sabato 8 gennaio 2011


vie di Tel Aviv
Israele: nel 2010 terrorismo ha toccato livelli minimi

TEL AVIV - Nel 2010 il terrorismo palestinese contro obiettivi israeliani ha toccato livelli minimi rispetto all'intero decennio iniziato nel 2000. Lo afferma lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno.In un rapporto diffuso oggi alla stampa locale lo Shin Bet rileva che nel 2010 nove israeliani sono stati uccisi da palestinesi, rispetto ai 15 del 2009. Questa statistica non include l'uccisione di una turista statunitense avvenuta due settimane fa presso Gerusalemme e attribuita, almeno in fase preliminare, a due palestinesi ancora ricercati.Quest'anno i feriti israeliani sono stati 28, rispetto ai 234 dell'anno scorso. Nel 2010, come nel 2009, non sono avvenuti in Israele attentati suicidi. Dal 2000 a oggi, secondo lo Shin Bet, ne sono stati perpetrati 146: di questi 53 nel 2002, che si conferma l'anno più sanguinoso del decennio con 452 israeliani uccisi in attentati terroristici e 2'284 feriti.Lo Shin Bet accompagna queste statistiche tranquillizzanti con osservazioni più inquietanti che riguardano la Striscia di Gaza, da dove quest'anno sono stati lanciati 150 razzi verso Israele. Lo Shin Bet mette inoltre in guardia da un vasto traffico di armi "che parte dall'Iran, passa dal Sudan e dal Sinai" per raggiungere infine Gaza dove negli ultimi dodici mesi - precisa - sono entrati centinaia di razzi di vario genere, "per lo più ordigni capaci di colpire a 20-40 chilometri di distanza". http://www.gdp.ch/


chiesa Nazareth
Augurio di Natale per il Medio Oriente

È da poco passato Natale, nel luogo dove tutto è cominciato. E quest’anno più che in tutti gli ultimi recenti vi è stata una visibile e benvenuta presenza di visitatori cristiani nelle strade di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e Galilea. Molti vengono dall’America e dall’Europa, ma vi sono gruppi particolarmente numerosi anche dall’India, dalle Filippine e da altri paesi asiatici.È una scena che si addice al messaggio universale di pace del Natale. In effetti, parte della crescita del turismo cristiano può essere attribuita ai recenti appelli di papa Benedetto XVI al suo gregge di visitare la Terra Santa, per fare da messaggeri di pace in una regione dilaniata dalla guerra dove pochi hanno sofferto più dei cristiani. Evidentemente i fedeli gli danno ascolto. Si stima che centomila turisti cristiani abbiano visitato Betlemme nel corso del finesettimana, il doppio dell’afflusso dell’anno scorso. In tutto il 2010, sono arrivati 2,4 milioni di cristiani, per metà pellegrini: cifre più alte che in qualunque anno recente, compreso l’anno 2000 del Giubileo. Nel 2009 la cifra totale dei turisti di ogni fede era stata di 2, 7 milioni.L’effetto più immediato di una forte affluenza di cristiani sul piano della promozione della pace è quello economico. Il ministro israeliano del turismo Stas Meseznikov e il suo omologo dell’Autorità Palestinese Khouloud Daibes, tenendo d’occhio la possibilità di un impulso finanziario, si sono adoperati per i cristiani. Il turismo rappresenta circa il 15% del Pil palestinese, del quale è prevista una crescita dell’8% alla fine di quest’anno. Incrementare il turismo cristiano rientra nell’approccio pragmatico del primo ministro palestinese Salam Fayyad per la costruzione “sul terreno” di un stato palestinese vitale.Circa la striscia di Gaza sotto il controllo di Hamas, le Forze di Difesa israeliane hanno fatto un gesto di pace speciale. Nonostante l’attuale escalation del terrorismo agevolato da Hamas, l’esercito israeliano ha permesso a circa cinquecento cristiani – su una comunità che si dice conti 3.500 anime in tutto, per lo più greco-ortodosse ma anche cattoliche – di uscire dalla striscia di Gaza per recarsi in visita presso famiglie e persone care e partecipare alla messa di Betlemme. Si tratta del più alto numero di cristiani che ricevono il permesso di uscita da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza con la violenza nel 2007. Due anni fa i cristiani di Gaza avevano celebrato il Natale nel fuoco della guerra: l’incessante serie di lanci di razzi da parte di Hamas sulle comunità ebraiche nel sud di Israele aveva costretto Gerusalemme a lanciare l’operazione “Piombo fuso”.Nel complesso il benessere dei cristiani in questa parte del mondo resta in pericolo. La costante tendenza verso l’islamizzazione che investe i paesi della regione ha esasperato la già delicata posizione di molte comunità cristiane. In passato, gli arabi cristiani potevano mettere in secondo piano le differenze religiose tra loro e i vicini musulmani facendosi ferventi sostenitori di ideologie laiche come il nasserismo, il pan-arabismo, il comunismo e il nazionalismo. Ma in generale questo non è più vero. I copti in Egitto, ad esempio, sono stati gradualmente emarginati e subiscono regolarmente discriminazioni violente. In Iraq la situazione è diventata insostenibile. L’antica comunità del paese è stata dimezzata dal milione di persone che contava nel 2003, e continua a declinare stando ai dati dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati. Non è difficile capire il motivo. Il 31 ottobre scorso un gruppo terrorista legato ad al-Qaeda ha attaccato la cattedrale cattolico-siriaca di Nostra Signora della Salvezza, a Bagdad, durante un messa della domenica sera, causando almeno 58 morti dopo che più di cento persone erano stato prese in ostaggio.È interessante notare che, mentre in tutta la regione la popolazione originaria cristiana sta progressivamente calando, si assiste a un flusso parallelo di immigranti cristiani, per lo più lavoratori stranieri. Il che si verifica non solo in Israele, ma anche in quegli stati del Golfo che fanno affidamento quasi completamente sulla forza-lavoro straniera. Ad esempio, in Arabia Saudita vi sono più di un milione di cristiani, innanzitutto filippini e indiani, con permessi di lavoro temporanei, ai quali tuttavia non è permesso praticare apertamente la loro religione. Questo, per loro, deve essere un Natale particolarmente triste e sottomesso.Come e più di ogni altro gruppo in Medio Oriente, i cristiani fungono da barometro della tolleranza e della libertà. La loro condizione mette in evidenza le tensioni, le ostilità e le intolleranze di questa regione. Se la loro situazione migliorasse, ciò indicherebbe un miglioramento generale del clima morale della regione.Pare appropriato augurarsi, a Natale, che attraverso la loro continua presenza in Medio Oriente e le loro preghiere, i cristiani contribuiscano davvero a portare la pace in questa parte del mondo. Tutta la famiglia del Signore ne avrebbe solo bene.(Da: Jerusalem Post, 25.12.10)http://www.israele.net/



Port of Ashdod
I lavoratori portuali d’Israele incrociano le braccia

Lunedì 03 Gennaio 2011 http://www.focusmo.it/
Lo sciopero generale è iniziato alle ore 6:00 di stamattina e andrà avanti “a tempo indeterminato”. Nessuna attività di carico o scarico di merci, senza eccezioni, verrà effettuata nei porti di Haifa, Eilat e Ashdod. La Federazione generale del Lavoro israeliana (Histadrut) ha dichiarato lo sciopero duro per cercare di sbloccare le trattative in corso col ministero delle Finanze sull’aumento dei salari per la categoria dei portuali. Il principale, ma non l’unico, nodo da sciogliere riguarda l’adeguamento salariale per quei lavoratori definiti la “generazione B”, assunti dopo la riforma dei porti firmata nel febbraio 2005. Il sindacato chiede per loro un aumento del 5 per cento; il responsabile dell’economia, però, non ne vuol sapere. Come, del resto, non vuol saperne di accordare ai lavoratori impiegati prima del 2005 un aumento che superi il tetto massimo del 6.25 per cento: una cifra ben al di sotto del 15 per cento reclamato invece dai sindacalisti. “Il ministero è arroccato sulle sue posizioni – ha dichiarato Avi Edri, presidente dell’Unione dei lavoratori dei trasporti, associazione che fa parte della Histadrut –, e allora noi ci siamo imbarcati in questa campagna che non scende a compromessi, il cui risultato sarà uno stipendio decente per i lavoratori del porto”. In Israele lo sciopero si temeva da tempo: era già stato annunciato, e poi rinviato. Per cercare di evitare il peggio, era sceso in campo anche il capo della Confindustria locale, Shraga Brosh, che il 19 dicembre scorso ha incontrato il responsabile delle trattative salariali per il ministero, Ilan Levin. Ma la riunione – nei cui riguardi, da più parti, c’erano aspettative molto alte – non ha portato ai risultati sperati. E ora nei tre porti dello Stato ebraico è in corso il braccio di ferro tra sindacato e ministero. Nessuno in Israele azzarda previsioni su chi uscirà vincitore; quello che è certo è solo che, se questa situazione di scontro dovesse prolungarsi, i danni per l’economia nazionale, in particolare per l’import-export, sarebbero enormi.


Prof. Avi Gopher holds a tooth found at the Qesem Cave
Il primo uomo moderno potrebbe essere apparso in Israele

Scritto da Federica Di Leonardo il 03.01.2011 http://gaianews.it/
È stato a lungo creduto che l’uomo moderno fosse emerso dal continente africano 200.000 anni fa. Ora gli archeologi dell’Università di Tel Aviv hanno scoperto la prova che l’Homo sapiens vagava nella zona ora corrispondente allo stato di Israele già 400.000 anni fa e sarebbe la prima prova dell’esistenza dell’uomo moderno in tutto il mondo.I risultati sono stati scoperti nella Grotta Qesem, un sito preistorico che si trova vicino a Rosh Ha’ayin che prima era già stato scavato nel 2000. Il Prof. Avi Gopher e il Dr. Ran Barkai del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Tel Aviv, che gestiscono gli scavi, ed il Prof. Israel Hershkowitz del Dipartimento dell’Università di Anatomia e Antropologia e Sackler School of Medicine, insieme con un team internazionale di scienziati, ha eseguito un’analisi morfologica su otto denti umani rinvenuti nella grotta Qesem.Questa analisi, che includeva la scansione TC e ai raggi X, indica che la dimensione e la forma dei denti sono molto simili a quelle dell’uomo moderno. I denti rinvenuti nella grotta Qesem sono molto simili alle altre prove della presenza dell’uomo moderno nella zona corrispondente allo stato di Israele, datata circa 100.000 anni fa, scoperte nella grotta di Skhul nel Carmelo e nella grotta Qafzeh nella bassa Galilea vicino a Nazareth. I risultati delle scoperte dei ricercatori ‘sono in corso di pubblicazione nel Journal of Physical Anthropology. La Grotta Qesem è datata in un periodo compreso tra 400.000 e 200.000 anni fa, e gli archeologi che vi lavorano credono che i risultati indichino una significativa evoluzione nel comportamento dell’uomo antico. Questo periodo di tempo è stato fondamentale nella storia del genere umano sotto il punto di vista culturale e biologico. I denti che sono allo studio indicano che questi cambiamenti sono apparentemente legati a cambiamenti evolutivi in atto in quel momento.Il Prof. Gopher e il Dr. Barkai hanno rilevato che i risultati relativi alla cultura di chi abitava nella Grotta Qesem – tra cui la produzione sistematica di lame di selce, l’uso regolare del fuoco, le prove di caccia, il taglio e la condivisione di carne animale e l’uso di materie prime minerarie per produrre strumenti di selce da fonti nel sottosuolo – rafforzano l’ipotesi che questo sia stato di fatto il comportamento innovativo e pionieristico che può corrispondere con la comparsa dell’uomo moderno.Secondo i ricercatori, i ritrovamenti effettuati nella Grotta Qesem potrebbero rovesciare la teoria che l’uomo moderno sia nato nel continente africano. Negli ultimi anni, evidenze archeologiche e scheletri umani trovati in Spagna e Cina hanno compromesso questa posizione, ma i risultati della Grotta Qesem, a causa dell’epoca recente a cui fanno riferimento, sono una scoperta senza precedenti.Gli scavi nella Grotta Qesem continueranno e i ricercatori sperano di scoprire ulteriori reperti che consentiranno loro di confermare i risultati pubblicati fino ad ora, per migliorare la nostra comprensione dell’evoluzione del genere umano – in particolare la comparsa dell’uomo moderno.


Il vuoto lasciato da Ariel Sharon

Di Tzachi Hanegbi http://www.israele.net/
Il 4 gennaio sono cinque anni da quando si è bruscamente conclusa la partecipazione di Ariel Sharon alla vita dello stato d’Israele. Dall’età di 14 anni fino al suo ultimo giorno da primo ministro d’Israele, per 63 anni consecutivi la vicenda della vita di Sharon e la storia di questo paese si sono intrecciate fra loro. Sharon ha lasciato il segno in ogni campo: sicurezza, insediamenti, diplomazia e struttura politica dello stato. Pochi leader hanno incontrato tanta popolarità quanto lui. Pochi leader sono rimasti in piedi, come fece lui, al centro di durissime critiche pubbliche. È il destino dei grandi uomini. La loro speciale personalità consente loro di forgiare il volto della nazione che sono chiamati a guidare. Ma la loro volontà di prendere decisioni audaci li rende fortemente controversi.Sin dalla mia giovinezza ho seguito da vicino Sharon. Sua moglie Lily e mia madre Geula Cohen erano molto amiche. Andammo tante volte a trovarli nella loro fattoria nel sud del paese. Festeggiavamo il compleanno di Arik il 26 febbraio, che per combinazione è anche il giorno del mio compleanno.Quando decisi di intraprendere la vita pubblica, le realtà ci portò su versanti opposti. Nel 1982 Sharon, come ministro della difesa, era incaricato dello sgombero delle comunità ebraiche del Sinai, nel quadro dell’accordo di pace firmato con l’Egitto. Io, come capo dell’organizzazione studentesca, mi barricai insieme ai miei compagni in cima al monumento della cittadina di Yamit per protestare contro lo sradicamento degli insediamenti che fiorivano in quella zona.Più tardi le nostre strade si ricongiunsero ed ebbi il privilegio di servire nel primo governo Sharon (2001-2003) come ministro dell’ambiente e, nel suo secondo governo (2003-2006), come ministro della sicurezza interna e ministro responsabile delle relazioni strategiche e di sicurezza con gli Stati Uniti.Quelli furono anni particolarmente gravosi e impegnativi per il governo israeliano. Le violenze terroristiche palestinesi, scoppiate dopo i falliti negoziati fra Ehud Barak e Yasser Arafat a Camp David del luglio 2000, reclamavano un pesante tributo di vittime fra gli israeliani. L’operazione “Scudo difensivo”, ordinata da Sharon dopo l’atroce strage perpetrata nel Park Hotel di Netanya durante la cena pasquale del marzo 2002, rappresentò il punto di svolta per la controffensiva.La settimana scorsa i servizi di sicurezza israeliani hanno pubblicato il loro rapporto annuale da cui emerge che il 2010 ha visto il minor numero di attentati terroristici e il più contenuto numero di vittime da terrorismo, in Israele, dall’anno 2000 a oggi. Non è un caso. È il risultato diretto di due drammatiche decisione prese dal governo Sharon: la decisione di riprendere il controllo di tutte le città palestinesi di Giudea e Samaria (Cisgiordania) nelle quali, dopo gli Accordi di Oslo, erano state sviluppate sofisticate infrastrutture al servizio del terrorismo, e da dove attentatori suicidi venivano implacabilmente mandati a seminare stragi nel cuore di Israele; e la decisione di erigere la barriera di sicurezza per impedire ai gruppi terroristi di colpire liberamente all’interno del territorio sovrano del paese. La combinazione di queste due difficili decisioni, unitamente alla competenza unica dei servizi di sicurezza e al valore dei soldati delle Forze di Difesa israeliane, ha restituito una vita normalmente vivibile ai cittadini d’Israele, cui era stata sottratta sin dall’inizio del decennio.Potrei scrivere un libro intero sugli affascinanti anni di lavoro vicino al primo ministro Sharon. Vi fu la mattina in cui mi chiese di raggiungerlo alla sua fattoria e di accompagnarlo su un volo d’elicottero a Gerusalemme in modo da mostrarmi gli svariati cumuli di materiale da costruzione abbandonato che infestavano il paesaggio, e darmi disposizione, come ministro dell’ambiente, di approntare un piano nazionale per il trattamento di queste brutture che lo facevano infuriare. Potrei scrivere della sua ferma, inequivocabile posizione sul programma nucleare iraniano, che mi spiegò nei minimi dettagli alla vigilia di una mia trasferta a Washington a condurre il dialogo strategico con l’amministrazione Bush. Potrei scrivere dell’irremovibile istruzione che mi diede, come ministro dell’interno, di riaprire il Monte del Tempio di Gerusalemme ai visitatori di tutte le religioni, dopo che l’Autorità Palestinese, su ordine di Arafat, per anni non aveva permesso a nessun ebreo di mettere piede in uno dei luoghi più santi della nostra religione. Potrei scrivere della furibonda discussione che ci divise quando gli spiegai che, nonostante il legame speciale che si era sviluppato fra noi nel corso degli anni, avrei votato contro la sua iniziativa di sradicare le comunità ebraiche di Gush Katif, nel quadro del disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza (dell’estate 2005).Non è ancora tempo di condividere tutti i dettagli di questi e di molti altri momenti personali ed eventi nazionali che ho avuto il privilegio di vivere con lui. Nel per il momento, tutto ciò che posso fare è continuare a pregare per un miracolo medico che migliori le sue condizioni, e soprattutto continuare a sentire la sua mancanza, come tanti israeliani che ormai da cinque anni sentono l’enorme vuoto di leadership che Sharon ha lasciato dietro di sé.(Da: Jerusalem Post, 2.1.11)


L'“Anno della chimica” comincia con i Nobel

Oggi il doppio tributo israeliano, mentre per il giorno 28 si è prenotata la Francia Già note alcune proposte dentellate: qui la francese, disponibile dal 28 gennaio Anche l'Italia ricorderà l'“Anno internazionale della chimica”, emettendo -salvo cambiamenti, sempre possibili- l'11 settembre un dentello da 1,00 euro.Manca tempo, dunque, ma già ora qualche altro Paese ha svelato le proprie carte. Come Israele, che oggi lancia una coppia di esemplari da 4,20 e 6,10 shekel, mentre il turno della Francia arriverà il 27 gennaio in prevendita e il 28 in distribuzione generale: proporrà un 87 centesimi, stampato su supporto normale e autoadesivo.In entrambi i casi si è preferito, invece di abbandonarsi a soggetti generici o al semplice logo, puntare a circostanze precise.Tel Aviv cita tutti i tre connazionali insigniti del premio Nobel, sia pure indirettamente poiché ancora in vita. Nelle vignette, infatti, figurano i risultati delle loro ricerche: l'ubiquitina, utile per eliminare le proteine danneggiate o inutili, e il ribosoma, organello che ha un ruolo importante nella sintesi proteica. Gli studi hanno fruttato il prestigioso riconoscimento, attribuito nel 2004 agli israeliani Aaron Ciechanover e Avram Hershko (quest'ultimo di origine ungherese) e allo statunitense Irwin Rose, nel 2009 all'indiano Venkatraman Ramakrishnan, allo statunitense Thomas Arthur Steitz e all'israeliana Ada Yonath......http://www.vaccari.it/, 4.1.11


Israele:preso soldato neo-nazi latitante

Fermato in Kirghizistan e ricondotto da polizia a Tel Aviv
(ANSA) - TEL AVIV, 3 GEN - Catturato in Kirghizistan, dopo 3 anni ricerche, Dmitri Bugatich (24 anni), un ex militare dell'esercito israeliano di origine russa sospettato di essere stato uno degli animatori di una cellula 'neo-nazista' israeliana, il 'Patrol 36'. Bugatich era riuscito a fuggire in Russia nel 2007 e nei suoi confronti Israele aveva spiccato un mandato di cattura internazionale. Il criminale e' stato fermato in Kirghizistan alcuni giorni fa e ricondotto in aereo a Tel Aviv da poliziotti israeliani.


Segreti pubblici

Il Tizio della Sera legge su un forum del mattino di ispirazione glocal che i 23 morti e 70 feriti di Alessandria d'Egitto sono opera dei servizi segreti israelo-americani. Il Tizio è sconcertato dall'opera segreta dei servizi segreti israelo-americani che ufficialmente non esistono, ma è anche vero che se sono segreti non lo sa nessuno che esistono. E' anzi probabile che più una cosa è segreta, maggiormente essa esiste. Anche se, pensa il Tizio, la segreta responsabilità ebraica di tutto è pubblica da mo'. Per fare un esempio, dice a sé stesso che fa colazione, lo sanno tutti che la responsabilità della crisi economica nel Peloponneso è dei sefarditi di Cipro. Ma fino ad oggi era un segreto inviolato che Israele e Stati Uniti siano un solo Stato velato dall'esistenza di due parlamenti che sono uno, e da due presidenti che poi sono lo stesso, anche se per motivi di chiarezza segreta uno è bianco e l'altro nero. Eppure i glocal hanno intuito tutto, pensa il Tizio: Usa e Israele sono lo stesso Stato. Ci deve anche essere un tunnel segreto che per comodità parte dalla Stanza Ovale e siccome a Gerusalemme c'è sempre traffico, giunge solo alla porta di Giaffa. Obama lo usa sempre perché la mattina gli piace fare colazione con la pitta imbottita. L'unica cosa, si domanda il Tizio intingendo tre gocce al cioccolato nella tazza di latte, è come facciano dei glocal a essere che ne so di Rieti e sapere tutto del Cairo. Non è mica facile. Una volta all'aeroporto di Peretola, il Tizio ha conosciuto una di Dallas che sapeva dove fosse il bagno ma non che esistesse l'Italia.Il Tizio della Sera, http://www.moked.it/


Questa settimana abbiamo avuto l'eclissi di sole, ma per inevitabile associazione viene in mente l'eclissi della politica. In Italia come in Israele, nel campo generale come nel campo ebraico. In un mondo ideale la politica dovrebbe svolgere una funzione di alta mediazione fra interessi contrapposti, di integrazione fra diverse e conflittuali correnti, di soluzione dei grandi problemi del momento e di anticipo di quelli del futuro. Ma nel tempo contemporaneo, la cura politica delle complesse esigenze del collettivo sembra voler nascondere più di quanto non voglia rivelare, sembra scomparire nell'ombra dei personalismi, dei settarismi, e degli estremismi. La politica, sia delle persone sia delle istituzioni, sembra imprigionata nella zona d'ombra dell'eclissi. Non sempre ma sovente, la politica offre vecchie problematiche, vecchi concetti, vecchie tecniche, vecchi contratti sociali, vecchie nostalgie. Le realtà si modificano invece a velocità vertiginosa, scorrono alla luce del sole sotto i nostri piedi, accanto e sopra di noi, e creano un mondo fluido che opera con regole diverse da quelle a lungo cristallizzate. Nuove problematiche, nuovi concetti, nuove tecniche, nuovi contratti sociali, nuove nostalgie emergono alla luce del sole con un'impensata massa critica. Non contestiamo le grandi idee che possiedono la forza della validità permanente. Lamentiamo la capacità della politica di voler vedere e capire veramente quello che avviene nella zona di luce e di calore della società vera invece di nascondersi nella zona d'ombra e di freddo dell'eclissi.SergioDella PergolaUniversità Ebraica di Gerusalemme,http://www.moked.it/



Fanghi del Mar Morto

La Comunità Ebraica di Verona ci comunica e invita a partecipare:SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL CORSO DI EBRAICO MODERNO - LIVELLO 1 ALEF Lezione di prova (gratuita e senza impegno): LUNEDI' 17 GENNAIO 2011 ORE 19.00Presso la Comunità Ebraica di Verona Via Portici 3 Il corso si terrà ogni lunedì (ultima lezione lunedì 30 maggio 2011).L'avvio è subordinato al numero di iscrizioni. Si prega di inviare la propria adesione (anche per la lezione di prova) a:outbind://246-00000000E4A7F7EFD74FBF429A9A65939390843C44DF3400/comebraicavr@alice.ittel: 0458007112 Per ulteriori informazioni o chiarimenti contattare: outbind://246-00000000E4A7F7EFD74FBF429A9A65939390843C44DF3400/lezionidiebraico@gmail.com


Haifa, centro Bahai

Israele: scetticismo e riserbo sull’apertura dei negoziati con la Siria

Gerusalemme, 4 gennaio 2011Uno scambio di messaggi, tramite un leader ebreo americano, sarebbe avvenuto fra il presidente siriano Bashar Assad e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, a rilevarlo è stato un quotidiano del Kuwait e il giornale filo-governativo israeliano Israel Hayom. Ma in Israele si respira un aria di scetticismo circa una possibile ripresa del dialogo di pace israelo-siriano. Mentre a Gerusalemme l’ufficio del premier ha scelto di attenersi a una linea di riserbo il ministro della Difesa Ehud Barak ha gettato acqua sul fuoco, affermando che “non c’è nulla di nuovo” nel canale siriano. Gelida la leader dell’opposizione e del partito di maggioranza relativa Kadima, Tzipi Livni, ministro degli Esteri nel precedente governo, stando alla quale “i segnali che la Siria sta lanciando di essere disposta ad avvicinarci all’Occidente non bastano”. A suo parere “la Siria deve prendere una decisione più seria di quella di dire di essere interessata a un accordo di pace con Israele”. Sul quotidiano Maariv, in un commento, Joel Guzinsky, un ricercatore dell’università di Tel Aviv, ha ricordato che voci di scambi di messaggi tra i leader dei due Paesi sono solite affiorare periodicamente sulla stampa della regione e ha espresso chiari dubbi circa la disponibilità della Siria di prendere le distanze dall’Iran e dagli Hezbollah libanesi per riaprire con Israele un negoziato diretto di pace che è fermo da più di una decina di anni. Il leader ebreo americano che è stato ricevuto dal presidente Assad una decina di giorni fa è Malcolm Hoenlein che ha detto di essere andata a Damasco in missione umanitaria per cercare informazioni sulla sorte di tre soldati israeliani scomparsi nel 1982 durante la prima guerra di Israele in Libano. Hoenlein, che ha negato di essere andato in Siria per conto di Netanyahu o per discutere di un’eventuale ripresa dei negoziati tra Siria e Israele, ha tuttavia riferito al premier sui colloqui avuti a Damasco.http://moked.it/



Atlit, campo prigionia inglese
Dieci anni

Essendosi appena concluso il primo decennio del XXI secolo, può essere utile tentare di abbozzare un sintetico consuntivo del bene e del male verificatisi, in questi dieci anni, per l’ebraismo e gli ebrei nel mondo. Già abbiamo avuto modo di ricordare come l’11 settembre del 2001 abbia rappresentato un brusco risveglio rispetto alle speranze - sorte, soprattutto, nel 1989, con la caduta del muro - di una definitiva affermazione, sul piano mondiale, dei valori di libertà, democrazia e tolleranza, di un’etica condivisa, riconosciuta e rispettata da tutti. E se l’ultimo decennio del XX secolo è stato segnato da tanti fatti positivi, che sono sembrati avallare, in vario modo, tale grande illusione (l’ampia coalizione internazionale contro Saddam Hussein e la sconfitta del dittatore, nel 1991, la Conferenza di pace di Madrid, nello stesso anno, il reciproco riconoscimento tra Israele e l’Autorità palestinese, nel 1993, l’allacciamento di rapporti diplomatici con la Santa Sede e il regno di Giordania, nel 1994), il primo decennio ha purtroppo confermato, in numerose occasioni, una netta inversione di tendenza. Tale cambiamento, in senso decisamente negativo, a voler essere precisi, ci sembra avviato esattamente nell’anno 2000, quando viene annunciata la beatificazione di Pio IX (il papa del ghetto, del Sillabo e del caso Mortara), è pubblicata la Dichiarazione Dominus Jesus della Congregazione per la Dottrina della Fede (ove si auspica la salvezza degli israeliti “attraverso Cristo”), e la cd. Seconda Intifada sembra violentemente travolgere le speranze di pace in Medio Oriente. Negli anni successivi, le posizioni della Chiesa verso l’ebraismo sembrano prendere un deriva di crescente chiusura e inimicizia (fino alla reintroduzione, nel 2008, della preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei, e, nel 2009, alla revoca della scomunica per i vescovi lefebvriani), e la situazione in Medio Oriente segna un costante deterioramento, con i continui lanci di razzi da Gaza, i crescenti proclami di odio da Siria e Libano, gli apocalittici annunci di olocausti nucleari dall’Iran. Due guerre, nel 2006 e 2008-2009, la crudele prigionia, da quasi cinque anni, di Gilad Shalit, un inquietante moltiplicarsi di episodi di antisemitismo in Europa, Russia, Turchia, preoccupanti segnali di isolamento internazionale di Israele. Eppure, il decennio non ci lascia solo cose brutte. Mai come in questi ultimi anni, infatti, l’ebraismo ha dimostrato una straordinaria vitalità e creatività intellettuale, in Israele, in Europa e in America, raggiungendo mirabili risultati nei più disparati campi delle scienze e delle arti. Gli scambi internazionali con le Università israeliane, nonostante le proposte di boicottaggio avanzate dai soliti gruppetti di professori antisemiti, si sono incrementati, diversi scienziati israeliani sono stati premiati in contesti prestigiosi, fino al Nobel, gli scrittori israeliani ed ebrei americani figurano tra i più amati e ammirati del mondo: Oz, Yehoshua, Roth, Foer hanno aperto, in milioni di case, nuove porte dell’anima e della coscienza. In Italia, in particolare, è molto aumentata la conoscenza, a tutti i livelli, della realtà ebraica, che ha fortemente guadagnato in rispetto e prestigio presso larghi strati di opinione pubblica. E, pur in un clima politico di aspre contrapposizioni, la solidarietà di fondo verso lo Stato ebraico sembra condivisa, alquanto solida e diffusa, in tutti i grandi schieramenti. Abbiamo quindi, nonostante tutto, qualche motivo di consolazione, e qualche ragione di cauta speranza.Francesco Lucrezi, storico http://www.moked.it/


Le stragi di cristiani ed ebrei che devastano il Medioriente

Il Giornale, 5 gennaio 2011 di Fiamma Nirenstein
Come fermeremo le uccisioni di cristiani nel mondo islamico, come si evita la prossima strage in Iraq, in Turchia, nelle Filippine, in Nigeria, ovunque alberghino gruppi islamisti? Prima di tutto, chiamandole per nome e cognome: non si tratta di «intolleranza religiosa» ideologica, non di casuali «gruppi di fondamentalisti» né di «alcuni terroristi». Se si guarda la carta geografica, è ormai maculata da stragi, espulsioni, rapimenti, chiese vandalizzate... È il mondo islamista nella sua vasta, massiccia terribilità che colpisce i cristiani, e la responsabilità è di chi per opportunismo o per paura di rappresaglie sui cristiani ha ritenuto che col silenzio avrebbe pacificato gli aggressori. Il fatto che appena il Papa ha protestato chiamando il mondo islamico «mondo islamico» e il Mufti di Al Azhar abbia esclamato «ingerenza», la dice lunga sul paradoss o dell’atteggiamento dell’islam istituzionale: che sarà mai qualche morto, taccia il secolare nemico romano.Se lo si chiede il teologo e professor padre Peter Madros, oggi al Patriarcato di Gerusalemme, per tanti anni direttore della scuola dei Freres a Betlemme, un sacerdote che ha combattuto la decimazione dei cristiani a Betlemme senza fare sconti anche agli israeliani, pure egli mi indica chiaro, per capire, il testo del Corano: «Dopo pagine sulla concordia che deve vigere, pur nella sottomissione dei cristiani e degli ebrei che (versetto 9/29) devono comunque pagare la Gizia (la tassa per i non musulmani, ndr) se non abbracciano l’Islam, c’è un altro verso rivelatore (5/51): non lasciatevi dominare né dagli ebrei né dai cristiani».Il nodo è tutto qui: il mondo islamista è determinato a costruire un mondo in cui i due comprimari siano tenuti in stato di sottomissione culturale, religiosa, politica. Ed è invece accaduto negli ultimi sette secoli ch e il mondo occidentale abbia preso il sopravvento, dichiarando così, nell’interpretazione bigotta di vaste organizzazioni e persino di Stati interi, come l’Iran, una guerra contro l’Islam che deve ancora essere vinta. Naturalmente non tutti la pensano così, ma le bombe fanno rumore, mentre la buona volontà non si sente. Nel 1919 la rivoluzione egiziana portava per egida una bandiera verde con la mezzaluna e la croce. Sia i musulmani che i cristiani erano parte di una rivoluzione nazionalista contro il colonialismo britannico. Ma le elite dei nostri decenni, spaventate anche dall’omicidio di Sadat che aveva concluso la pace con Israele, hanno lasciato spazio a un processo di islamizzazione strisciante che pacificasse i gruppi più aggressivi, come la Fratellanza Musulmana. I libri di testo nelle scuole rappresentano oggi l’Egitto come un Paese soltanto islamico e includono testi anticristiani. Il trapianto di organi fra musulmani e cristiani è proibito per una decisione del sindacato dei dottori, che come altri è dominato dalla Fratellanza Musulmana. Il governo recentemente ha bloccato la costruzione di una scala in una chiesa copta e i copti, continuamente aggrediti (8 furono uccisi un anno fa), non esistono in politica benché siano il 10 per cento della popolazione.Mubarak, che così facendo tiene a bada la Fratellanza tanto che l’ha emarginata alle ultime elezioni, fa come l’Arabia Saudita, lo Yemen, la Siria, la Giordania e più lontano il Pakistan: crede di domare il domatore, che invece viene messo in grado di sguinzagliare il suo odio a piacimento, mettendo a repentaglio anche la sua leadership.Le televisioni iraniane, libanesi, turche hanno accusato i “sionisti” della strage di Capodanno. Ma sì, perché non cercare di colpire almeno un po’ gli ebrei anche in questa occasione? È nello stile della casa: dal pogrom Farhud di Baghdad nel 1941, in cui furono uccisi 180 ebrei, e poi in Libia (130 morti) e poi in Turch ia (tre attacchi alle sinagoghe dall’86 a oggi, 47 morti), a tutte le violenze che hanno causato la fuga di quasi tutti gli ebrei, il mondo islamico ha fatto fuggire da 600mila a un milione di ebrei. Profughi irriconosciuti dall’Onu, come i cristiani fuggiti dallo stesso mondo in cui ormai la popolazione cristiana, una volta quella originale, è ridotta al 6 per cento.


La luna e il lunario ebraico

Il calendario ebraico si basa su un sistema di osservazione che fa riferimento ai moti apparenti del sole e della luna.Esso è definito lunario, anche se questa definizione appare limitativa in quanto la caratteristica peculiare dal calendario ebraico è proprio quella di riferirsi sia al sole che alla luna. Il lunario è quindi un calendario lunisolare.Il sole, anche nel calendario ebraico, segna la cadenza dei giorni e regola l’avvicendarsi delle stagioni, che sono indipendenti dalle fasi lunari.Le fasi lunari, invece, determinano il mese, detto appunto mese lunare. Il mese lunare è l’intervallo di tempo che intercorre tra una luna nuova e quella successiva e dura 29 giorni e 12,734 ore, arrotondato a 29 o a 30 giorni.Poiché l’anno solare che determina l’avvicendarsi delle stagioni è di circa 365 giorni (365,242), l’anno lunisolare,che deve tener conto anche di questo fenomeno, dovrebbe avere un numero di mesi tali da formare, in un anno, 365 giorni.Ma ciò non accade. Non accade neanche per i mesi del calendario civile (Calendario Gregoriano), a causa della frazione di giorno dell’anno solare (0,242).In entrambi i casi, quindi, è stato necessario ricorrere ai noti espedienti dell’anno embolismico (di 13 mesi) e dell’anno bisestile (di 366 giorni), per pareggiare i conti. E i conti tornano dopo un certo periodo di anni che, nel caso del calendario ebraico, è di 19 anni. E, ogni 19 anni circa, si verifica anche la coincidenza dei due calendari.La settimana, cioè l’avvicendarsi ciclico di sette giorni, di origine biblica (... il settimo giorno si riposò), invece èpresente in tutte e due i calendari, anche se con decorrenza diversa.Il giorno resta di ventiquattro ore per tutti ed è determinato dall’intervallo di tempo tra due successivi passaggi del sole al meridiano dell’osservatore. Anche in questo caso, siccome il sole apparente non ha una velocità costante e quindi la durata di un giorno sarebbe diversa da un giorno all’altro, si è ricorso ad un astro fittizio, detto “sole medio”, che si muove con la velocità media del sole vero. Alla fine gli scostamenti tra il sole medio e il sole vero si compensano. Si compensano anche gli scostamenti, di ben maggiori dimensioni, che si registrano quando si voglia considerare, come nella tradizione ebraica, l’inizio della giornata al sopraggiungere dell’oscurità (... separò la luce dalle tenebre. E fu sera e fu mattina: primo giorno.). Dopo un anno, anche questi scostamenti si compensano perfettamente, ovunque. La durata media della luce nella zona polare è di dodici ore, come all’equatore e inqualsiasi altro luogo della Terra.Il motivo per il quale siano state la luna e il sole, con i loro movimenti ciclici apparenti, ad informare la misurazione del tempo fin dai tempi antichi, appare evidente: tra l’altro sono i due astri che maggiormente colpiscono la fantasia di un qualsivoglia osservatore. La luna poi, per il suo moto apparentemente capriccioso, ha dato origine anche ad alcuni modi di dire: si dice di una persona che è lunatica, che ha la luna di traverso, che si è svegliata con la luna storta, etc...La luna, infine, sembra essere diversa a seconda del luogo dal quale la si osserva, a Napoli, per esempio, c’è anche“la luna rossa”, celebrata dall’omonima nota canzone di De Crescenzo.Paolo Camerini Sullam n 63


RISO AI SAPORI DELL’ORTO

INGREDIENTI: Ingredienti per 4 persone:350 g di riso, 100 g di piselli,100 g di funghi champignon, 100 g di burro, 2 zucchine, pomodoro nø2, una carota, 1 costa di sedano, 1 cipolla, 1/2 lt di brodo, 4 cucchiai di grana grattugiato.PREPARAZIONE: Avete poco tempo? Usate verdure surgelate. Pulite,lavate e tagliate le verdure: sedano, carota e zucchine a dadini; i pomodori grossolanamente; i funghi a lamelle e la cipolla a fette sottili. Fate soffriggere in una casseruola per pochi minuti, a fuoco lento cipolla, carota e sedano con 50 g di burro. Versate il riso,mescolando bene perché non si attacchi alla pentola, fate insaporire e aggiungete piselli, pomodori, zucchine e funghi. Unite il brodo mano a mano che asciuga, cuocendo per circa 20 minuto a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto.Nel frattempo salate e pepate. Quando il riso e cotto, toglietelo dal fuoco, mantecatelo con il burro rimasto e con il grana, versatelo in una terrina che avrete precedentemente scaldato in forno a 50 gradi e servite.Sullam n 63

TORTINO DI PORCINI E PATATE

INGREDIENTI: Ingredienti per 4 persone:600 g di patate, 1/2 bicchiere di olio extravergine d'oliva, 2 spicchi d'aglio, 1 ciuffo di prezzemolo, un cucchiaio di origano secco, 600 g di porcini, sale e pepe nero.PREPARAZIONE: Lavate i porcini e riduceteli a fette di 1 cm. Pelate le patate,affettatele sottili e cuocetele a vapore finché saranno a metà cottura. Ordinate a strati, in una teglia ben unta, i funghi e le patate,insaporite con l'aglio e il prezzemolo tritati, l'origano, poco sale e il pepe, poi irrorate con l'olio. Passate in forno già caldo a 200ø fino a quando tutta l'acqua dei funghi sarà riassorbita. Sullam n 63


"Ogni cosa è illuminata"

è il primo libro dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2002. Da esso è stato tratto un omonimo film nel 2005.Il romanzo è ispirato alla vicenda personale dell'autore, che nel 1999 viaggiò in Ucraina per fare ricerche sulla vita di suo nonno. Il titolo del romanzo è una citazione da L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera.Jonathan, un giovane ebreo statunitense, si reca in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che salvò la vita a suo nonno durante le deportazioni naziste. Armato di una fotografia che ritrae suo nonno e Augustine, Jonathan inizia così la sua ricerca della città fantasma di Trachimbro, lo shtetl dove suo nonno viveva all'epoca, distrutto dai nazisti durante la guerra e perciò scomparso dalle mappe. Nel suo viaggio è accompagnato da una guida locale, Aleksandr (Alex), con il quale stringerà presto amicizia, e dallo strambo nonno di Alex, che dichiara continuamente di essere cieco (ma in realtà ci vede benissimo), e quindi si fa condurre dal proprio cagnolino, Sammy Davis Junior Junior.Incontreranno infine Lista, una delle amanti di Safran (nonno di Jonathan) e unica sopravvissuta al podgrom, che racconterà loro che Trachimbrod è stata rasa al suolo dai tedeschi, e Augustine sua sorella, è morta. Alex, il Nonno e Jonathan si innamorano della vecchia Lista, simbolo del dolore del popolo ebraico ucraino, tradito da nazisti e da gentili (ucraini) cui non resta più nulla, neanche i ruderi degli edifici, se non qualche scatola colma di vestiti e fotografie, raccolti da Lista, che nessuno verrà più a reclamare. L'incontro con Lista e la visita notturna del punto in cui era Trachimbrod, dove a Augustine fu sparato nella vagina, facendole abortire il figlio che portava, segna una nuova via per Nonno Alex - già distrutto per la perdita della moglie. Alex (il nonno) inizia a fantasticare di trovare Augustine, come a purificarsi del segreto che da 50 anni porta in petto: il Nonno ha infatti causato la morte del suo migliore amico, facendo una delazione ai nazisti.Tutte queste storie, quella di Brod, quella di Safran, di Jonathan e del suo rapporto con Alex, di quello di Alex con suo Nonno, quella del passato di Nonno Alex, quella del suo migliore amico, si mescolano assieme, dipanandosi come in un libro giallo.http://it.wikipedia.org/