God Almighty When Will It End? Subliminal & Miri Ben-Ari
VIDEO: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2012/01/26/fino_a_quando.html
da Barbara
27 gen 2012 — Alberto Vaccaro
GQ celebra la Giornata della memoria con un'intervista al regista israeliano Amos Gitai: l'Olocausto, i rapporti tra Israele e Palestina, il cinema. Il video http://www.gqitalia.it/show/cinema/2012/1/amos-gitai-intervista-esclusiva-al-regista-israeliano-il-video
Da cinque a sette milioni: questa è la stima delle donne, dei bambini e degli uomini ebrei sterminati dal Nazismo durante la Seconda guerra mondiale in Europa. Un convoglio infinito di vagoni ferroviari stipati di esseri umani che attraversa la storia, assordante come una singola parola: Olocausto. Sacrificio.I primi a scoprire che cosa fosse accaduto nei campi di sterminio tedeschi furono le truppe URSS il 27 gennaio del 1945, quando unità sovietiche penetrarono nella struttura gestita dai Nazisti nei pressi della città polacca di Oświęcim: in tedesco, Auschwitz. L'Italia ha aderito alla proposta internazionale di designare quella data come il giorno della memoria dell'Olocausto: lontano, mai abbastanza.GQ ha scelto di celebrarlo con un'intervista al regista israeliano Amos Gitai (11'09"01 September 11, Free Zone, Kippur e molti altri), che abbiamo incontrato a Milano in occasione dell'uscita da Bompiani di un volume su Efratia Gitai, madre del cineasta di Haifa: "Storia di una famiglia - Corrispondenze 1929-1994".Con Amos Gitai abbiamo ricordato il sacrificio degli ebrei, abbiamo parlato di Israele, Palestina e anche un po' di cinema.
Giaffa
Giorno della memoria in Israele: dai cattolici di espressione ebraica "dolore e riconoscenza"
Israele: Radioterapia più sicura
Israele, il vicepremier Shalom ringrazia l’Italia per l’embargo all’Iran
ROMA, 26 GEN – ''Purtroppo alcuni Paesi e persone pensano ancora che l'olocausto non sia mai esistito, vogliono cancellare Israele dalla carta geografica. Il primo e' l'Iran che sta cercando di sviluppare il suo potenziale nucleare''.Lo ha detto il vice primo ministro di Israele, Silvan Shalom intervenendo, nel tempio maggiore di Roma, alle celebrazioni per la Giornata della Memoria.''Faremo tutto quello che e' in nostro potere per evitarlo – ha proseguito – voglio ringraziare l'Italia per avere appoggiato la decisione dell'Unione Europea di sanzionare l'Iran e per aver messo l'embargo sul petrolio che proviene da quel Paese. Conosco la difficile situazioni economica dell'Italia – ha concluso il vicepremier Israeliano – per questo voglio ringraziarvi con il cuore''.Shalom ha poi voluto ringraziare calorosamente il sindaco di Roma Gianni Alemanno, presente questa sera alle celebrazioni in sinagoga per la decisione di creare a Roma un museo della Shoah. http://www.blitzquotidiano.it/
Israele e Sud Sudan: quattro motivi per un rapporto speciale
Il 20 dicembre 2011 Salva Kiir, presidente del neo-nato Stato del Sud Sudan, ha fatto la sua prima importante visita ufficiale all’estero, con destinazione Israele. L’incontro con Peres e Netanyahu si è rivelato cordiale, a tratti toccante: un momento fondamentale nei rapporti tra i due Paesi, come sottolineato dallo stesso presidente israeliano. Israele vuole fare del Sud Sudan un tassello fondamentale della sua strategia geopolitica ed è disposto ad un coinvolgimento diretto allo sviluppo ed alla protezione del Paese. Il motivo è semplice: il Sud Sudan può rivelarsi un avamposto fondamentale nel cuore delle rotte per il traffico di armi che, partendo dall’Iran e arrivando a Gaza, rappresentano una minaccia diretta per la sicurezza dello Stato ebraico.La visita di Kiir è stata il tentativo di suggellare un legame di collaborazione economica, tecnologica e militare tra i due Stati. Da una parte, tale legame non è per nulla inaspettato: Israele ha inviato aiuti ai ribelli del Sudan meridionale fin dai tempi di David Ben-Gurion, la cui “periphery strategy” consisteva nell’appoggiare tutti i popoli non-arabi del Medio Oriente. Significativo è inoltre il fatto che il riconoscimento al nuovo Stato sia arrivato entro 24 ore dalla proclamazione dell’indipendenza, a suggellare il valore del legame morale e politico tra i due Paesi.Kiir e i leader del sud hanno sempre decantato le lodi del “vicino” mediorientale, e le recenti dichiarazioni di voler essere uno dei primi Paesi ad aprire una rappresentanza diplomatica a Gerusalemme, con tutte le conseguenze che ciò comporta data l’incerta situazione della città, è indice di una profonda fiducia reciproca e volontà di collaborazione a 360 gradi.Dall’altra parte però, come recita un vecchio adagio, l’occasione fa l’uomo ladro: il recente inasprirsi delle tensioni con l’Iran, in aggiunta ai movimenti in atto all’interno delle leadership palestinesi di Hamas e Fatah, paventano la strada per un coinvolgimento diretto di Israele in un’area geografica non direttamente confinante ma di importanza vitale: secondo i calcoli dell’establishment di Tel Aviv, un’area legata alla sopravvivenza stessa del Paese. Perciò l’alleanza si basa sul fatto che, in fin dei conti, i benefici per Israele sono maggiori dei costi, in almeno quattro ambiti.Primo, il problema degli immigrati illegali provenienti dalla zona del Corno d’Africa: il flusso di profughi attraverso i confini porosi con l’Egitto sembra inarrestabile, e mentre una (reale) cortina di ferro viene innalzata lungo la penisola del Sinai, Netanyahu sta cercando il consenso dei suoi maggiori alleati in Africa orientale – Kenya, Uganda ed Etiopia, a cui si aggiunge ora il Sud Sudan. L’obiettivo è iniziare il rimpatrio degli oltre 52.000 sfollati prima che la situazione a livello interno degeneri in una nuova ondata di proteste che metterebbero a repentaglio la stabilità del Paese in un momento così delicato.Secondo, il Sud Sudan è un Paese dalle immense risorse, in primis petrolifere: prima della separazione da Khartoum, il petrolio proveniente dal sud veniva lavorato nelle raffinerie del nord, e poi smerciato lungo le rotte che da Port Sudan si ramificavano nel Mar Rosso, facendo del vecchio Sudan il terzo produttore di petrolio africano. Ora Israele ha intenzione di avere accesso al petrolio posseduto da Juba aggirando il Sudan di Al-Bashir, che nel frattempo sembra voler mantenere il controllo sulla preziosa risorsa, “promettendo” relazioni di buon vicinato con il giovane Stato meridionale. Non meno importante, Juba è sempre stata uno dei principali sbocchi per l’industria bellica israeliana, che non intende rinunciare ad uno dei suoi maggiori partner nel sempre redditizio commercio di armi.Terzo, il legame tra al-Bashir e Hamas: quasi contestualmente alla visita di Kiir in Israele, la leadership di Hamas ha compiuto il suo primo viaggio diplomatico all’estero, in cui è stata inserita una fondamentale tappa proprio a Khartoum, dove Hamas mantiene una base salda anche in vista di una possibile débacle del regime di Assad in Siria.Dichiarazioni di reciproca stima e fiducia tra Al-Bashir e Haniyeh, premier di Hamas a Gaza, si sono accompagnate a rinnovati accordi per gli aiuti alla resistenza palestinese in termini di supporto morale e soprattutto militare. Il tutto è stato costellato dalla riaffermazione dell’importanza di Gerusalemme come capitale dello Stato palestinese, in perfetta opposizione alle dichiarazioni di Kiir durante la sua visita proprio a Gerusalemme. Un aumento dell’influenza israeliana nell’area metterebbe probabilmente un grosso freno ai legami che i leader africani intrattengono con Hamas, isolando gli uni dagli altri e mitigando perciò una grossa fonte di insicurezza.Il quarto ambito infine comprende le ragioni più importanti, che provengono da considerazioni di tipo strategico: il Corno d’Africa è senza dubbio una delle più grandi minacce alla sicurezza di Israele, a causa dei continui flussi di armi provenienti dall’Iran e dirette verso Gaza, tramite la rotta Somalia-Egitto-Gaza e Sudan-Egitto-Gaza. I recenti attacchi aerei compiuti da Israele a fine 2011 su Port Sudan sono infatti da inquadrare in questo contesto.Netanyahu ritiene probabile lo scenario di un coinvolgimento militare diretto in Sud Sudan, in modo da contrastare l’influenza di Teheran nella regione. Kiir non sembra contrario all’eventualità, poiché in cambio otterrebbe la protezione di uno Stato militarmente molto più avanzato e l’effetto deterrente che ne conseguirebbe su eventuali volontà belliche tra i riottosi vicini, Sudan di Bashir in testa.Il Sud Sudan quindi si inserisce perfettamente nella rinnovata “periphery strategy” israeliana, che include tra gli altri Cipro, i curdi, i berberi e possibilmente, un giorno, un Iran post-islamico. Oltre ai benefici pratici, la nuova repubblica sudanese rappresenta perfettamente un esempio di popolazione non-musulmana che è stata capace di resistere all’imperialismo islamico tramite la sua integrità, persistenza e dedicazione. In questo, agli occhi degli israeliani, la nascita del Sud Sudan riecheggia quella di Israele.Netanyahu ha in programma un viaggio in Africa Sub-Sahariana in febbraio. Sebbene considerazioni riguardo alla sicurezza sconsiglino di includere Juba nel suo itinerario, il premier israeliano sta pensando di farne lo stesso una tappa, in modo da dimostrare la volontà di Tel Aviv di incrementare la cooperazione con l’alleato.I segni di riconciliazione tra Fatah e Hamas e l’inizio di trattative volte a far rientrare gli ultimi nell’OLP, assieme alla minaccia nucleare crescente posta dagli ayatollah, urgono Israele a predisporre un fortificato sistema di alleanze su larga scala, che esorbiti dalla sfera mediorientale e si estenda fino a raggiungere i Paesi africani. D’ora in poi saranno essi, Sud Sudan in testa, ad essere volenti o nolenti la nuova frontiera dell’infinita guerra tra Israele e Islam.http://www.meridianionline.org/ di: Andrea Marciandi
Iran. Hacker israeliani colpiscono siti dei ministeri iraniani. La Guerra su internet è già realtà
Allarme rosso Iran. Il sito dell’emittente iraniana Press Tv e quelli dei ministeri di Salute e Istruzione sono stati oscurati oggi da un attacco in piena regola degli hacker israeliani. Pubblicata sull’home page dei siti una bandiera di Israele e slogan antiarabi. Si tratta dell’ennesima provocazione effettuata da Israele e i suoi alleati nei confronti della Repubblica Islamica.
- D.C.- 26 gennaio 2012- Ci sono molti modi di dichiarare guerra, e soprattutto ci sono tipi e tipi di guerra. Oltre ai conflitti tradizionali infatti in questo XXI secolo dobbiamo giocoforza abituarci a nuovi tipi di guerre, da quelle commerciali fino a quelle cibernetiche. Quello subito dall’Iran nella giornata di oggi potrebbe a buon diritto configurarsi come un vero e proprio attacco in piena regola orchestrato, a quanto sembra, da alcuni gruppi di hacker israeliani. Oggi infatti, il sito in lingua inglese dell’emittente iraniana Press Tv e quelli dei ministeri della Salute e dell’Istruzione sono stati oscurati a seguito di un attacco di pirateria informatica operato da Israele.Si fanno chiamare IDF Team questi crociati della Rete, e hanno definito le loro azioni come una risposta a una serie di attacchi ai siti israeliani nei giorni scorsi. Non si sono comunque limitati ad oscurare solo i siti succitati, bensì hanno hackerato anche altri siti popolari nella Repubblica Islamica, pubblicando provocatoriamente sulle home page una bandiera di Israele e un testo anti-arabo in lingua inglese. Chiaramente l’episodio ha fatto subito salire la tensione mandando su tutte le furie le autorità iraniane. Il sito di Press Tv, dell’emittente satellitare statale in lingua inglese, è rimasto oscurato per un pò dopo aver subito l’attacco causando un serio danno d’immagine. ”Alle 16 e 30 ora isralieana i siti del ministero della Salute e quello dell’Istruzione iraniani saranno oscurati fino a nuova comunicazione. Anche il network della televisione iraniana, che ha sede a Teheran e che si chiama Press TV, sarà inaccessibile fino a prossima comunicazione”, si vantavano gli hacker israeliani, che hanno persino rilanciato: “Ahmadinejad, cos’hai da dire a proposito?”.Una vera e propria cyber war che sembra essere uscita letteralmente fuori controllo e che potrebbe essere strumentalizzata per gettare benzina sul fuoco della crisi iraniana, nel tentativo che qualcuno, cedendo alle provocazioni, possa perdere la testa. Dal conto loro gli israeliani si difendono sostenendo che l’attacco odierno sarebbe nient’altro che l’ultimo capitolo di una disputa su Internet avviata all’inizio di gennaio quando un hacker arabo aveva pubblicato online decine di migliaia di numeri di carte di credito israeliane. Nessuno però era riuscito a trovare alcun collegamento tra l’hacker arabo e la Repubblica Islamica quindi quella di oggi è sembrata una vera e propria rappresaglia indiscriminata.La scorsa settimana gli hacker israeliani avevano oscurato il sito dell’agenzia monetaria dell’Arabia Saudita e della Borsa di Abu Dhabi, in risposta a un attacco degli hacker arabi ai siti della Borsa di Tel Aviv e della compagnia aerea El Al. Una vera e propria gara somigliante a una partita di scacchi, dove a ogni mossa dell’avversario corrisponde una reazione uguale e contraria dall’altra parte. La speranza è che questa cyber war possa rimanere limitata ad Internet e non diventare una guerra reale, che avrebbe conseguenze disastrose per tutta l’area e forse, per tutto il mondo.http://www.articolotre.com/
tentativi di dialogo tra Palestina e Israele organizzati ad Amman dal governo giordano in accordo con il Quartetto, Stati uniti, Nazioni unite, Unione europea e Russia, hanno subito un brusco stop. Il rappresentante del primo ministro Benjamin Netanyahu al tavolo della capitale giordana, Isaac Molho, ha incontrato ieri ad Amman per la quinta volta il capo della negoziazione palestinese, Saeb Erekat, ma non è stato trovato un terreno comune che permetta di proseguire il dialogo.Erekat ha inizialmente fatto sapere che, poiché Israele non ha presentato la sua posizione riguardo alla questione dei confini dello Stato palestinese, dal suo punto di vista i colloqui sono terminati. In seguito, tuttavia, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha dichiarato di essere disposto a tornare al tavolo dei negoziati se Israele acconsentisse a definire i confini del 1967 come base dei colloqui.Dopo l’incontro di ieri, il ministro degli esteri della Giordania, Nasser Judeh, grazie al cui impegno avevano avuto luogo i cinque incontri, aveva diffuso un comunicato nel quale diceva di aver fatto del proprio meglio per evitare il fallimento delle trattative di pace. Prima dell’ultimo incontro tra Molho e Erekat, il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, in un incontro con il re di Giordania Abdullah aveva detto che, sebbene Tel Aviv continui a rifiutare di riconoscere i confini della Palestina, nulla avrebbe ostacolato il tavolo dei negoziati se Israele avesse deciso di cambiare la propria rotta.Il riconoscimento dei confini anteriori al 1967, insieme alla fine delle attività di colonizzazione nei Territori occupati sono sempre stati posti come precondizione di ogni possibile dialogo dall’Anp.Un funzionario israeliano ha dichiarato al quotidiano inglese Independent che i palestinesi “commetterebbero un errore se cercassero scuse per abbandonare i colloqui. Scappare non risolve i problemi”.http://www.eilmensile.it/
Israele: serpente entra nella stanza di un bimbo di un anno che lo divora a morsi
Ho criticato Vauro e un giudice mi ha condannato
Israele verso l'Unione Europea
Israele deve entrare a far parte dell’Europa Unita – la pensa così il ministro degli esteri di Gerusalemme, Avigdor Liberman, che è intervenuto a Vienna in occasione della conferenza internazionale dedicata alle prospettive di sviluppo del continente europeo.Liberman ha dichiarato che Israele è l’unica democrazia stabile del Medio Oriente e rappresenta nella regione i valori della civiltà occidentale. Infine il ministro degli esteri si è espresso così sui “vicini cattivi” dello Stato d’Israele: “Sarebbe stato meglio se Mosè avesse portato gli ebrei da qualche parte vicino all’Italia, alla Germania o all’Austria”.http://italian.ruvr.ru/
SCOPERTO COME CERVELLO SI ADATTA ALLO STRESS
(AGI) - Washington, 25 gen. - Come si adatta il cervello allo stress? A rispondere, una nuova ricerca del Weizmann Institute of Science in Israele pubblicata da Cell Press sulla rivista Neuron, che rivela tesi pioneristiche su un nuovo meccanismo di adattamento allo stress per una migliore comprensione del perche' l'esposizione prolungata e ripetuta alla tensione psico-fisica porti a disturbi d'ansia e depressione. Piu' stimoli stressanti provocano il rilascio dell'ormone corticotropina (CRH) dai neuroni nel cervello. Seguono generalmente rapidi cambiamenti nell'espressione genica di CRH.La regolazione dell'attivita' di CRH e' fondamentale per l'adattamento cerebrale allo stress. In tal senso le anomalie sono, infatti, collegate a molteplici patologie psichiatriche."Nonostante la ricchezza di informazioni riguardanti il ruolo fisiologico di CRH nel mediare la risposta allo stress, i meccanismi molecolari che regolano l'espressione del gene CRH, e di conseguen za la sintesi di CRH, sono rimasti sostanzialmente poco chiari sinora", ha spiegato l'autore dello studio Gil Levkowitz, docente dal Weizmann Institute of Science. "Nel nostro studio - ha continuato - abbiamo identificato un percorso nuovo di segnalazione intracellulare che controlla l'espressione del gene CRH indotta dallo stress".Levkowitz e colleghi hanno scoperto che la proteina Orthopedia (OTP), che si esprime in alcune parti del cervello associate all'adattamento dello stress, modula l'espressione di CRH. I ricercatori hanno mostrato come Otp regola la produzione di due recettori presenti sulla superficie dei neuroni. Questi recettori, che ricevono e inoltrano le istruzioni di produzione di CRH, hanno essenzialmente una funzione di interruttori 'ON' e 'OFF' delle funzioni. "Questa regolazione del gene CRH e' fondamentale per l'adattamento allo stress neuronale. La mancata e cronica attivazione o interruzione della risposta di CRH puo' portare a sovra e sotto-attivazione dei circuiti cerebrali correlati, causando le note condizioni patologiche", ha detto Levkowitz. "Nel loro insieme, i nostri risultati identificano, dunque, un percorso biochimico evolutivamente conservato che modula l'adattamento allo stress", ha concluso.
Azerbaijan: sventato attentato ambasciatore Israele
Le autorita' dell'Azerbaijan hanno sventato nei giorni scorsi un attentato nei confronti dell' ambasciatore di Israele a Baku Michael Lotem e del direttore di una scuola religiosa ebraica, il rabbino Shneor Segal. Lo riferisce la stampa israeliana, secondo cui tre persone sono state arrestate. Una di queste, viene affermato, era in contatto con i servizi segreti di Teheran.Si tratta del terzo incidente del genere questo mese. In precedenza un altro attentato anti-israeliano era stato sventato a Bangkok dalle autorita' thailandesi, grazie anche all'arresto di un uomo legato in apparenza ai Hezbollah libanesi. Secondo la stampa israeliana, nel frattempo anche le autorita' bulgare hanno sventato un attentato contro una comitiva di turisti israeliani, in visita a Sofia. In seguito a questi episodi, i responsabili israeliani alla sicurezza hanno consigliato ai connazionali in partenza per l'estero di mantenere uno stato di vigilanza. ''Gli Hezbollah ed altri elementi ostili cercano di organizzare attentati terroristici crudeli lontano dai nostri confini'' ha confermato il capo di stato maggiore, generale Beny Gantz.http://www.campanianotizie.com
ISRAELE, CONSUMI RECORD DIESEL E OLIO COMBUSTIBILE
(AGI) - Tel Aviv, 25 gen. - In Israele, a causa dell'interruzione delle forniture di gas dall'Egitto, la generazione elettrica ha visto aumentare i suoi consumi di diesel e olio combustibile rispettivamente del 200% e del 108%. Per contro, si rileva un calo nel consumo di gas naturale del 7%. Il ministero dell'Energia e dell'Acqua ha annunciato che questo andamento e' atteso continuare anche nel 2012, finche' non sara' disponibile il gas naturale proveniente dal giacimento Tamar che dovrebbe entrare in produzione a meta' del 2013.
Matam Technology Park di Haifa
Arrivano conferme sulla svolta israeliana di Apple. A ribadire e puntualizzare le voci diffuse a metà dicembre dalla testata finanziaria on line Globes su un centro di ricerca con l’insegna della Mela specializzato in semiconduttori e collocato nel paese del mediterraneo, è un altro giornale finanziario, Calcalist.Il periodico, che pare citare persone a conoscenza dei fatti, fornisce alcuni dettagli dell’operazione. Apple sta esaminando alcune centinaia di profili di candidati con specializzazione nel settore dei chip da collocare in una struttura che dovrebbe sorgere nel Matam Technology Park, il distretto hi-tech di Haifa dove sono attive varie società di elevato profilo. Qui, tra gli altri, si trova anche uno dei centri ricerca e sviluppo di Intel che in Israele ha investito milioni e milioni di dollari. Ma anche Broadcom, Google, Yahoo! eBay, IBM, Philips, Microsoft e persino la cinese Huawei hanno strutture in Israele, un paese che fa ponti d’oro a società tecnologiche che decidono di portare le loro attività all’interno dei suoi confini nazionali. Come accennato in un nostro precedente articolo sarà Aharon Aharon, un veterano del settore dei semiconduttori, a svolgere il reclutamento di personale dopo avere ricevuto il mandato da Ed Frank, uno dei vicepresidenti Apple con l’incarico per ricerca e sviluppo, che è stato in Israele diverse volte nei mesi scorsi.Il centro di ricerca e sviluppo di Haifa avrà l’incarico di curare il design dei nuovi processori a basso consumo per i dispositivi mobili e non è connesso all’acquisto di Anobit. La società specializzata in tecnologie per archiviazione dati su memorie allo stato solido, segue un suo corso e resta insediata a Herzliya che si trova ad un’ottantina di chilometri a sud di Haifa. Il gruppo, ora parte del settore che in Apple si occupa di hardware e che è guidato da Bob Mansfield, è sotto la direzione di Johny Srouji, un ingegnere di origini israeliane che ha lavorato a lungo negli USA ed è specializzato nel design di microprocessori.http://www.macitynet.it/
Il flashmob delle donne a Bet Shemesh
(Ign) - La performance contro le aggressioni degli ultraortodossi (video da Official Bet Shemesh Women Flashmob)
VIDEO: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Il-flashmob-delle-donne-a-Bet-Shemesh_312900257807.html
SHIR HASHIRIM, IL CANTICO DEI CANTICI
Video: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2012//24/shir_hashirim_il_cantico_dei_c.html
da Barbara
A Israele il titolo di "re del pane"
La Rai mette i Testimoni in primo piano
Israele e Iran alla sfida degli Oscar
Mentre i vertici politici e militari decidono cosa fare, la sfida tra Israele e Iran per ora è al cinema. Alla notte degli Oscar, per la precisione. Dove, nella nomination per la statuetta per il miglior film straniero, concorrono due pellicole particolari: una dello Stato ebraico (“Footnote”), l’altra di quello Islamico (“A separation”). Film, e qui sta la cosa divertente, entrambi in pole position. Entrambi hanno già vinto qualcosa. Il primo a Cannes (premio per la miglio sceneggiatura). Il secondo ai Golden Globes (miglior film straniero).“A separation” – per chi non l’avesse visto – racconta la storia di una coppia iraniana di fronte al dilemma di lasciare il Paese per offrire al loro figlio una vita migliore oppure restare per accudire un genitore che ha gravi problemi fisici.“Footnote”, dell’israeliano Joseph Cedar (lo stesso di “Beaufort”) è, invece, la storia di una grande rivalità fra padre e figlio, entrambi studiosi del Talmud in una prestigiosa università. A maggio ha vinto al Festival di Cannes il premio per la miglior sceneggiatura. Per vedere i trailers: http://falafelcafe.wordpress.com/2012/01/25/israele-e-iran-alla-sfida-degli-oscar/
Shoah, nasce una rete universitariaper conoscere e non dimenticare
Ottimi siti sui viaggi se ne trovano tantissimi, ma forse è più raro trovare un blog su questo argomento.Da anni organizzo viaggi in Israele con lo scopo di entrare nel cuore del Paese. Non viaggi di pellegrinaggio, ma di conoscenza, di cultura, di divertimento e di scambio.Israele è un Paese unico nel mondo proprio perché abitato da numerose etnie in un territorio molto piccolo.L’intento di ViaggiIsraele è quello di formare una “famiglia” con i viaggiatori che sono già venuti con me in Israele e con quelli che ci verranno. Foto, impressioni, esperienze: il blog sarà un salotto di scambi tra amici.Ci saranno anche notizie, avvenimenti, articoli particolarmente significativi sul mondo israeliano, per far crescere la conoscenza della realtà di un paese molte volte distorta o poca nota.Questo vuole essere un blog laico, leggero, divertente ma anche ricco di apporti umani. Si richiede rispetto e correttezza che sono fondamentali per ogni buona amicizia.