sabato 24 novembre 2012

Voci a confronto
 Sul Corriere della Sera sono tre (due sulle pagine nazionali e uno sull’edizione locale) i pezzi dedicati alla violenta aggressione ai danni dei tifosi del Tottenham.Rinaldo Frignani ricostruisce gli eventi che hanno portato ad un bilancio pesante: 11 sono stati i feriti, di cui sei ricoverati in ospedale. Sullo stesso giornale Paolo Conti racconta le reazioni della comunità ebraica romana, in una pagina in cui sono riportati anche i commenti della BBC, del Sun e del Daily mail, e la dichiarazioni di Riccardo Pacifici, che si possono leggere anche nell’intervista rilasciata dal presidente della Comunità capitolina a Sandro Capponi per l’edizione romana. Sullo stesso argomento – per la Gazzetta dello Sport – si è espresso con grande chiarezza anche rav Riccardo Di Segni.Su Corriere dello Sport viene riportata la reazione del presidente biancoceleste, Lotito, che prende le distanze dall’aggressione e dice di essere sicuro che non siano tifosi laziali i responsabili di questa terribile pagina di cronaca.Medio Oriente: Libero titola “Hamas festeggia, ma Israele l’ha decapitata”. Sul Foglio denso articolo a firma Giulio Meotti (“Israele e la sua licenza di uccidere”) sugli omicidi mirati contro i capi del terrorismo e sulla vita degli agenti israeliani che si occupano degli infiltrati.http://moked.it/blog/



Peccato, per non dire vergognoso, che ci sia tanta cattiva informazione in merito a ciò che succede in Israele , che non si dica che Israele prima di colpire un obiettivo ivia volantini in arabo per avvisare la popolazione (e questo lo confermano fonti palestinesi), che non si dica che tipo di intimidazioni vengono fatte dai palestinesi sulla popolazione per obbligarla a collaborare (tipo uccisione di qualche membro della famiglia), che non si dica che i palestinesi sono vittime dei loro stessi "fratelli" musulmani dai quali mai hanno ricevuto rifugio e mai hanno ceduto loro un briciolo della loro terra sterminata,che non si dica che Hamas piazza le sue basi strategiche in ospedali, scuole ed edifici pubblici (come mai secondo voi se non per creare vittime che possano fare "colpo" sull'opinione pubblica?. Purtroppo tante cose non si dicono sul conflitto israele palestinese, un conflitto che Israele per prima non vuole e che, nonostante dall'altra parte ci sia uno stato che non vuole riconoscere la sua esistenza e il diritto di esistere, si metta ancora al tavolo delle trattative per trovare un accordo di pace. Postata su Facebook da mia figlia (buon sangue non mente........)

Chi dà fastidio ai nemici di Israele

Giustamente Rossella Tercatin nel suo resoconto sulla serata milanese di JCall di martedì scorso si è concentrata sui discorsi degli oratori e non ha dato spazio ai violenti interventi visceralmente antisraeliani, in effetti non certo meritevoli di menzione per il loro contenuto. A livello di pilpul mi pare tuttavia che valga la pena fare qualche riflessione. Prima di tutto, gli italiani che si proclamano filopalestinesi sembrano in qualche modo più realisti del re (l’intervento, pur molto duro, di una ragazza egiziana è stato decisamente più pacato). Si trattava spesso di proclami e dichiarazioni, enunciati in modo perentorio, accompagnati dall’esposizione di una grande bandiera palestinese alle spalle di chi interveniva; nessuna ricerca di un dialogo o di un confronto, ma un’enunciazione di verità rivelate. Che tali verità corrispondano o meno ai fatti sembrava quasi un problema secondario: all’invito da parte di Stefano Levi Della Torre ad informarsi meglio è stato risposto che erano molti in sala a pensare la stessa cosa, che le loro opinioni sono condivise anche da molti ebrei e che c’è libertà di pensiero. Vale anche la pena notare come sia diffusa la logica perversa secondo cui chi ha più vittime è sicuramente dalla parte della ragione.Scopro l’acqua calda? Certamente, ma vale la pena sottolineare il contesto: non una manifestazione pro-Palestina ma un dibattito alla Casa della Cultura, in risposta a oratori che già avevano usato toni fortemente critici nei confronti dell’attuale governo israeliano. Di fronte a questo astio espresso in modo così violento e ottuso viene a volte la tentazione di chiedersi chi ce lo fa fare: a che scopo farsi il sangue cattivo all’interno del mondo ebraico, prendersi le accuse di tradimento e le offese per poi essere attaccati anche dall’altra parte in quanto “sionisti” (parola considerata già di per sé un insulto)?In fin dei conti, però, tutto questo astio dimostra che ai nemici di Israele i gruppi come JCall danno molto fastidio: dà fastidio Gad Lerner che si sdegna per le vittime palestinesi e poi dichiara: “Sì, sono sionista, e allora?”; dà fastidio Stefano Levi Della Torre che si scaglia contro l’inerzia di Netanyahu e contemporaneamente si chiede come mai a Gaza abbiano speso i soldi in missili da lanciare contro Israele anziché in scuole e rifugi. Danno fastidio perché escono dal confortante meccanismo di propaganda contro propaganda. Danno fastidio perché mettono in discussione schematismi troppo facili. Danno fastidio perché si intuisce che saranno ascoltati da persone che probabilmente non darebbero retta ai difensori di Israele senza se e senza ma. Non da tutti, certo, probabilmente da pochi, ma se anche una sola persona entrata l’altra sera in sala piena di certezze antisraeliane ne è uscita con qualche dubbio in più avremo fatto già un passo avanti. E se ai nemici di Israele i gruppi come JCall danno così fastidio, forse significa che la loro utilità per Israele è superiore a quanto normalmente si pensi.Anna Segre, insegnante, http://www.moked.it/





Una grande prova d’amore per Israle davanti al Parlamento italiano


Ieri la manifestazione indetta da Summit, associazione presieduta dall'On. Fiamma Nirenstein, e da altre organizzazioni di amicizia ebraico cristiana "Per la Verità, per Israele" ha avuto un risultato eccezionale. Nonostante i tempi brevissimi in cui è stata organizzata – solamente due giorni - essa ha radunato un migliaio di persone con le bandiere d'Israele e d'Italia davanti al Parlamento e grandi nomi di tutto lo spettro della politica nazionale. Oltre cinquanta sono stati gli speaker della maratona oratoria, tra gli altri il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, Lucio Malan, Beatrice Lorenzin, Andrea Ronchi, Mara Carfagna, Paola Binetti, Carlo Giovanardi, Enzo Raisi, Luca Barbareschi, Luigi Compagna, Andrea Orsini, Walter Verini...Sono venuti a dare la loro testimonianza di rispetto e d’amore per Israele, contro le menzogne diffuse in quest! i giorni di guerra. Abbiamo scoperto di nuovo con enorme soddisfazione come l'esistenza di Israele e la sua salvaguardia sia cara al popolo italiano e ai suoi rappresentanti, come ormai ciascuno è in grado di identificare le menzogne dettate dall'antisemitismo travestito da critica al governo d'Israele.Da Renzi, leader di primo piano della sinistra, ad Alfano, segretario del PDL e con un messaggio scritto anche Renato Schifani, Presidente del Senato e Gianfranco Fini, Presidente della Camera hanno spiegato come le accuse a Israele siano dettate principalmente dal desiderio di vederlo soccombere, e con esso l'intera nostra civiltà democratica.“L'Italia ha costruito in questi anni - ha detto Nirenstain - un percorso che l'ha portata fuori dall'odio di maniera per Israele visto come nemico del Terzo Mondo e longa manus dell'imperialismo. Tutti hanno capito che è al contrario il bastione dei diritti umani e della democrazia, e questo ci ha unito ieri, italiani con israeliani, di fronte al nostro parlamento, a Montecitorio.” http://www.fiammanirenstein.com/

venerdì 23 novembre 2012

Tel Aviv: arrestati responsabili arrestato ad autobus

Fermati dallo Shin Beth i presunti responsabili dell'organizzazione dell'attentato all'autobus di Tel Aviv. Nel frattempo Israele si divide sulla tregua
Mentre la tregua tra Israele e Hamas sembra reggere, arriva oggi da Tel Aviv la notizia che lo Shin Beth, i servizi di sicurezza interni israeliani, ha arrestato i membri di una cellula terroristica sospettati di essere responsabili dell'attentato avvenuto mercoledì scorso a Tel Aviv e nel quale sono rimaste ferite 29 persone.Gli arresti sono avvenuti a Beit Lakya, in Cisgiordania: la cellula sarebbe legata alle organizzazioni estremiste palestinesi di Hamas e della Jihad islamica; l'esecutore materiale sarebbe stato un cittadino israeliano residente a Taibe, nei pressi di Tel Aviv.Una buona notizia, quella dell'arresto dei terroristi, per tutto Israele, paese che però si divide in queste ore sul giudizio riguardante il cessate il fuoco che ha messo fine mercoledì alle ostilità nella Striscia di Gaza.Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano israeliano Maariv il 49% degli intervistati ritiene infatti che le forze armate avrebbero dovuto respingere la proposta di una tregua e continuare le operazioni contro Hamas, contro un 31% favorevoli invece al cessate il fuoco e un 20% di indecisi.I meno favorevoli alla tregua sono coloro che si dichiarano elettori dei partiti della destra nazionalista e religiosa, mentre al contrario quelli vicini all'opposizione centrista sostengono a maggioranza l'accordo concluso con Hamas. http://www.today.it/

L'avvocato penalista che difende in tribunale un ripugnante assassino è per molti versi complice del delinquente, ma la società in genere lo accetta come parte di quei meccanismi di equilibrio civile che è importante mantenere anche se a volte sembrano contraddire il senso comune. Anche l'analista politico che si nutre dell'ipotesi che un ripugnante atto di terrorismo possa mettere in movimento un'azione diplomatica, è in questo stesso senso un complice. E sono complici anche quei sindaci di grande città o quel presidente di regione che in nome di mal compresi principi di solidarietà e di convivenza pacifica fra i popoli e le culture si dichiarano equivicini a chi mette le bombe negli autobus al centro della città, e chi al centro della città cerca invece di distruggere depositi di armi e munizioni. Superato il senso di pietà che tutto ciò provoca, è però opportuno riflettere con realismo sulla sostanza del problema e sulle sue ripercussioni a più lungo termine. Il conflitto attorno a Gaza conferma ancora una volta come lo sforzo di Israele di aderire a un codice etico di rispetto per la vita umana, anche in condizioni di guerra, finisca per creare un limite insormontabile alle possibilità di intervento armato, e d'altra parte inevitabilmente non possa risultare assolutamente a prova di errore. Di questi freni inibitori etici, peraltro, va detto che non esiste traccia nel mondo islamico, e questo si sapeva. La novità degli ultimi avvenimenti di Gaza è semmai il definitivo consolidamento di due entità palestinesi separate con dirigenti e interessi contrapposti. Da Gaza, Haniye (che non può mettere piede a Ramallah) lancia missili e spedisce uomini-bomba contro la popolazione civile in Israele. Da Ramallah, Abu Mazen (che è persona non grata a Gaza) dice di riconoscere Israele e cerca un riconoscimento politico all'ONU. Israele non può essere indifferente a questa doppia realtà che significa, certo, due diversi tipi di ostilità, ma che comunque impone due diverse strategie politiche. Israele deve usare il metodo appropriato per affrontare il contenzioso con ognuna delle due metà palestinesi. Deve trattare con chiunque sia disposto a trattare, e deve fare la guerra con chi vuole la guerra, ma sempre avendo chiaramente in mente e spiegando al mondo che i palestinesi esprimono oggi due entità politiche diverse e incompatibili. Ciascuna, se lo vorrà, potrà raggiungere al momento opportuno un suo accomodamento politico separato con Israele. Ma lo Stato palestinese uno e contiguo è deceduto questa settimana a Gaza.Sergio Della Pergola, univ Gerusalemme, http://www.moked.it/

Voci a confronto
  Rassegna ancora ricca di voci dal Medio Oriente. Tra le testimonianze più dense che aiutano il lettore a districarsi nei tanti nodi irrisolti del conflitto le parole di due autorevoli intellettuali israeliani. Etgar Keret, intervistato da Davide Frattini per il Corriere della sera, e Yoram Kaniuk, di cui la Stampa riporta un intervento in prima persona tradotto da Shulim Vogelmann.Sempre da Israele, su Libero, la denuncia dell’ebrea romana Janet Rubin (“In Israele viviamo sotto le bombe ma la stampa italiana non lo dice”), mentre Europa riporta integralmente i concetti a proposito di Israele e sinistra italiana espressi da Dario Calimani nel suo ultimo aleftav.Riflettori puntati anche sull’intensa opera di mediazione internazionale. Da leggere, tra gli altri, Fiamma Nirenstein (Giornale) e Maurizio Molinari (Stampa).

giovedì 22 novembre 2012

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL MANIFESTO NORMA RANGERI.

Gentile Dott.ssa Rangeri, il mio nome è Stefano Davidson, sono giornalista regolarmente iscritto all'Ordine, non sono ebreo, non sono di destra, né di sinistra, né di centro, visto che tutti questi schieramenti hanno appoggiato il Governo che sta distruggendo definitivamente il nostro Paese.
Ho ascoltato al Sua intervista a Sky TG24 e sinceramente sono inorridito. Sinceramente non so cosa pensare, sono al corrente che l'informazione è ormai tutta corrotta, compresa molta di quella sul web, ma non pensavo si potesse arrivare a rilasciare un'intervista di una faziosità scandalosa come quella che Lei ha avuto il coraggio di propinare agli spettatori di quel TG. Io mi domando anzitutto se Lei abbia mai avuto l'occasione, se non proprio la curiosità di leggersi ad esempio lo Statuto di Hamas agli art. 7 e 13 per esempio. Mi chiedo poi come faccia a dichiarare (attraverso un luogo comune grande come una casa) che Netanyahu abbia deciso di attaccare Gaza solo per ragioni elettorali considerando: A) il lancio da parte di Hamas nel Negev di ben 120 razzi soltanto Mercoledì della scorsa settimana più un Fajr-5, (razzo capace di raggiungere Tel Aviv da Gaza) esploso appunto a Tel Aviv, prima che Israele reagisse. Senza tra l'altro minimamente considerare che solo quest'anno dalla striscia in direzione di Israele sono partiti i seguenti attacchi, che sono praticamente stati "sopportati" senza reazioni di rilievo:
20/06/2012 50 missili in 24 ore
22/06/2012 120 ordigni palestinesi sparati su Israele
09/10/2012 55 razzi in un solo giorno
24/10/2012 70 razzi contro Israele
11/11/2012 Più di 30 razzi sulle cittadine del sud di Israele
12/11/2012 38 lanci di razzi
e ho messo solo i lanci più eclatanti, le botte da 10/15 missili Qassam, o Grad le ho evitate, troppo pochi.B) perché se fosse la campagna elettorale quella che sta inseguendo il Primo Ministro Israeliano, non vedo perché abbia accettato la mediazione per la tregua considerato che l'elettorato israeliano è contro questa soluzione al 75%.Mi chiedo inoltre perché Lei non parli degli aerei che sorvolano gli obiettivi a Gaza (spesso Lei sa molto meglio di me che le rampe dei missili sono montate su edifici civili o che altri obiettivi si nascondono "coraggiosamente" in mezzo ai campi profughi) e lanciano volantini in arabo allertando la popolazione dell'attacco imminente di modo che i civili di quella zona possano allontanarsi (e questo non lo dico io ma intervistati palestinesi, madri e figli che grazie a questo sistema si sono messi in salvo) ma ciò nonostante guarda caso qualche civile viene sempre ritrovato negli edifici successivamente bombardati.
Mi chiedo se Lei sia al corrente dei metodi di convincimento utilizzati da Hamas per "convincere" i civili a collaborare (sterminio della famiglia se non collabori, soldi alla famiglia se collabori e ti sacrifichi).Mi chiedo se Lei conosca veramente la storia di quei posti e del perché tutto ciò accade.Mi chiedo se secondo lei gli israeliani NON devono essere considerati esseri umani quanto i palestinesi.Mi chiedo se si rende conto che i palestinesi sono sì vittime, ma dei loro stessi fratelli mussulmani che non muovono un dito o cedono un metro di terra per agevolarli.
Infine mi chiedo se Lei è una persona che accetta il confronto e ha il coraggio, la voglia e la pazienza di leggere il documento che allego alla presente e che probabilmente potrebbe illuminarLa su parecchi aspetti della questione (visto che pare ignorare la Storia nella maniera più totale), sempre che dietro al Suo agire non ci sia malafede o foraggiamenti occulti da parte di quegli stessi che notoriamente "sponsorizzano" i cosiddetti siti di "libera informazione" i quali non danno una notizia che non sia filo-araba, senza tra l'altro mai citare fonti o mostrare bibliografie di quanto asserito, come invece troverà in calce al mio allegato.Distinti saluti Stefano Davidson
http://ilborghesino.blogspot.it/2012/11/sul-piano-mediatico-israele-ha-vinto.html#more

Voci a confronto
 Il numero di articoli che entrano quotidianamente nella rassegna stampa non accenna a diminuire: anche oggi le schede sono un centinaio ma sembra si possa intravedere l’inizio di un cambio di rotta con un aumento dei tentativi di analisi e di riflessioni rispetto ai titoli ad effetto e alle cronache. Ci sono per esempio Barbara Spinelli, che su Repubblica ragiona sulle cose anche pratiche che avrebbe da dire l’Europa o Carlo Pelanda sul Foglio che si chiede se Hamas non stia mettendo alla prova la resistenza di Israele. L’Osservatore Romano si concentra sull’impegno internazionale e Maurizio Molinari su La Stampa racconta della missione a sorpresa di Hillary Clinton in Medio Oriente. Su Libero Maurizio Stefanini mette in discussione la volontà di tregua di Hamas e Maurizio Debanne scrive per Europa un articolo sulle posizioni di tre candidati alle primarie del centrosinistra sul conflitto.Non manca in rassegna la stampa estera, dall’editoriale di Le monde a articoli del Financial Times e del Wall Street Journal – interessante la lettura di The Truth About Gaza, di Bret Stephens – e un’analisi degli attacchi informatici subiti da Israele nell’ultimo periodo pubblicata dall’International Herald Tribune. Sono poi presenti in rassegna anche due importanti interviste: quella all’ambasciatore israeliano Naor Gilon per il Tempo e a Benjamin Barber, politologo, sul Corriere della Sera e un intervento del generale israeliano in pensione Shlomo Brom sul Financial Times.http://moked.it/blog

Gaza: informazione e propaganda

 I corpi straziati dei bambini sono un'immagine raccapriciante. Immagini di guerra. E in guerra si soffre e si muore. Il problema è che molte TV, molti giornali, si soffermano a descrivere solo le sofferenze di una parte, solo i morti di una parte. Perché? Perchè la guerra si fa anche con la propaganda. Sono anni che in M.O. la propaganda ha la meglio sulla verità. Il falso, ormai accertato in sede giudiziaria in Francia (essendo stata una TV francese a diffondere il video), sul al Doura; il falso massacro (in base agli stessi dati dell'ONU e di Human Rights Watch) di Jenin; le menzogne diffuse (per paura o per sostegno alla causa palestinese) ai tempi del cosiddetto assedio della Basilica della Natività; il morto, che prima del funerale, cade dalla barella e... si rialza. In particolare l'ostentazione dei cadaveri, frequente tra i Palestinesi e in contrasto, invece, con la discrezione della morte da parte israeliana, sono esempi di come operi la propaganda. Si mostrano solo le vittime di una parte facendo credere che siano le uniche vittime. Si citano i numeri delle vittime, facendo risaltare la sproporzione, senza approfondire il perchè di quella sproporzione dovuta al fatto che, mentre in Israele le abitazioni hanno rifugi e camere rinforzate ed opera un sistema strutturato di difesa antimissile, a Gaza non c'è niente di tutto questo. Mille bombardamenti, 60-70 morti, in parte militanti di Hamas, in parte civili. Sono numeri di un massacro deliberato? Un esercito massacratore, con mille bombardamenti farebbe decine di migliaia di morti. Queste considerazioni non vengono fatte da certi giornalisti faziosi che, purtroppo, lavorano anche in RAI. Anni fa, in un periodo di relativa tranquillità e assenza di scontri, un'orda di Palestinesi linciò due riservisti israeliani che avevano sbagliato strada e si erano ritrovati a Ramallah. Il linciaggio fu ripreso da un troupe del TG5 e fece il giro del mondo, suscitando sgomento. Il giorno dopo, l'allora responsabile della RAI per il M.O. scrisse una lettera "di scuse" all'ANP per il fatto che quelle immagini fossero state diffuse, giustificandosi col fatto che la troupe televisiva italiana non fosse della RAI. Quante immagini non ci vengono mostrate da certi corrispondenti e inviati? Questa è la domanda che faccio a chi, giustamente impressionato dalle vittime palestinesi, accusa Israele. Quanto peso ha avuto negli anni questa informazione drogata nella formazione dei giudizi sul M.O. Qualcuno ha visto le immagini dei corpi dei civili israeliani uccisi da un Grad caduto sul loro appartamento? No. Qualcuno ha sentito le voci di civili israeliani costretti quotidianamente, più volte al giorno, da anni a correre nei rifugi? No. Perchè? Nel conflitto israelo-palestinese, dove i torti e le ragioni delle due parti si somigliano e si confondono, le sofferenze ed il dolore sono comuni, anche se è chiaro che la popolazione della parte "militarmente" più debole patisca di più. Ma chi è il vero colpevole di ciò? Hamas, come il fascismo, fa proclami e usa la violenza e la propaganda, e come il fascismo fa patire al suo popolo, a causa degli attacchi provocatori ad Israele, un prezzo altissimo per poi avvalersene a fini propagandistici. Riflettete un pò di più, sforzatevi di andare al fondo delle cose voi che giudicate manicheisticamente e frettolosamente distribuite torti e ragioni.Daniele Coppin, geologo http://www.moked.it/


 

Bambini


Il dio Moloch, com’è noto, era una divinità sanguinaria, adorata dai Cananei, che avrebbero usato sacrificare ad essa i propri figli, ardendoli nel fuoco. Il suo ricordo ricorre più volte nella Bibbia, ove, tra i comandamenti sinaitici, figura esplicitamente, nel Deuteronomio (18.10), quello di non fare passare i figli attraverso il fuoco, a imitazione della pratica in uso presso i precedenti abitanti del Paese. Ma la barbara usanza appare attribuita dalle fonti anche a svariate altre popolazioni antiche, come, per esempio, i Cartaginesi (anche se, in tal caso, si tratta, probabilmente, di un’invenzione della storiografia romana, atta a mettere in cattiva luce la potenza nemica).Il dio Moloch ci è tornato alla mente nel guardare, in questi giorni, le immagini dei bambini di Gaza. Bambini riuniti in scuole, asili e palestre dai cui tetti i terroristi di Hamas lanciano, quotidianamente, i loro messaggini di saluto indirizzati alle scuole, gli asili e le palestre dei loro vicini israeliani. Bambini allevati, fin dalla più tenera età, in una cultura nichilista, secondo la quale il valore della vita umana è zero, chiuso esclusivamente nell’imperativo religioso di dare la morte, o riceverla. Bambini destinati al sacrificio, in modo da potere, col loro sangue, concimare l’infinita ripugnanza verso il mostruoso nemico annidato, spaventoso e invisibile, a pochi chilometri dalle loro case. Se colpiti, i loro piccoli corpi, avvolti in bandiere nazionali, saranno avidamente ripresi dalle telecamere, e le loro esequie avranno una straordinaria risonanza mediatica: l’intero mondo sarà testimone delle loro vite troncate, perché tutti possano partecipare al rito collettivo del loro sacrificio. E saranno privati perfino delle lacrime delle loro madri, a cui sarà ordinato di trasformare il dolore in rabbia, odio e invettiva (con la proibizione, ovviamente, di maledire i veri responsabili della loro fine). Se risparmiati dalla guerra, saranno in ogni caso destinati a un’esistenza miserabile, priva di colori, libri, giochi, e piena di missili, urla, sirene. Bambini che suscitano tutti – vivi e morti, quelli che vivranno e quelli che moriranno – infinita pena, infinita tristezza, infinita pietà.“Il giorno in cui ameranno i loro bambini – disse Golda Meir, quarant’anni fa – più di quanto odiano noi, quel giorno avremo la pace”. Non sappiamo se, nel pronunciare queste parole, così tristi e così vere, la grande Golda sperava, in cuor suo, che tale giorno sarebbe mai arrivato, se non nel suo secolo, almeno in quello successivo. Oggi, purtroppo, i fatti ci dicono che l’odio verso Israele è cresciuto, e i loro bambini, anziché essere amati, vengono nuovamente consacrati al dio dei Cananei. Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/

In tutta Italia la solidarietà a Israele
Camminano per strada con indifferenza. Poi, a un segnale preciso, tirano fuori striscioni e bandiere biancoazzurre. Si stringono tutti insieme, si dispongono a chet (la lettera ebraica che simboleggia la parola chai, vita, con una forma analoga a quella di ferro di cavallo). E intonano l’Hatikvah, l’inno israeliano alla speranza, con la voce piena di emozione per testimoniare la vicinanza allo Stato d’Israele colpito dai razzi.
La scena si è ripetuta ieri a Roma, Torino, Firenze, oggi a Milano, dopo che era appena arrivata la notizia dell’autobus colpito da un attentato nel cuore di Tel Aviv. Quando l’ultima nota si è spenta, le persone sono tornate a passeggiare come se nulla fosse successo.
Sono arrivati tanti giovani in via dei Mercanti a Milano, per il flash mob all’ombra del Duomo, dopo che ieri le bandiere di Israele aveva sventolato anche sotto il Colosseo, l’Arco di Tito, la cupola di Giotto. C’erano anche il presidente e il portavoce della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi e Daniele Nahum, che ha organizzato l'evento.
 “Israele deve difendere i propri cittadini da attentati terroristici contro una popolazione inerme. Non ha scelta. Cosa farebbe l’Italia se missili si abbattessero su Milano? E’ ciò che accade laggiù” le parole di Meghnagi, mentre Nahum ha messo in luce il poco equilibrio dei media italiani nel raccontare il conflitto.
La Comunità di Milano si ritroverà nuovamente alla Sinagoga centrale domani sera, alle 19, stringendosi in una preghiera per Eretz Israel.

Riguardo la già etichettata “seconda guerra di Gaza”, mi pare, questa volta, che i commenti del giornalismo italiano siano un po’ più realistici, a cominciare dal riconoscimento che la differenza del numero dei morti (se questo argomento ha un senso) dipenda dal fatto che Israele protegge i propri civili con un sistema di difesa all’avanguardia, fatto di missili anti-missili e di puntualissime allerte, mentre dall’altra parte la popolazione è utilizzata (forse, per strategia obbligata) come scudo delle rampe missilistiche. Ho, invece, meno apprezzato le analisi politiche, che spesso riflettono enorme disillusione per il futuro, trascinati dalla consuetudine del passato. C’è stato, poi, chi ha addirittura esteso il conflitto, parlando (Caracciolo) di un problema ebraico/islamico, che, se esiste, non esiste in misura maggiore di quello ebraico/cristiano o ebraico/buddista. Davvero, non si comprende questa indebita estensione dal politico al religioso, non foss’altro perché le cronache più recenti ci parlano di iniziative comuni: in Francia, Comunità Islamica, Ebraica e Cristiana si sono trovate unite nel contrasto al disegno di legge sulle nozze gay proposto dall’amministrazione Hollande. Davide Assael,ricercatore http://www.moked.it/


Il lieto fine della diplomazia. Ma la pace è solo un'illusione


Un autobus esplode con 28 feriti, 4 gravi, decine di missili cadono ancora su Israele, Israele bombarda alcuni obiettivi strategici a Gaza e poi alla sera happy end, Hillary Clinton con sorriso da gatto insieme al ministro degli esteri egiziano Mohammed Kamal Amr presenta al Cairo il cessate il fuoco di questa guerra. Ha avuto l’ok da Netanyahu al telefono. C’è di che essere molto contenti, speriamo che sia gli israeliani che i palestinesi dormano fianlmente stanotte. C’è di che essere molto preoccupati, speriamo che possano dormire tranquilli molte notti, e non è facile crederlo.Molte volte la cronista ha dovuto vedere le carcasse degli autobus fatti esplodere dai terroristi suicidi. A volte ancora con la gente seduta dentro. Quando non vengono solo feriti, e quindi evacuati di corsa, o fatti a pezzi, rimangono per qualche minuto seduti immobili, morti, intatti perchè uccisi dalla distruzione dei loro organi interni a causa dello spostamento d’aria causato dall’esplosione; una volta a Gerusalemme ho visto un ragazzo seduto così, la testa reclinata indietro e lo zaino in grembo. Un’altra volta ho visto Shimon Peres sotto una pioggia battente che con l’ombrello aperto si sporgeva fra resti anneriti in Rehov Jaffo, piangendo. L’eplosione di un autobus è quella della casa di tutti i suoi viaggiatori. Restano libri, giocattoli, la spesa, borse, cappotti... Una volta ho visto i genitori dei ragazzi che abitano a Gilò precipitarsi giù per la discesa sulla quale era esploso l’autobus che ne trasportava chissà quali, chissà i figli di chi! , a scuola.Ieri, mentre si sgombravano i resti dell'autobus e si trasportavano i feriti un missile colpiva quattro abitanti del sud e però si svolgevano altri due eventi. Hillary Clinton ha evidentemente mostrato al Cairo un volto abbastanza deciso a Mursi, chiuso nell’angolo di una enorme penuria economica. Mursi è stato dunque pressato, nonostante le controspinte interne della sua parte, a dire ai palestinesi di fare una cortesia e smettere di sparare. In cambio i Fratelli Musulmani egiziani abbiano promesso ai Frtaelli Musulmani palestinesi, non sarà certo una prospettiva di pacificazione con Israele. Il secondo evento denso di significati è la reazione di Hamas alla notizia dell’attentato che ha gettato nel panico Tel Aviv nella memoria dell’infinita ondata di terrore della seconda Intifada: fra spari di gioia il portavoce Abu Zuhri ha benedetto l’attacco terrorista, e la Jihad Islamica ha dichiarato che: “E’ una vittoria per il sangue degli Shahid”, e lo hanno r! ipetuto tutti gli altoparlanti delle moschee. Reazioni consuete che però non rientrano nell’ambito delle analisi strategiche nei momenti in cui si elabora sul raggiungimento della pace in Medio Oriente. Hamas non può essere pacificato, non è nei suoi programmi, nel suo DNA, nella sua carta, a meno che non gli vengano tagliate le unghie, ovvero le armi e il sostegno politico. Deve essere invitato alla tregua con mezzi più strategici di quelli usati fino ad oggi. Obama ha spedito la Clinton a cercare di riparare i guai che in Medio Oriente, dopo le rivoluzioni arabe, stanno venendo al pettine, ma il rischio è che a caccia di illusioni, dove è andato Obama fino ad oggi, si cucini una situazione che prepari altre guerre. Hamas è un’organizzazione che dimostra di continuo la sua natura: attacca i civili, rivendica il terrore e lo loda, trascina nel fango con una moto le membra di quelli che definisce “collaborazionista”, un’orribile scena che abbiamo visto ! su internet in queste ore. Eppure è stata ignorata e lasciata crescere all’ombra della Siria, abbandonata da poco e solo opportunismo, ha goduto dell’approvigionamento enorme di armi di Teheran, la cui potenza e quantità si è vista in questi giorni. Ma l’Iran è una vacca sacra, Obama l’ha lasciata fare, per non parlare dell’Europa. Gli USA e l’Europa non hanno mai detto una parola, anche se dai tempi delle navi come la Karin i rifornimenti erano palesi adesso che, col ritorno alla casa sunnita Hamas ha stretto un rapporto intrinseco con l’Egitto di Mursi, quello dei Fratelli Musulmani cui Hamas appartiene, Mursi viene lodato dagli USA e dall’Europa perchè ha mediato una pace. Ma quale pace? Un segnale positivo ieri l’ha dato fermando le armi provenienti dalla Libia, ma l’azione sa di public relations. L’America adesso, a tregua firmata, deve domandargli di non conclamare il suo appoggio e la sua alleanza con Hamas, così come deve dire a Erdogan di f! ermarsi quando il suo istinto antisemita gli suggerisce parole degne dei black block, accusando Israele di “pulizia etnica”. Non è una questione di educazione, ma di smantellamento delle arterie principali di una prossima esplosione. E sopprattutto, occorre fermare il rifornimento di armi iraniano. Anche se Israele accetta ora la tregua, di fronte a una nuova Intifada dei palestinesi dell’West Bank che non vogliono sedere in seconda fila o all’insistere del rifornimento di armi, non accetterà che i suoi cittadini siano bersagliati. Bisogna ricordare, per disegnare strategie, che Israele è l’unico Paese del mondo che abbia mai vinto il terrorismo, e che l’Islam l’unica religione che abbia mai giurato di distruggere una nazione sovrana.F. Nirenstein, Il Giornale, 22 novembre 2012