venerdì 12 aprile 2013

«Mio figlio si è messo una camicetta rossa per via dei fuochi»
Di Susie Lubell,http://www.israele.net/
Lunedì scorso mio figlio è andato a scuola con una camicetta rossa. Sapeva che era il Giorno della Memoria della Shoà, ma non aveva voglia di indossare la camicia bianca, come fa la maggior parte dei ragazzini israeliani in questo giorno di cordoglio nazionale. Immagino che la coscienza collettiva ebraica che circonda la Shoà non faccia ancora parte della sua identità. È in seconda elementare e siamo in Israele solo da un anno e mezzo, e benché sappia che questo è un giorno triste e che molto tempo fa morirono tanti ebrei, non siamo ancora entrati nei dettagli. Sicché non è ancora parte di lui nel modo in cui so che, prima o poi, lo sarà.Mi ha detto che metteva una camicia rossa per via dei fuochi. Non ho insistito nel chiedergli maggiori spiegazioni, un po’ perché eravamo in ritardo per scuola e un po’ perché non sono pronta a sapere cosa sa esattamente. I fuochi dei negozi ebraici in fiamme? Delle sinagoghe incendiate? O il fuoco dei forni crematori?L’apprendimento della Shoà fa parte del curriculum della scuola pubblica israeliana, anche se non so esattamente che cosa ciò comporti. So che alla scuola materna fanno la conoscenza di Janusz Korczak, il pediatra ebreo polacco, rinomato autore di libri per l’infanzia, che gestiva un orfanotrofio a Varsavia. Gli fu offerta la libertà quando i suoi orfani vennero rastrellati per essere caricati sul treno per Treblinka, ma lui scelse di restare con loro e confortarli nel loro viaggio. Qui è dove finisce il racconto, per i bambini della scuola materna. Non vengono a sapere di come fu che quei 192 bambini, alcuni di non più di tre anni, salirono sul treno nel 1942, aggrappati ai loro orsacchiotti, e nessuno li vide mai più. Prima o poi lo verranno a sapere.E verranno a sapere che non è successo poi così tanto tempo fa: è successo quando la nonna era una ragazzina. E verranno a sapere che il padre di lei fu abbastanza fortunato da lasciare la Polonia per l’America prima che scoppiasse la guerra. Verranno a sapere che il resto della famiglia della loro nonna non fu altrettanto fortunato, e se la mamma della nonna riuscì a lasciare in tempo la Germania, lei e suo fratello furono gli unici a farcela.Prima o poi vedranno tutte quelle immagini di SS in marcia. Vedranno i carri bestiame usati per trasportare persone e verranno a sapere di quante persone vi venivano spinte dentro. Verranno a sapere delle impossibili condizioni di vita nei ghetti. Sentiranno i racconti delle selezioni, e dei bambini strappati alle madri, e degli inverni gelidi, e delle finte carrozzine usate per ingannare i rappresentanti della Croce Rossa in visita. Verranno a sapere di Anna Frank, e di Hannah Szenes, e di Elie Weisel e dei tanti altri. Verranno a sapere della resistenza e dei partigiani, e dei non ebrei che nascosero i loro vicini a rischio della vita. Verranno a sapere delle fosse comuni, e della fame, e degli esperimenti “scientifici”. Verranno a sapere dei paralume fatti con pelle di ebrei. Verranno a sapere delle camere a gas e dei forni crematori.Ne verranno a sapere abbastanza per sei milioni di vite. E avranno gli incubi: di essere nei campi, di essere braccati dalle guardie, caricati sui treni. Ed ecco che allora saranno definiti in qualche misura, grande o piccola, dalla Shoà. Ed ecco che un’altra generazione di ebrei condividerà il fardello della nostra coscienza collettiva.Quando siamo arrivati a scuola abbiamo visto la maggior parte degli altri ragazzini con le loro camicette bianche e per un momento ho desiderato che anche lui avesse messa la sua. Ma poi una parte di me è stata felice che questa terribile cicatrice della nostra storia non sia ancora parte di lui nel modo in cui so che, prima o poi, lo sarà. Perché una volta che lo è diventata, non può più essere cancellata. La sua idea di umanità ne sarà per sempre segnata.(Da: Times of Israel, 8.4.13)

Il mistero della strana pietra sul fondo del lago di Tiberiade
C’è un mistero in fondo al Lago di Tiberiade: si tratta di una pietra da 60 mila tonnellate a forma di cono di cui nessuno archeologo riesce a spiegare con certezza l’origine.
Rilevata per la prima volta dai sonar di un gruppo di ricercatori israeliani nel sud-est del Lago nel 2003, la gigantesca pietra è oggetto di un lungo e dettagliato studio pubblicato sull’ultimo numero dell’”International Journal of Nautical Archeology”. La misteriosa struttura anzitutto è grezza, a forma di cono, composta da pietre e sassi di basalto, misura 7 metri di altezza e 70 di diametro ovvero oltre il doppio della cornice esterna della pietra di Stonehenge. Strutture simili in pietra sono in genere note per essere, in altre regioni, delle tombe ma nessuno degli archeologi e ricercatori che ha esaminato le immagini dei fondali è giunto a simili conclusioni. I sommozzatori che l’hanno esaminata da vicino, riporta l’articolo, affermano di non aver visto alcun segno di lavorazione della pietra, confermando però che si tratta di un cumulo di pietre che solo l’intervento dell’uomo può aver messo le une sulle altre. L’ipotesi avanzata dal “Journal” è che il “mucchio di pietre” sia stato creato da esseri umani sulla terraferma e dunque prima che il Lago di Tiberiade la ricoprisse.Da qui lo scenario avanzato da Yitzhak Paz, del reparto di Antichità dell’Università Ben Gurion in Israele, secondo il quale “risale a 4000 anni fa” e fa parte di “fortificazioni di città” risalenti all’antichità. Per appurarlo in maniera definitiva servirà tuttavia l’intervento di una task force di archeologi, che dovrà riuscire a scavale sul fondale per di trovare conferme sull’origine del “cumulo di pietre”. Un’ipotesi, ma ancora tutta da verificare, è che fosse una struttura difensiva della città di Bet Yerah che 4000 anni fa era una delle più fortificate della regione e di Israele, ospitando circa 5000 abitanti.
Maurizio Molinari,
http://www.lastampa.it/

MO: Obama, 'finestra opportunita' per tornare a tavolo pace
 (ANSAmed) - NEW YORK - Esiste attualmente ''almeno una finestra di opportunita' per gli israeliani e i palestinesi per tornare al tavolo della pace'', ha affermato il presidente americano Barack Obama. Al termine di un incontro con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nello Studio Ovale della Casa Bianca, Obama ha detto che tra i diversi argomenti affrontati, ''abbiamo parlato di Medio Oriente'', e ''abbiamo considerato come gli Stati Uniti, che hanno una forte amicizia con Israele e sono sostenitori di un Stato palestinese, possano lavorare con le Nazioni Unite ealtri organismi mulitilaterali per tentare di far progredire il processo'' di pace

Festival di Musica nel deserto di Giuda 

(PRIMAPRESS) ROMA - Per la prima volta in Israele avrà luogo nel deserto di Giuda il festival di musica internazionale “PlugFest”. Il Festival si svolgerà all’interno del villaggio di Kfar Hanokdim nel deserto della Giudea tra Arad e l'antica fortezza di Masada: 3 giorni di musica con oltre 15 gruppi internazionali e con rappresentanti delle più nuove tendenze della musica israeliana.  Gli ospiti del festival fruiranno del magico mix di grande musica nell’'atmosfera rilassata del deserto della Giudea, dormendo, se vorranno, in  tende in stile beduino o in bungalow con aria condizionata. Ecco alcuni nomi presenti al festival: Sono in vendita i biglietti per l’intera durata del Festival: costo per tutti i tre giorni, 700 Nis (160 Euro).Kfar Hanokdim è un'oasi di verde nel deserto dove svettano le tende beduine tessute dal pelo di capra nera, con giardini di ”ispirazione biblica” Le sistemazioni più significative per gli ospiti sono all’interno delle tende, ma sono previsti anche alloggi in legno e pietra con aria o alloggi appositamente progettati e strutturati con i lati di lana spessi, pavimenti in legno e letti in stile “futon”, ciascuno con la capacità di 8 persone.

Assisi, cittadinanza a Shimon Peres: il presidente di Israele in Umbria il Primo Maggio


Il Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres sarà ad Assisi il 1 Maggio prossimo per il conferimento della "cittadinanza onoraria per la Pace" (assegnata, una all'anno, a personalità internazionali che abbiano lavorato per la pace e il dialogo) approvata, recentemente, dal Consiglio Comunale di Assisi. Il Sindaco di Assisi Claudio Ricci, di raccordo con l'Ambasciatore Israeliano in Italia, stanno "definendo l'agenda" della giornata che dovrebbe includere: alle ore 11 il conferimento presso la Sala della Conciliazione del Comune di Assisi e, successivamente, alle ore 11.45 la visita presso la Basilica di San Francesco con un breve incontro conviviale al Sacro Convento (ricevuto dal Custode Padre Mauro Gambetti).Nel 1994 a Simon Peres è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace insieme a Yitzhak Rabin e Yasser Arafat per i loro sforzi nel processo di pace nel Vicino Oriente, culminati con gli Accordi di Oslo.Il Sindaco di Assisi Claudio Ricci osserva che la città, e il suo territorio, stanno sviluppando numerose, e importanti, "attività di promozione culturale e internazionale".http://www.perugiatoday.it/




Israel: 65 Years of Achievement 

un video splendido:  http://www.youtube.com/watch?v=kB6AgwmJw5o&feature=youtu.be

Voci a confronto
Rispondendo alla domanda di una lettrice, Furio Colombo – sul Fatto Quotidiano – si sofferma sul triste episodio antisemita avvenuto al Liceo Caravillani di Roma. “E stato molto importante – afferma Colombo – che il ministro dell’Istruzione Profumo e il presidente delle Comunità ebraiche italiane Gattegna abbiano detto insieme: ‘l’antisemitismo e il negazionismo non si combattono soltanto il 27 gennaio di ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria, ma tutti i giorni’. Giustissimo. Ma se al liceo Caravillani ci fosse stato anche solo il Giorno della Memoria, il 27 gennaio scorso, forse la professoressa di quella scuola non avrebbe potuto dire alla madre della ragazza offesa che il riferimento ai campi di concentramento era per l’ordine che vi regnava”.“La caduta di un gran rabbino di Francia”. Questo il titolo con cui Figaro racconta le dimissioni di rav Bernheim dall’incarico di massima guida spirituale dell’ebraismo francese. La notizia è oggi sui principali giornali internazionali (Wall Street Journal, tra gli altri) e italiani. “È uno choc per i 550mila ebrei ma anche per gli altri francesi – scrive Stefano Montefiori sul Corriere della sera – perché Gilles Bemheim era l’uomo dell’apertura, dello sguardo rivolto a tutta la società, dell’autorevolezza morale che supera i confini della propria comunità tanto da venire riconosciuta pure dal papa”.Sui giornali cattolici, Osservatore Romano e Avvenire, una riflessione di Roberto Moruzzo Della Rocca sull’attività di Roncalli e Montini durante la seconda guerra mondiale. “Molte le sintonie tra loro – si legge – come l’attività nella diplomazia pastorale e il tenace impegno umanitario”. Numerosi, nell’intervento, i riferimenti all’operato di Pio XII e ai suoi silenzi.Sull’Espresso Michele Monni racconta la storia d’amore omosessuale tra Shlomo, israeliano, e Mohammed, palestinese. Si sono conosciuti sul web e sposati in Sudafrica. Ora cercano un paese del Nord dove emigrare “perché in Palestina non si può andare a letto con il nemico”.Il Corriere della sera, nel dorso fiorentino, continua ad occuparsi del caso “Cinque stelle” in merito ai volantini prodotti dalla sezione di Empoli-Valdelsa sui Viaggi della Memoria. Tra le varie reazioni registrate quella del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che dice: “Continueremo a farli e io tornerò su quei treni”.Matrimonio omosessuale: in Francia, come riporta Avvenire, è passato anche il capitolo che riguarda le adozioni. Vibranti proteste dei movimenti cattolici.Sul Venerdì di Repubblica un approfondimento sul movimento greco di estrema destra Alba Dorata. Mariangela Paone si è infiltrata tra i suoi militanti. Nel complesso un quadro estremamente inquietante per il futuro della democrazia nel paese che fu faro di civiltà nei tempi antichi.“La polizia coprì Alemanno Junior”. Lo denuncia Il Fatto quotidiano. Nella ricostruzione di Marco Lillo e Ferruccio Sansa i poliziotti avrebbero fatto sparire dalla scena di un raid punitivo a sfondo fascista risalente al 2009 l’allora quattordicenne Manfredi. “Uno, al di fuori dell’orario di servizio – si legge – avrebbe portato via il rampollo del primo cittadino sulla Mercedes di famiglia nel caos seguito al pestaggio. Il secondo è accusato di aver falsificato un verbale”.(12 aprile 2013),http://moked.it/blog/

Un eroe come tutti gli altri
I commenti e le polemiche seguite alla pubblicazione del resoconto della cattura di Gilad Shalit – dal quale si evince che il giovane militare, in occasione dell’attacco armato che costò la vita ai suoi sfortunati commilitoni, e a lui cinque anni di crudele prigionia, ebbe un comportamento non propriamente da ‘eroe’ – sono caduti, significativamente, in concomitanza con lo Yom haShoah ve haGevurah, il Giorno della Shoah e dell’eroismo.Shalit, quel tragico mattino del 25 giugno 2006, non fu un eroe. Si era addormentato – imperdonabile leggerezza – e, una volta svegliato dall’aggressione, non ebbe il coraggio di rispondere al fuoco, cosa che avrebbe avuto la piena possibilità di fare. Inoltre, prese l’insensata decisione di uscire dal tank, disarmato, quando avrebbe potuto resistere dall’interno, per consegnarsi docilmente nelle mani degli aggressori. Non fu un eroe. Si comportò da normalissimo ragazzo di vent’anni, strappato così precocemente agli svaghi, lo studio, gli amori, la spensieratezza, a cui avrebbe avuto pieno diritto, come tutti i ragazzi della sua età, per avere immediata dimestichezza con carri armati, mitra, granate, sangue e morte. E, come è stato notato, proprio l”antieroismo’ di Gilad ha aumentato, non certo diminuito, l’universale simpatia e solidarietà umana nei suoi confronti. I criminali terroristi non hanno compiuto una feroce violenza contro un ‘soldato’, ma contro un ragazzo: un ragazzo come tanti, come tutti, colpevole solo di vestire la sua divisa. Chi ha commentato il racconto della sua cattura – conosciuto, fra l’altro, grazie proprio alla sua sincera testimonianza, cosa di cui gli va reso onore – per criticarne la condotta, ha fatto male.“Beato il Paese che non ha bisogno di eroi”, disse Bertold Brecht. Israele, da questo punto di vista, non si può certo dire un Paese beato. Non è beato un Paese che, per continuare ad esistere, chiede ai suoi figli di vent’anni non solo di sapere cantare, fare sport, ballare, studiare, viaggiare – come si chiede, dovunque, ai loro coetanei – ma anche di essere in grado di passare notti insonni nel chiuso di un cingolato, di prestare attenzione al minimo rumore sospetto, di guardare in un mirino e premere il grilletto, senza lasciarsi distrarre, eventualmente, dal fatto che i loro compagni sono caduti a terra, morti o agonizzanti. Eppure, proprio la straordinaria gioventù di Israele, la sua eccezionale tempra morale, rappresenta il vero ‘tesoro’ del Paese, l’inestimabile risorsa che permette di guardare al futuro, nonostante tutto, con fiducia. Il vero eroismo non consiste nel sapere compiere azioni audaci in momenti difficili, ma nel sapere conservare, anche nelle più tragiche circostanze, una legge morale dentro di sé, il senso dell’incommensurabile distanza che separa il giusto dal malvagio. Come disse Kant, “il cielo stellato sopra di sé, la legge morale dentro di sé”. Basta questo per essere uomini, per essere eroi. Non è poco. Ed è questo che rende eroi, al di là dei vari comportamenti assunti, tutti coloro che hanno subito la barbarie nazista, come tutti colori che ad essa hanno resistito. E tutti, senza eccezione, i soldati di Israele: coraggiosi e pavidi, temerari e prudenti, piccoli e grandi. Tutti, senza alcuna differenza, da ammirare e ringraziare.Francesco Lucrezi, storico (10 aprile 2013) http://moked.it/blog/2

Il papa Ebreo

Rubare bambini ebrei e battezzarli forzosamente a Roma era purtroppo una pratica abbastanza diffusa, fino al XIX secolo. Perfino Pio IX se ne rese tristemente protagonista. La pratica va fatta risalire all’età medievale e nel corso dei secoli é sempre stata accompagnata dal tentativo – meno violento ma altrettanto pesante – di convincere qualche famiglia ebrea a convertirsi in cambio di una somma di denaro e di varie regalie. Ciò nonostante le conversioni avvenivano molto raramente, ma quando accadevano facevano un grande effetto sulla piccola ma tenace comunità ebraica. Una delle più celebri, quasi leggendarie, fu quella della famiglia dei Pierleoni, una famiglia nobile allocata sull’Isola Tiberina, intorno al Mille. Si dice che questa famiglia fosse in realtà ebraica e che la conversione le consentì di ascendere ai più alti gradi della gerarchia cittadina, anche a quella curiale. Un Pierleoni fu perfino nominato papa nel XII secolo con il nome di Anacleto II, in opposizione a Innocenzo II.Questo evento, ma anche – come si diceva – il non raro rapimento di bambini ebrei che venivano battezzati e chiusi nei seminari, fece nascere nella comunità ebraica romana una leggenda che però -come si è visto – ha un consistente retroterra storico.
Al pio rabbino Simone fu rubato un figlio il quale, essendo stato battezzato e messo nel seminario per i chierici, salì di grado in grado e finalmente divenne Papa.Ma il germe del dubbio rimase oscuro e inquietante nella sua anima. Il Papa divenne presto preda di dubbi atroci intorno alle verità della dottrina cristiana. Ed allora egli minacciò i suoi servi di morte se non gli avessero rivelato il segreto della sua origine.Essi glielo confessarono scorgendo in questo il destino divino che voleva renderlo padrone del mondo.Il Papa allora fece chiamare il padre Simone, e gli domandò quanti figli avesse. Il pio rabbino li enumerò tutti salvo uno, Elhanan, finché, costretto dall’insistenza dell’interlocutore, raccontò che il figlio gli era stato rubato.Dai diversi connotati che il padre non poté fare a meno di indicare, il Papa riconobbe la verità e si confessò come suo figlio.Quindi, seguendo il suggerimento del padre, tenne un discorso al popolo, in cui negò senz’altro l’origine soprannaturale di Gesù e la verità del cristianesimo.E quando i Vescovi, credendo che il Papa fosse impazzito, lo circondarono per portarlo via, egli gridò a tutti che la loro fede era una vera pazzia. Dopo di ciò si gettò tragicamente dalla torre donde aveva tenuto il discorso evidentemente troppo sovversivo per la sua posizione.Al padre non restò quindi che comporre una preghiera di lutto per la ricorrenza della morte di Elhanan, il figlio perduto. http://criminiromamedievale.wordpress.com/2009/09/14/il-papa-ebreo/


Israele - Un nuovo Consiglio per gli Italkim

Rinnovato il consiglio della Hevràt Yehudé Italia di Gerusalemme: riconfermati il presidente Eliahu Ben Zimra, e poi Sergio Della Pergola, Angela Polacco Lazar, Viviana Sacerdote Di Segni, Cecilia Cohen Hemsi Nizza e Angelo Piattelli, cui si è aggiunta Susanna Tchilibon, ricercatrice in ambito farmaceutico. L’associazione, che costituisce un’importante espressione della comunità degli italkim, i cittadini israeliani di origine italiana, in questi anni divenuta sempre più numerosa e ricca di progetti, ha il compito di gestire il Tempio italiano di Gerusalemme e il Museo di Arte ebraica italiana Umberto Nahon, importante punto di riferimento del panorama culturale della città. La visita a questi luoghi rappresenta ormai un appuntamento imprescindibile per i rappresentanti tricolori in visita nello Stato ebraico, ma anche per i tanti leader israeliani che negli anni hanno volto rendere omaggio al contributo che gli italkim hanno offerto nei decenni allo sviluppo del Paese.moked.it

 

giovedì 11 aprile 2013

Quando Ben Gurion invocava il diritto degli ebrei a difendersi dal nazismo come uomini liberi
“A nome di tutti gli ebrei noi chiediamo a voi, governati di Inghilterra, Russia e Stati Uniti, il nostro diritto ad un esercito ebraico”. Con queste parole David Ben Gurion apriva un suo discorso del 1942 in cui faceva appello alle forze alleate perché permettessero agli ebrei di formare una forza indipendente per combattere contro i nazisti.Il discorso è stato recentemente rivelato nella sua interezza dagli Archivi delle Forze di Difesa israeliane e dal Ministero della difesa, comprese alcune parti che erano state bocciate dal censore britannico perché facevano riferimento a un’indipendenza ebraica. Ora il testo completo è stato pubblicato on-line dalle Forze di Difesa israeliane, incluse le frasi cancellate dalla censura inglese che qui riportiamo, come quella di apertura.Ben Gurion continuava il suo discorso affermando “il nostro diritto di combattere contro il nostro più grande nemico in quanto ebrei, in un contesto ebraico, con un’organizzazione ebraica, un quartier generale ebraico, disciplina ebraica e sotto una bandiera ebraica. Le nostre esigenze non saranno soddisfatte dalle briciole che ci vengono consentite qui, per difendere la nostra patria e i paesi circostanti”.Il regime di Hitler, prevedeva Ben Gurion, verrà sconfitto, ma “noi non sappiamo se la vittoria della democrazia, della libertà e della giustizia non finirà col trovare in Europa un immenso cimitero cosparso delle ossa del nostro popolo, uomini e donne, giovani e vecchi”.“I delegati del popolo ebraico – proseguiva – sono chiamati oggi da Sion a sfidare, davanti al mondo, lo spargimento del nostro sangue ebraico”. Non sappiamo, diceva Ben Gurion, quanti sono già stati uccisi, e come. Ma il loro eccidio “è dovuto esclusivamente a un'unica colpa: quella di essere ebrei. Giacché solo gli ebrei sono senza difesa, senza soldati”. Questa frase passò il filtro dalla censura, che cancellò invece il successivo riferimento di Ben Gurion a una vera e propria indipendenza e le sue critiche al Libro Bianco varato dalla Gran Bretagna nel 1939: “Giacché gli ebrei non hanno status, non hanno un emblema statale, un esercito ebraico, un’indipendenza ebraica, una patria libera e sicura”.Ben Gurion scongiurava i leader delle forze alleate di “impedire l’annientamento di una nazione indifesa, incatenata, imprigionata”, e li esortava a lasciar immigrare almeno i bambini ebrei nella Palestina sotto Mandato britannico. “Rigettate le ignobili disposizioni per cui a un ebreo [in fuga] da un paese nemico non è permesso tornare nella sua patria. Finché esisteranno questi decreti vergognosi, finché le porte della nostra terra resteranno sbarrate ai profughi d’Israele, le vostre mani saranno intrise di sangue ebraico, versato nell'inferno nazista”. Tutto cancellato dal censore.
Ben Gurion chiedeva poi che gli inglesi permettessero agli ebrei di combattere contro i nazisti come un esercito ebraico: “Ogni ebreo porterà con orgoglio la stessa gialla, e se incontreremo i nostri fratelli dai ghetti nazisti li porteremo sulle nostre braccia con la stessa gialla. Sarà una vessillo d’onore, un contrassegno di martiri e santi”. E aggiungeva (ma la censura non lo permise): “Non i nazisti ma voi, nazioni civili, ci disonorate dal momento che ci private del nostro diritto come popolo, come nazione eguale alle altre, del nostro diritto di combattere Hitler in quanti ebrei”.Quello che chiedeva Ben Gurion non era una semplice forza ausiliaria, come la Brigata Ebraica, ma un vero esercito ebraico indipendente, richiesta che venne puntualmente censurata: “Noi vogliamo combattere come un esercito ebraico. Per tutti gli ebrei che non sono chiamati ad arruolarsi in un altro esercito [perché cittadini di paesi in guerra col nazismo], per tutti gli ebrei liberi di scegliere, noi chiediamo il loro diritto umano, il loro diritto all'onore di arruolarsi in un esercito ebraico sotto una bandiera ebraica, come un alleato alla pari delle forze alleate”.Al culmine del suo discorso, Ben Gurion chiedeva l’indipendenza in Terra d’Israele: “Noi chiediamo non solo il nostro diritto di combattere come ebrei; noi chiediamo il diritto che ha ogni nazione al mondo, piccola o grande che sia, il diritto a una patria indipendente. Tutte quelle vittime non necessarie, tutte le migliaia, le centinaia di migliaia, forse i milioni di vittime sono il prodotto della discriminazione contro la nazione ebraica. Sono le vittime di una nazione che non ha un paese e non ha libertà. Noi vi chiediamo di correggere questo torto: pari dignità nazionale, patria e indipendenza per il popolo ebraico”.Tutto censurato.Concludeva Ben Gurion, rivolgendosi direttamente agli ebrei in Europa: “Faremo il possibile per rendervi giustizia e non ci daremo pace fino a quando non vi avremo salvati dai nazisti e dalla atrofia della Diaspora, e non vi avremo portati tutti con noi, nella nostra terra redenta”. Ma anche quest’ultimo riferimento alla “nostra terra redenta” venne cancellato dalla censura.(Da: YnetNews, 8.4.13) http://www.israele.net/

Il 17enne che parla 20 lingue diverse 

L'incredibile talento di Timothy Doner, 17enne di New York che parla in maniera fluente venti lingue. Tutto parte dal suo amore per la storia di Israele, che gli ha permesso di scoprire quest'incredibile attitudine.
Lui si chiama Timothy Doner, è di New York ed a soli 17 anni parla fluentemente venti lingue. Dal francese al greco antico, dal cinese al giapponese, passando per l’arabo, l’italiano, l’olandese e per i dialetti africani.Timothy ha cominciato studiando l’ebraico attraverso i testi di canzoni israeliane. L’interesse per la storia del popolo di Israele ha stimolato in lui un forte amore per le lingue. Amore che gli ha consentito di scoprire la sua incredibile propensione.Timothy si è allenato sulla musica israeliana.Ama quella elettronica e il pop. Memorizzando i testi delle canzoni è diventato capace di formare delle frasi. Dopo qualche mese ha iniziato ad avviare conversazioni scorrevoli in altre lingue. Il tutto, semplicemente, usando le parole delle canzoni. Poi è stata la volta dell’arabo. Da lì in poi, per Timothy si è profilata una scalata verso la conoscenza di tutte le altre lingue.Sicuramente il fatto di vivere in una città multiculturale come New York ha aiutato molto Doner. Nella Grande Mela Timothy si diverte a captare i dialoghi della gente che parla un’altra lingua.VIDEO: http://www.aciclico.com/curiosita/il-17enne-che-parla-20-lingue-diverse-video.html

Il Guatemala riconosce la Palestina stato sovrano

Le autorità del Guatemala hanno deciso di riconoscere la sovranità della Palestina. Lo hanno reso noto in una dichiarazione diffusa mercoledì dalla cancelleria del presidente.Nella dichiarazione viene specificato che le autorità guatemalteche sperano che presto vengano dati nuovi impulsi alle trattative di pace fra Israele e Plaestina.«La nostra decisione non deve in alcun modo guastare i rapporti di amicizia e di cooperazione con Israele. Le autorità guatemalteche hanno la più alta considerazione delle relazioni con questo paese», viene specificato nel comunicato.http://italian.ruvr.ru/

 

Boicotti Israele? Almeno fallo nel modo giusto

Qualche giorno fa l'Unione irlandese degli insegnanti ha votato a favore del boicottaggio di Israele, che comporta la cancellazione di tutte le attività di cooperazione nel campo culturale e accademico.E' la prima volta che, all'interno dell'Unione Europea, una organizzazione di questo tipo prenda parte questo tipo di boicottaggio. Facciamo finta che si tratti di apartheid nonostante israele fornisca quotidianamente carburante e altre merci a Gaza e che molti abitanti della Striscia vengano spesso ricoverati in ospedali israeliani (cosa comunissima negli stati dove vige l'apartheid, vero?). Ora, se volessimo davvero boicottare israele, dovremmo non solo cancellare tutti gli accordi bilaterali, cosa relativamente fattibile. Per danneggiare veramente l'economia di questo stato guerrafondaio, dovremmo però anche rinunciare a tutti quei prodotti che vengono pensati o fabbricati in Israele.Prendete carta e penna. Dovete dire addio alla speranza di diagnosticare alcune malattie e di guarire perchè in Israele sono state inventate tra le altre: la pillcam (per effettuare gastro e colonscopie), il Copaxone (per la cura della sclerosi multipla), il Ladostigil (per la riduzione dei sintomi dell'Alzeimer). Altre invenzioni israeliane da boicottare: le chiavette USB, i pomodori pachino, le chat (la prima chat ICQ è stata inventata in Israele), diversi microprocessori tra cui il Centrino Intel, il sistema operativo Windows XP, il primo  antivirus ecc. Anche Facebook usa delle applicazioni sviluppate in Israele, meglio non usarlo. Smettete anche di mandare SMS perchè la tecnologia è stata sviluppata in Israele, come quella della telefonia mobile in generale del resto.Bene, ora che conoscete tutti i principali prodotti da boicottare, potete anche procedere. Certamente, lì dove hanno finito decine di iniziative di pace e negoziati, il potere del boicottaggio funzionerà, non è vero? http://www.linkiesta.it/blogs/

Israele: un'app e la Babele di lingue e' sconfitta
(di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - TEL AVIV - Non porra' rimedio alla 'dispersione' delle genti voluta dall'Eterno, ma il sistema messo a punto dall'azienda israeliana Lexifone sembra poter in parte riparare alla attuale biblica Babele di lingue (circa 6500 sulla terra), frutto dell'anatema divino. Con questa applicazione si potra' dunque conversare - via telefono, via internet o semplicemente faccia a faccia - nella propria lingua materna e ascoltare, senza dover ricorrere ad un interprete, la risposta dell'interlocutore. E lo stesso potra' fare quest'ultimo. Il sistema permette gia' ora di esprimersi in inglese, francese, spagnolo, italiano, portoghese, tedesco, russo e mandarino, ma ben presto lo si potra' fare anche in giapponese, arabo, coreano ed ebraico. E in vista ci sono altri idiomi, inclusi ulteriori dialetti cinesi. Usare Lexifone - ha spiegato al 'Times of Israel' il direttore del marketing dell'azienda Itay Sagie - ''e' come lavorare con un traduttore, ma molto piu' economico''. ''La nostra macchina - ha aggiunto - interagisce con l'utente, ascoltando cio' che dice e traducendo per chi ascolta. Il sistema e' estremamente accurato e la macchina e' dotata di altoparlanti davanti e dietro in modo che sia capito cio' che viene detto''. Ma c'e' di piu': la tecnologia vantata da Lexifone puo' distinguere tra varianti come l'americano, il britannico e l'australiano per restare all'inglese, e anche accenti regionali. Il sistema e' basato - e' stato sottolineato - su una 'ricognizione vocale' accresciuta con un meccanismo di traduzione. La capacita' di 'parlare' ai computer ed essere compresi da essi e' nota da anni, ma Lexifone - secondo le spiegazioni date al giornale - mette a disposizione un sistema di traduzione unico, chiamato in inglese 'computational linguistics' che prende le frasi usate da chi parla e subito le traduce in un'altra lingua. Traduzione che - assicura la Lexifone - non e' solo letterale bensi' anche 'culturale'. ''Abbiamo un comitato - ha aggiunto Itay Sagie - che valuta frasi e idiomi nelle diverse lingue e decide quale e' la migliore corresponsione'' da proporre.Lexifone - ha detto l'azienda basata a Haifa, nel nord di Israele - e' gia' usato da centinaia di aziende piccole e grandi che offrono servizi di traduzione per utenti, clienti o impiegati che vivono in Paesi nei quali hanno meno familiarità con la lingua del posto.Insomma, a dispetto della Babele attuale, una vera e propria rivoluzione linguistica sembra bussare alle porte.