lunedì 22 dicembre 2008

Il mercante dei quadri perduti

di Sara Houghteling Ed Neri Pozza Euro 16,50

“I quadri sono spariti, Max. Li hanno portati via. Non ne è rimasto neppure uno…”
Se si paragona l’immane tragedia della deportazione e dello sterminio degli ebrei che nella sola Francia ammontavano a trecentomila, settantaseimila dei quali condotti nei campi di sterminio, il trafugamento di migliaia di capolavori artistici di inestimabile valore è un crimine di minore entità.L’autrice, Sara Houghteling, che ha conseguito il master in Storia dell’Arte all’Università del Michigan ci regala un romanzo storico avvincente e intrigante che fa luce su una delle pagine più oscure della Storia della Seconda Guerra Mondiale: la razzia di opere d’arte in Francia per mano di funzionari del Terzo Reich.Proprietari della rinomata Galleria d’arte di Rue de La Boétie, Daniel e Max Berenzon tornano a Parigi nell’agosto del 1944 dal villaggio di Le Puy dove si erano rifugiati quando i tedeschi avevano invaso il suolo francese, nel tentativo di sottrarsi alla ferocia nazista insieme a migliaia di altri ebrei.Nella fattoria di Monsieur Valland, un contadino protestante che “per una cifra esorbitante” accetta di nasconderla, la famiglia Berenzon, abituata a vivere nell’agio e nella ricchezza si deve adattare ad una esistenza grama e pericolosa; una situazione ancor più penosa per la madre, pianista di talento, che si trova a contendersi con Monsieur Valland il possesso di una fisarmonica per il piacere di udire qualche nota musicale.
Il ritorno in quel grigio mattino di agosto del ’44 in una Parigi abbandonata dai tedeschi da poche ore è un evento traumatico per Daniel e Max Berenzon: immaginando di ritrovare la collezione di quadri esposta nella Galleria di Rue de la Boétie dove opere di rara maestria come la Donna in bianco della Morisot, la bellissima Colazione di Pierre Bonnard o Les Amandes di Manet avevano fatto la gioia di artisti e mercanti d’arte, rimangono esterrefatti di fronte ai locali vuoti e completamente bruciati.Se Daniel, avvilito dalle difficoltà burocratiche e dallo squallore dell’alberghetto in cui hanno trovato alloggio, si lascia prendere dallo sconforto e si chiude in se stesso, Max abbandona il padre e inizia a peregrinare per la città alla ricerca dei quadri perduti con una speranza ancora viva nel cuore: ritrovare Rose Clément la giovane di straordinaria bellezza che faceva l’assistente del padre e della quale si era perdutamente innamorato.
Di quanto è accaduto agli ebrei nei campi di sterminio Max non sa quasi nulla; all’Hotel Lutetia dove vengono accolti gli ebrei ritornati dai campi di sterminio apprende la sorte dell’amico Bertrand deportato insieme alla famiglia con il convoglio 62 e al quale lo legava una profonda amicizia adolescenziale. Grazie all’ospitalità di Chaim, un ebreo chassidico che lo accoglie in casa ritrova quel mondo ebraico di cui non si era mai curato e riscopre le sue radici nelle preghiere che condivide con Chaim in sinagoga. L’ebreo chassidico che nei campi di sterminio ha perso la moglie e il figlio offre a Max l’appiglio per continuare a sperare e a credere nonostante le dimensioni di una tragedia di cui a poco a poco si intuisce la vastità e l’orrore.
Max nella sua continua ricerca dei dipinti perduti entra in contatto con altri mercanti d’arte, scaltri e disonesti come Monsieur Cailleaux e Madame de la Porte des Vaux nelle cui Gallerie d’arte rivede alcuni quadri appartenuti alla sua famiglia, come il prestigioso Les Amandes di Manet del quale purtroppo non riesce a rientrare in possesso perché, misteriosamente è già stato venduto.Vagando per le vie di Parigi Max giunge nella Basilica di Saint Sulpice dove casualmente ritrova Rose Clément, la giovane donna della cui bellezza si era invaghito, ormai molto cambiata nel fisico e nell’anima a causa delle difficoltà e dei pericoli che ha dovuto affrontare nel suo lavoro prima al museo del Louvre e in seguito in quello del Jeu de Paume.
Personaggio realmente esistito con il nome di Rose Valland (ex Sovrintendente del Jeu de Paume) e al quale Sara Houghteling si è ispirata, la giovane Rose è una figura indimenticabile: bella, volitiva e determinata ha saputo giocare d’astuzia per salvare quelle opere d’arte che la bramosia dei nazisti avrebbe voluto trafugare.E’ per impedire il saccheggio sistematico di opere d’arte che Adolf Hitler e Hermann Göring avevano ideato che la vera Rose redige meticolosi resoconti “su predatori e prede e sulla destinazione del bottino salvato” grazie ai quali fu possibile salvare migliaia di dipinti consentendone il successivo rimpatrio.
A seguito dei contatti tra Rose Valland, le forze libere e gli Alleati migliaia di vagoni carichi di opere artistiche saccheggiate non furono né bombardati né fatti uscire dalla Francia negli ultimi giorni del conflitto.Con un balzo temporale di venticinque anni ritroviamo Max Berenzon (che nel romanzo è una figura immaginaria) a New York, sposato e ormai padre di due figlie adolescenti che per il suo anniversario di matrimonio decide di tornare a Parigi in visita alla sua famiglia; alla Galleria Drouot durante un’asta di quadri alla quale trascina una riluttante Ellie, il lettore assisterà a un colpo di scena sconvolgente che getterà una nuova luce sulla figura affascinante e misteriosa di Rose Clément.E’ un romanzo di raffinata sensualità, colto ed avvincente nel dipanarsi di una trama che scorre fluida grazie a una prosa e a un’architettura ben delineate.
Seppur il romanzo storico sia uno dei generi più difficili, l’opera di Sara Houghteling è un libro che convince per la passione artistica e il rigore storico, oltre che per le stupende descrizioni di una Parigi fascinosa, brillante e contraddittoria capaci di regalare a chi legge atmosfere di indubbia qualità. Giorgia Greco

Benjamin Netanyahu

NETANYAHU COPIA SITO WEB OBAMA, IMPARO DA CHI VINCE

(AGI) - Gerusalemme, 21 dic. - Benjamin Netanyahu fa tesoro dell'esperienza di Barack Obama, e nonostante siamo politicamente agli antipodi, gli copia il sito internet. Anzi, il responsabile della comunicazione del leader del Likud, il partito conservatore israeliano, ha rivelato che "due esperti che hanno lavorato con Obama sono venuti dagli Stati Uniti" per aiutarli. Il presidente Usa eletto ha dimostrato che con un sapiente utilizzo della rete si puo' mobilitare una moltitudine di persone e il leader del Likud ne sta seguendo l'esempio. Il suo sito internet (www.netanyahu.org.il) sembra ispirarsi completamente a quello di Obama (www.barackobama.com): lo stesso tono azzurro, la medesima scrittura, il menu' di navigazione molto simile, un link per i finanziatori e alla pagina Fecebook del candidato. L'accostamento e' stato evidenziato da alcuni media spagnoli Netanyahu ha ammesso che la scelta non e' stata casuale: "siamo tutti nella stessa azienda, quindi abbiamo guardato a chi ha avuto il maggior successo e abbiamo tentato di imparare da lui", ha detto a "El Mundo" il responsabile della comunicazione dell'ex premier, Ron Dermer.


Mo: Radicali, caporale Shalit divenga sempre piu' problema europeoDichiarazione dei Parlamentari delle delegazioni Radicali - Pd alla Camera e al Senato e degli europarlamentari radicali:
"Ci uniamo all'appello lanciato Daniele Nahum, presidente dell'UGEI, a che venga concessa la cittadinanza italiana al caporale Shalit che da oltre due anni e' nelle mani di gruppi fondamentalisti e di cui non si hanno piu' notizie, non tanto perche' l'essere cittadino italiano possa contribuire alla soluzione del problema, ma perche' divenga spunto per recuperare la prospettiva di una Patria europea da ampliare al Mediterraneo orientale a partire di Israele, unica speranza per la promozione della pace e della democrazia nel Medio oriente.Berlusconi, e anche Fini, sin dal loro insediamento, hanno avuto parole di grande vicinanza a Gerusalemme, nei prossimi mesi che vedranno centinaia di milioni di cittadini eleggere il nuovo parlamento europeo, e gli israeliani la nuova Knesset, occorrera', anche a costo di inserirsi nel dibattito elettorale israeliano, porre di nuovo la prospettiva federalista europea tanto per i Balcani occidentali quanto per Turchia e Israele. Shalit divenga il simbolo di una risposta pienamente politica al conflitto Israele-Hamas-Hezbollah e alla promozione della liberta' e democrazia in tutto il medio oriente.

La storia Pubblicata la storia di pace fra uno squalo e un pesciolino scritta a 11 anni dal militare rapito da Hamas
La favola ritrovata del piccolo caporale Shalit
DAL NOSTRO INVIATO NAHARIYA - Un messaggio in bottiglia riemerso tra gli scatoloni che la maestra aveva dimenticato in cantina. Una favola scritta nel 1997, quando Gilad Shalit aveva 11 anni, quinta elementare. Racconta il conflitto che lo circonda. Diventato grande, quella guerra lo ha ingoiato nei tunnel sotto la sabbia della Striscia di Gaza. Un altro mondo sommerso. Nella fantasia del piccolo Gilad, il mare dove «il pesce e lo squalo si incontrarono per la prima volta» è l' Oceano Pacifico. «All' improvviso il pesciolino vide uno squalo che voleva divorarlo. Iniziò a nuotare molto velocemente ma così fece anche lo squalo. Il pesciolino si fermò e disse: "Perché vuoi divorarmi? Invece potremmo giocare insieme". Lo squalo ci pensò e ripensò e poi disse "Ok, va bene, giochiamo a nascondino". Il pesciolino e il piccolo squalo giocarono tutto il giorno fino al calar del sole e alla sera lo squalo tornò a casa». Sulle pareti di una piccola galleria a Nahariya, il pesciolino e lo squalo nuotano seguendo lo sviluppo della loro avventura. Così li ha disegnati un gruppo di illustratori, ispirato dalla storiella. Tutt' e due ritornano a casa: «Sua madre gli domandò: "Quanti animali hai mangiato oggi?". E il piccolo squalo: "Oggi non ho mangiato nessun animale, però ho giocato con un animale chiamato pesce". "I pesci sono animali che noi mangiamo, non devi giocare con loro" disse la mamma». Stessa lezione per il pesciolino: «Lo squalo è l' animale che ha divorato tuo padre e i tuoi fratelli, non giocarci mai più». Lee Rimon, la curatrice della mostra, racconta che una settimana fa i bambini della città sono venuti a giocare nella sala, bolle di sapone per immaginare il blu del mare. «Quando ho chiesto chi volesse essere lo squalo e chi il pesce, ci sono stati volontari per i due ruoli. Quello che Gilad ha intuito da piccolo, forse senza capirlo, è che in tutti noi c' è un po' dello squalo e un po' del pesciolino. Per me, Gilad è il pesce e i suoi carcerieri palestinesi i predatori. Ma dalla loro prospettiva Gilad è il predatore». Ricorda un verso della Bibbia, il profeta Isaia: «Il lupo abiterà con l' agnello e il leopardo giacerà con il capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno insieme e un bambino li guiderà». Il caporale Shalit è stato rapito in Israele diciotto mesi fa con un raid oltre il confine. E' al centro delle trattative tra il governo e Hamas. Per riportarlo a casa in uno scambio di prigionieri, Ehud Olmert potrebbe essere pronto a rilasciare anche i carcerati definiti «con il sangue sulle mani», tra loro Marwan Barghouti, il leader più popolare tra i palestinesi. A Nahariya, a un passo dal confine con il Libano, vive la famiglia di Ehud Goldwasser, sequestrato con Eldad Regev nell' attacco dell' 11 luglio 2006, che ha aizzato i 34 giorni della seconda guerra libanese. Qui è nato Gilad e a pochi chilometri, tra le colline della Galilea, c' è la villetta che il padre Noam ha trasformato in quartier generale nella campagna perché gli israeliani non si dimentichino di suo figlio. E' convinto che la storia (adesso pubblicata in un libro) mandi un messaggio ai due popoli. «I nemici mortali capiscono che è meglio vivere insieme pacificamente piuttosto che mangiarsi l' un l' altro». In tasca porta un telefonino con i numeri dei dirigenti di Hamas. Ha accusato Olmert di non fare abbastanza per trovare una soluzione e si è messo a chiamare i capi dell' organizzazione fondamentalista. «La verità viene dalla bocca dei bambini. Adesso dobbiamo convincere i nostri leader di questa semplice verità». Nessuno si ricordava del racconto. Il quaderno ritrovato - con i disegni originali della madre Aviva - è stata una sorpresa soprattutto perché per la famiglia «Gilad ha sempre avuto una testa scientifica e matematica». La semplice verità è nel finale: «Passò un anno intero, un giorno lo squalo uscì per una bella nuotata e così fece il pesce. Si incontrarono e allora il piccolo squalo disse: "Tu sei il mio nemico ma forse potremmo fare la pace?". Il piccolo pesce disse: "Ok". Insieme, in segreto, giocarono per giorni, per settimane e per mesi, finché un giorno lo squalo e il pesce andarono dalla madre del pesce e parlarono con lei, quindi fecero lo stesso con la madre dello squalo e da quel giorno lo squalo e il pesce vissero insieme in pace». * * * La scheda Gilad Shalit Militare israeliano *** Doppia cittadinanza Nato il 28 agosto 1986 a Mitzpe Hila, insediamento della Galilea occidentale, Gilad Shalit ha doppia cittadinanza, israeliana e francese *** Il sequestro Soldato nell' esercito israeliano con il grado di caporale, è stato catturato all' alba del 25 giugno 2006 da miliziani di Hamas, che hanno attraversato il confine meridionale della Striscia di Gaza passando per un tunnel sotterraneo. di Frattini Davide 15 gennaio 2008 - Corriere della Sera