«Saviano ha espresso dei motivi per stare dalla parte di Israele profondamente di sinistra e questa per i fasciocomunisti è insopportabile» risponde Messerfrankfurter . «E dopo questo vuoto e inutile pistolotto di Saviano i palestinesi ringraziano per i cento anni di feroci massacri e provvedimenti razzisti fatti da israeliani su donne, uomini e bambini che hanno avuto (e hanno) l'unico torto di vivere sulla loro terra» attacca Altyair. «Saviano uguale al nano che schifo!!!!!!!» aggiunge il laconico Slealayfi.A nulla vale che l'iniziativa bipartisan di solidarietà allo Stato ebraico sia stata promossa da un gruppo trasversale di parlamentari (tra cui Fabrizio Cicchitto, Piero Fassino, Giovanna Melandri, Mara Carfagna, Benedetto Della Vedova, Luca Barbareschi, Francesco Rutelli, il sindaco Alemanno), artisti e intellettuali, (Lucio Dalla, Giorgio Albertazzi, Cristina Comencini, Rita Levi Montalcini e Umberto Veronesi) su iniziativa di Fiamma Nirenstein, per «porre fine alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele». Scrive Il Giornale in maniera provocatoria che «Roberto Saviano piace alla sinistra estrema a patto che non difenda Israele. Se lo fa, beh allora si può linciarlo o almeno lasciarlo fare ai camorristi. E "disgrazia sua", ha parlato delle sue origini ebraiche e ha indicato come via di soluzione per la crisi arabo-israeliana la formula "due popoli, due democrazie". Il quotidiano di via Negri riporta, definendoli "feroci e quasi tutti anonimi" alcuni messaggi postati quali «Io caro Saviano ti toglierei la scorta!! ci costi troppo e non ne vale la pena»; «Grazie Saviano perché finalmente abbiamo capito di che pasta sei fatto... E i crimini contro l'umanità commessi da Israele non li denunci. Vergognati. Non ti credo più»Su tutti spicca il messaggio di Giulia: «Che tu lo voglia o no rigurda anche te. Apri il tuo spirito e vomita tutto l'odio inutile che hai dentro e inchinati davanti a uomini come Saviano che rischiano la vita e pagano il coraggio in prima persona, non nascosti dietro feticci di odio. Grande Saviano uomo libero». Oltre gli inutili steccati ... c'è Giulia. 13 ottobre 2010, http://www.ilsole24ore.com/
sabato 23 ottobre 2010
«Saviano ha espresso dei motivi per stare dalla parte di Israele profondamente di sinistra e questa per i fasciocomunisti è insopportabile» risponde Messerfrankfurter . «E dopo questo vuoto e inutile pistolotto di Saviano i palestinesi ringraziano per i cento anni di feroci massacri e provvedimenti razzisti fatti da israeliani su donne, uomini e bambini che hanno avuto (e hanno) l'unico torto di vivere sulla loro terra» attacca Altyair. «Saviano uguale al nano che schifo!!!!!!!» aggiunge il laconico Slealayfi.A nulla vale che l'iniziativa bipartisan di solidarietà allo Stato ebraico sia stata promossa da un gruppo trasversale di parlamentari (tra cui Fabrizio Cicchitto, Piero Fassino, Giovanna Melandri, Mara Carfagna, Benedetto Della Vedova, Luca Barbareschi, Francesco Rutelli, il sindaco Alemanno), artisti e intellettuali, (Lucio Dalla, Giorgio Albertazzi, Cristina Comencini, Rita Levi Montalcini e Umberto Veronesi) su iniziativa di Fiamma Nirenstein, per «porre fine alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele». Scrive Il Giornale in maniera provocatoria che «Roberto Saviano piace alla sinistra estrema a patto che non difenda Israele. Se lo fa, beh allora si può linciarlo o almeno lasciarlo fare ai camorristi. E "disgrazia sua", ha parlato delle sue origini ebraiche e ha indicato come via di soluzione per la crisi arabo-israeliana la formula "due popoli, due democrazie". Il quotidiano di via Negri riporta, definendoli "feroci e quasi tutti anonimi" alcuni messaggi postati quali «Io caro Saviano ti toglierei la scorta!! ci costi troppo e non ne vale la pena»; «Grazie Saviano perché finalmente abbiamo capito di che pasta sei fatto... E i crimini contro l'umanità commessi da Israele non li denunci. Vergognati. Non ti credo più»Su tutti spicca il messaggio di Giulia: «Che tu lo voglia o no rigurda anche te. Apri il tuo spirito e vomita tutto l'odio inutile che hai dentro e inchinati davanti a uomini come Saviano che rischiano la vita e pagano il coraggio in prima persona, non nascosti dietro feticci di odio. Grande Saviano uomo libero». Oltre gli inutili steccati ... c'è Giulia. 13 ottobre 2010, http://www.ilsole24ore.com/
Allora scoprii qualcosa… e incominciai ad interrogarmi, a interrogare mio padre che da lungo tempo ci parlava dei Profeti. Poi piano piano, dissi a me stessa che allora dovevo incominciare ad avere contatto con la realtà della vita ebraica e mi avvicinai istintivamente a ciò che sentivo e pensavo essere il punto centrale di esplorazione e di richiamo alla conoscenza dell’Ebraismo: IL RABBINO.Ci vollero molti anni, dalla fine della guerra, da Rav Shauman, (Z.L.) grande maestro e operatore anche nell’ambito della comunità “israelitica” genovese nei primi anni del dopoguerra velata da un ebraismo quasi “timido”, smarrito , a riportarci a gradi ad una coscienza ebraica. Poi gli esempi e gli insegnamenti del Rabbino Aldo Luzzato (Z.L.) e la volontà di partecipare a tutto ciò che l’ebraismo italiano preparava con programmi creativi per riunire i giovani, mi rendevano sempre più consapevole di non essere una goy, mi stavo appropriando di un diverso concetto di vita, di spiritualità.In seguito la mia esperienza ebraica in Israele nel 1967: specialmente al Sabato quando non potevo comprare, essendo i negozi chiusi, e la televisione israeliana non emetteva programmi, che poi riprendeva alla fine dello Shabbat, con l’apertura in tono solenne di una Massima dei Padri. Con lo studio della lingua ebraica, ora posso capire alcune bellissime tefillot sabbatiche e comprendere meglio le approfondite lezioni di Rav Giuseppe Momigliano e le interessanti lezioni di Rav Carucci, poiché al mio ritorno in Italia, si è rafforzata la volontà di continuare il cammino su quel tracciato di vita che avevo intrapreso anni prima e sperimentato dopo in Israele, e che mi aiuta e mi sta aiutando a capire la bellezza e la profondità dell’osservanza del Sabato, delle 39 melachot che non si devono compiere e che io non riesco ancora ad osservarle tutte. Forse perché vivo nella diaspora?Ebbene, per me che sono una iperattiva, oggi benedico il Sabato che, se non lo osservassi anche parzialmente, non potrei dedicarlo alla preghiera, alla passeggiata, alla lettura, alla meditazione, delizie che durante la settimana, fuori di casa per impegni di lavoro o all’interno di essa con il telefono computer televisione, non troverebbero spazio. E poi avete mai provato un giorno totalmente diverso da tutti gli altri ? Provatelo e vi invito ad esprimere la vostra sensazione. La mia è quella di sentirmi circondata da una calma interiore ed esteriore, di assaporare i cibi senza fretta e frastuono, e senza squilli di telefono… e di leggere alcuni libri che da anni facevano solo da “sfondo” negli scaffali.In California al Sabato, insieme a mio figlio, nuora, nipotina facevamo, immersi nel verde, deliziose passeggiate, ci dedicavamo alla lettura o conversavamo sulla Parashà, oppure attendevamo tranquillamente degli ospiti. Mi sembrava di sentirmi meglio, che la mia salute ne beneficiasse, e perciò, concludo con una frase tratta dal Libro di Dayan Grunfeld “Lo Shabbth”: “Ho un dono prezioso tra i miei tesori – disse D-o a Mosè: il suo nome è Shabbath. Va e dì a Israele che desidero donarglielo.”
21/10/2010 - http://www.bergamonews.it/
“Uno sport come il rugby ha la fama di essere duro e violento. In effetti lo è. Ma noi vogliamo abbattere tutte le divisione tra le nazioni, analizzare tutti i problemi come una grande famiglia, un unico team, utilizzando il rispetto e il senso di fratellanza tipico di questo sport”. Martin Bistrai, professore di diplomazia medio-orientale all’università ELTE di Budapest e responsabile di Anthropolis Association, commenta l’inizio di una grande settimana di cultura e integrazione che vedrà come protagonisti due team di una delle zone più calde del pianeta: Israele, con i Bear shiva Camels, e Palestina, con i Beitjala lions. Parteciperanno al torneo anche un team ungherese, gli AVF Mokysok, e uno italiano, gli All Reds di Roma, team antirazzista della capitale giunto fino a qui per dare un forte messaggio di amicizia e solidarietà.Anthropolis Association lavora dal 2002 per l’integrazione della popolazione palestinese con quella israeliana, e non solo, con iniziative mirate all’aggregazione e alla convivenza dei più giovani. “Ho vissuto e lavorato come ricercatore per quattro anni all’università di Betlemme – continua il prof. Bistrai – e il clima che si respirava, e che si respira ancora oggi, non può essere compreso solo guardando la televisione. Si ha bisogno di stare a contatto con questi ragazzi, israeliani e palestinesi, per percepire i loro problemi, la loro assenza di identità (molti di loro, per continui cambiamenti politici, non possiedono un passaporto), il loro sentirsi vicini dimenticando tutto quello che è la violenza. Ciò senza limiti di età. Qui ci sono ragazzi tra i 16 e i 26 anni che hanno da sempre vissuto una realtà difficile da capire”. Intanto i ragazzi palestinesi entrano nell’ostello e già tutto comincia a trasformarsi. I ragazzi sono tranquilli e cominciano da subito a intonare canzoni arabe. L’impatto con i ragazzi israeliani però si rivela più silenzioso del solito. Come se anche solo la vista gettasse un velo di gelo e facesse tornare indietro.“Siete qui, per imparare a convivere insieme. Siete presenti per la volontà di ognuno di voi di essere qui e di conoscere cosa vi è nella “mente del nemico” e farlo diventare uno dei propri migliori amici. Global Education through Sports. Questo il nome di questa settimana che vuole mettervi nelle condizioni di entrare in relazioni tra di voi, fare uscire il meglio di voi stessi, e cercare di mettersi nella mente del diverso”. I ragazzi si guardano, si stringono le mani presentandosi e iniziano a conoscersi, ma il prof. Bistrai comincia a spiegare un retroscena che fa capire come le discriminazioni sono presenti non solo in Palestina: “Purtroppo il torneo ha avuto un grande ritardo a causa della mancata e improvvisa partecipazione del team slovacco. Da sempre l’Ungheria e la Slovacchia hanno avuto antipatie reciproche e molti problemi per quanto riguarda le etnie e i confini, ma non partecipare a un torneo di questa portata senza dare una motivazione, ci ha demoralizzato moltissimo. Speriamo di dare anche a loro un messaggio forte con la riuscita del progetto".La Anthropolis Association ha vinto un concorso bandito dalla comunità europea che porta lo stesso nome del progetto, Global Education through Sports. “Qui – ci dice ancora il prof. Bistrai – avremo anche degli ispettori della comunità europea e vogliamo che i ragazzi si sentano se stessi e si divertano. La manifestazione ha questo scopo: abbattere le tradizionali barriere e i pregiudizi attraverso lo sport e il rispetto che troviamo in esso. Noi ci crediamo, speriamo di avere i nostri amici slovacchi nella prossima edizione”.La settimana prevede attività sportive di tutti i tipi e giochi all’interno della città di Budapest con squadre miste in modo da incrementare l’integrazione tra i partecipanti. Saranno presenti gli psicologi dell’università ELTE di Budapest che svolgeranno un ruolo fondamentale. Analizzeranno con i ragazzi le divergenze tra i gruppi e li metteranno in condizione di confrontarsi anche negli argomenti più scottanti, studiando i casi di discriminazione e come affrontarli; tutto ciò a porte chiuse e lontano dalle telecamere. Sono presenti, infatti, alcune televisioni, tra cui la BBC, e il giornale più autorevole nel mondo del rugby, Total Rugby. Stanno per iniziare, inoltre, gli allenamenti per il torneo che si svolgerà il prossimo fine settimana e si concluderà con una grande cena interculturale dove tutti metteranno in mostra le loro capacità culinarie. Una grande festa dell’amicizia.
Il mondo internet palestinese è dominato da intransigenza ed estremismo
Uno studio dei social network palestinesi commissionato dalla Foundation for Defense of Democracies mette in luce quelli che vengono definiti i “gravi rischi per la sicurezza d’Israele” che potrebbero sorgere qualora gli Stati Uniti esercitassero eccessive pressioni per un accordo di pace basato prevalentemente su rilevanti concessioni israeliane. L’innovativo rapporto trae la conclusione che i governi occidentali sbagliano nel trascurare il trend che vede proliferare sul web le posizioni più estremiste contro la pace con Israele.I risultati su cui si basa il rapporto sono il frutto di un sistematico lavoro di monitoraggio e di analisi dei testi, relativi a questo argomento, “postati” da palestinesi per lo più di Cisgiordania e striscia di Gaza su vari siti come Facebook, Twitter, Youtube e altri blog e social network. Tali risultati mostrano uno spaccato delle opinioni espresse dagli utenti palestinesi che a loro volta, secondo lo studio, riflettono le opinioni predominanti nella società palestinese, o quanto meno nella sua élite più informatizzata e ascoltata.La ricerca, intitolata “Il polso palestinese” ,è stata condotta da Jonathan Schanzer e Mark Dubowitz, entrambi ricercatori della Foundation for Defense of Democracies, un ente con sede a Washington istituito con lo obiettivo di fornire ai responsabili delle decisioni politiche innovativi strumenti di analisi dei social network. Lo studio si è avvalso di un metodo inedito: anziché mettere in rete rilevamenti e sondaggi, Schanzer e Dubowitz hanno utilizzato un software ideato dalla ConStrat, una società che distribuisce tecnologia miliare per conto del Comando Centrale americano. Nell’arco di due mesi, spiegano gli autori, “la ConStrat ha monitorato approssimativamente 10.000 accessi palestinesi su social network, e ne ha analizzato circa il 20% secondo criteri di pertinenza. Alla fine, il software ha esaminato in dettaglio 1.788 affermazioni contenute in 1.114 post singoli su 996 thread scritti da 688 autori”.Secondo il rapporto, questa campionatura offre un quadro relativamente chiaro delle tendenze chiave della società palestinese. “La Foundation for Defense of Democracies – spiegano Schanzer e Dubowitz in un articolo su “The National Interest” – ha intrapreso questo studio sulla base dell’assunto che i social network on-line forniscono importanti elementi di analisi politica, specie nel caso del mondo internet palestinese giacché il web assicura anonimato e libertà di espressione. Mentre i sondaggi d’opinione sono spesso progettati per ottenere specifiche risposte, il mondo dei social network è in gran parte libero da manipolazioni e condizionamenti esterni. La maggior parte dei palestinesi scrive sotto pseudonimo, il che permette loro di affrontare questioni controverse senza il timore di ritorsioni”. La principale conclusione che emerge dalle 102 pagine del rapporto è che “sebbene il panorama web palestinese non sia privo di utilizzatori che hanno opinioni da moderate a liberali, esso rimane prevalentemente dominato dall’estremismo”.Alcune delle conclusioni dello studio non sono del tutto sorprendenti, a partire dal fatto che Hamas mostra scarsissimo interesse per una pace con Israele(“su questo argomento, i sostenitori di Hamas non mostrano apparentemente nessuna distanza da posizioni come quelle di al-Qaeda o dei salafiti”); che Fatah è lacerato da diatribe interne (“i sostenitori di Fatah si dividono grossomodo a metà fra coloro che sostengono un approccio non-violento e coloro che propugnano lotta armata e terrorismo”); e che il conflitto fra Hamas e Fatah non sembra affatto avviato a soluzione. I risultati non promettono nulla di buono anche per quanto riguarda gli effetti della espansione iraniana sulla società palestinese. “Vi sono ben poche evidenze – scrivono i ricercatori – che i palestinesi siano disposti pronti a fronteggiare la crescente ingerenza iraniana nella striscia di Gaza, dove è già predominante, né in Cisgiordania, dove tale influenza è meno evidente”. “Le fazioni palestinesi favorevoli alle riforme – scrivo inoltre Schanzer e Dubowitz – sono deboli e hanno scarsissima influenza on-line, una spia d’allarme circa gli esiti della costruzione di istituzioni o della loro liberalizzazione”.All’analisi del materiale raccolto, gli autori aggiungono alcune loro raccomandazioni. Innanzitutto, scrivono, “gli Stati Uniti non possono permettersi di minimizzare il potenziale impatto della aumento dell’estremismo e dell’intransigenza palestinesi. Se l’ambiente on-line è un indicatore anche solo relativamente preciso dei sentimenti della società palestinese, l’amministrazione Obama dovrebbe prendere in considerazione i gravi rischi che deriverebbero alla sicurezza d’Israele da pressioni troppo aggressive e precipitose per un accordo di pace complessivo”. Inoltre, il governo americano dovrebbe tenere d’occhio la presenza palestinese in internet giacché questa può fornire risultati più accurati di quanto non facciano sondaggi d’opinione spesso discutibili e contestati.(Da: Jerusalem Post, YnetNews, 20.10.10)http://www.israele.net/ *l'Irgun durante un breve periodo di tregua concordato dal governo provvisorio israeliano con gli eserciti arabi, tenta di far sbarcare dalla nave Altalena un carico di armi ma l'esercito regolare israeliano, su ordine di David Ben-Gurion, reagisce affondando la nave.
Auditorium blindato per la cantante israeliana Noa protagonista del concerto di beneficenza organizzato dall’Adei-Wizo, Associazione Donne Ebree d’Italia, cui erano presenti fra gli altri, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, l’onorevole Fiamma Nirenstein, la professoressa Amira Meir, moglie dell’ambasciatore d’Israele Gideon Meir e Umberto Croppi assessore alle politiche culturali e alla comunicazione del Comune di Roma, che ha rivolto al pubblico presente in sala il saluto del Sindaco di Roma Gianni Alemanno. La serata, si è tenuta nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, dove le presidentesse dell’Adei Wizo di Roma Silvana Limentani e Viviana Levi hanno dato il benvenuto a Esther Mor capo dipartimento raccolta fondi della Wizo Mondiale e ospite d’onore della serata destinata alla raccolta fondi per il progetto ‘Warm Home’ - il calore di casa- rivolto a bambine e ragazze che non hanno una famiglia, vivono ai margini della società con grosse difficoltà, con il rischio di trovarsi a vivere in ambienti pericolosi.La cantautrice israeliana con radici yemenite i cui genitori furono costretti a fuggire dal paese di origine a causa dell’ostilità seguente alla proclamazione dello Stato di Israele poi trasferitasi a New York, decide di tornare in Israele dove presta il servizio militare e in seguito sposa il pediatra Asher Barak da cui ha avuto tre bambini.Noa si è esibita con un repertorio molto vario, accompagnata da chitarrista Gil Dor che la segue durante tutte le sue turnèe e dalla pianista Rita Marcotulli, eseguendo canti in ebraico, inglese, yemenita, italiano ed anche in dialetto napoletano.L’abbiamo incontrata qualche minuto prima della sua esibizione ed abbiamo potuto scambiare con lei alcune parole.Noa ti senti felice di cantare in Italia? Moltissimo. Amo molto questo paese che, dopo Israele, considero la mia seconda casa.Perché hai deciso di legare il tuo nome al progetto ‘Warm Home’? Ci sono due valori che considero molto importanti nella vita di ciascuno di noi ed essi sono la generosità e l’umanità, il dare aiuto a persone che si trovino in difficoltà. Ritengo che questo sia un progetto che merita molta adesione. Il progetto Warm Home individua adolescenti e ragazze in difficoltà e cerca di aiutarle ad abbandonare cattive amicizie e ambienti pericolosi, offendo ospitalità e attenzione ai bisogni e alla disperazione che queste ragazze provano, permettendo loro di ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno. Ritengo che sia una cosa bellissima che l’Adei abbia deciso di dare il proprio appoggio a questo progetto e, anche io la mia.Sei un’artista da sempre impegnata nell’utilizzo della musica come strumento di riavvicinamento fra popoli in conflitto, con particolare riguardo alla questione mediorientale, arriverà la pace per Israele? Lo spero, lo spero tanto. Ora ci sono nuove trattative di pace ed io penso che non possiamo perdere questa possibilità, non dobbiamo perderla. Si parla spesso della questione palestinese , ma anche gli israeliani stanno soffrendo e ora più che in ogni altro momento hanno bisogno della pace.Hai cantato a fianco di Sting, Carlos Santana o del gruppo italo-palestinese Radio Dervish o ancora, davanti all’aulica platea del Vaticano, quale di queste esperienze ti è rimasta di più sulla pelle e quale delle tue canzoni ami di più? Amo tutte le mie canzoni nello stesso modo, non potrei mai cantare un brano se non lo amassi e considero ogni esperienza importante, sono stata molto felice di aver dato voce al brano Life is beautiful that way , che ho scritto io stessa e che fa parte della colonna sonora del film La vita è bella. Stimo molto Roberto Benigni ed anche Nicola Piovani.Lucilla Efrati http://moked.it/
Libri contro l’antisemitismo
Geruaslemmme, 21 ottobre,http://moked.it/
I savi anziani di Sion e l’epopea di una menzogna planetaria
Appuntamenti con la cultura israeliana
Pitigliani Kolno’a Festival, festival del cinema israeliano, Roma 23-27 ottobre 2010
Concerti dell’Orchestra sinfonica di Rishon LeZion diretta da Daniel Oren – Catanzaro e Salerno, 6 e 7 novembre 2010
Amos Oz riceve il Premio Napoli – 6 novembre 2010
Amos Oz in Piemonte per ricevere il Premio del Salone del Libro di Torino 7-12 novembre 2010
Premio letterario Adei Wizo “Adelina della Pergola”. Tra i candidati gli israeliani Assaf Gavron, Yehoshua Kenaz e Rina Frank – Milano 8 novembre 2010
“Deposizione”, mostra fotografica di Adi Nes – Roma – fino al 31 ottobre 2010
Mostra personale di Tsibi Geva, “Canto della terra” (Shir al hareez), Firenze, fino al 6 gennaio 2011
“Kibbutz. Un’architettura senza precedenti”, Il padiglione di Israele alla Biennale di Venezia – Venezia – fino al 21novembre 2010
Esce nelle sale il film “Adamo risorto”, tratto dal romanzo di Yoram Kaniuk, data da precisare
Concorso per giovani artisti: “Italia-Israele, i sensi del Mediterraneo”
Borse di studio offerte dal governo israeliano a studenti italiani – scadenza del bando 20 novembre 2010 - http://www.esteri.it/MAE/opportunita/Di_studio/Elenco_Paesi_Istituzioni_Offerenti/2010/ISRAELE.pdf
venerdì 22 ottobre 2010
I giornali cercano di politicizzare il documento dei padri sinodali estrapolando alcune frasi. In realtà si legge: «Le nostre Chiese rifiutano l'antisemitismo e l'antiebraismo». Il Papa ribadisce che i veri problemi dei cristiani in Medio Oriente sono fede, comunione e missione
"Chiedere il riconoscimento (d'Israele quale Stato ebraico) è importante, ma questa cosa non deve diventare un ostacolo alla realizzazione dei nostri interessi più importanti, né deve essere sollevata all'inizio del processo negoziale", queste le parole del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, in contrasto con le scelte del premier Benyamin Netanyahu.
Come tutte le tarde sere della sua vita che comincia ad attardarsi, a un quarto a mezzanotte Il Tizio della Sera è a letto e sta per addormentarsi. Prima di dormire, fa il solito gioco dell'invenzione in modo di piombare nel sonno. Con la testa abbandonata sul cuscino, lui lascia andar via i pensieri come se fossero cavalli rimasti senza briglia. Gira la testa e c'è la pace da trentanni, la gira ancora ed è una pace dappertutto. Si mette di fianco e sono finite le guerre-placate le tensioni, ed è un'altra la faccia del mondo. Si gratta un piede e cerimonie festeggiano il compiuto ritorno alla pace. Dal buio vede riunioni di reduci dall'Afghanistan, reduci dalle intifade, reduci dalle guerre in Libano. Fa scrocchiare le giunture sotto le lenzuola e ci sono convegni di vegliardi che a stento si ricordano come fosse la Prima Guerra del Golfo. Gira di nuovo la testa sul cuscino e in una città d'Italia c'è una riunione di vecchi antisionisti, si soffia il naso e quelli sono in un pub - e questa sì che è un'idea, e ora si divertirà. Sì sì, proprio bene. Spenge la luce sul comodino e nel pub c'è la musica di Wagner. Starnutisce perché la mattina ha preso freddo e i veterani brindano con la birra e la birra trabocca dai boccali e hanno le gote rosse come in un'illustrazione. Lo stomaco brontola e gli occhi di quelle carogne brillano di commozione, e ora gli sfessati si sarebbero dissolti senza sapere che sarebbero scomparsi perché ora lui si sarebbe addormentato. E ormai sta per addormentarsi, e uno con la birra si alza in mezzo alla tavolata. E' fra le teste dei reduci e pronuncia le parole di un brindisi: "A quando riducemmo la Storia a un colabrodo". E c'è un applauso, e ci sono fischi di approvazione. Nel buio della camera da letto, Il Tizio della Sera fa un ruttino e quelli della tavolata si girano per vedere chi è stato. Si alza un altro veterano con un boccale traboccante in mano, e vorrebbe brindare, e comincerebbe un brindisi. Da sotto le coperte, il Tizio fa una pernacchia moderatamente lunga, e nella tavolata si fa silenzio. Qualcuno di quelli urla: "Chi è stato?" . Altri si alzano in piedi, e hanno i volti congestionati e allontanano bruscamente la sedia dal tavolo. Uno con la faccia sfregiata e l'elmetto tira fuori dall'impermeabile una vecchia pistola tedesca. La punta verso il letto, preme il grilletto. Il Tizio si sfiora la fronte fa e dalla pistola esce uno schizzo d'acqua. Lo sfregiato guarda stupito la pistola. Il Tizio della Sera non conosce mezze misure. "Adesso basta - tuona - a letto". Dalla tavolata, quelli protestano. "Non abbiamo sonno, è presto". Mugugnano. "Aspetta un pochino". Il Tizio è irremovibile: "Ragazzi, a letto e senza discussioni". Il proprietario del pub ha un lungo grembiale e si mette le mani sui fianchi: "Si chiudeeee". Nel locale, si fa buio. Prima di addormentarsi, in camera da letto spunta la voce di uno di loro."Laila tov". Un attore della compagnia dei sogni. Laila tov, ragazzi. Almeno la notte, come ci si diverte. Il Tizio della Sera, http://moked.it/
È stato pubblicato online il catalogo delle opere d’arte depredate dai nazisti agli ebrei nei paesi occupati. La lista di quadri, sculture, mobili, preziosi e libri, dispersi da molti decenni e mai riconsegnati ai legittimi proprietari, è ora a disposizione di tutti, consultabile in una banca dati virtuale.Il sito (www.errpoject.com), consente di effettuare ricerche avanzate e molto dettagliate, anche associando il nome del collezionista o del privato ai titoli delle opere che gli appartennero.Anche i curiosi possono divertirsi a scoprire quanti Degas erano appesi alle pareti dei Rothschild di Parigi, che i Bernstein di Bordeaux possedevano alcuni Pisarro, o che la galleria di David Weil di Neuilly sur Seine vantava diverse opere di Gericault, Ingres e Picasso. Gli studiosi invece potranno accedere direttamente ai dati sulla miriade di capolavori andati perduti.L’archivio consultabile su internet rientra in un progetto lanciato dalla Claims Conference, l’organismo che si occupa da mezzo secolo di garantire i giusti risarcimenti alle vittime del nazismo, in collaborazione con l’Archivio nazionale degli Stati Uniti, l’Archivio diplomatico del Ministero degli Esteri francese, l’Archivio federale tedesco e il Museo-Memoriale dell’Olocausto statunitense.L’obiettivo è quello di rinvenire le opere smarrite e renderle ai legittimi proprietari.I dati d’archivio, provengono in gran parte dalla stessa documentazione nazista. Il gerarca nazista Alfred Rosenberg, nel 1940, alla guida di un’apposita squadra, la Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg, ideò e mise in atto un saccheggio culturale su larga scala in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht. Il ricco bottino fu radunato nei magazzini del Jeu de Paume, il grande spazio espositivo di Place de la Concorde a Parigi. Rosenberg predispose una catalogazione minuziosa che riporta la data di arrivo a Parigi di ogni opera, la famiglia ebraica o la collezione di provenienza, autore, soggetto, dimensioni. Il tutto arricchito da numerose fotografie, di grande interesse storico. I progetti nazisti prevedevano la costruzione di un “Museo del Führer” nella città di Linz, in cui le più prestigiose tra le opere confiscate avrebbero trovato “più degna collocazione”.Dalla fine della guerra, quasi nessuna notizia dell’immenso patrimonio artistico confiscato dalla squadra di Rosenberg agli ebrei europei, belgi e francesi soprattutto.Il database, pubblicato online solo recentemente, è un progetto che già dal 2004 impegna istituzioni e ricercatori. Mosso dall’esigenza di risarcire le vittime delle persecuzioni naziste, obiettivo fondante della Claims Conference, l’Errproject (che mutua il nome dall’equipe dei predoni, Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg) va anche incontro ai desideri di tanti musei, storici dell’arte, nonché amatori, che vedranno recuperata una importante parte della ricchezza artistica e culturale saccheggiata e distrutta dal flagello nazista.Manuel Disegni,http://moked.it/
giovedì 21 ottobre 2010
La misteriosa distruzione della base missilistica iraniana