venerdì 12 aprile 2013
Di Susie Lubell,http://www.israele.net/
Lunedì scorso mio figlio è andato a scuola con una camicetta rossa.
Sapeva che era il Giorno della Memoria della Shoà, ma non aveva voglia
di indossare la camicia bianca, come fa la maggior parte dei ragazzini
israeliani in questo giorno di cordoglio nazionale. Immagino che la
coscienza collettiva ebraica che circonda la Shoà non faccia ancora
parte della sua identità. È in seconda elementare e siamo in Israele
solo da un anno e mezzo, e benché sappia che questo è un giorno triste e
che molto tempo fa morirono tanti ebrei, non siamo ancora entrati nei
dettagli. Sicché non è ancora parte di lui nel modo in cui so che, prima
o poi, lo sarà.Mi ha detto che metteva una camicia rossa per via dei fuochi. Non ho
insistito nel chiedergli maggiori spiegazioni, un po’ perché eravamo in
ritardo per scuola e un po’ perché non sono pronta a sapere cosa sa
esattamente. I fuochi dei negozi ebraici in fiamme? Delle sinagoghe
incendiate? O il fuoco dei forni crematori?L’apprendimento della Shoà fa parte del curriculum della scuola pubblica
israeliana, anche se non so esattamente che cosa ciò comporti. So che
alla scuola materna fanno la conoscenza di Janusz Korczak, il pediatra
ebreo polacco, rinomato autore di libri per l’infanzia, che gestiva un
orfanotrofio a Varsavia. Gli fu offerta la libertà quando i suoi orfani
vennero rastrellati per essere caricati sul treno per Treblinka, ma lui
scelse di restare con loro e confortarli nel loro viaggio. Qui è dove
finisce il racconto, per i bambini della scuola materna. Non vengono a
sapere di come fu che quei 192 bambini, alcuni di non più di tre anni,
salirono sul treno nel 1942, aggrappati ai loro orsacchiotti, e nessuno
li vide mai più. Prima o poi lo verranno a sapere.E verranno a sapere che non è successo poi così tanto tempo fa: è
successo quando la nonna era una ragazzina. E verranno a sapere che il
padre di lei fu abbastanza fortunato da lasciare la Polonia per
l’America prima che scoppiasse la guerra. Verranno a sapere che il resto
della famiglia della loro nonna non fu altrettanto fortunato, e se la
mamma della nonna riuscì a lasciare in tempo la Germania, lei e suo
fratello furono gli unici a farcela.Prima o poi vedranno tutte quelle immagini di SS in marcia. Vedranno i
carri bestiame usati per trasportare persone e verranno a sapere di
quante persone vi venivano spinte dentro. Verranno a sapere delle
impossibili condizioni di vita nei ghetti. Sentiranno i racconti delle
selezioni, e dei bambini strappati alle madri, e degli inverni gelidi, e
delle finte carrozzine usate per ingannare i rappresentanti della Croce
Rossa in visita. Verranno a sapere di Anna Frank, e di Hannah Szenes, e
di Elie Weisel e dei tanti altri. Verranno a sapere della resistenza e
dei partigiani, e dei non ebrei che nascosero i loro vicini a rischio
della vita. Verranno a sapere delle fosse comuni, e della fame, e degli
esperimenti “scientifici”. Verranno a sapere dei paralume fatti con
pelle di ebrei. Verranno a sapere delle camere a gas e dei forni
crematori.Ne verranno a sapere abbastanza per sei milioni di vite. E avranno gli
incubi: di essere nei campi, di essere braccati dalle guardie, caricati
sui treni. Ed ecco che allora saranno definiti in qualche misura, grande
o piccola, dalla Shoà. Ed ecco che un’altra generazione di ebrei
condividerà il fardello della nostra coscienza collettiva.Quando siamo arrivati a scuola abbiamo visto la maggior parte degli
altri ragazzini con le loro camicette bianche e per un momento ho
desiderato che anche lui avesse messa la sua. Ma poi una parte di me è
stata felice che questa terribile cicatrice della nostra storia non sia
ancora parte di lui nel modo in cui so che, prima o poi, lo sarà. Perché
una volta che lo è diventata, non può più essere cancellata. La sua
idea di umanità ne sarà per sempre segnata.(Da: Times of Israel, 8.4.13)
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Il mistero della strana pietra sul fondo del lago di Tiberiade
C’è un mistero in fondo al Lago di Tiberiade: si tratta di una
pietra da 60 mila tonnellate a forma di cono di cui nessuno archeologo
riesce a spiegare con certezza l’origine.
Rilevata per la prima volta dai sonar di un gruppo di ricercatori israeliani nel sud-est del Lago nel 2003, la gigantesca pietra è oggetto di un lungo e dettagliato studio pubblicato sull’ultimo numero dell’”International Journal of Nautical Archeology”. La misteriosa struttura anzitutto è grezza, a forma di cono, composta da pietre e sassi di basalto, misura 7 metri di altezza e 70 di diametro ovvero oltre il doppio della cornice esterna della pietra di Stonehenge. Strutture simili in pietra sono in genere note per essere, in altre regioni, delle tombe ma nessuno degli archeologi e ricercatori che ha esaminato le immagini dei fondali è giunto a simili conclusioni. I sommozzatori che l’hanno esaminata da vicino, riporta l’articolo, affermano di non aver visto alcun segno di lavorazione della pietra, confermando però che si tratta di un cumulo di pietre che solo l’intervento dell’uomo può aver messo le une sulle altre. L’ipotesi avanzata dal “Journal” è che il “mucchio di pietre” sia stato creato da esseri umani sulla terraferma e dunque prima che il Lago di Tiberiade la ricoprisse.Da qui lo scenario avanzato da Yitzhak Paz, del reparto di Antichità dell’Università Ben Gurion in Israele, secondo il quale “risale a 4000 anni fa” e fa parte di “fortificazioni di città” risalenti all’antichità. Per appurarlo in maniera definitiva servirà tuttavia l’intervento di una task force di archeologi, che dovrà riuscire a scavale sul fondale per di trovare conferme sull’origine del “cumulo di pietre”. Un’ipotesi, ma ancora tutta da verificare, è che fosse una struttura difensiva della città di Bet Yerah che 4000 anni fa era una delle più fortificate della regione e di Israele, ospitando circa 5000 abitanti.
Rilevata per la prima volta dai sonar di un gruppo di ricercatori israeliani nel sud-est del Lago nel 2003, la gigantesca pietra è oggetto di un lungo e dettagliato studio pubblicato sull’ultimo numero dell’”International Journal of Nautical Archeology”. La misteriosa struttura anzitutto è grezza, a forma di cono, composta da pietre e sassi di basalto, misura 7 metri di altezza e 70 di diametro ovvero oltre il doppio della cornice esterna della pietra di Stonehenge. Strutture simili in pietra sono in genere note per essere, in altre regioni, delle tombe ma nessuno degli archeologi e ricercatori che ha esaminato le immagini dei fondali è giunto a simili conclusioni. I sommozzatori che l’hanno esaminata da vicino, riporta l’articolo, affermano di non aver visto alcun segno di lavorazione della pietra, confermando però che si tratta di un cumulo di pietre che solo l’intervento dell’uomo può aver messo le une sulle altre. L’ipotesi avanzata dal “Journal” è che il “mucchio di pietre” sia stato creato da esseri umani sulla terraferma e dunque prima che il Lago di Tiberiade la ricoprisse.Da qui lo scenario avanzato da Yitzhak Paz, del reparto di Antichità dell’Università Ben Gurion in Israele, secondo il quale “risale a 4000 anni fa” e fa parte di “fortificazioni di città” risalenti all’antichità. Per appurarlo in maniera definitiva servirà tuttavia l’intervento di una task force di archeologi, che dovrà riuscire a scavale sul fondale per di trovare conferme sull’origine del “cumulo di pietre”. Un’ipotesi, ma ancora tutta da verificare, è che fosse una struttura difensiva della città di Bet Yerah che 4000 anni fa era una delle più fortificate della regione e di Israele, ospitando circa 5000 abitanti.
Maurizio Molinari,
http://www.lastampa.it/
Etichette:
Curiosità
(ANSAmed) - NEW YORK - Esiste attualmente ''almeno una finestra di
opportunita' per gli israeliani e i palestinesi per tornare al tavolo
della pace'', ha affermato il presidente americano Barack Obama. Al
termine di un incontro con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon
nello Studio Ovale della Casa Bianca, Obama ha detto che tra i diversi
argomenti affrontati, ''abbiamo parlato di Medio Oriente'', e ''abbiamo
considerato come gli Stati Uniti, che hanno una forte amicizia con
Israele e sono sostenitori di un Stato palestinese, possano lavorare con
le Nazioni Unite ealtri organismi mulitilaterali per tentare di far
progredire il processo'' di pace
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Festival di Musica nel deserto di Giuda
(PRIMAPRESS) ROMA - Per la prima volta in Israele avrà luogo nel deserto di Giuda il festival di musica internazionale “PlugFest”. Il Festival si svolgerà all’interno del villaggio di Kfar Hanokdim nel deserto della Giudea tra Arad e l'antica fortezza di Masada: 3 giorni di musica con oltre 15 gruppi internazionali e con rappresentanti delle più nuove tendenze della musica israeliana. Gli ospiti del festival fruiranno del magico mix di grande musica nell’'atmosfera rilassata del deserto della Giudea, dormendo, se vorranno, in tende in stile beduino o in bungalow con aria condizionata. Ecco alcuni nomi presenti al festival: Sono in vendita i biglietti per l’intera durata del Festival: costo per tutti i tre giorni, 700 Nis (160 Euro).Kfar Hanokdim è un'oasi di verde nel deserto dove svettano le tende beduine tessute dal pelo di capra nera, con giardini di ”ispirazione biblica” Le sistemazioni più significative per gli ospiti sono all’interno delle tende, ma sono previsti anche alloggi in legno e pietra con aria o alloggi appositamente progettati e strutturati con i lati di lana spessi, pavimenti in legno e letti in stile “futon”, ciascuno con la capacità di 8 persone.
Etichette:
eventi
Assisi, cittadinanza a Shimon Peres: il presidente di Israele in Umbria il Primo Maggio
Il Presidente dello Stato di Israele Shimon
Peres sarà ad Assisi il 1 Maggio prossimo per il
conferimento della "cittadinanza onoraria per la Pace"
(assegnata, una all'anno, a personalità internazionali che abbiano
lavorato per la pace e il dialogo) approvata, recentemente, dal
Consiglio Comunale di Assisi. Il Sindaco di Assisi Claudio
Ricci, di raccordo con l'Ambasciatore Israeliano in Italia,
stanno "definendo l'agenda" della giornata che dovrebbe
includere: alle ore 11 il conferimento presso la Sala della
Conciliazione del Comune di Assisi e, successivamente, alle ore 11.45
la visita presso la Basilica di San Francesco con un breve incontro
conviviale al Sacro Convento (ricevuto dal Custode Padre Mauro
Gambetti).Nel 1994 a Simon Peres è stato assegnato il
Premio Nobel per la Pace insieme a Yitzhak Rabin e Yasser
Arafat per i loro sforzi nel processo di pace nel Vicino Oriente,
culminati con gli Accordi di Oslo.Il Sindaco di Assisi Claudio Ricci osserva che la
città, e il suo territorio, stanno sviluppando numerose, e
importanti, "attività di promozione culturale e
internazionale".http://www.perugiatoday.it/
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Israel: 65 Years of Achievement
un video splendido: http://www.youtube.com/watch?v=kB6AgwmJw5o&feature=youtu.be
Etichette:
La storia questa sconosciuta
Rispondendo alla domanda di una lettrice, Furio Colombo – sul Fatto Quotidiano
– si sofferma sul triste episodio antisemita avvenuto al Liceo
Caravillani di Roma. “E stato molto importante – afferma Colombo – che
il ministro dell’Istruzione Profumo e il presidente delle Comunità
ebraiche italiane Gattegna abbiano detto insieme: ‘l’antisemitismo e il
negazionismo non si combattono soltanto il 27 gennaio di ogni anno, in
occasione del Giorno della Memoria, ma tutti i giorni’. Giustissimo. Ma
se al liceo Caravillani ci fosse stato anche solo il Giorno della
Memoria, il 27 gennaio scorso, forse la professoressa di quella scuola
non avrebbe potuto dire alla madre della ragazza offesa che il
riferimento ai campi di concentramento era per l’ordine che vi regnava”.“La caduta di un gran rabbino di Francia”. Questo il titolo con cui
Figaro racconta le dimissioni di rav Bernheim dall’incarico di massima
guida spirituale dell’ebraismo francese. La notizia è oggi sui
principali giornali internazionali (Wall Street Journal, tra gli altri) e
italiani. “È uno choc per i 550mila ebrei ma anche per gli altri
francesi – scrive Stefano Montefiori sul Corriere della sera – perché
Gilles Bemheim era l’uomo dell’apertura, dello sguardo rivolto a tutta
la società, dell’autorevolezza morale che supera i confini della propria
comunità tanto da venire riconosciuta pure dal papa”.Sui giornali cattolici, Osservatore Romano e Avvenire,
una riflessione di Roberto Moruzzo Della Rocca sull’attività di
Roncalli e Montini durante la seconda guerra mondiale. “Molte le
sintonie tra loro – si legge – come l’attività nella diplomazia
pastorale e il tenace impegno umanitario”. Numerosi, nell’intervento, i
riferimenti all’operato di Pio XII e ai suoi silenzi.Sull’Espresso
Michele Monni racconta la storia d’amore omosessuale tra Shlomo,
israeliano, e Mohammed, palestinese. Si sono conosciuti sul web e
sposati in Sudafrica. Ora cercano un paese del Nord dove emigrare
“perché in Palestina non si può andare a letto con il nemico”.Il Corriere della sera,
nel dorso fiorentino, continua ad occuparsi del caso “Cinque stelle” in
merito ai volantini prodotti dalla sezione di Empoli-Valdelsa sui
Viaggi della Memoria. Tra le varie reazioni registrate quella del
presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che dice: “Continueremo a
farli e io tornerò su quei treni”.Matrimonio omosessuale: in Francia, come riporta Avvenire, è passato anche il capitolo che riguarda le adozioni. Vibranti proteste dei movimenti cattolici.Sul Venerdì di Repubblica
un approfondimento sul movimento greco di estrema destra Alba Dorata.
Mariangela Paone si è infiltrata tra i suoi militanti. Nel complesso un
quadro estremamente inquietante per il futuro della democrazia nel paese
che fu faro di civiltà nei tempi antichi.“La polizia coprì Alemanno Junior”. Lo denuncia Il Fatto quotidiano.
Nella ricostruzione di Marco Lillo e Ferruccio Sansa i poliziotti
avrebbero fatto sparire dalla scena di un raid punitivo a sfondo
fascista risalente al 2009 l’allora quattordicenne Manfredi. “Uno, al di
fuori dell’orario di servizio – si legge – avrebbe portato via il
rampollo del primo cittadino sulla Mercedes di famiglia nel caos seguito
al pestaggio. Il secondo è accusato di aver falsificato un verbale”.(12 aprile 2013),http://moked.it/blog/
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Un eroe come tutti gli altri
I commenti e le polemiche seguite alla pubblicazione del resoconto
della cattura di Gilad Shalit – dal quale si evince che il giovane
militare, in occasione dell’attacco armato che costò la vita ai suoi
sfortunati commilitoni, e a lui cinque anni di crudele prigionia, ebbe
un comportamento non propriamente da ‘eroe’ – sono caduti,
significativamente, in concomitanza con lo Yom haShoah ve haGevurah, il
Giorno della Shoah e dell’eroismo.Shalit, quel tragico mattino del 25 giugno 2006, non fu un eroe. Si era
addormentato – imperdonabile leggerezza – e, una volta svegliato
dall’aggressione, non ebbe il coraggio di rispondere al fuoco, cosa che
avrebbe avuto la piena possibilità di fare. Inoltre, prese l’insensata
decisione di uscire dal tank, disarmato, quando avrebbe potuto resistere
dall’interno, per consegnarsi docilmente nelle mani degli aggressori.
Non fu un eroe. Si comportò da normalissimo ragazzo di vent’anni,
strappato così precocemente agli svaghi, lo studio, gli amori, la
spensieratezza, a cui avrebbe avuto pieno diritto, come tutti i ragazzi
della sua età, per avere immediata dimestichezza con carri armati,
mitra, granate, sangue e morte. E, come è stato notato, proprio
l”antieroismo’ di Gilad ha aumentato, non certo diminuito, l’universale
simpatia e solidarietà umana nei suoi confronti. I criminali terroristi
non hanno compiuto una feroce violenza contro un ‘soldato’, ma contro un
ragazzo: un ragazzo come tanti, come tutti, colpevole solo di vestire
la sua divisa. Chi ha commentato il racconto della sua cattura –
conosciuto, fra l’altro, grazie proprio alla sua sincera testimonianza,
cosa di cui gli va reso onore – per criticarne la condotta, ha fatto
male.“Beato il Paese che non ha bisogno di eroi”, disse Bertold Brecht.
Israele, da questo punto di vista, non si può certo dire un Paese beato.
Non è beato un Paese che, per continuare ad esistere, chiede ai suoi
figli di vent’anni non solo di sapere cantare, fare sport, ballare,
studiare, viaggiare – come si chiede, dovunque, ai loro coetanei – ma
anche di essere in grado di passare notti insonni nel chiuso di un
cingolato, di prestare attenzione al minimo rumore sospetto, di guardare
in un mirino e premere il grilletto, senza lasciarsi distrarre,
eventualmente, dal fatto che i loro compagni sono caduti a terra, morti o
agonizzanti. Eppure, proprio la straordinaria gioventù di Israele, la
sua eccezionale tempra morale, rappresenta il vero ‘tesoro’ del Paese,
l’inestimabile risorsa che permette di guardare al futuro, nonostante
tutto, con fiducia. Il vero eroismo non consiste nel sapere compiere
azioni audaci in momenti difficili, ma nel sapere conservare, anche
nelle più tragiche circostanze, una legge morale dentro di sé, il senso
dell’incommensurabile distanza che separa il giusto dal malvagio. Come
disse Kant, “il cielo stellato sopra di sé, la legge morale dentro di
sé”. Basta questo per essere uomini, per essere eroi. Non è poco. Ed è
questo che rende eroi, al di là dei vari comportamenti assunti, tutti
coloro che hanno subito la barbarie nazista, come tutti colori che ad
essa hanno resistito. E tutti, senza eccezione, i soldati di Israele:
coraggiosi e pavidi, temerari e prudenti, piccoli e grandi. Tutti, senza
alcuna differenza, da ammirare e ringraziare.Francesco Lucrezi, storico (10 aprile 2013) http://moked.it/blog/2
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Il papa Ebreo
Rubare bambini ebrei e battezzarli forzosamente a Roma era
purtroppo una pratica abbastanza diffusa, fino al XIX secolo. Perfino
Pio IX se ne rese tristemente protagonista. La pratica va fatta risalire
all’età medievale e nel corso dei secoli é sempre stata accompagnata
dal tentativo – meno violento ma altrettanto pesante – di convincere
qualche famiglia ebrea a convertirsi in cambio di una somma di denaro e
di varie regalie. Ciò nonostante le conversioni avvenivano molto
raramente, ma quando accadevano facevano un grande effetto sulla piccola
ma tenace comunità ebraica. Una delle più celebri, quasi leggendarie,
fu quella della famiglia dei Pierleoni, una famiglia nobile allocata
sull’Isola Tiberina, intorno al Mille. Si dice che questa famiglia fosse
in realtà ebraica e che la conversione le consentì di ascendere ai più
alti gradi della gerarchia cittadina, anche a quella curiale. Un
Pierleoni fu perfino nominato papa nel XII secolo con il nome di
Anacleto II, in opposizione a Innocenzo II.Questo evento, ma anche – come si diceva – il non raro rapimento di
bambini ebrei che venivano battezzati e chiusi nei seminari, fece
nascere nella comunità ebraica romana una leggenda che però -come si è
visto – ha un consistente retroterra storico.
Al pio rabbino Simone fu rubato un figlio il quale, essendo stato
battezzato e messo nel seminario per i chierici, salì di grado in grado
e finalmente divenne Papa.Ma il germe del dubbio rimase oscuro e inquietante nella sua anima. Il
Papa divenne presto preda di dubbi atroci intorno alle verità della
dottrina cristiana. Ed allora egli minacciò i suoi servi di morte se non
gli avessero rivelato il segreto della sua origine.Essi glielo confessarono scorgendo in questo il destino divino che voleva renderlo padrone del mondo.Il Papa allora fece chiamare il padre Simone, e gli domandò quanti figli
avesse. Il pio rabbino li enumerò tutti salvo uno, Elhanan, finché,
costretto dall’insistenza dell’interlocutore, raccontò che il figlio gli
era stato rubato.Dai diversi connotati che il padre non poté fare a meno di indicare, il Papa riconobbe la verità e si confessò come suo figlio.Quindi, seguendo il suggerimento del padre, tenne un discorso al popolo,
in cui negò senz’altro l’origine soprannaturale di Gesù e la verità del
cristianesimo.E quando i Vescovi, credendo che il Papa fosse impazzito, lo
circondarono per portarlo via, egli gridò a tutti che la loro fede era
una vera pazzia. Dopo di ciò si gettò tragicamente dalla torre donde
aveva tenuto il discorso evidentemente troppo sovversivo per la sua
posizione.Al padre non restò quindi che comporre una preghiera di lutto per la ricorrenza della morte di Elhanan, il figlio perduto. http://criminiromamedievale.wordpress.com/2009/09/14/il-papa-ebreo/
Etichette:
La storia questa sconosciuta
Rinnovato il consiglio della
Hevràt Yehudé Italia di Gerusalemme: riconfermati il presidente Eliahu Ben
Zimra, e poi Sergio Della Pergola, Angela Polacco Lazar, Viviana Sacerdote Di
Segni, Cecilia Cohen Hemsi Nizza e Angelo Piattelli, cui si è aggiunta Susanna
Tchilibon, ricercatrice in ambito farmaceutico. L’associazione, che costituisce
un’importante espressione della comunità degli italkim, i cittadini israeliani
di origine italiana, in questi anni divenuta sempre più numerosa e ricca di
progetti, ha il compito di gestire il Tempio italiano di Gerusalemme e il Museo
di Arte ebraica italiana Umberto Nahon, importante punto di riferimento del
panorama culturale della città. La visita a questi luoghi rappresenta ormai un
appuntamento imprescindibile per i rappresentanti tricolori in visita nello
Stato ebraico, ma anche per i tanti leader israeliani che negli anni hanno
volto rendere omaggio al contributo che gli italkim hanno offerto nei decenni
allo sviluppo del Paese.moked.it
Etichette:
Abbiamo scelto.....
giovedì 11 aprile 2013
“A nome di tutti gli ebrei noi chiediamo a voi, governati di
Inghilterra, Russia e Stati Uniti, il nostro diritto ad un esercito
ebraico”. Con queste parole David Ben Gurion apriva un suo discorso del
1942 in cui faceva appello alle forze alleate perché permettessero agli
ebrei di formare una forza indipendente per combattere contro i nazisti.Il discorso è stato recentemente rivelato nella sua interezza dagli
Archivi delle Forze di Difesa israeliane e dal Ministero della difesa,
comprese alcune parti che erano state bocciate dal censore britannico
perché facevano riferimento a un’indipendenza ebraica. Ora il testo
completo è stato pubblicato on-line dalle Forze di Difesa israeliane,
incluse le frasi cancellate dalla censura inglese che qui riportiamo,
come quella di apertura.Ben Gurion continuava il suo discorso affermando “il nostro diritto di
combattere contro il nostro più grande nemico in quanto ebrei, in un
contesto ebraico, con un’organizzazione ebraica, un quartier generale
ebraico, disciplina ebraica e sotto una bandiera ebraica. Le nostre
esigenze non saranno soddisfatte dalle briciole che ci vengono
consentite qui, per difendere la nostra patria e i paesi circostanti”.Il regime di Hitler, prevedeva Ben Gurion, verrà sconfitto, ma “noi non
sappiamo se la vittoria della democrazia, della libertà e della
giustizia non finirà col trovare in Europa un immenso cimitero cosparso
delle ossa del nostro popolo, uomini e donne, giovani e vecchi”.“I delegati del popolo ebraico – proseguiva – sono chiamati oggi da Sion
a sfidare, davanti al mondo, lo spargimento del nostro sangue ebraico”.
Non sappiamo, diceva Ben Gurion, quanti sono già stati uccisi, e come.
Ma il loro eccidio “è dovuto esclusivamente a un'unica colpa: quella di
essere ebrei. Giacché solo gli ebrei sono senza difesa, senza soldati”.
Questa frase passò il filtro dalla censura, che cancellò invece il
successivo riferimento di Ben Gurion a una vera e propria indipendenza e
le sue critiche al Libro Bianco varato dalla Gran Bretagna nel 1939:
“Giacché gli ebrei non hanno status, non hanno un emblema statale, un
esercito ebraico, un’indipendenza ebraica, una patria libera e sicura”.Ben Gurion scongiurava i leader delle forze alleate di “impedire
l’annientamento di una nazione indifesa, incatenata, imprigionata”, e li
esortava a lasciar immigrare almeno i bambini ebrei nella Palestina
sotto Mandato britannico. “Rigettate le ignobili disposizioni per cui a
un ebreo [in fuga] da un paese nemico non è permesso tornare nella sua
patria. Finché esisteranno questi decreti vergognosi, finché le porte
della nostra terra resteranno sbarrate ai profughi d’Israele, le vostre
mani saranno intrise di sangue ebraico, versato nell'inferno nazista”.
Tutto cancellato dal censore.
Ben Gurion chiedeva poi che gli inglesi permettessero agli ebrei di combattere contro i nazisti come un esercito ebraico: “Ogni ebreo porterà con orgoglio la stessa gialla, e se incontreremo i nostri fratelli dai ghetti nazisti li porteremo sulle nostre braccia con la stessa gialla. Sarà una vessillo d’onore, un contrassegno di martiri e santi”. E aggiungeva (ma la censura non lo permise): “Non i nazisti ma voi, nazioni civili, ci disonorate dal momento che ci private del nostro diritto come popolo, come nazione eguale alle altre, del nostro diritto di combattere Hitler in quanti ebrei”.Quello che chiedeva Ben Gurion non era una semplice forza ausiliaria, come la Brigata Ebraica, ma un vero esercito ebraico indipendente, richiesta che venne puntualmente censurata: “Noi vogliamo combattere come un esercito ebraico. Per tutti gli ebrei che non sono chiamati ad arruolarsi in un altro esercito [perché cittadini di paesi in guerra col nazismo], per tutti gli ebrei liberi di scegliere, noi chiediamo il loro diritto umano, il loro diritto all'onore di arruolarsi in un esercito ebraico sotto una bandiera ebraica, come un alleato alla pari delle forze alleate”.Al culmine del suo discorso, Ben Gurion chiedeva l’indipendenza in Terra d’Israele: “Noi chiediamo non solo il nostro diritto di combattere come ebrei; noi chiediamo il diritto che ha ogni nazione al mondo, piccola o grande che sia, il diritto a una patria indipendente. Tutte quelle vittime non necessarie, tutte le migliaia, le centinaia di migliaia, forse i milioni di vittime sono il prodotto della discriminazione contro la nazione ebraica. Sono le vittime di una nazione che non ha un paese e non ha libertà. Noi vi chiediamo di correggere questo torto: pari dignità nazionale, patria e indipendenza per il popolo ebraico”.Tutto censurato.Concludeva Ben Gurion, rivolgendosi direttamente agli ebrei in Europa: “Faremo il possibile per rendervi giustizia e non ci daremo pace fino a quando non vi avremo salvati dai nazisti e dalla atrofia della Diaspora, e non vi avremo portati tutti con noi, nella nostra terra redenta”. Ma anche quest’ultimo riferimento alla “nostra terra redenta” venne cancellato dalla censura.(Da: YnetNews, 8.4.13) http://www.israele.net/
Ben Gurion chiedeva poi che gli inglesi permettessero agli ebrei di combattere contro i nazisti come un esercito ebraico: “Ogni ebreo porterà con orgoglio la stessa gialla, e se incontreremo i nostri fratelli dai ghetti nazisti li porteremo sulle nostre braccia con la stessa gialla. Sarà una vessillo d’onore, un contrassegno di martiri e santi”. E aggiungeva (ma la censura non lo permise): “Non i nazisti ma voi, nazioni civili, ci disonorate dal momento che ci private del nostro diritto come popolo, come nazione eguale alle altre, del nostro diritto di combattere Hitler in quanti ebrei”.Quello che chiedeva Ben Gurion non era una semplice forza ausiliaria, come la Brigata Ebraica, ma un vero esercito ebraico indipendente, richiesta che venne puntualmente censurata: “Noi vogliamo combattere come un esercito ebraico. Per tutti gli ebrei che non sono chiamati ad arruolarsi in un altro esercito [perché cittadini di paesi in guerra col nazismo], per tutti gli ebrei liberi di scegliere, noi chiediamo il loro diritto umano, il loro diritto all'onore di arruolarsi in un esercito ebraico sotto una bandiera ebraica, come un alleato alla pari delle forze alleate”.Al culmine del suo discorso, Ben Gurion chiedeva l’indipendenza in Terra d’Israele: “Noi chiediamo non solo il nostro diritto di combattere come ebrei; noi chiediamo il diritto che ha ogni nazione al mondo, piccola o grande che sia, il diritto a una patria indipendente. Tutte quelle vittime non necessarie, tutte le migliaia, le centinaia di migliaia, forse i milioni di vittime sono il prodotto della discriminazione contro la nazione ebraica. Sono le vittime di una nazione che non ha un paese e non ha libertà. Noi vi chiediamo di correggere questo torto: pari dignità nazionale, patria e indipendenza per il popolo ebraico”.Tutto censurato.Concludeva Ben Gurion, rivolgendosi direttamente agli ebrei in Europa: “Faremo il possibile per rendervi giustizia e non ci daremo pace fino a quando non vi avremo salvati dai nazisti e dalla atrofia della Diaspora, e non vi avremo portati tutti con noi, nella nostra terra redenta”. Ma anche quest’ultimo riferimento alla “nostra terra redenta” venne cancellato dalla censura.(Da: YnetNews, 8.4.13) http://www.israele.net/
Etichette:
La storia questa sconosciuta
Il 17enne che parla 20 lingue diverse
L'incredibile talento di Timothy Doner, 17enne di
New York che parla in maniera fluente venti lingue. Tutto parte dal suo
amore per la storia di Israele, che gli ha permesso di scoprire
quest'incredibile attitudine.
Lui si chiama Timothy Doner, è di New York
ed a soli 17 anni parla fluentemente venti lingue. Dal francese al
greco antico, dal cinese al giapponese, passando per l’arabo,
l’italiano, l’olandese e per i dialetti africani.Timothy ha cominciato studiando l’ebraico attraverso
i testi di canzoni israeliane. L’interesse per la storia del popolo di
Israele ha stimolato in lui un forte amore per le lingue. Amore che gli
ha consentito di scoprire la sua incredibile propensione.Timothy si è allenato sulla musica israeliana.Ama
quella elettronica e il pop. Memorizzando i testi delle canzoni è
diventato capace di formare delle frasi. Dopo qualche mese ha iniziato
ad avviare conversazioni scorrevoli in altre lingue. Il tutto,
semplicemente, usando le parole delle canzoni. Poi è stata la volta
dell’arabo. Da lì in poi, per Timothy si è profilata una scalata verso la conoscenza di tutte le altre lingue.Sicuramente il fatto di vivere in una città multiculturale come New York ha aiutato molto Doner. Nella Grande Mela Timothy si diverte a captare i dialoghi della gente che parla un’altra lingua.VIDEO: http://www.aciclico.com/curiosita/il-17enne-che-parla-20-lingue-diverse-video.html
Etichette:
Curiosità
Il Guatemala riconosce la Palestina stato sovrano
Le autorità del Guatemala hanno
deciso di riconoscere la sovranità della Palestina. Lo hanno reso noto
in una dichiarazione diffusa mercoledì dalla cancelleria del presidente.Nella
dichiarazione viene specificato che le autorità guatemalteche sperano
che presto vengano dati nuovi impulsi alle trattative di pace fra
Israele e Plaestina.«La nostra decisione non deve in
alcun modo guastare i rapporti di amicizia e di cooperazione con
Israele. Le autorità guatemalteche hanno la più alta considerazione
delle relazioni con questo paese», viene specificato nel comunicato.http://italian.ruvr.ru/
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Boicotti Israele? Almeno fallo nel modo giusto
Qualche giorno fa l'Unione irlandese degli insegnanti ha votato a
favore del boicottaggio di Israele, che comporta la cancellazione di
tutte le attività di cooperazione nel campo culturale e accademico.E' la prima volta che, all'interno dell'Unione Europea, una
organizzazione di questo tipo prenda parte questo tipo di boicottaggio.
Facciamo finta che si tratti di apartheid nonostante israele fornisca
quotidianamente carburante e altre merci a Gaza e che molti abitanti
della Striscia vengano spesso ricoverati in ospedali israeliani (cosa
comunissima negli stati dove vige l'apartheid, vero?). Ora, se volessimo
davvero boicottare israele, dovremmo non solo cancellare tutti gli
accordi bilaterali, cosa relativamente fattibile. Per danneggiare
veramente l'economia di questo stato guerrafondaio, dovremmo però anche
rinunciare a tutti quei prodotti che vengono pensati o fabbricati in
Israele.Prendete carta e penna. Dovete dire addio alla speranza di
diagnosticare alcune malattie e di guarire perchè in Israele sono state
inventate tra le altre: la pillcam (per effettuare gastro e
colonscopie), il Copaxone (per la cura della sclerosi multipla),
il Ladostigil (per la riduzione dei sintomi dell'Alzeimer). Altre
invenzioni israeliane da boicottare: le chiavette USB, i pomodori
pachino, le chat (la prima chat ICQ è stata inventata in Israele),
diversi microprocessori tra cui il Centrino Intel, il sistema operativo
Windows XP, il primo antivirus ecc. Anche Facebook usa delle
applicazioni sviluppate in Israele, meglio non usarlo. Smettete anche di
mandare SMS perchè la tecnologia è stata sviluppata in Israele, come
quella della telefonia mobile in generale del resto.Bene, ora che conoscete tutti i principali prodotti da boicottare,
potete anche procedere. Certamente, lì dove hanno finito decine di
iniziative di pace e negoziati, il potere del boicottaggio funzionerà,
non è vero? http://www.linkiesta.it/blogs/
Etichette:
Abbiamo scelto.....
(di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - TEL AVIV - Non porra' rimedio alla
'dispersione' delle genti voluta dall'Eterno, ma il sistema messo a
punto dall'azienda israeliana Lexifone sembra poter in parte riparare
alla attuale biblica Babele di lingue (circa 6500 sulla terra), frutto
dell'anatema divino. Con questa applicazione si potra' dunque
conversare - via telefono, via internet o semplicemente faccia a faccia -
nella propria lingua materna e ascoltare, senza dover ricorrere ad un
interprete, la risposta dell'interlocutore. E lo stesso potra' fare
quest'ultimo. Il sistema permette gia' ora di esprimersi in inglese,
francese, spagnolo, italiano, portoghese, tedesco, russo e mandarino, ma
ben presto lo si potra' fare anche in giapponese, arabo, coreano ed
ebraico. E in vista ci sono altri idiomi, inclusi ulteriori dialetti
cinesi. Usare Lexifone - ha spiegato al 'Times of Israel' il
direttore del marketing dell'azienda Itay Sagie - ''e' come lavorare con
un traduttore, ma molto piu' economico''. ''La nostra macchina - ha
aggiunto - interagisce con l'utente, ascoltando cio' che dice e
traducendo per chi ascolta. Il sistema e' estremamente accurato e la
macchina e' dotata di altoparlanti davanti e dietro in modo che sia
capito cio' che viene detto''. Ma c'e' di piu': la tecnologia vantata
da Lexifone puo' distinguere tra varianti come l'americano, il
britannico e l'australiano per restare all'inglese, e anche accenti
regionali. Il sistema e' basato - e' stato sottolineato - su una
'ricognizione vocale' accresciuta con un meccanismo di traduzione. La
capacita' di 'parlare' ai computer ed essere compresi da essi e' nota da
anni, ma Lexifone - secondo le spiegazioni date al giornale - mette a
disposizione un sistema di traduzione unico, chiamato in inglese
'computational linguistics' che prende le frasi usate da chi parla e
subito le traduce in un'altra lingua. Traduzione che - assicura la
Lexifone - non e' solo letterale bensi' anche 'culturale'. ''Abbiamo
un comitato - ha aggiunto Itay Sagie - che valuta frasi e idiomi nelle
diverse lingue e decide quale e' la migliore corresponsione'' da
proporre.Lexifone - ha detto l'azienda basata a Haifa, nel nord di Israele - e'
gia' usato da centinaia di aziende piccole e grandi che offrono servizi
di traduzione per utenti, clienti o impiegati che vivono in Paesi nei
quali hanno meno familiarità con la lingua del posto.Insomma, a dispetto della Babele attuale, una vera e propria rivoluzione linguistica sembra bussare alle porte.
Etichette:
Curiosità
Iscriviti a:
Post (Atom)