martedì 14 giugno 2011


Care lettrici e cari lettori, come da consuetudine, il blog in estate va in vacanza. Potrete comunque gironzolare nelle tante pagine del blog per curiosità, film, libri e ricette. Qui di seguito il tema del prossimo viaggio in Israele. Il programma dettagliato spero di poterlo pubblicare entro giugno. Per chi volesse informazioni, può scrivermi a: viaggisraele@yahoo.it A tutti un affettuuoso augurio di un' estate riposante e divertente Chicca

Il Prossimo viaggio sarà dal 27 dicembre 2011 al 6 gennaio 2012. Il tema del viaggio sarà:

Gerusalemme e il deserto del Neghev

(estensione facoltativa a Petra)

lunedì 13 giugno 2011


La questura non autorizza il corteo contro Israele E i no global se ne fregano

Verranno denunciati per manifestazione non autorizzata gli oltre 100 filopalestinesi che hanno partecipato ieri pomeriggio al presidio (trasformatosi poi in un vero e proprio corteo) contro Israele e la kermesse culturale Unexpected Israel, Israele che non ti aspetti, prevista a Milano tra il 13 e il 23 giugno. Non hanno rispettato infatti elementari regole di ordine pubblico, beffandosi delle disposizioni del questore Alessandro Marangoni che aveva sì autorizzato il corteo, proibendo però assolutamente piazza Duomo. Da piazza San Babila, dove li avevano fatti concentrare come stabilito, carabinieri e polizia intorno alle 16 sono stati costretti a scortarli lungo tutto corso Vittorio Emanuele, passando dietro il Duomo, fino all’Arengario. Una contrattazione difficile quella tra i partecipanti al corteo (egiziani, libici, ma anche tanti pasionari italiani avvolti nelle kefiah vicini all’area dei centri sociali) e le forze dell’ordine. Scese a patti probabilmente per non esacerbare gli animi e creare maggiori ostilità nei giorni a venire. Un’azione, la loro, che però ha il sapore della sconfitta per tutte le istituzioni di questa città.
Partiti con l’idea di fare più confusione possibile, di creare un caso, di farsi sentire, insomma, i manifestanti si sono radunati ieri alle 15 in piazza San Babila. E hanno calibrato la loro protesta su temi che «bucano il video». Quindi, per cantarle a Israele e agli israeliani, non solo hanno scelto il tema più scontato, ma anche il più drammatico: i 322 bambini palestinesi di Gaza uccisi durante il conflitto tra dicembre 2008 e gennaio 2009. Parafrasando in maniera sarcastica e a loro uso e consumo il titolo della kermesse, Israele che non ti aspetti. Quindi hanno iniziato a litigare tra loro. A un certo punto un palestinese stava per aggredire un libico che - arrabbiato con la polizia decisa a non farlo andare a manifestare in piazza Duomo - aveva cominciato a bestemmiare in italiano. Quando le forze dell’ordine hanno capito di non riuscire a bloccare la loro marcia verso piazza Duomo, hanno però imposto le loro regole: i manifestanti volevano raggiungere la piazza con un vero e proprio corteo gridato in pompa magna nel mezzo di corso Vittorio Emanuele; la polizia ha imposto che ci arrivassero alla chetichella passando sui marciapiedi. Fermati sotto l’Arengario i filopalestinesi hanno scandito con enfasi e ad alta voce i nomi delle piccole vittime di Gaza e la data della loro morte (con relativa traduzione in italiano). E dopo una serie di cori in varie lingue il corteo si è sciolto. Contemporaneamente i militanti dell’associazione di cui faceva parte Vittorio Arrigoni, l’attivista ucciso a Gaza due mesi fa, hanno sfilato da piazza Cairoli alle colonne di San Lorenzo. 12 giugno http://www.ilgiornale.it/


Nella Gerusalemme religiosa la pubblicità non è donna

http://www.linkiesta.it/ - 12 giugno 2011
Quartiere che vai, pubblicità che trovi. In Israele, a seconda del tipo di popolazione che vive in un’area, i poster si adeguano. Così succede che se in tutto lo Stato ebraico Banca Hapoalim espone grandi manifesti con un uomo e una donna (Alma Zack, un’attrice) che reggono il vessillo nazionale, in certi quartieri ultraortodossi di Gerusalemme così come nella cittadina religiosissima di Bnei Brak la ragazza sparisce per lasciare il posto a Dan Haschan, un nano.La decisione – presa per rispettare le usanze degli ebrei ultraortodossi – se da un lato avvicina i fedeli ai servizi bancari, dall’altro ha fatto arrabbiare tante donne. Non è la prima volta che succede una cosa simile. Sui giornali locali venduti tra gli ultraortodossi, per esempio, le donne vengono letteralmente cancellate dalle foto. Tra le “vittime” c’è anche il segretario di Stato americano Hillary Clinton.


Tra Pisa e Milano

Il Tizio della SeraNonostante le minacce, l'expò di Israele a Milano si farà in piazza del Duomo e non in una piazza d'armi.Il nuovo sindaco di Milano sta mutando una catastrofe annunciata in un quotidiano evento di pace e "Israele inaspettata" potrebbe cambiar titolo in "Un sindaco inatteso". Così, non sarebbe sgradevole, ma al contrario soddisfacente, se Giuliano Pisapia mutasse la malasorte pronosticatagli da Beppe Grillo che in una notte di bile post-elettorale, quando la diga della sua cistifellea si stava schiantando, con un suono sinistro simile a parole che gorgogliano amò definire il neo sindaco: "Pisapippa".Nessun "Pisapippa". Chi ben comincia, è a metà dell'opra. Bravo Pisapia. Il Tizio della Sera http://www.moked.it/


Bersheva - musei dei beduini
Perché Israele


Ugo VolliMi sono sentito obbligato, nei giorni scorsi, a promuovere un appello per sostenere l'esposizione "Unexpected Israel" programmata a Milano e minacciata da movimenti antisionisti, estremisti filopalestinesi, nemici di Israele di tutti i tipi. L'appello ha avuto circa un migliaio di adesioni, molte illustri e provenienti da varie parti politiche; insieme a forma più tradizionali di azione politica e diplomatica esso ha aiutato a raggiungere lo scopo di conservare a Israele quella che una volta si chiamava l'"agibilità politica" di Milano. Come sapete il nuovo sindaco, dopo qualche sgradevole esitazione, ha respinto il ricatto. L'apertura del salone, con le sue ricche appendici scientifiche, culturali, economiche e industriali è programmata per domani. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno contribuito al nostro appello, innanzitutto naturalmente questo sito, la presidenza dell'UCEI e la Comunità ebraica di Milano che l'hanno appoggiato. E voglio esprimere la mia gioia per questo successoFin qui il lato positivo di questa faccenda: il popolo italiano è amico di Israele, di nuovo come durante la Shoah uno di quelli in Europa dove l'antisemitismo è più isolato e condannato. Questo paese, nonostante tutti i profeti di sventura, ha una democrazia viva e solida che non permette il boicottaggio di alcuna posizione pacifica, di alcun paese, di alcun popolo.E però c'è anche il lato negativo: il semplice fatto di dover difendere la libertà per Israele di poter tenere una manifestazione culturale, scientifica e tecnologica che ovviamente non può far male a nessuno è profondamente preoccupante. Nel mondo non è una novità: non si contano i casi di oratori impediti di parlare nelle università britanniche, norvegesi, svedesi, americane, di spettacoli che non si sono potuti fare in Germania, di prodotti cosmetici boicottati in Francia, di frutta rifiutata (da noi, e poi riammessa - il caso Coop), di libri che si è cercato di non far vedere. Dopo la fiera di Torino di tre anni fa (a proposito, c'è qualcuno che abbia disturbato il padiglione palestinese, ospite d'onore di quest'anno, nonostante lo stillicidio degli attentati atroci fatti in nome del popolo palestinese?), va citato il caso grottesco di un distretto scozzese, che ha espulso i libri stampati in Israele da librerie e biblioteche...Il punto è che queste cose accadono solo a Israele. Per quanto qualcuno possa essere contrario alla politica dello Stato di Israele, se non è completamente pazzo o ignorante, dovrà ammettere che esistono anche il Tibet e il Sudan meridionale, la Cecenia e la Nigeria cristiana, Cipro e la terra curda, i cristiani copti e il popolo siriano massacrato da Assad, l'atomica iraniana e la repressione in Yemen e Bahrein; le dittature grottesche del Nord Corea e di Cuba, eccetera eccetera. Se ne parla - anche se in certi casi molto poco. E però tutto il boicottaggio, l'odio, il disprezzo, l'umiliazione, la violazione dei confini e quant'altro si riversano solo su Israele. Chi pratica queste "forme di lotta" assicura di non essere antisemita - salvo rari casi di lodevole sincerità, come quello di Gianni Vattimo il quale un paio d'anni fa evocò contro Israele il fantasma dei Protocolli dei savi di Sion e in generale degli arabi quando parlano nella loro lingua. Anzi costoro sostengono che anzi la loro è una politica dei diritti umani e della dignità violata dalla terribile entità sionista eccetera eccetera.Non discuto qui nel merito, lo faccio spesso altrove. Voglio solo ricordare però che ogni ebreo italiano ed europeo, che ha avuto padri e nonni e parenti espulsi dalle scuole e dal lavoro, boicottati nel loro commercio, espropriati delle loro proprietà, svergognati e discriminati, se pure hanno avuto la buona sorte di scampare al genocidio; ogni ebreo, che abbia raccolto il ricordo di quegli anni, riconosce in queste pratiche di umiliazione e di emarginazione la stessa propedeutica dello sterminio che fu messa in atto allora dai nazifascisti e ora è ripetuto quasi alla lettera da neocomunisti e "pacifisti", buoni cattolici di base di Pax Christi, sindacalisti della Fiom e magari anche qualche cantante ebreo. Quel che si applica a Israele oggi è la ripetizione su scala internazionale di quel che Goebbels e Farinacci hanno applicato agli ebrei europei prima di contribuire a mandarli ad Auschwitz: allora "Kauft nicht bei Juden", stelle gialle, espulsione da scuole e associazioni, propaganda con nasi adunchi, frotte di ratti e ogni sorta di disprezzo morale. Oggi boicottaggi, emarginazione, propaganda dell'odio, disprezzo e demonizzazione, calunnie del sangue vecchie e nuove.Non bisogna illudersi. Tutto ciò non riguarda solo l'entità politica dello Stato di Israele, ha una ricaduta sulla vita di tutti gli ebrei e continuerà ad averlo sempre di più man mano che l'offensiva propagandistica palestinese continuerà e crescerà di tono. Lo si vede in quella gran parte d'Europa - in Norvegia e in Olanda, in Belgio e in Francia, in Svezia e in Gran Bretagna - dove gli obiettivi non sono le esposizioni di Israele, ma direttamente la vita e il corpo degli ebrei. Come nel '38-'45, non c'è spazio per chiamarsi fuori da questa stretta. Coloro che cercano oggi di fare gli "ebrei buoni" "contro l'occupazione" rischiano di ripetere la parabola di Ettore Ovazza, l'ebreo fascista fedelissimo di Mussolini, leader del gruppo della rivista "La nostra bandiera" di Torino, che arrivò al punto di organizzare un assalto squadrista alla redazione "sionista" di Israel, ma fu comunque massacrato dalle SS al momento decisivo. E' nostro compito spiegarlo, non stancarci di spiegarlo, non avere alcuna indulgenza morale per le ambiguità e le prese di distanza. Ugo Volli, http://www.moked.it/


Qui Trieste - Mariani: "Il mio impegno ebraico per la città"

Andrea MarianiIn una città come Trieste, che ha sofferto nel profondo le lacerazioni del Novecento, la nomina del presidente della Comunità ebraica locale ad assessore comunale alla Cultura è un segnale di grande significato per l’ebraismo locale e nazionale. Questa la reazione diffusa all’indomani della designazione di Andrea Mariani, presidente da un decennio della Comunità giuliana e consigliere nazionale UCEI, da parte del neosindaco della città Roberto Cosolini.La nomina assume infatti un rilievo particolare se si considera che è la prima volta, dopo quasi un secolo, che un esponente della Comunità ebraica giuliana va a ricoprire un incarico pubblico di questa portata. E che ciò accade in una città di frontiera che in passato fiorì e si sviluppò proprio grazie all’armoniosa convivenza tra culture e religioni diverse.“Si tratta di un aspetto che mi rende ancora più responsabile e orgoglioso certo del fatto che la matrice della nostra Tradizione mi sarà d’aiuto e ispirazione nell’impegno e nelle scelte che mi attendono”, commenta Andrea Mariani.Poco prima della nomina Mariani, che assume l’incarico come indipendente, aveva rassegnato le dimissioni dalla presidenza della Comunità, che aveva retto nell’ultimo decennio, in ottemperanza alle normative statutarie che prevedono l’incompatibilità fra questo ruolo e un incarico quale quello di assessore. Continuerà invece la sua attività all’interno del Consiglio oltre che nell’ambito dell’UCEI dove ha la responsabilità di macroarea per le comunità del Nord Est italiano.“In questi dieci anni alla presidenza della Comunità - dice - ho avuto modo di essere testimone e protagonista della grande vitalità dell’ebraismo triestino. E’ stato un cammino di grande importanza, nelle grandi come nelle piccole cose, in cui ho incontrato amici e maestri preziosi”. “Proseguirò ora con dedizione nel mio ruolo di consigliere della Comunità oltre che come consigliere UCEI - continua - portando avanti i valori e i principi che in questi anni hanno guidato il mio operato”.http://www.moked.it/

domenica 12 giugno 2011



Il Prossimo viaggio sarà dal 27 dicembre 2011 al 6 gennaio 2012.
Il tema del viaggio sarà:

Gerusalemme e il deserto del Neghev

(estensione a Petra)


Spero al più presto di pubblicare il programma dettagliato.


La cucina della speranza

Electrolux in aiuto alla Fondazione Hope per salvare un orfanotrofio in Israele. Ma il container è bloccato a Pordenone. Da 6 mesi
Un appello disperato che congiunge Lombardia e Friuli Venezia Giulia. A lanciarlo è la veneta Elena Fazzini, trapiantata a Milano, presidente della Fondazione Hope (‘speranza’ in inglese), già Premio per la Pace 2009 della Regione Lombardia attraverso il settimanale Il Friuli, che nel numero in edicola oggi ha raccontato la storia. La Fondazione Hope è attualmente impegnata nel salvataggio di un vecchio orfanotrofio a nord di Nazareth, sorto ancor prima dello Stato di Israele.
“Si tratta di una struttura che accoglie circa un centinaio di minori, orfani o dati in affido dal Tribunale, della quale si occupa la comunità di Seforis dell’Ordine delle Figlie di Sant’Anna – spiega Fazzini (foto a lato) -. Sono presenti tre missionarie italiane, una egiziana e una trentina di collaboratori. L’edifico è a rischio chiusura per motivi di sicurezza, legati al suo deterioramento”. La struttura ospitante la comunità risale all’inizio del secolo e ha assoluta necessità di essere messa a norma secondo i regolamenti vigenti in materia di comunità per minori. In caso contrario la casa d’accoglienza verrà chiusa e i giovani ospiti dislocati in altri centri per minori del paese. Cosa manca? La cucina. E qui entra in gioco il Friuli. Electrolux, l’azienda svedese con sede a Porcia, ne ha messa a disposizione una nuova di zecca per sostenere l’iniziativa umanitaria di Hope. Gli stabilimenti pordenonesi hanno fornito la cucina a prezzo di costo, con un anno di garanzia, seguendo direttamente sul posto gli allacciamenti degli impianti e assumendo l’impegno di monitorare anche il montaggio. Solo che tutto il materiale, a causa di alcuni problemi burocratici internazionali, è bloccato a Pordenone, nella frazione di Vallenoncello, dove ha sede l’Electrolux Professional. Da 6 mesi.http://www.ilfriuli.it/



Tel Aviv: in migliaia al Pride, il sindaco: "Orgoglioso"

Decine di migliaia di israeliani e di stranieri si sono affollati nel centro di Tel Aviv per partecipare alla annuale Gay Pride Parade, al termine della quale è stato organizzato, come è ormai consuetudine, un concerto in riva al mare. Alla manifestazione c'erano fra gli altri la leader della opposizione Tzipi Livni (Kadima) e il parlamentare Nitzan Horowitz (del partito Meretz, sinistra sionista). Il sindaco Ron Hulday (laburista) ha espresso la sua soddisfazione per il fatto che Tel Aviv sia stata scelta di recente come una tra le mete preferite dal turismo lgbt 'gay' al mondo.Il sindaco: "Da parte mia - ha aggiunto il primo cittadino -, viene fatto il possibile per offrire ai cittadini e agli ospiti una città tollerante, liberale e libera, dove ciascuno può sentirsi 'gay' senza essere molestato". "Nell'ultimo decennio - ha osservato il sindaco - la comunità omosessuale ha compiuto importanti progressi. Fra questi la apertura di un importante centro sociale nel centro di Tel Aviv. Ma molto deve essere ancora fatto per raggiungere la eguaglianza vera".Il Pride è stato anche l'occasione per ricordare l'attacco al piccolo club gay in cui dua anni fa persero la vita due ragazzi e altri rimasero feriti.L'autore dell'attentato non è mai stato identificato, mentre durante il Pride ai partecipanti, sono stati chiesti contributi per aiutare le famiglie delle vittime. Particolarmente folta la presenza di persone giunte dall'estero per partecipare alla settimana di eventi organizzati a margine del pride stesso. Per loro il municipio ha pubblicato messaggi di benvenuto in inglese e in tedesco. Secondo il quotidiano Haaretz, da Barcellona è giunta una delegazione di gay per sostenere i gli israeliani, rimasti feriti un anno fa quando Madrid chiese alla delegazione di Israele di non partecipare all'Europride in programma nella cpaitale spagnola "per motivi di sicurezza" legati a pressioni esercitate da gruppi filo-palestinesi.http://cartarainbow.it/ 10 Giugno 2011


EasyJet lancia biglietti flessibili. Israele entusiasta dell'iniziativa

Venerdì 10 Giugno 2011 http://www.focusmo.it/
La compagnia aerea low-cost EasyJet ha iniziato a vendere biglietti flessibili pensati per uomini d’affari che viaggiano per motivi di lavoro. L’iniziativa, fresca di lancio, prevede per i clienti la possibilità di cambiare la data del proprio volo un numero illimitato di volte, all’interno di un periodo di quattro settimane, fino a due ore prima della partenza prevista. Non ci sono spese aggiuntive o penali da pagare, e si ottiene automaticamente anche il privilegio d’imbarco rapido se si prenota sul sito della compagnia. Prima d’ora, questa opzione “biglietto flessibile” era disponibile solo per viaggi acquistati tramite specifici sistemi di prenotazione. La notizia è stata accolta con interesse in Israele: EasyJet ha un volo al giorno da Tel Aviv a Londra (Luton), quattro voli a settimana tra Tel Aviv e Basilea e tre tra la capitale israeliana e Ginevra. E molti dei clienti che scelgono queste tratte sono proprio businessman. L’amministratore delegato di EasyJet, Carolyn McCall, ha spiegato: "Abbiamo registrato una tendenza crescente tra gli uomini di affari: sempre di più, scelgono la nostra compagnia per trasferte di lavoro. Il biglietto flessibile garantisce loro la tariffa migliore e allo stesso tempo tutta l’elasticità di cui hanno bisogno".


La riapertura del valico di Gaza è una mera trovata pubblicitaria

di Costantino Pistilli 11 Giugno 2011 .http://www.loccidentale.it/
Secondo un articolo di Khaled Abu Toameh, pubblicato sul web magazine dell’Hudson Institute, la riapertura del Valico di Rafah tornerà più utile al Consiglio Supremo dell’esercito del Cairo che ai palestinesi. Un concetto che gli abitanti della Striscia di Gaza hanno capito già dal primo giorno della riapertura del confine egiziano. Infatti, le autorità cairote hanno limitato il numero dei palestinesi intenzionati ad attraversare il Valico della discordia. Infatti, il permesso per lasciare, anche se temporaneamente, la Terra di Hamas per arrivare al Paese delle piramidi è stato concesso ad appena un centinaio di persone. Ad altre migliaia invece è stato vietato l’accesso per “motivi di sicurezza”. La paura del governo ad interim, infatti, è di permettere il libero passaggio anche di appartenenti alle schiere dei Fratelli Musulmani e di altri gruppi con tendenze dinamitarde. L’ombra del terrorismo, dunque, non è sparita nell’alba del vecchio governo. Sul fronte israeliano le preoccupazioni sono le stesse. Da più di due mesi, infatti, i reparti di sicurezza di Gerusalemme hanno avvisato le famiglie stanziate nel Sinai di lasciare le loro case e spostarsi in luoghi meno vicini all’Egitto: il pericolo di rapimenti è molto elevato.Una conferma di quanto l’area sia diventata “selvaggia” già l’abbiamo avuta quando, per due volte,è stato sabotato il gasdotto che trasporta combustibile a Israele passando per la Giordania. Inoltre, Hamas non sembra garantire la sicurezza della zona neanche ai propri concittadini e il consolidarsi di nuovi gruppi salafiti, antagonisti di Hamas, ne sono un’ulteriore conferma. Hamas sembra perdere peso tra i suoi “elettori” e la cacciata di Khaled Mashaal dai campi profughi palestinesi in Siria e l’accordo con la leadership di Ramallah rappresentata da Abu Mazen potrebbe essere letta con questa lente. L’avatar iraniano, infatti, perde sempre più peso e quello che gli rimane da giocare sono solo e soltanto azioni demagogiche, spot internazionali e il cercare di consolidare l’alleanza tra il vecchio nazionalismo arabo –rappresentato da Abu Mazen- con l’estremismo coranico.Toameh, dunque, chiede quali sono le differenze tra questo nuovo Egitto e quello di Mubarak che comunque impediva a un milione e mezzo di abitanti della Striscia di attraversare il Valico? Eppure, dopo la cacciata del vecchio rais, i palestinesi della Striscia e gli egiziani di Piazza Tahrir sono stati i primi ad esultare e a promettere un nuovo mondo. Eppure, secondo il giornalista arabo israeliano, hanno già iniziato a capire che è ancora troppo presto per parlare di revolution. Una cosa è certa, suggerisce ancora Toameh, qualunque sia il prossimo governo, che dovrebbe insediarsi prima di fine anno e attraverso lo svolgimento di elezioni democratiche, la responsabilità del controllo del Valico di Rafah e la relativa securitizzazione resterà solo e soltanto un problema d’Israele.


Tel Aviv

Libero "sogna" l'omicidio di Battisti
Roma, 11-06-2011,http://www.rainews24.rai.it/
"Ho fatto un sogno. Non bello ne' brutto. Pero' al risveglio e' rimasta sulla pelle una sensazione rassicurante". Comincia cosi' un articolo di Claudio Antonelli su 'Libero' dedicato alla vicenda di Cesare Battisti. L'articolo prosegue: "Nel sogno Cesare Battisti era nato in Israele ed aveva commesso una serie di omicidi. Battisti riesce a fuggire in Brasile e viene rimesso in lierta'. A quel punto il governo israeliano convoca una riunione d'urgenza. Sanno di non poter rompere le relazioni diplomatiche. Cosi', di nascosto, interviene il Mossad. Che salva capra e cavoli". "Primo il terrorista non ha rinnegato le proprie idee, quindi e' ancora terrorista e come tale va trattato. Secondo, agire come con Hamas a Dubai. I servizi ingaggiano due liquidatori che aspettano il terrorista ad un angolo di strada a San Paolo e con due galil fanno fuoco. Chiaramente un furto degenerato". "L'indomani il governo israeliano emette una nota ufficiale: 'Ci rammarichiamo per il tragico incidente che ha coinvolto il noto terrorista. Evidentemente il governo brasiliano non riesce a mantenere il crimine comune sotto una adeguata soglia di sicurezza. Se fosse stata consentita l'estradizione, ora sarebbe al sicuro in un carcere israeliano".

salatim tipico aperitivo israeliano

Cultura israeliana a Milano: ecco perché boicottarla non ha senso

Lunedì si inaugura a Milano, in Piazza Duomo, Unexpected Israel, una kermesse di eventi culturali volti a diffondere la conoscenza dell’arte, della letteratura e della musica israeliana: un lato di Israele che, come suggerisce il titolo, “non ci si aspetta”, visto che normalmente di questo Paese si sente parlare solo a proposito di politica e (molto peggio) di guerra. So che diverse persone, che si riconoscono prevalentemente nel campo filo-palestinese, hanno chiesto al neo-eletto sindaco Giuliano Pisapia di cancellare la manifestazione, con una lettera pubblicata su il manifesto. Francamente, rispetto le loro opinioni, ma non le capisco. Come può, chi dice di sostenere le ragioni dei palestinesi, opporsi in modo così radicale a quella che dovrebbe essere un’occasione di dialogo?L’obiettivo di Unexpected Israel è fare capire che “Israele non è solo conflitti, guerre e preghiera”, ha detto Yoram Gutgeld, curatore dell’evento. Tra i vari appuntamenti, sono previsti un concerto di Noa (al secolo Ahinoam Nini, cantante peraltro da tempo impegnata a favore del processo di pace), una mostra a Palazzo Reale, un’installazione in Piazza Duomo, una serie di incontri con scrittori israeliani, una mostra di design e alcuni incontri organizzati con la Camera del Commercio sul tema dell’acqua (Israele si trova prevalentemente in una zona desertica ed è considerato a un Paese all’avanguardia nella gestione e nel risparmio delle risorse idriche).I firmatari della lettera pubblicata sul quotidiano romano, tra cui compaiono associazioni come Rete Ebrei contro L’Occupazione, Un Ponte per…, Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, sostengono che “la Milano della Resistenza, dell’antifascismo creativo di uguaglianza tra tutti gli esseri umani e di libertà, di pace e di progresso, non può ospitare la celebrazione di una Stato, Israele, che si è macchiato di simili delitti e persiste nell’oppressione dei suoi cittadini non ebrei e dei palestinesi sotto occupazione militare o rinchiusi in campi profughi da ormai 63 anni”.Ora, chi segue questo blog sa che, spesso e volentieri, le politiche dello Stato israeliano non mi piacciono per nulla. E che sono convinta che serva una maggiore attenzione verso le condizioni di vita dei palestinesi. Anche se non sono d’accordo con tutte le accuse mosse dai firmatari della lettera, certamente l’occupazione militare dei Territori palestinesi è un fatto gravissimo, che la comunità internazionale e la stessa Italia fa bene a denunciare.Detto questo, la kermesse non è un evento volto a giustificare l’occupazione dei Territori palestinesi, né altri aspetti della politica israeliana. E, se portato avanti in modo onesto, come mi auguro, non dovrebbe essere uno strumento di propaganda tout court.Il fatto è che Israele – nazione ridotta a una macchietta non solo dai suoi nemici ma talvolta anche dai suoi sostenitori – ha bisogno di essere conosciuto per quello che è: non solo un Paese in guerra, ma anche una nazione dalla creatività artistica e dal potenziale tecnologico fuori dal comune.Quando dico che Israele è “ridotto a una macchietta non solo dai suoi nemici ma anche dai suoi sostenitori” intendo questo. I filo-palestinesi sono sempre pronti a dare addosso a chiunque abbia anche lontanamente a che fare con Israele, anche se non è minimamente responsabile della politica di questo Stato (vedi gli attacchi alla cantante Noa): questa intolleranza a priori è un’assurdità.D’altro canto anche molti sedicenti filo-israeliani vedono Israele come una nazione di eroi senza macchia armati fino ai denti, non come un Paese di gente normale, che lavora, vive, soffre e gioisce come tutti gli altri, anche se in condizioni più difficili che altrove: anche questa forma di imperialismo culturale che offende il popolo israeliano, come l’ha definita lo scrittore Joel Schalit, è un’assurdità.Se c’è qualcosa che mi aspetto da Unexpected Israel, è che metta in difficoltà entrambe queste forme di assurdità. Spero di non sbagliarmi.annamomigliano Venerdì 10 Giugno 2011, http://blog.panorama.it/


Meir e Pisapia
Da lunedì la festa in centro per Israele Pisapia: Milano città dell'accoglienza

MILANO - L'ambasciatore di Israele Gideon Meir e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia hanno presentato insieme al governatore Roberto Formigoni al Pirellone l'iniziativa «Unexpected Israel», in programma a Milano dal 13 al 23 giugno. «Voglio congratularmi vivamente per la sua elezione a sindaco - ha detto l'ambasciatore a Pisapia di fronte ai giornalisti -. Mi scalda il cuore vedere come la nuova amministrazione ha accolto a braccia aperte questa iniziativa, che era stata concordata con la precedente giunta. Voglio congratularmi con il sindaco anche per la sua volontà di ospitare un'iniziativa analoga con in palestinesi». «Rivolgo il mio ringraziamento per le parole di apprezzamento e di amicizia nei miei confronti - ha replicato il sindaco di Milano a Meir -. Milano è stata e sempre dovrà essere la città dell'accoglienza e dell'ospitalità, che è gemellata tra l'altro sia con Tel Aviv sia con Betlemme, dunque è un punto di incontro in una prospettiva di pace». «DUE POPOLI IN DUE STATI - Pisapia ha parlato della manifestazione dedicata a Israele come di «un grande evento, che ha un valore e un significato speciali per tutti i milanesi, ma anche per la comunità ebraica, che è protagonista attiva della vita e del futuro di Milano». Del resto con Israele, ha aggiunto, «condividiamo gli stessi valori di civiltà, libertà, democrazia e rispetto dell'ambiente». Il sindaco, che ha detto di essere stato più volte in Terra Santa e di amarla, ha poi dato una valutazione più politica sul rapporto fra Israele e Palestina, rispondendo indirettamente alle polemiche dei giorni scorsi. «Anche attraverso Expo, Milano continuerà a lanciare messaggi di pace e di dialogo a tutto il mondo - ha assicurato Pisapia -. Non può dunque diventare la sede in cui si riproduce uno scontro irrisolto. La soluzione è di due popoli in due Stati, ma ci si può arrivare col dialogo e non con lo scontro. Mi spenderò per questo». FORMIGONI: AMICI DI ENTRAMBI - Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha mantenuto l'equidistanza: «L'amicizia tra l'Italia e Israele, tra la Lombardia e Israele è senza se senza ma. Tuttavia noi nutriamo analoga amicizia con il popolo palestinese: lo dico non perché serva un contrappeso, ma perché nessuno possa strumentalizzare questa iniziativa». Formigoni ha tenuto a ricordare un accordo trilaterale in campo sanitario che, auspice proprio la Lombardia, in questi anni ha permesso una collaborazione tra Israele e Palestina. IL PROGRAMMA - Unexpected Israel» sarà una rassegna a tutto campo su Israele e le opportunità per rafforzare i rapporti economici con l'Italia. In piazza Duomo, 15 torri multimediali diffonderanno contenuti audio e video, facendo da cornice a un insieme di iniziative che presenteranno il Paese ospite nel suo insieme, dall'economia al turismo alla cultura. Il 14 giugno, a Palazzo Mezzanotte, si terrà il primo business forum italo-israeliano, alla presenza anche del ministro dell'Industria Shalom Simhon e del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Il 15, al Teatro Nuovo, è in programma un talk-show con lo scrittore David Grossman e la cantante Noa, e il 18 sempre al Nuovo il concerto del gruppo etno music «The Idan Raichel Project». E ancora la mostra «Kibbutz: l’architettura della collettività» all’Urban Center in Galleria http://milano.corriere.it/