sabato 15 maggio 2010


L'arte di Mel Gibson

"La Passione di Mel Gibson fu l'acrobatico colpo di reni dell'antigiudaismo nell'epoca sorgente degli effetti speciali. Il sangue scorreva come oceano, annichilendo la risurrezione al rango di una scoperta secondaria di Pietro e Giovanni e ricostituendo nell'accusa di deicidio la pietra angolare del cristianesimo. Messe alle spalle migliaia di barattoli di pomodoro, il regista ora realizza il suo onesto capolavoro. La Passione porno. Della nuova impresa artistica, stanno già parlando i telegiornali di tutto il mondo, ma in realtà siamo ancora alla ricerca sul campo: le suite dei motel californiani, i materassi e naturalmente la posizione del missionario. Protagonisti, il nostro eroe spirituale e una famosa porno-attrice ignota che ha dichiarato alla stampa di avere lavorato con Mel Gibson per tredici volte. Uscendo dai rudi panni del meretricio, la sconosciuta ha detto con ammirazione che il grande regista a letto non sbaglia un colpo. Il nuovo film di Mel Gibson si chiamerà "Arma lettale". Il Tizio della Sera http://www.moked.it/


Un operaio in cima al tetto del padiglione di Israele all'Expo 2010 di Shanghai
“Innovazione per una vita migliore”, Israele all’Expo 2010

Un grazioso frutteto di alberi d’arancia offre riparo al visitatore accaldato dalla calura estiva. Una volta all’ombra dei rami carichi di frutta, gli alberi cominciano a bisbigliare. In cinese. Non si tratta di un sogno, ma del benvenuto ai turisti che si accingono a visitare il primo padiglione israeliano della storia a un’esposizione universale. Complici i sempre più intensi rapporti commerciali tra Gerusalemme e Pechino, nel 2007 Israele ha firmato la sua partecipazione all’Expo di Shanghai, che ha preso il via in questi giorni. “Better city – Better life”, città migliori per una vita migliore, il tema che propone l’edizione di quest’anno, pronta a raccontare al mondo la nuova Cina, attenta alle esigenze dell’uomo e della natura, almeno nelle dichiarazioni d’intento.Un binomio che sicuramente Israele conosce bene, ponendosi da sempre all’avanguardia nella ricerca e utilizzo di energia pulita e risorse rinnovabili, esempio assoluto di come la tecnologia, se ben impiegata, possa migliorare la vita dell’uomo nel rispetto della natura.Il padiglione “Innovation for better life”, che si estende per oltre 2000 metri quadrati, è stato realizzato dall’architetto israeliano Haim Dotan, la cui madre è nata proprio a Shangai. Due sinuose strutture, rispettivamente in pietra e vetro, si avvolgono a vicenda, come due conchiglie, o due mani che si stringono. Spiega il suo sito, haimdotan.com, che le due forme allacciate “simboleggiano una quieta conversazione tra uomo e terra, tra uomo e uomo, tra nazione e nazione” e rappresentano il “dialogo tra umanità e natura, passato e futuro, effimero ed eterno”. Per accedere al complesso, alto 24 metri, si attraversa appunto il Giardino sussurrante (Whispering garden), in cui cinquanta alberi da frutto bisbigliano in cinese e inglese, a creare il contatto diretto tra il visitatore e l’ambiente circostante. Si celebra così l’importanza della natura per lo Stato d’Israele, ma anche i grandi risultati ottenuti per quanto riguarda i sistemi d’irrigazione, vitali per un paese in cui l’acqua scarseggia.All’interno della struttura, la Sala della luce (Hall of Light), e la Sala dell’innovazione (Hall of Innovation) mostrano poi i successi israeliani in campo tecnologico. Attraverso centinaia di schermi è possibile ascoltare bambini israeliani, scienziati, medici, inventori, che raccontano le proprie idee e le proprie speranze per il futuro.Isaac Herzog, Ministro del welfare e dei Servizi sociali, rappresentante del governo israeliano all’inaugurazione dell’Expo, ha dichiarato di essere rimasto molto impressionato dal calore dell’accoglienza ricevuta e “dal grandissimo interesse verso il nostro stand che consentirà a tanta gente di scoprire che quella d’Israele è una storia di successo sotto tanti aspetti diversi”.Le stime degli organizzatori sembrano dargli ragione. Sono tre milioni e mezzo i visitatori previsti per il padiglione israeliano, fino al 31 ottobre 2010, giorno in cui calerà il sipario sull’Expo di Shanghai, in attesa di rialzarsi nella nostra Milano fra cinque anni.Rossella Tercatin http://www.moked.it/


I funerali della stilista Roberta di Camerino

Si sono svolti oggi a Venezia i funerali di Roberta di Camerino, all’anagrafe Giuliana Coen Camerino. Creatrice di moda, fondatrice di uno dei marchi italiani più famosi nel mondo. Presenti alla celebrazione in Ghetto oltre a parenti e amici anche Giorgio Orsoni, neoeletto sindaco di Venezia, Vittorio Levis, Presidente della Comunità Ebraica e altri esponenti del Consiglio.Il sindaco Orsoni ha espresso il suo dolore per la morte di un’amica e di una grande imprenditrice veneziana: “Esprimo il cordoglio personale e quello dell'intera Amministrazione perché scompare una figura importante per Venezia, figura di cui questa città sentirà la mancanza. Stilista, creativa, imprenditrice, Giuliana ha contribuito a diffondere il nome di Venezia e del Made in Italy in tutto il mondo”. La griffe, dedicata alla figlia Roberta acquistò notorietà nel dopoguerra grazie alla produzione di accessori e abiti di moda, in particolare ai tailleur con decorazioni in stile trompe-l'œil, ai foulard e alle borse, molte delle quali ideate durante il periodo della fuga in Svizzera dalla natìa Venezia a causa delle persecuzioni naziste e della promulgazione delle leggi razziste.Tornata nel capoluogo veneto nel 1945 aprì un piccolo laboratorio nell'Istituto di Rieducazione situato alle Zitelle, attivando un servizio di reinserimento per ragazze emarginate nel mondo del lavoro sartoriale. Successivamente prese residenza a Lugano, mantenendo comunque i contatti con la sua città natale e con la comunità ebraica lagunare.Molti i successi conseguiti negli anni. Nel 1956 la stilista viene premiata con l’’Oscar della Moda, il Neiman Marcus Award e nel 1963 sfila per la prima volta nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Risale invece agli anni ’70 l’accordo firmato con la Mitsubishi Corporation per la diffusione del marchio nel sud-est asiatico. All’inizio degli anni ‘80 il volume d'affari della casa di moda veneziana ammonta a dodici miliardi di lire e il Whitney Museum of America Art decide di dedicare a Roberta di Camerino una retrospettiva con i disegni delle sue creazioni. Infine da ricordare anche la pubblicazione nel 1981 di una sua autobiografia intitolata “R come Roberta”, scritta insieme al giornalista Marco Mascardi e pubblicata da Mondadori. Michael Calimani http://www.moked.it/


Alla vigilia della Parashà di Bemidbar (Numeri), è lecito anche a un demografo (e non solo ai Rabbini) esprimere un pensiero sul censimento della popolazione che avviene nel secondo anno dall'uscita dall'Egitto. La domanda primaria è se 70 persone che erano scese in Egitto (in realtà 67, perché Er e Onan erano già morti prima, e Dina era l'unica donna menzionata, ma i calcoli si riferiscono ai soli uomini) potevano divenire oltre 600 mila uomini in grado di portare armi, come specificato nel censimento. Bene, se si considera il testo che indica un periodo di 430 anni di permanenza in Egitto, questa crescita imponente sarebbe stata possibile a un ritmo di crescita annuale del 2,14 per cento, che non è poi un tasso di interesse cosí fantastico. Per raggiungere questo, i modelli demografici richiedono una combinazione fra una durata della vita di 40 anni (come in effetti avvenne nel deserto) e una fecondità media di sei figli per donna (come esplicitamente spiega Rashi nel suo commento a Esodo, 1,7). Dal successivo censimento nella Parashà di Pinhas, potremo calcolare che nel deserto (dove la popolazione ebraica si era mantenuta quasi stazionaria) con gli stessi 40 anni di durata della vita, la fecondità era stata in media di 3,4 figli. Invece, in terra d'Israele, prima dell'Egitto, i 53 figli maschi dei 12 figli di Giacobbe, ossia in media 4,4 al netto della mortalità infantile, dovevano essere i sopravviventi di 8,6 nascite. Dunque la natalità doveva essere stata massima in Terra d'Israele, intermedia in Egitto, e minima nel deserto. Forse un'indicazione di una gerarchia di valori non solamente demografica.Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme, http://www.moked.it/


Video disegnato o disegno filmato? Tre giovani italiani, in Israele...

Dimostrare quanto il disegno possa essere fonte creativa inesauribile ed in grado di concedere la massima libertà espressiva all'artista. Anche nell'uso nelle nuove tecnologie. Questo il concept alla base della mostra Drawing a Video, che indaga i rapporti tra il disegno ed il video d'artista attraverso le opere di Matteo Fato, Emanuele Kabu e Laurina Paperina.Tema già visto da queste parti? Forse, e infatti i “tre moschettieri” - guidati dal curatore Daniele Capra, scuderia Exibart - attraversano il Mediterraneo per andarlo a dipanare fino in Israele. È lo Janco Dada Museum di Haifa, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura della città, ad ospitare i video “accomunati dall'impiego degli elementi basilari del disegno stesso”, dal fatto che ogni fotogramma sia “pensato e creato - in forma tradizionale o digitale - costruendo ed intessendo linee, figure geometriche, vuoti e pieni”. http://www.exibart.com/, 13 maggio 2010


'La caccia di Salomon Klein'
Di Massimo Lomonaco casa editrice: Mursia, € 18
E se le SS naziste fossero entrate veramente in Palestina nel 1942? Cosa sarebbe accaduto lo immagina Massimo Lomonaco, giornalista dell'Ansa, nel suo romanzo 'La caccia di Salomon Klein' che si basa su fatti storici veramente accaduti per raccontare una storia piena di suspence.Nel romanzo viene riportato il documento trovato dagli storici Michael-Klaus Mallmann e Martin Cuepper che documenta l'intenzione dei nazisti di fare uno sterminio in Palestina. A quel punto, e anche questo e' un fatto vero che l'autore fa entrare nel suo romanzo, viene messo in atto il cosiddetto Piano del Nord che prevedeva che 500 mila ebrei si sarebbero uniti sotto Haifa, dove si trova il Monte Carmelo, e avrebbero cercato di resistere fino all'ultimo.In questo scenario Lomonaco costruisce il percorso dell'ebreo tedesco Salomon Klein, andato in Palestina dopo il 1933, a cui Ben Gurion affida l'incarico di scovare i sei uomini delle SS: due si nascondevano a Gerusalemme, due ad Haifa e altri due a Tel Aviv.''Nelle farmacie di Tel Aviv - racconta Lomonaco - il cianuro si vendeva in piccole capsule bianche che molti avrebbero ingoiato pur di non cadere vivi nelle mani dei nazisti. Perche' era cio' che piu' si temeva: l'arrivo della Wehrmacht e delle SS nelle loro divise nere''. Nel romanzo si scopre anche che per i nazisti era facile occultare la loro vera identita' perche' conoscevano bene l'arabo, l'ebraico e il tedesco. El Alamein 1942, le SS in missione si muovono verso la Palestina quando Rommel sta per sfondare il fronte e se sconfiggera' l'ottava Armata britannica di Montgomery, nessuno lo potra' piu' fermare.Mentre il mondo aspetta l'esito della battaglia, le sei SS, con al comando il colonnello Walter Rauff, devono compiere una missione speciale affidata loro dal Fuhrer. Al loro fianco gli arabi che hanno risposto all'appello alla Guerra Santa lanciato dal Gran Mufti' di Gerusalemme. La posta in gioco di questa operazione segreta e micidiale e' la sopravvivenza degli ebrei.E sulle tracce di questo branco di lupi di Hitler c'e' l'ebreo tedesco senza patria e futuro Salomon Klein. ''L'ultimo ricordo della sua patria perduta - dice l'autore - erano i titoli dei giornali gridati dagli strilloni sotto il treno che lo stava trascinando via''. Perche' sia stato scelto proprio lui per scovare i sei nazisti, non riesce a spiegarselo neppure Klein.Ma Ben Gurion sa che: ''nel farlo sara' un nemico implacabile di chi nega il senso del passato per costruire un presente senza giustificazioni nella storia e nei sentimenti''. Gia' autore del romanzo 'Nili', pubblicato sempre da Mursia, Lomonaco vive e lavora a Roma e con questo libro svela ancora una volta gli aspetti meno noti della storia del popolo ebraico e della nostra storia. Se con Nili, nome del gruppo clandestino ebraico che in Palestina opero' contro i turchi al fianco degli inglesi, lo scenario e' la prima guerra Mondiale, questa volta siamo di fronte a una delle piu' micidiali missioni della Seconda guerra mondiale.


Non solo PIIGS: anche Israele se la passa malissimo fiscalmente

Un esercito di "nullafacenti" tra i 35 e i 54 anni. Sopratutto gli ultraortodossi ebrei (nella foto): il 65% non lavora, perche' il governo li ricopre di sussidi.
Non si tratta solo di Stati Uniti, Europa - periferica e non - e Giappone. Anche Israele si deve preoccupare della propria situazione fiscale, anzi forse Tel Aviv e' messa persino peggio, dal momento che migliaia di persone decidono di non lavorare, perche' il sostegno del governo da' loro la possibilita' di farlo.Secondo quanto riferito al Los Angeles Times dall'economista Ben-David, circa un uomo su cinque di eta' compresa tra i 35 e i 54 anni, un gruppo che "non ha scuse" per non lavorare, non fa parte della forza lavoro. Una cifra che ha del clamoroso.Si tratta infatti di un numero il 60% piu' alto della media di qualsiasi altro Paese dell'OCSE, come si legge sulla rivista Forbes. La disoccupazione per scelta e' molto popolare in particolare in alcuni sottostrati della popolazione: quasi il 27% degli arabi e il 65% degli ultraortodossi ebrei non lavorano. Dal 1970 il tasso di disoccupazione per gli uomini ultraortodossi e' triplicato.
Per proteggere il tuo patrimonio, segui INSIDER. Se non sei abbonato, fallo subito: costa solo 0.86 euro al giorno, provalo ora!Peccato che questo sottostrato della popolazione sia quello che sta crescendo con piu' intensita'. Oggi infatti arabi e ultraortodossi rappresentano insieme poco meno del 30% dell'intera popolazione di Israele, ma riempiono circa la meta' delle scuole.Se tale trend dovesse protrarsi nel tempo, i bambini arabi e ultraortodossi potrebbero riempire il 78% delle classi israeliane. "Cio' finirebbe per far fallire le banche", ha dichiarato l'economista. "Siamo su un percorso che alla lunga non e' sostenibile".Il rapporto tra debito e PIL e' gia' al 78%, una cifra molto vicina al preoccupante 80% della Francia.Dal punto di vista demografico, i problemi sembrano molto piu' gravi di quelli degli Stati Uniti e con tutta probabilita' presto saranno piu' preoccupanti anche di quelli con cui deve fare i conti l'Europa.Come fa ad esserci un gruppo di persone in cui il 65% degli uomimi non lavora? I programmi del governo offrono sussidi agli studi religiosi e questo potrebbe spiegare molte cose. Ma attaccare gli eccessi in questo tipo di programmi sociali e' probabilmente un po' fuorviante.Il lato positivo della medaglia e' che il deficit di bilancio governativo dovrebbe essere pari a solo il 4% del PIL quest'anno e che la disoccupazione e' piu' bassa di quella degli Usa e dell'area euro.L'economia e' destinata a crescere del 4% quest'anno. Finora a tenere a galla Israele e' stata proprio un'economia competitiva, che potrebbe avere molto a che fare con il fatto che il Paese ha il piu' alto livello di intensita' di Ricerca e Sviluppo del mondo (ovvero il rapporto tra R&D e PIL).Ovviamente molte cose stanno cambiando in un'economia indubbiamente molto dinamica e alcune classi sociali potrebbero anche continuare ad accettare il fatto di dover pagare perche' altri studino religione, ma da un punto di vista economico appare abbastanza pericoloso mantenere una porzione cosi' ampia di persone "nullafacenti".Forse il problema si puo' risolvere modernizzando un'idea che alla sua nascita aveva sicuramente dei buoni propositi (aiutare le persone a studiare religione).


In Centrale si accendono con un urlo o uno sparo

Milano come Tel Aviv. In vista dell’Expo che nel 2015 trascinerà in città tra venti e ventinove milioni di persone, il Comune si allena ad affrontare il rischio terrorismo piazzando «telecamere intelligenti» sugli obiettivi sensibili. E non si concentra solo sugli allarmi bomba: tra le quattro priorità da controllare con il software che il vicesindaco Riccardo De Corato ha personalmente visionato in Israele e da un paio di mesi sta testando in sei impianti puntati su piazzale Cadorna ci sono anche risse, scippi e la caccia ai writers. Entro l’estate, non appena arriverà il via libera del Garante della privacy, le telecamere di ultima generazione diventeranno dieci, se ne aggiungeranno una in piazza Duomo, una in stazione Centrale, due alle Colonne di San Lorenzo. «Entro il 2015 il sistema potrebbe essere esteso a tutte le stazioni della metropolitana e agli obiettivi sensibili, ma faremo questa operazione gradualmente, con un’attenzione anche ai parchi». Anche perché, una volta acquistato il software non servono impianti ad hoc ma basta applicarlo a quelli già esistenti, e Milano con 1.326 telecamere già attive è tra le città più videosorvegliate d’Europa. Vigili-attori ieri mattina hanno messo in scena il test del sistema. Alla control room della polizia municipale in via Pellico i monitor restano grigi finché la telecamera non si allerta automaticamente - e proietta l’immagine sul video - per un potenziale scippo o graffito in corso d’opera. A quel punto la pattuglia di ghisa, polizia o carabinieri più vicina può entrare in azione. Il Comune ha chiesto di far accendere le telecamere in presenza di oggetti abbandonati - ad esempio una valigetta che viene lasciata senza motivo all’angolo di una strada - velocità (nessuna paura, chi fa jogging non si vedrà circondato da agenti con la pistola, ma solo se è inquadrato ad esempio un ladro in fuga), graffiti (basta avvicinarsi ad un muro con la bomboletta in mano per essere immortalato entro 25 secondi), e assembramenti di persone, che molto spesso si traducono in rissa. In futuro potrebbero essere inseriti tra gli allarmi da rilevare le voci di movimenti anomali, rimozione di oggetti, direzione sbagliata (come un’auto in contromano) e «indugiare sospetto». Una telecamera ad esempio è puntata anche sulla banca di piazzale Cadorna, e soffermarsi troppo a lungo fa già illuminare l’immagine sul video. «A Londra - riferisce De Corato - le telecamere in metropolitana scattano anche per l’abbigliamento trasandato».La spesa per il software, che verrà acquistato entro fine anno, rientrerà negli 8 milioni di euro che il Comune ha messo nel bilancio 2010 per aumentare la videosorveglianza, già prima della fine del mandato ad esempio piazzerà altre 200 nuove telecamere, le prime dieci a giugno si accenderanno in via Mar Nero, Rogoredo e Anselmo da Baggio (per 100mila euro), venti all’esterno dei campi rom regolari grazie ai fondi del governo. Tutte le immagini, ricorda il vicesindaco, «vengono condivise con polizia e carabinieri, e sia le altre forze di polizia che la magistratura ci hanno chiesto nel 2009 di acquisire 2.025 filmati, in pratica 170 al mese, per le indagine giudiziarie, e nei primi tre mesi dell’anno sono saliti già a settecento, cioè 230 al mese». Ma lo scopo è anche (o soprattutto) prevenire, De Corato sottolinea che «nel 2009 i reati in città sono calati del 18%, le rapine addirittura del 37%». 14 maggio 2010, http://www.ilgiornale.it/





Quartiere sefardita di Safed nel 1895

Obama domanda soldi per Israele

Chiederà a Congresso fondi per difesa
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, chiederà al Congresso di stanziare 205 milioni di dollari perché Israele possa rafforzare i suoi sistemi di difesa, in particolare quelli contro i missili a corto raggio. Si tratta di un sistema di difesa chiamato "Iron Dome" (cupola di ferro), grazie al quale piccoli razzi guidati da radar saranno in grado di bloccare e far esplodere i missili nemici lanciati tra i 5 e i 70 chilometri di distanza.14/5/2010, http://www.tgcom.mediaset.it/

venerdì 14 maggio 2010


Un hummus da 10 tonnellate

Libano supera Israele con un piatto da Guinness
Il Libano si è aggiudicato l'ultimo round nella sfida culinaria con Israele per il più grande hummus al mondo, la crema di ceci considerata piatto nazionale in entrambi i paesi. Lo riferisce la Bbc sul suo sito. Il Guinness dei Primati ha certificato l'hummus da 10 tonnellate cucinato da 300 cuochi nella città libanese di Fanar. Il record precedente, quattro tonnellate, era stato raggiunto a gennaio nella città arabo-israeliana di Abu Gosh, vicino a Gerusalemme. L'hummus è una crema fatta di ceci, olio d'oliva, pasta di sesamo, succo di limone e aglio.ats/ansa, 10 mag 2010


Il fiume Giordano a rischio prosciugamento

Entro l'anno prossimo larghi tratti potrebbero rimanere senz'acqua, avvertono gli scienziati
E' a rischio uno dei luoghi simbolo dei pellegrinaggi in Terra Santa. Secondo un team di scienziati ambientali israeliani, giordani e palestinesi, larghi tratti del fiume Giordano potrebbero rimanere a secco entro l'anno prossimo. Uno dei problemi del fiume e' lo scarico di rifiuti liquidi: a questo proposito, Israele e Giordania hanno siglato un'intesa volta alla realizzazione di impianti di depurazione sulle rive del fiume. Ma, avvertono gli scienziati, questo potrebbe avere effetti vani per il prosciugamento: le acque cosi' depurate, infatti, verrebbero utilizzate per l'agricoltura e non reinmesse nel fiume. 09/05/2010, http://www.guidaviaggi.it/


Amos Kamil a destra
Berlino ’47, tutte le colpe dei «Fumatori di sigari»

Berlino, 1947. Ogni mattina, alle 6.30, due uomini soli si incontrano in un negozio di tabacchi. Uno è il proprietario, l'altro un professore ebreo. Cos'hanno in comune? Un segreto che si portano nel cuore e anche alcuni frammenti della seconda guerra mondiale appena conclusa e finita con un popolo distrutto dalla storia. Comincia così Il venditore di sigari, la piéce di Amos Kamil, scrittore pluripremiato di cinema e teatro nato in Israele e cresciuto a New York, in scena nella al Teatro Litta da domani (debutto nazionale) a domenica 30 maggio (ore 21, domenica ore 17, info: 02-86454545, www.teatrolitta.it)). «Il sigaro intorpidisce i dispiaceri e riempie le ore solitarie con milioni di deliziose immagini», dicono i due uomini, interpretati da Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza, che dovranno assumersi la responsabilità della loro appartenenza. «Io non sono di religione ebraica e proprio con questo distacco ho affrontato l'allestimento de Il venditore di sigari - spiega il regista Alberto Oliva - anche perché, prima o poi, tutti noi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale, proprio come hanno dovuto fare gli ebrei». Ne Il venditore di sigari i due protagonisti si rinfacciano le reciproche colpe, recriminano i torti subiti, ritornano con la memoria alla devastazione della guerra e all'ipocrisia della ricostruzione. Ma alla fine arrivano a superare il dilemma dell'appartenenza, a scoprire chi sono veramente e quanto la storia ha condizionato la loro esistenza che, per anni, è stata sempre in bilico tra la vita e la morte. Lo fanno con parole dure, taglienti, perché, come diceva Renoir, «Il tragico nell'esistenza è che ognuno ha le sue ragioni». 10 maggio 2010, http://www.ilgiornale.it/


Meghiddo

MO: due arresti per spionaggio

Si tratta di due attivisti arabo-israeliani
(ANSA) - TEL AVIV, 10 MAG - Due attivisti arabo-israeliani sono stati arrestati dallo Shin Bet (i servizi di sicurezza interni di Israele) per spionaggio.Secondo il sito Ynet, entrambi sono accusati d'aver avuto contatti con un presunto emissario di Hezbollah, il movimento sciita radicale libanese. I due arrestati sono Omar Saied, esponente del Balad e Amir Makhoul, promotore d'una organizzazione non governativa. Il nome di Makhoul, che e' anche uno scrittore, era gia' trapelato nei giorni scorsi .


Addio allo scacchista ungherese Andor Lilienthal

Budapest, 10 mag - E' morto sabato scorso a Budapest all'età di 99 anni, lo scacchista ungherese Andor Lilienthal, decano dei Grandi maestri e protagonista di memorabili vittorie contro i più grandi campioni del XX secolo. Ad annunciarlo oggi la Hca, la Federazione scacchistica ungherese. Considerato una vera e propria leggenda della scacchiera, Lilienthal era nato a Mosca in una famiglia di ebrei ungheresi. Tornò in patria all'età di due anni ma rimase sempre molto legato alla Russia, partecipando a numerosi campionati sovietici con ottimi risultati. Per l'Ungheria prese parte a tre edizioni delle Olimpiadi, realizzando un 75% complessivo che gli diede due medaglie d'oro individuali. Nel 1950 venne proclamato grande maestro dalla FIDE, la Federazione internazionale. Era amico dell'americano Bobby Fischer, l'estroso ex campione del mondo, che quando era a Budapest non mancava di fargli visita. E' sempre stato molto attivo. Fino a pochi anni fa, guidava ancora l'auto, fumava e scriveva di scacchi per vari giornali. Con lui è venuto a mancare l'ultimo giocatore vivente ad aver partecipato ai più grandi tornei dell'anteguerra, come quelli di Mosca del 1935 e del 1936.


Il prestigiatore di Dio
Ha appena preso parola il professor Ariel Toaff e immediatamente ringrazia suo padre, rav Elio Toaff, rabbino emerito della Comunità di Roma, che pochi giorni fa ha festeggiato 95 anni con una grande festa in occasione della presentazione della Fondazione a lui dedicata. E sottolinea una continuità di pensiero: “Mio padre mi ha ispirato”, dice lo storico, “mi ha dato la possibilità di cercare un ebraismo aperto verso l’esterno che non si piangeva addosso, che portava un contributo alla scienza e non aveva paura di se stesso e del rapporto con gli altri”.Rav Toaff poco prima si era si seduto fra il pubblico, nonostante la giornata di pioggia, raccogliendo un caloroso applauso, nonché numerosi gesti di affetto che testimoniamo quanto sia amato anche al di fuori della Comunità.L’occasione è la presentazione di "Il prestigiatore di Dio. Avventure e miracoli di un alchimista ebreo nelle corti del Rinascimento" (Rizzoli editore), il nuovo libro di Ariel Toaff, storico e scrittore, docente in Israele all’università Bar Ilan. Un intervento che ha visto la partecipazione dei giornalisti Fabio Isman, del Messaggero e Martino Cervo di Libero, ieri alla libreria La Feltrinelli alla Galleria Colonna di Roma.La storia raccontata da Toaff attraversa il sedicesimo secolo, l’epoca dei ghetti, parlando degli ebrei chiamati a dare lustro ai principi, che avevano il privilegio di poter vivere senza costrizioni frequentando le case reali. Situazioni singolari, certo, ma allo stesso tempo indicative e comuni, che si contrapponevano a quelle della massa oppressa, che non avendo nulla da offrire ai principi era rinchiusa nei ghetti e privata di ogni dignità, costretta com’era a subire prediche forzate e limitazioni d’ogni sorta nei mestieri e nello stesso vestiario. Secondo Toaff l’immagine storica degli ebrei nel cinquecento non deve esser schiacciata nei ghetti ma valutata in un doppio binario, che vede da un lato gli intellettuali ebrei privilegiati dai principi e dall’altro la massa, ritenuta inutile e perseguitata.Il mondo che racconta Toaff è quindi quello di intellettuali, inventori, medici e alchimisti ebrei che danno il proprio contributo a principi e regnanti e si confrontano quotidianamente con loro. Un mondo romanzesco e affascinante, oltre che lontano dagli schemi cui siamo abituati, fatto di invenzioni,magie, alchimie e fughe rocambolesche. Protagonisti principali della nuova fatica di Toaff: Magino Gabrielli inventore e maestro setaiolo, “console “ degli ebrei levantini, incaricato dai medici di contribuire alla nascita della comunità di Livorno (città di origine della famiglia Toaff) attirandovi gli ebrei levantini per favorire lo sviluppo commerciale della città.E Abramo Colorni, mantovano, inventore, meccanico, prestigiatore di Dio, una figura a cavallo fra Leonardo da Vinci e un mago Houdini ante litteram.Chiamato nella Praga di Rodolfo Secondo,allora centro di sperimentazione scientifica e di sviluppo culturale, perché maestro di “escapologia”, in modo di favorire la fuga dalle prigioni polacche del fratello del regnante. Capace di sbalordire la corte reale con le sue invenzioni, e giochi di prestigio, è lui il prestigiatore di Dio cui l’autore si riferisce nel titolo.Per Toaff quindi la storiografia ebraica ha avuto il torto di privilegiare personaggi idonei alla visione dell’ebreo perseguitato mentre ne esistevano altri fuori dagli schemi, ma comunque ebrei fieri di essere tali, ed è di questi che ci racconta nel suo libro.Daniele Ascarelli, http://www.moked.it/



Istituto Weizmann


Attenzione allo stress: fa ingrassare

Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Weizmann di Israele sostiene che lo stress fa ingrassare.In che modo perderemmo la linea se troppo stressate vi starete chiedendo? Ebbene secondo i ricercatori israeliani le preoccupazioni, il lavoro, i ritmi frenetici portano spesso le persone a trovare consolazione nel cibo, in particolare in quello più grasso o ricco di zuccheri. In particolare, lo stress attiverebbe un gene che, influenzando il metabolismo, favorirebbe il desiderio cibi dolci o grassi e influirebbe sul rischio di patologie metaboliche.Si tratta di una sorta di interruttore che se acceso rilascia la proteina Urocortin-3 (Ucn3), che a sua volta provoca un aumento dell’ansia e contribuisce a far mettere su qualche chilo di troppo, o nel peggior dei casi a condurre all’ obesità.


Avishai Sivan


Cinema: Iran e Israele al Festival di Cannes, Loach presenta film su Iraq

11 mag. - (Adnkronos/Aki) - La censura, le misure di sicurezza e la carenza di fondi hanno fatto si' che la partecipazione dei film prodotti in Medioriente al 63esimo Festival del Cinema di Cannes (dal 12 al 23 maggio 2010) sia quest'anno inferiore rispetto alle precedenti edizioni. Solo l'Iran e Israele, infatti, danno voce alla regione. Mentre ieri il regista britannico Ken Loach e' riuscito a far rientrare nella competizione il suo film sull'Iraq.La tradizione cinematografica che distingue l'Iran tra i Paesi mediorientali e' rappresentata quest'anno alla Croisette dal celebre regista e vincitore della Palma d'Oro nel 1997 Abbas Kiarostami. Il suo 'Copia Conforme', girato in Toscana con Juliette Binoche, e' una co-produzione di Iran, Francia e Italia. Narra del rapporto tra un uomo e una donna che potrebbe accadere a chiunque e ovunque. La conferma di come Kiarostami mantenga le distanze dalla nati'a Teheran, dove dal 2003 non ambienta piu' i suoi film. Diversa la proposta di Israele, che negli ultimi anni si e' imposta ai festival cinematografici internazionali e che alla sezione parallela della Quinzaine sara' presente con il lungometraggio 'Il vagabondo'. Debutto cinematografico di Avishai Sivan, narra la vicenda del figlio unico di una coppia di ebrei ultra-ortodossi, Isacco, che afflitto da una malattia degenerativa e dai suoi dubbi spirituali trova conforto nel vagabondaggio. Si tratta dell'ultimo di una serie di film israeliani che si sono imposti sulla scena internazionale: il precedente, 'Ajami', ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film in lingua straniera.




Dmitry Medvedev


MEDVEDEV CHIEDE AD HAMAS LIBERAZIONE SOLDATO ISRAELIANO SHALIT

(ASCA-AFP) - Ankara, 11 mag - Il presidente russo Dmitry Medvedev ha incontrato oggi a Damasco il leader di Hamas, Khaled Meshaal, al quale ha chiesto l'immediato rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit. Lo ha reso noto la portavoce di Medvedev, Natalya Timakova, parlando ad Ankara, dove il presidente russo si e' recato al termine della visita in Siria e dei colloqui tenuti anche con il presidente Bashar al-Assad.Shalit e' da quattro anni nelle mani dei palestinesi dopo il rapimento avvenuto nel giugno del 2006 da parte di alcuni guerriglieri che avevano condotto un attacco contro un avamposto militare in territorio israeliano.


Dalle alghe un aiuto per i problemi di cuore

Una ricerca della Ben-Gurion University di Negev, diretta dal professor Zvi HaCohen
Le alghe del ceppo IKG-1 (un alga mutante d'acqua dolce) possono aiutare cuore ed arterie, contrastando problemi come pressione alta e colesterolo. Questa la tesi di una ricerca della Ben-Gurion University di Negev (Israele), diretta dal professor Zvi HaCohen. Il team di HaCoen spiega come le alghe IKG-1 abbiano il pregio di produrre grandi quantità di DGLA (acido diomogammalinolenico): fino al 15% del loro peso. Il DGLA ha proprietà antinfiammatorie, facendo parte degli acidi grassi essenziali noti come omega-6 o PUFA. Però, fanno notare i ricercatori, in natura il DGLA appare solo come prodotto intermedio nella biosintesi di altri composti e non in concentrazioni adeguati. Allora, concludono gli scienziati, bisogna intensificare gli studi sulle poche fonti accettabili (come l'alga in questione), in quanto possono essere usate come mezzi naturali per prevenire le malattie cardiovascolari.
Fonte: "Ben-Gurion U researchers isolate microalgal strain that could reduce cholesterol", American Associates, Ben-Gurion University of the Negev


kibbutz in Galilea

Kosher fund per ultra-ortodossi

In tempi di scarsa liquidità la finanza islamica fa scuola anche in Israele. Alcune società di investimento, alla ricerca di nuovi clienti, sono pronte a mutuare l'idea degli islamic bond per lanciare nuovi prodotti destinati agli ebrei ultra-ortodossi. «Per molto tempo questo segmento è stato sottostimato – ha dichiarato alla stampa locale Meir Mazoz Ceo di Excellence Nessuah Mutual Funds – le famiglie ortodosse avevano fino ad ora investito in dollari, ma dopo la crisi è cresciuta l'esigenza di canali alternativi». Per questo Excellence Nessuah ha deciso di ampliare l'offerta di “kosher fund” una nicchia piccola ma molto promettente. «Negli ultimi sei mesi – ha continuato Mazoz – abbiamo registrato un numero sempre crescente di richieste». Ad attrarre è il track record dei fondi kosher: i primi prodotti, lanciati due anni fa hanno resistito bene alla crisi e da inizio anno hanno offerto un rendimento medio del 4 per cento. 08 Maggio 2010bbhttp://www.ilsole24ore.com/


L'AP celebra i terroristi che uccidono gli israeliani

2010-05-09 di Daniel Pipes http://it.danielpipes.org/blog/2010/05/ap-celebra-terroristi-che-uccidono-gli-israeliani.Pezzo in lingua originale inglese: The Palestinian Authority Celebrates Terrorists Who Killed Israelis
Se il governo americano ripone in Mahmoud Abbas e nell'Autorità palestinese (Ap) una fiducia che rasenta il mistero, alcuni di noi li considerano semplicemente dei "bravi terroristi" (bravi perché sono disposti a sedersi al tavolo negoziale con Israele) al contrario dei "cattivi terroristi" di Hamas (cattivi perché non sono disposti a negoziare).E poi arriva Palestinian Media Watch (Pmw) a dimostrare che abbiamo ragione, pubblicando oggi un sorprendente compendio di tributi resi dall'Ap a una lunga lista di assassini. Il rapporto dal titolo "Dai terroristi ai modelli di comportamento: l'istituzionalizzazione dell'incitamento da parte dell'Ap" spiega nel suo sommario che "la politica dell'Ap di intitolare le scuole, i campi estivi, gli eventi sportivi, le strade e le cerimonie alla memoria di terroristi mina sostanzialmente la possibilità di percorrere la strada della pace". Scritto da Itamar Marcus, Nan Jacques Zilberdik, Barbara Crook e dallo staff di Pmw, il documento afferma con accurati dettagli l'esaltazione di alcuni degli individui più cattivi degli ultimi anni.Prendiamo l'esempio di Dalal Mughrabi, la diciannovenne che nel marzo 1978 fu responsabile del "Massacro della strada costiera" in cui rimasero uccisi 37 civili nel dirottamento di un autobus che ha fatto più vittime israeliane di ogni altro attacco terroristico palestinese. Il suo abominevole nome è stato immortalato intitolando alla sua memoriaDue scuole elementari, una scuola materna, un centro informatico, dei campi scuola, dei tornei di calcio, un centro sociale, una squadra sportiva, una piazza pubblica, una strada, un corso elettorale, un corso d'istruzione per adulti, un circolo universitario, un corpo di ballo, un'unità militare, un dormitorio in un centro giovanile, delle serie TV, una squadra di un quiz televisivo e una cerimonia di laurea.Il rapporto redatto da Palestinian Media Watch include 100 esempi di casi intitolati alla memoria di 46 terroristi, 26 dei quali sono stati segnalati nei media palestinesi solamente nei primi quattro mesi del 2010. Il resoconto rende vivido l'impatto di questi tributi resi intitolando qualcosa alla memoria di terroristi, immaginando un bambino palestinese chePuò andare a scuola lungo la strada intitolata alla memoria del terrorista Abu Jihad, che ha pianificato il dirottamento di un autobus in cui hanno perso la vita 37 persone; può trascorrere la giornata a studiare in una scuola intitolata ad Ahmad Yassin, il fondatore di Hamas; nel pomeriggio può giocare a calcio in un torneo intitolato alla memoria del terrorista suicida Abdel Baset Odeh, che ha ucciso 31 persone e può finire la sua giornata in un centro giovanile intitolato al terrorista Abu Iyad, responsabile dell'uccisione degli 11 atleti della nazionale olimpica israeliana a Monaco.Né la glorificazione della violenza da parte dell'Ap è limitata agli assassini palestinesi: "Il ribelle iracheno Ali Al-Naamani ha commesso il suo primo attacco suicida in Iraq, uccidendo 4 soldati americani. I palestinesi gli hanno intitolato una piazza nel centro di Jenin. Allo stesso modo, una scuola palestinese e una strada sono intitolate alla memoria di Saddam Hussein.Se viene messa a confronto col criticismo per esaltare i terroristi, la leadership dell'Ap non mostra alcun pentimento sincero. "Naturalmente vogliamo intitolarle in sua memoria una piazza", dice Abbas riferendosi alla Mughrabi. http://www.icn-news.com/


ristorante a Ramallah

I palestinesi si confermano favorevoli a negoziati con Israele

Un sondaggio evidenzia che la maggioranza vuole la ripresa delle trattative, si oppone al lancio dei razzi Qassam da Gaza contro Israele e allo scoppio di una terza intifada, si fida più di Fatah che di Hamas e n caso di elezioni voterebbe per il candidato di Fatah.
Gerusalemme (AsiaNews 07/05/2010) – La maggioranza dei palestinesi (il 60,8%) è a vari livelli a favore della ripresa di negoziati indiretti con Israele, si oppone al lancio dei razzi Qassam da Gaza contro Israele e allo scoppio di una terza intifada (72,2%), si fida più di Fatah (53,0%) che di Hamas (15,0%) e n caso di elezioni voterebbe per il candidato di Fatah.Sono i dati più significativi che emergono dal più recente sondaggio compiuto dal Palestinian Center for Public Opinion (PCPO), un ente indipendente che dal 1994 studia l'opinione pubblica palestinese, diretto da Nabil Kukali, cristiano, che è anche professore alla Hebron University, in Cisgiordania.I palestinesi confermano, dunque, di essere a favore dei negoziati con Israele e sono decisamente convinti di sostenere trattative che fossero favorite da un congelamento anche temporaneo degli insediamenti. Il 15,4% è “fortemente” e il 45,4% “abbastanza” d’accordo, contro il 9,0% che èè del tutto contrario e 20,5% che “piuttosto contrario”. Più in generale, il 15,1% dice di “sostenere con forza” l’idea dei negoziati, il 42,9 di essere “abbastanza favorevole”, contro il 20,8% che “piuttosto contrario”, il 13,3 che “decisamente contrario” e un 9,7 che “non sa”. La maggioranza dei favorevoli appare comunque minore del 73,6% che lo stesso Centro registrò in un sondaggio del febbraio del’anno passato.Decisamente contraria appare invece l’opinione pubblica palestinese allo scoppio di una terza intifada: il 72,2% si oppone e solo il 22,8% è a favore. Negativa anche la risposta alla domanda se riprendere I lanci dei razzi Qassam da Gaza. Il 30,6% è “fortemente contrario” e il 31,6 è “piuttosto contrario”, mentre l’11,1 è “decisamente” e il 18,0 “abbastanza” a favore dei lanci.L’atteggiamenti verso i negoziati appare riflettersi anche nella fiducia verso gli esponenti politici e le intenzioni di voto. Così, il 53,0% dice di aver fiducia negli uomini di Fatah, mentre il 15% dà credito a Hamas. Significativo un 26,3% che dice di non fidarsi di nessuno dei due gruppi. Un altro 5,7% è “indeciso”.Il 49,7% dei palestinesi è comunque “soddisfatto” di come Mahmoud Abbas sta guidando l’Autorità palestinese, mentre il 32,5% non lo è e un 17,8% rifiuta di rispondere. L’atteggiamento appare confermato anche nell’ipotesi di elezioni presidenziali. Il 32,9% confermerebbe Abbas, seguito da Marwan Barghouthi, il leader di Fatah in progione in Israele. Solo terzo, nelle intenzioni di voto, il leader politico di Hamas, Ismael Haniyyeh (12.4 %). Lo seguono Mohammad Dahlan (4.1 %), Mustapha Barghouthi (2.6 %), Tayseer Khaled (1.2 %), Mahmoud Zahhar (1.0 %) e altri.


Peres a Mitchell: La priorità per Israele è la sicurezza

7 mag. (Apcom) - Il presidente israeliano Shimon Peres ha incontrato oggi l'inviato Usa per il Medio Oriente, George Mitchell, al quale ha ribadito che Israele è favorevole a un accordo che preveda la nascita di uno Stato palestinese indipendente al fianco dello Stato ebraico, aggiungendo che la questione della sicurezza di Israele dovrà comunque essere al centro dei colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Mitchell è arrivato nella regione all'inizio della settimana per lanciare i colloqui indiretti tra le due parti, primo passo per la ripresa del negoziato di pace, sospeso ormai da un anno e mezzo. Nel corso dell'incontro di oggi, Peres ha detto che la sicurezza è la questione più importante, alla luce dell'escalation di attacchi con razzi Qassam dalla Striscia di Gaza, seguita al ritiro israeliano dal territorio palestinese nell'estate del 2005. Dopo l'incontro con Peres, Mitchell ha incontrato il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, e sempre oggi vedrà il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah, in Cisgiordania.



Il divieto di macellazione rituale (Shechità Kosher E Halal) e la libertà religiosa delle minoranze
É stato pubblicato il volume nr. 88 della Collana Quaderni del Dipartimento di Scienze Giuridiche - ed. Università degli Studi di Trento: "Il divieto di macellazione rituale (Shechità Kosher E Halal) e la libertà religiosa delle minoranze", di Pablo Lerner e Alfredo Mordechai Rabello, con una presentazione di Roberto Toniatti.


Carissima Chicca, siamo appena tornati da Israele ed ecco che troviamo queste belle notizie (vedi in corsivo) nella nostra antica e stimata Universita' di Siena .Credo proprio che tutto cio' debba essere messo sul tuo blog per farlo circolare il piu' possibile.Infatti certi 'rispettabili professori' dovrebbero essere resi noti per la loro scorrettezza ed ambiguta'politica.Pensa che il Prof. Usberti della mia Facolta' ha usufruito,come me,dello scambio di ricerca con l'Unviersita' di Gerusalemme, dove mi confesso' di essersi trovato benissimo e di aver trovato colleghi israeliani cordiali ed altamente qualificati scientificamente. Peccato che da quando e' tornato non fa altro che organizzare eventi anti Israele! Antonella Castelnuovo

Segnaliamo ai soci e agli amici l'iniziativa che si terrà a Siena nella facoltà di lettere occupata con l'invito a partecipare e a far sentire le nostre ragioni.Il boicottaggio accademico: una pratica lecita?* *Palestina oggi. Resistenze non violente all'occupazione e libertà negli scambi culturali.**11-16 maggio 2010, incontri con**Omar Barghouti (PACBI)**a Roma, Firenze, Siena, Milano, Torino, Bologna, Ravenna e Rimini**Tour organizzato dalla Campagna di accademici italiani per il Diritto allo Studio e la Libertà Accademica in Palestina:http://dirittostudiopalestina.wordpress.com/.Dall’11 al 16 maggio sarà in Italia Omar Barghouti, uno dei fondatori della Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (PACBI), iniziativa della società civile palestinese lanciata nel 2005 come risposta non violenta all'occupazione e alla privazione dei diritti.Nell’ambito della tournée sarà presentato il libro "Pianificare l’oppressione h 16.30-18:30 presso Facoltà di Lettere occupata a Siena, Via Roma 47.Introduce il Prof. Gabriele Usberti (Univ. Siena), intervengono Martina Pignatti Morano (Univ. Pisa e Un ponte per...) e Carlo Tagliacozzo, curatore del libro "Pianificare l’oppressione"Con la collaborazione di: Un ponte per..., Lettere occupata

giovedì 13 maggio 2010



Chuck Schumer

Obama invita Elie Wiesel a pranzo alla Casa Bianca, Hillary Clinton rivendica al presidente democratico Harry Truman il merito di aver riconosciuto Israele appena 11 minuti dopo la nascita, Robert Gates definisce unica la partnership strategica con Gerusalemme, Jim Jones fa pubblico mea culpa per una barzelletta sconveniente, David Axelrod fa incetta di inviti a serate di gala delle maggiori organizzazioni ebraiche americane e Rahm Emanuel va in tv ad assicurare che Washington non vorrà mai imporre nulla a Israele in Medio Oriente. Dopo i giorni della crisi ora siamo passati alla stagione del corteggiamento nell'approccio dell'amministrazione Obama a Israele. Il motivo? Basta ascoltare Chuck Schumer, senatore democratico di New York e alleato di ferro di Obama al Congresso su Sanità pubblica e riforma finanziaria, quando ricorda: "Da Oslo in poi ogni volta che Israele ha siglato accordi di pace con i palestinesi lo ha fatto perché si sentiva garantita dall'alleanza di ferro con l'America, se l'alleanza viene meno Israele non si sentirà sicura quanto serve per l'accordo sullo status definitivo dei confini".MurizioMolinari,giornalista http://www.moked.it/


Abu Mazen: Hamas sta ammassando armi in Cisgiordania

Forze di sicurezza "trovano regolarmente arsenali" Roma, 6 mag. (Apcom) - Il presidente palestinese Abu Mazen ha accusato oggi i rivali di Hamas di introdurre armi in Cisgiordania, il territorio sotto il suo controllo. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. "(Hamas) sta punendo chi lancia i razzi dalla Striscia di Gaza (contro Israele), ma allo stesso tempo sta ammassando armi in Cisgiordania", ha detto Abu Mazen in una intervista al quotidiano arabo pubblicato a Londra, A-Sharq al Awsat. Le forze di sicurezza palestinesi trovano regolarmente questi arsenali, ha detto ancora il presidente palestinese, aggiungendo che il popolo palestinese non è interessato alla resistenza armata, nonostante le esortazioni dello scorso mese da parte di Siria e Libia a riprendere la violenza e tagliare i contatti con Israele. "Noi sosteniamo la resistenza nazionale e invitiamo al boicottaggio dei prodotti provenienti dagli insediamenti, ma ciò non significa che noi incitiamo (alla violenza) contro Israele". La Cisgiordania è controllata dall'Autorità Palestinese, mentre la Striscia di Gaza è governata da Hamas, che nel giugno 2007 ha preso il potere con un golpe ai danni dell'Anp.


Tel Aviv

La nuova arma contro Israele si chiama M-600

Tel Aviv, 6 mag.La stampa israeliana ha oggi diffuso la notizia che la nuova minaccia da parte degli Hezbollah libanesi nei confronti di Israele si chiama M-600. Sono moderni missili con una gittata di 300 chilometri, di fabbricazione siriana, forse sulla base di tecnologia iraniana. Rispetto ai missili Scud-C - di cui nelle settimane scorse era stata riferita in Israele e su alcuni mezzi di stampa arabi una fornitura da parte della Siria a favore della milizia di Hassan Nasrallah - gli esperti israeliani affermano che quella degli M-600 è una minaccia molto superiore. Il quotidiano Israel ha-Yom precisa che dalla Siria gli Hezbollah hanno già ricevuto centinaia di missili M-600. Si tratta di missili che possono montare una testata di mezza tonnellata di esplosivo. "Gli Scud-C - ha detto alla Knesset (parlamento) un responsabile dell' intelligence - sono solo la punta di un iceberg nelle forniture siriane agli Hezbollah". In teoria almeno, potrebbero essere utilizzati anche per attacchi non convenzionali. Il motivo principale di preoccupazione per i vertici militari israeliani, aggiunge Haaretz, è la loro precisione che è ritenuta molto superiore a quella degli Scud-C. In un attacco a sorpresa, dunque, i filo-iraniani Hezbollah potrebbero colpire dal territorio libanese anche la sede del ministero della difesa a Tel Aviv. Questi missili possono essere sparati in rapida successione. Avvalendosi di combustile solido, i preparativi di lancio sono relativamente ridotti: cosa che rende più problematica la loro distruzione a terra da parte della aviazione israeliana. Secondo gli esperti, anche se Israele dispone di un sistema efficiente di missili anti-missile, nel caso di un attacco massiccio non ci sarebbe la certezza di una "difesa ermetica" nelle retrovie israeliane.


La grande nuvola

II colloqui indiretti tra Israele e Palestina sono già una noia. Se ne presagisce l'amara inutilità. L'ossequio al loro svolgimento è legato al fatto di soddisfare il gusto etico-estetico di Obama, la sua idea tenue, quasi fanciullesca, di una democrazia planetaria poggiata sul carattere tenace degli uomini di buona volontà. E' questa la politica estera della più grande potenza mondiale. Noia nella noia, la stampa rovescia su Israele le solite accuse precostituite. La struttura ricorda quella dei tormentoni del varietà, che sono in pratica i ritornelli comici di uno spettacolo, quelli che danno il segnale quasi meccanico della risata: il pubblico ride e vuol dire che, come un buon motore, il tormentone funziona. Qui il tormentone sono i titoli dei giornali. Le parole proclamano didascalicamente che gli ebrei hanno torto; allora il pubblico dello spettacolo crede di avere delle idee, e dice compiaciuto: Israele ha torto, e porca miseria, io penso. Perché i giornali vellicano la vanità umana, inseguendola nei suoi atroci scantinati. Prendiamo il caso del quartiere di Gerusalemme est di cui parlano tutti i media perché Israele vuole costruirvi e perché alla stampa serve sempre un buon tormentone su Israele. Nessuno, come abbiamo detto in altre occasioni, conosce l'antica storia ebraica del quartiere, ma tutti sono pronti a riconoscere la lesione procurata al diritto palestinese. Attraverso il fantastico tormentone del quartiere est tutti possono capire con facilità che Israele ha torto. Negli uffici, molti giocano al ministro degli esteri e spiegano il M.O. ai colleghi. Ci sono aziende in cui all'ora di pranzo l'80 per cento degli impiegati aprono il pacchetto con il panino al tonno e maionese, e il 50 per cento di loro sono ministri degli esteri con delega su Israele e il tonno e capperi. Poi il tormentone svanirà, qualcuno farà notare che l'argomentazione del quartiere est di Gerusalemme era inconsistente. Poco importa, i media faranno spalluccia. Diranno: è inutile riparlarne. C'è invece un più grande tormento. L'immensa nuvola nera che non se ne va dai cieli della Storia. L'antisemitismo. Il Tizio della Sera http://www.moked.it/


Ripensare il Risorgimento

Ieri allo scoglio di Quarto il Presidente della Repubblica Napolitano ha aperto i festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia. Tra i Mille di Garibaldi c'erano, come è noto, alcuni ebrei, in misura decisamente superiore alla loro proporzione numerica in Italia. Ma quando i Garibaldini arrivarono a Napoli la sede locale (unica in Italia) del Banco Rothschild, intorno alla quale era rinata una piccola comunità ebraica, chiuse i battenti per sempre per non avere a che fare con dei sovversivi. La partecipazione ebraica al Risorgimento è stata ampia e convinta, ma probabilmente non da tutti condivisa con lo stesso entusiasmo. C'è stato poi un eccesso di retorica che è costato caro ai tempi del fascismo con la spaccatura tra i diversi modi di sentirsi italiani ed ebrei. Oggi immagino che la stragrande maggioranza degli ebrei italiani consideri utile e opportuna la celebrazione dell'unità d'Italia, come una festa che li riguarda direttamente. Per questo sarebbe importante portare alle celebrazioni il contributo di un serio dibattito storico sui modi di partecipazione ebraica al processo unitario, con tutti i tormenti identitari che ha determinato. Secondo i nostri mistici nel corpo di ognuno di noi abitano più anime: sono cinque, per la Kabalà classica, molte di più secondo Moshè Chaym Luzzatto. Almeno una di queste, probabilmente, parla italiano. Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma http://www.moked.it/



Villaggio arabo vicino a Tel Aviv 1911
Una postilla ai margini dei festeggiamenti in occasione del 95° compleanno di Rav Elio Toaff. Nel 1947, 63 anni fa, un anno prima dell'indipendenza dello Stato d'Israele, si tenne a Gerusalemme un simposio sul futuro dell'educazione ebraica. Negli atti del convegno, pubblicati in ebraico dall'Università di Gerusalemme nel 1948, per il grande Educatore che è stato Elio Toaff, è ben viva – allora come oggi – la necessità di trasmettere il concetto fondante di Clal Israel – la comunione di tutto il popolo d'Israele: "In Italia non c'è stato un fenomeno di negazione organizzata [dell'ebraismo] com'è avvenuto in altri paesi seguendo l'assimilazione. C'è un'enorme ignoranza; ma anche se singoli o in molti si allontanano dalla Torà nella loro vita privata, tutti continuano a riconoscere la Torà come la legge vigente e unica della Comunità ebraica. Perciò non è emerso in Italia nessun movimento di riforma religiosa; né si è radicata in Italia nessuna linea separatista dal collettivo ebraico come l'Aguda. Anche i partiti politici all'interno del movimento sionista non hanno trovato terreno fertile; e il sionismo si è mantenuto unito, fortemente legato al movimento di ritorno alla Torà di Israele seguendo il richiamo dei rabbini e degli studiosi. Tutto ciò crea tre vantaggi all'organizzazione dell'educazione [ebraica]: (1) È bene educare il fanciullo in un quadro unificato, che include i due ideali dell'amore di Sion e dell'osservanza delle mitzvòt; (2) L'organizzazione della Comunita è unitaria – le comunità sono rimaste in mano ai rabbini per tutto quanto riguarda l'Halachà e l'educazione. In ogni comunità esiste solamente una scuola sotto la supervisione della Comunità, e il rabbino è l'autorità in materia educativa; (3) Il contesto di tutte le istituzioni – le scuole, le organizzazioni culturali, i campeggi giovanili, ecc. – è rimasto assolutamente cascèr, nonostante vi sia solo una minoranza di persone osservanti. Ciò facilita coloro che ritornano all'ebraismo nel trovare la loro strada direttamente in un ebraismo integrale. Un ebraismo integrale – senza inutili attributi come "religioso" o "nazionale" – questo è lo slogan dell'ebraismo italiano."
Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme, http://www.moked.it/


Il talento comico di Sarah, che si è allenata a insultare tutti fin da piccola

Una sola cosa non farà mai, lo ha giurato: battute sulle donne grasse. Per il resto ha ampiamente superato i limiti del dicibile. Ne sanno qualcosa le magre signorine Paris Hilton e Britney Spears, i neri, gli asiatici, gli ebrei, i cattolici. Sarah Silverman ha scherzato pesantemente sull'aborto, sull'11 settembre, sull'Olocausto, su chi ha ucciso Gesù, sul suo collo da cigno ('misura 15 centimetri, a riposo") e sul piccolo pene del fidanzato in carica. Non si perde mai una scorribanda tra le funzioni corporali e quando prega Dio è perché le dia il dono della scorreggia. In uno sketch ha accusato Joe Franklin, storico intervistatore della tv americana, di averla stuprata da piccola (sbeffeggiando già che c'era i gruppi di supporto dediti a scovare brandelli di dolorose memorie infantili). E' riuscita a farsi licenziare dopo un anno dal "Saturday Night Live" perché colpiva troppo spesso sotto la cintura. L'ultimo scontro (a distanza) lo ha avuto con Sarah Palm, che voleva bandire il termine "retarded". Invitata a una conferenza sul tema "idee che cambieranno il mondo", Sarah Silverman ha pronunciato la parola una decina di volte, sempre con intenzione, beccandosi una reprimenda via Twitter da parte dell'organizzatore Chris Anderson, Tweet di risposta, liberamente tradotto: "Sei un foruncolo di mediocrità sul culo di Bill Gates".Per tirar fuori un insulto così bisogna allenarsi fin da piccoli. Sarah Silverman lo ha fatto e lo racconta nella sua autobiografia "The Bedwetter" (esce da HarperCollins). Gli altri bambini imparano le parolacce quando i genitori si pestano il dito con il martello o inciampano nei giocattoli lasciati in giro. Sarah Silverman deve a suo padre un vero e proprio corso in materia, come se fosse una seconda lingua imparata in tenera età senza fatica. Nessuno si scandalizzava, conferma Susan, la sorella di Sarah che oggi fa il rabbino in Israele. Stava al gioco perfino la nonna, assalita dal turpiloquio appena portava in tavola i biscotti caldi di forno. "Storie di coraggio, riscatto e pipì" ribadisce il sottotitolo, nel caso il titolo - "La piscialletto" - non fosse abbastanza chiaro. Con sincerità anche più spietata del necessario, Sarah Silverman racconta tutto sui letti bagnati e i pannolini nascosti dalla madre nel fondo della valigia quand'era in partenza per il campeggio estivo. A 14 anni capì che gli altri ragazzini non avevano lo stesso problema e cadde in depressione. Fu immediatamente mandata dallo psichiatra, che le prescrisse Xanax a volontà: "Prendilo ogni volta che ti senti triste". Al secondo appuntamento, mentre era in sala d'attesa, scoprì dalle urla disperate di un altro medico che il suo psichiatra si era impiccato. "Bisognerebbe trovare un modo più acconcio per comunicare la notizia ai pazienti", è il commento con il senno di poi. Altra constatazione, anche questa da Sarah Silverman adulta e incallita: "Almeno quando hai il cancro la gente si riunisce al tuo capezzale. Dal mio letto tutti fuggivano". Non è il caso di far paragoni con i nostri comici, tanto ficcanaso nelle vite altrui quanto sono gelosi della propria. Ma viene il sospetto che il dinamitardo talento comico di Sarah Silverman - sempre accompagnato da un candore che la rende irresistibile - abbia qualcosa a che fare con le infantili traversie. Lei stessa non le considera soltanto una sciagura: "Sono state un dono. Dopotutto ho scelto un mestiere in cui devi sempre comportarti come se non avessi niente da perdere". Nelle ultime pagine del libro, immagina la propria morte a 93 anni. Ora ne ha 40, e sappiamo con certezza che nessuno riuscirà a zittirla.Il Foglio - 5 maggio 2010


Elena, una secchiona dal pensiero libero

Una vera figlia dell'Upper West Side ebreo e progressista
La foto, scattata 33 anni fa, ritrae un gruppo di allieve di uno dei più selettivi licei pubblici newyorkesi alla vigilia del diploma. La ragazza al centro indossa una toga nera. Sorriso solare, un martelletto da giudice tra le mani. Pronta a ricorrere all'uno e all'altro.Questa è Elena Kagan, una vera figlia dell'Upper West Side di Manhattan, il quartiere a ovest di Central Park tradizionalmente più intellettuale, più ebraico e più competitivo di New York. Lì e così è cresciuta. Suo padre era un avvocato, sua madre un'insegnante. A lei non bastava seguire le orme di uno dei due genitori. Ha seguito quelle di entrambi ed è stata avvocato e insegnante. Ora si appresta a indossare la toga più pesante d'America, quella di giudice della Corte Suprema.Sin da piccola, come è costume nelle famiglie dell'Upper West Side, Elena è stata educata a pensare con la propria testa e a credere in se stessa. A 13 anni, in occasione del suo bar mìzvah, la cerimonia della religione ebraica in cui le ragazze celebrano il raggiungimento della maturità, non esitò a mettere in discussione il programma studiato dal rabbino, chiedendo e ottenendo dei cambiamenti.Negli armi 70, mentre i suoi coetanei passavano il sabato sera nelle discoteche, lei lo trascorreva nelle sale del Metropolitan Museum. Negli anni 80, con il paese inebriato dall'edonismo reaganiano, lei si laureava alla Princeton University con una tesi intitolata: "Fino al conflitto finale: il socialismo a New York tra 1900 e il 1933".Durante la procedura di ratifica della sua nomina al Senato, quella tesi di laurea probabilmente susciterà l'ansia di non pochi repubblicani (e non solo). Così come la sua decisione di cercare, e ottenere, il praticantato nell'ufficio di Thurgood Marshall, uno dei più progressisti giudici che la Corte Suprema abbia mai avuto. Il suo "eroe legale".Lo stesso vale per il suo impegnò a favore dei diritti dei gay, una causa apertamente sposata da preside della facoltà di Legge di Harvard quando inviò un'email all'intero corpo studentesco in cui disse di «aborrire» la discriminazione contro i gay nelle forze armate. Per un conservatore inflessibile, quasi tutto il curriculum di Elena Kagan odora di bruciato. Persino sul piano personale: dalla sua origine familiare (tra l'altro entrambi i fratelli, Mare e Irving, insegnano oggi in due scuole progressiste di New York), al suo stato civile (è nubile e non ha mal dato segni di valersi sposare).Ma sarebbe un errore affibbiarle un'etichetta ideologica. Kagan è come Obama, una persona il cui cuore ha tradizionalmente battuto a sinistra, ma le cui doti intellettuali permettono di dialogare con tutti senza posizioni aprioristiche. Ad Harvard, ha aperto le porte della Facoltà a «grandi menti legali» sia di destra che di sinistra.Chi la conosce la descrive come una persona molto brava nel costruire consenso. Ma che non la si prenda per un'irresoluta. Marshall Thugwood, che era alto quasi 2 metri, l'aveva battezzata "Shorty" - piccoletta. Ma la sua altezza non l'ha mai indotta a star lontana dalle partite di pallacanestro tra praticanti. Le schiacciate le erano precluse. Ma come guardia, Shorty era un osso duro per chiunque. Adesso potrebbe diventarlo per Antonin Scalia, il più intellettualmente tonico tra i giudici con il cuore che batte a destra.Il Sole 24 ore - 11 maggio 2010

Foto gruppo del viaggio aprile 2010 davanti alla sede del Keren Hayesod di Gerusalemme



Kinnereth

Secondo Maariv possibile un accordo Israele Siria

Tel Aviv, 7 mag - Il quotidiano israeliano Maariv sostiene oggi che i vertici militari israeliani, e in primo luogo il servizio di intelligence, stanno facendo opera di persuasione sui dirigenti politici affinché puntino con determinazione a un accordo di pace con la Siria. Riferendo in termini generali il contenuto di un intervento tenuto nei giorni scorsi alla Knesset (il parlamento israeliano) da un responsabile dell'intelligence, il giornale precisa che nelle valutazioni israeliane l' 'asse radicale' composto da Iran-Siria-Hezbollah-Hamas sembra avere gradualmente il sopravvento fra i vicini di Israele, mentre il contrapposto 'asse moderato' composto da Egitto-Giordania-Anp-Arabia Saudita appare ora sulla difensiva. Ad aggravare la situazione agli occhi di Israele vi è il graduale avvicinamento della Turchia all' 'asse radicale'. Per invertire questa tendenza è di importanza prioritaria - scrive Maariv, basandosi su valutazioni attribuite all' intelligence - puntare a un accordo con la Siria che potrebbe invertire quella tendenza regionale. Ma in assenza di un accordo con Damasco, avverte adesso l'intelligence, crescerebbe notevolmente il rischio di un nuovo conflitto. Un accordo di 'pace fredda' fra Siria ed Israele, basato su un ritiro dalle alture del Golan e accompagnato da generosi aiuti economici statunitensi al regime di Bashar Assad è possibile, stima il giornale. Ma per il momento fra i dirigenti politici israeliani, sempre secondo Maariv, non è stata presa una decisione strategica.