fa la netilàth yadàim e si dice l’hamotzì sul pane. C’è chi usa intingere il pane nel miele o nello zucchero. Ma anche se si intinge il pane nel miele o nello zucchero bisogna usare per l’hamotzì anche il sale1 ; prima si mette il pane nel sale e si mangia, poi si intinge nel miele. Qualcuno non usa la mela con il miele, ma solo il miele con il pane, e a questo punto dice lo Yehì ratzòn in cui si invoca un anno dolce2. L’ordine con cui si prendono i vari alimenti varia nelle fonti antiche e nei formulari. In ogni caso, anche se si è detta la benedizione sul pane, prima di mangiare la frutta degli alberi bisogna recitare la benedizione borè perì ha’ètz; le possibili specie in questione sono i datteri, i fichi e le mele. Alcuni ritengono che quale che sia il prodotto dell’albero che si mangia, questo deve precedere il prodotto della terra, e tra i frutti dell’albero l’ordine di precedenza dovrebbe essere datteri- fichi-mele3. Una volta recitata la benedizione borè perì ha’ètz, questa vale per tutti gli altri prodotti dell’albero. Per i prodotti della terra non c’è bisogno di benedizione; e neppure per il miele che si mangia con le mele, perché il miele è considerato secondario rispetto alla mela4.Un problema controverso è se si debba dire prima la benedizione o lo Yehì ratzòn. Secondo il sefardita Ch. Y. D. Halevì5, si prende il dattero, e tenendolo con la mano destra6 si dice la formula dello Yehì ratzòn, poi si benedice borè perì ha ‘etz, con l’intenzione di riferirsi anche agli altri prodotti dell’albero presenti nel Séder, e lo si mangia. Si passa quindi al porro (prodotto della terra), si dice la formula, e lo si mangia senza benedizione. Quindi si seguita con gli altri prodotti. L’opinione contraria di alcuni Ashkenazìm è di iniziare con la benedizione del frutto, mangiarlo subito e quindi dire Yehì ratzòn; questo perché la benedizione è una lode a Dio, e lo Yehì ratzòn è una richiesta di favori, e c’è chi giudica scorretto far precedere una richiesta alla lode7.http://www.morasha.it/
Sto andando a Tel Aviv per le ultime cose da sbrigare prima della Festa delle feste: quella che dà il via all’anno, che apre il nuovo grande portone della vita che scorre , che dà il primo accordo. L’inizio.Salgo sul treno a Nahariya. Il tragitto è il solito di sempre ma nell’aria c’è quell’atmosfera che solo in Israele riesci ad assaporare: come se in ogni posto verso il quale ti volgi ci sia qualcuno della tua famiglia…qualcuno che conosci da sempre. Salgono donne affannate con sporte colme di carne appena acquistata, di fiori, di frutta: mele, melograni, pesche appena colte dall’albero del giardinetto di casa. Da Haifa si spostano a Gerusalemme, da Natania salgono a Nord verso Zfat, dalla Galilea al Negev e da Eilat a Tiberiade. La Festa si trascorre insieme, per benedirsi a vicenda, per augurare con affetto l’uno all’altro tutto il bene del mondo. Davanti a me, dietro, di fianco un vocio e uno scambio di conversazioni al telefono: “Sì, domani sera saremo a Beer Sheva dalla famiglia di Haim”, “Noam non esce purtroppo, è di guardia a Metulla, al confine con il Libano!”, “Abbiamo ricevuto uno splendido cesto: c’erano cioccolate, miele e il vino di Gamla!” “Grazie per la brachà, il biglietto di auguri…quando l’ho letto mi sono venute le lacrime agli occhi…anche a voi, a tutta la famiglia, tanta salute, tante soddisfazioni e pace!”. Una soldatessa si prepara a visitare le famiglie di alcuni soldati e con dolcezza rassicura le loro madri: “Non ti preoccupare, faremo in modo che tuo figlio arrivi a casa con tante buone cose per preparare una bella cena”.Anche io ho la mia bella sporta: hallot, candele profumate di Zfat, torta al miele ma soprattutto benedizioni: per il mio ufficiale gentiluomo a Hevron, per tutti gli altri soldati e anche per Gilad, per la salute dei miei genitori e per tutto il popolo d’Israele e chi lo ama. Il primo giorno di Tishrì ci prepareremo ad accogliere il nuovo anno: la nuova sfida, il nuovo impegno a mantenere valori, tradizione, storia e passato. Per godere del presente e per continuare a costruire con saggezza e determinazione, il futuro.Edna Angelica Calo Livne,http://moked.it/
*Ed Husain è autore di “The Islamist” (Penguin, 2007) e co-fondatore della Quilliam Foundation, un think-tank che si occupa di contrastare il fondamentalismo religioso.