venerdì 25 novembre 2011


Israele e Kenya unite in nome della sanità avanzata

L’emergenza sanitaria in Kenya potrebbe essere alleviata da una tecnica di ultima generazione inventata in Israele. Il modello di struttura sanitaria innovativa è stato realizzato dal Terem Emergency Health Centers, una catena di 5 centri medici d’emergenza con sede a Gerusalemme, che basano la loro strategia sulle tecnologie della comunicazione.La tecnica è semplice: i cinque centri si occupano di tutti i casi non gravi. In questo modo l’ospedale principale della città si occupa solo delle vere e proprie emergenze, alleggerendo il carico di lavoro e migliorando il servizio fornito ai propri cittadini. Gli ospedali comunicano tra di loro grazie ad internet e ad un software che gli permette di comunicare per trasferire immagini di esami diagnostici a risoluzioni ottimali e condividere le informazioni in tempo reale tramite lo streaming.http://www.medicinalive.com/


Tel Aviv capitale dell'arte nel 2012..

Che avete da fare il primo week end della prossima primavera? Ve lo diciamo noi. Prenotate un biglietto aereo per Tel Aviv perché il 2012 sarà l'anno dell'arte nella città israeliana e il clou sarà proprio nel week end dal 21 al 24 marzo.Perché accade tutto questo? Perché il museo di arte contemporanea di Tel Aviv ha inaugurato la sua nuova sede, la più grande collezione di arte di tutto lo stato d'Israele. Il prossimo 22 marzo si apre l'iniziativa con MAR, una maratona che vedrà aperto al pubblico il museo per intere 24 ore con incontri con curatori, visite guidate e corsi sull'arte. Il giorno successivo GaGa, un grande evento a base di danza in collaborazione con Ohad Naharin della Batsheva Dance Company e sabato 24 un grande film all'aperto proiettato sulle strade, negli spazi urbani e nelle zone che per tutto il week end verranno attraversate da iniziative pubbliche e percorsi sull'arte contemporanea.Che aspettate? Sono già disponibili pacchetti week end per voli e alberghi! (a cura di matteo bergamini) http://www.exibart.com
www.tel-aviv.gov.il/english/Culture.htm

STRAUSS-KAHN: VOCI SU FUGA IN ISRAELE, MA LUI SMENTISCE

(AGI 23 nov) Parigi - L'idea e' quella di una nuova vita con la moglie Anne Sinclair fuori dagli scandali francesi e americani, in Israele, terra di riferimento religioso e di amici a lui cari.L'ipotesi di una 'fuga' di Strauss-Kahn e Anne Sinclair e' stata ipotizzata oggi da diversi media francesi secondo cui la coppia avrebbe in programma un viaggio nel paese "senza data di ritorno". In serata l'avvocato degli Strauss-Kahn, Richard Malka, ha pero' decisamente smentito la romantica idea

Dopo 500 anni la Torah torna a Siracusa direttamente da Israele, per Comunità ebraica "è segno di rinascita in Sicilia"

Dopo la rinascita della comunità ebraica con la costituzione, a Siracusa, il 22 marzo 2010, della Federazione delle Comunità ebraiche del bacino del Mediterraneo, domani, giovedì 24 novembre, alle ore 18, nella sede della Sinagoga e del Centro Sefardico Siciliano di via Italia 88 a Siracusa, si svolgerà la cerimonia solenne di accoglienza del Sefer Torah, proveniente da Israele. Ministro della cerimonia sarà il Rabbino capo Stefano Di Mauro Ytzhak ben Avraham.La cerimonia assumerà un carattere particolarmente simbolico e festoso per un evento verificatosi in questi giorni dal sapore miracolistico, che viene interpretato dalla Comunità ebraica come un segno della presenza divina che segue il progetto di rinascita dell’Ebraismo in Sicilia: “Dagli Stati Uniti – spiega il Rabbino Di Mauro – e precisamente dalla Sinagoga North Miami Beach, mi sono stati donati altri due Sefarim Torah e quindi la cerimonia vedrà l’ingresso di non uno, bensì di tre Sefer Torah nella nostra Sinagoga. L’arrivo di un nuovo Sefer Torah è l’arrivo della parola di Dio, la legge ebraica che governa ogni momento, ogni comportamento ed ogni aspirazione degli ebrei".La Torah torna dopo 500 anni in Sicilia perché dopo la cacciata degli Ebrei nel 1492, fuggiti prima in Calabria poi verso Salonicco ed altri luoghi della diaspora. L’inizio della cerimonia è previsto per le ore 18 con un corteo che porterà il Torah in Sinagoga. Dopo la lettura di alcuni salmi interverranno il Rabbino capo Di Mauro e le autorità presenti. La cerimonia si concluderà con la deposizione del Sefer Torah nell’Aron Kodesh. Al termine verrà offerto a tutti i presenti un rinfresco di cibi kasher.http://www.siracusanews.it/


La rana dipinta di Hula "riscoperta" in Israele dopo 56 anni

Il progetto "Lost Frog" ha annunciato di aver "riscoperto" in Israele la rana dipinta di Hula (o Isreal painted frog o Palestinian painted frog - Dioscoglossus nigriventer) uno dei "Ten Most Wanted Amphibian" dati per scomparsi. Questo discoglosso caratterizzato da un ventre scuro con piccole macchie bianche, con la schiena color ocra e gradazione che va dal ruggine al verde oliva, al grigio scuro e nero sui lati, era stato ritrovato in pochissimi esemplari nel Lago di Huala (o Huleh), uno dei bacini lacustri dove la presenza umana risulta più antica, che forniva cacciagione e pesci agli uomini già decine di migliaia di anni fa.La rana di Hula dipinta è cominciata a scomparire nei primi anni '50, quando il nuovo Stato ebraico ha cominciato a drenare e "bonificare" lago e paludi, nel tentativo di sradicare la malaria e per rendere il terreno adatto all' uso agricolo. Degli originari 6.000 ettari di terreno paludoso dopo il drenaggio ne rimasero solo 300 ettari, una zona umida molto lontana dall'areale del disco glosso che è diventata riserva naturale nel 1964, si pensava troppo tardi per salvare la specie, che era stata avvistata l'ultima volta nel 1955.Come spiega Robin Moore, amphibian conservation officer di Conservation International, «Sebbene sia stato inizialmente celebrato come un grande successo nazionale per affrontare la malaria, nel tempo è diventato sempre più evidente che i benefici di prosciugare le paludi erano limitati, ma i costi erano alti. Il suolo esposto fu soffiato via dal vento e la torba essiccata si infiammò, provocando incendi sotterranei che si rivelarono difficili da controllare». Inoltre i fertilizzanti chimici inquinarono anche un lago vicino e hanno prodotto gravi problemi per la qualità dell'acqua. Insomma, la bonifica e il drenaggio voluti dai progressisti coloni israeliani ha portato alla quasi estinzione di un intero ecosistema e della fauna endemica unica del lago, tra la quale spiccava il disco glosso di Hula. «Ironia della sorte - evidenzia Moore - specie come la rana dipinta mangiano le zanzare che portano la malaria». Alla fine in molti in Israele hanno capito i l tragico errore commesso con la "bonifica" dell'area umida di Hula, e proprio da quel disastro ambientale è nata la Society for the Protection of Nature in Israel, un movimento per la rinaturalizzazione della valle di Hula. «Ci sono voluti 40 anni perché le voci dei manifestanti venissero ascoltate - spiega Moore - ma a metà degli anni ‘90, alcune parti della valle di Hula erano state riallagate. Mentre gran parte dell'ecosistema è stato restaurato, non tutte le specie sino ricomparse e si credeva che fosse troppo tardi per la rana dipinta di Hula».Nel 1996 l'International union for the conservation of nature (Iucn) dichiarò estinto il Dioscoglossus nigriventer che diventò il simbolo dell'estinzione delle specie in Israele. Il disco glosso era già molto raro ed elusivo, come spiega Moore du ArkiveNews, «Solo tre rane dipinte di Hula erano state ritrovate. Due di queste erano state raccolte in cattività negli anni ‘40, ma quella più grande aveva mangiato la più piccola, lasciando solo un esemplare della specie». L'unica femmina adulta catturata, che è servita da "specimen", misurava appena 40 mm. La rana dipinta di Hula dipinto era stata ritrovata solo in due località sulla sponda orientale del lago di Huleh e i biologo speravano che fosse sopravvissuta una popolazione nelle paludi della confinante Siria. Invece il disco glosso è rispuntato in Israele a 56 anni dal suo ultimo avvistamento..Undici delle dodici specie di disco glossi conosciute vivono nel bacino del Mediterraneo e questo misterioso anfibio era stato messo nella "top ten" dei più ricercati dalla colossale ricerca planetaria "Lost Frog" avviata nel 2010, proprio per l'importanza globale di questa specie. Come dice Moore, «Era stato perso ma non dimenticato. Ma la storia ha appena avuto una svolta sorprendente». All'inizio di questa settimana, Yoram Malka un gardiaparco della Nature and Parks Authority di Israele stava effettuando un pattugliamento di routine nella Riserva naturale di Hula quando qualcosa ha saltato sotto di lui. Dopo averlo preso al volo e si è accorto di aver fatto una scoperta eccezionale: «Teneva in mano la prima rana dipinta di Hula vista dall'anno in cui Elvis Presley fece la prima apparizione in televisione - dice Moore - Questa riscoperta è la ciliegina sulla torta di quella che è una vittoria importante per la conservazione in Israele: il restauro di un raro ed unico ecosistema. Perché Israele ha dato alla valle di Hula una seconda opportunità di prosperare, la rana di Hula è passata dall'essere un simbolo di estinzione ad essere un simbolo dio resistenza. Sono storie come questa che portano la speranza ad ogni sforzo di conservazione: se diamo la natura una possibilità, può solo sorprenderci».http://www.greenreport.it/

sul Golan....
Incontro Hamas - Fatah, preoccupazione in Israele

Riconoscimento di Israele, rispetto degli impegni internazionali e ripudio del terrorismo. “Se i palestinesi daranno vita a un governo unitario con Hamas e Al-Fatah, dovranno accettare in maniera esplicita e chiara questi punti, altrimenti Israele non li riconoscerà e non avrà con loro nessun dialogo”. Ad affermarlo il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman che guarda con attenzione e preoccupazione agli sviluppi dell’incontro di riconciliazione al Cairo tra Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, e il leader di Hamas Khaled Meshaal.http://www.moked.it/


Sergio Romano, il voto e il calendario ebraico

Nella sua rubrica settimanale di cose ebraiche e israeliane sul Corriere della Sera di ieri Sergio Romano spiegava come mai solamente in Italia viga l'inutile sperpero delle elezioni la domenica e il lunedì mattina, mentre negli altri paesi civili il voto dura solo una giornata. Come si poteva intuire, è tutta colpa degli ebrei. La tornata elettorale di domenica 27 marzo 1994 coincideva, infatti, con la festa ebraica di Pesach, cosicché "il rabbino Toaff e altri esponenti della sua comunità protestarono denunciando la scelta della data". Prontamente il premier Ciampi, livornese come Toaff, "si scusò pubblicamente con il rabbino e preparò un decreto che avrebbe permesso l’apertura dei seggi nella giornata di lunedì". Da allora si è votato in Italia al lunedì per il Parlamento nel 1996, nel 2001, nel 2006, e nel 2008, e numerose altre volte per le Municipali, le Provinciali, le Regionali, e le Europee. Non ci risulta che fosse Pesach o un'altra ricorrenza ebraica. Ma forse Romano conosce il calendario ebraico meglio di noi.Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme, http://www.moked.it/


Eurolega - Maccabi vs Olimpia, una notte di grande basket

Olimpia Milano-Maccabi Tel Aviv atto secondo. A distanza di un mese dalla clamorosa vittoria interna del quintetto meneghino nel match di apertura del gruppo C di Eurolega, la Coppa Campioni del basket, i due team tornano a incontrarsi stasera nella caldissima Nokia Arena di Tel Aviv. Il pronostico è tutto per i padroni di casa capaci, dopo la debacle iniziale, di rifarsi con quattro vittorie consecutive. Per l'Olimpia tira invece aria da ultima spiaggia: lo scarno ruolino di marcia registra finora due successi (incluso quello con il Maccabi) e tre sconfitte. Un altro ko potrebbe quindi rivelarsi letale ai fini della qualificazione alla TOP 16 cui accedono le prime quattro squadre di ogni raggruppamento.Consapevoli entrambi dell'importanza della posta in gioco, i coach di Olimpia e Maccabi predicano massima concentrazione e agonismo. Sergio Scariolo, guida di Milano, cerca di essere fiducioso: “Fuori casa – dice – abbiamo disputato fin qua buone partite anche se con opposti risultati. A Tel Aviv dovremo imporci di giocarne una ottima, senza cali di tensione e con grande controllo dei nervi e del ritmo di gara”. David Blatt, tecnico del Maccabi finalista della passata edizione di Eurolega, confida nel 'fattore Nokia Arena':“L'obiettivo deve essere quello di cancellare la sconfitta di Milano e consolidare il primato in classifica. Sono sicuro che il calore del nostro pubblico potrà darci una mano per portare a compimento l'impresa”.http://www.moked.it/

mercoledì 23 novembre 2011


Dopo la “primavera araba”, l’inverno delle dittature islamiste

Alcuni commenti dalla stampa israeliana
Scrive Moshe Arens (su Ha’aretz): «Il rapporto sullo sviluppo umano nelle società arabe redatto nel 2002 dal Programma Onu per lo Sviluppo Umano affermava che nei paesi arabi esistono “carenze profondamente radicate”. In altre parole, le società arabe sono malate. Secondo quel rapporto, la malattia si riflette nella carenza di “rispetto per le libertà e i diritti umani”, nella condizione della donna araba e nel cattivo stato dell’“acquisizione di conoscenze e del loro effettivo utilizzo”. Il susseguente rapporto del 2003 affermava: “La vera democrazia è assente e ve ne sarebbe un disperato bisogno, il sistema educativo è gravemente arretrato, le scuole producono giovani uomini e donne ignoranti. Per lo più gli intellettuali arabi si rendono conto, anche se lo negano, che molto di ciò che era scritto nell’ultimo Rapporto sullo Sviluppo Umano Arabo è vero”.Quindi, se qualcuno credeva che la cosiddetta Primavera Araba potesse mettere a posto tutto, ebbene è meglio che ci ripensi. Sembra proprio che la Primavera Araba sarà seguita da un Inverno Arabo. A ben vedere, uno sviluppo che era perfettamente prevedibile: gli islamisti stanno per ereditare le mostrine di dittatori.Zine El Abidine Ben Ali in Tunisia, Hosni Mubarak in Egitto e Muammar Gheddafi in Libia erano dittatori corrotti, durati fin troppo a lungo. Avevano represso i movimenti islamici nei loro rispettivi paesi e dunque si trovavano sul versante dei laici, alla loro scellerata maniera. Lo stesso vale per Bashar Assad di Siria, il cui padre Hafez fece ammazzare ventimila persone nella città di Hama, nel 1982, per reprimere una ribellione dei Fratelli Musulmani. Ora il figlio Bashar, non meno spietato, sembra in procinto di seguire le orme di Ben Ali, Mubarak e Gheddafi.Inizialmente le manifestazioni in Tunisia e in Egitto erano guidate da gruppi laici: giovani istruiti, avvezzi ad usare internet, Facebook e Twitter. In Egitto manifestavano spalla a spalla con i membri della comunità cristiano-copta, che costituisce il 10% della popolazione del paese. Com’è naturale, chiedevano che la caduta di Mubarak fosse seguita da elezioni democratiche. In Libia l’eterogeneo schieramento che ha portato al rovesciamento di Gheddafi è stato sostenuto dalle democrazie che compongono la Nato, ed è inimmaginabile che al bagno di sangue che ha sbarazzato il paese del “cane pazzo del Medio Oriente” (come lo chiamava il presidente Ronald Reagan) non facciano seguito delle elezioni democratiche, seppure nelle caotiche condizioni seguite alla caduta di Gheddafi. Ma chi vincerà le elezioni, quando avranno luogo, in Egitto, in Libia e prima o poi in Siria?
Abbiamo già avuto un’anteprima: in Tunisia, il paese che era il più laico e occidentalizzato fra gli stati arabi, le elezioni sono state vinte da Ennahda, il partito islamico, lasciando parecchio indietro i sostenitori di una Tunisia laica. I mass-media occidentali, nel tentativo di dare un volto presentabile a quello che chiaramente è stato un risultato sconfortante, insistono a definire Ennahda un partito “moderatamente islamico”. Ma i fatti sono lì da vedere: la Tunisia sta finendo sotto un governo islamico; e non c’è ragione di aspettarsi un risultato diverso in Egitto, in Libia o in Siria, quando vi si terranno le elezioni. Un’ondata di supremazia islamica, con tutto ciò che questo comporta, sta investendo il mondo arabo. Essa sostituirà le dittature laiche con dittature islamiche.In effetti non avremmo dovuto aspettarci niente di diverso. La demografia ha lavorato sodo in tutti questi anni. Per chi non l’avesse notato, durante i lunghi anni di regime totalitario, negli stati arabi la popolazione musulmana fervente è aumentata ad un ritmo molto più veloce della popolazione laica. Oggi le donne velate sono assai più numerose di quelle disposte a mostrare il viso in pubblico, al punto che non c’è bisogno di aspettare lo spoglio dei voti dopo la giornata elettorale: il risultato delle elezioni nei paesi arabi è sicuro già prima che i voti vengano dati. Gli osservatori possono continuare a illudersi che i partiti islamici che partecipano alle elezioni nei paesi arabi siano “islamici in modo misurato” o “islamisti moderati”, ma i loro capi non sono né misurati né moderati.Chiaramente, aspettarsi che le carenze di fondo che caratterizzano le società arabe – quelle descritte nei rapporti Onu sullo Sviluppo Umano Arabo – vengano corrette sotto il governo di partiti islamici è solo una vana speranza. Semmai è molto più probabile il contrario: prevarrà la shari’a, con tutto ciò che questo comporta.La caduta dei dittatori arabi era inevitabile. Purtroppo, però, altrettanto inevitabile è ciò che farà seguito alla loro caduta. Sembra davvero che sarà un lungo Inverno Arabo.»(Da: Ha’aretz, 22.11.11)
Scrive Alex Fishman (su Yediot Aharonot): «Nel primo importante scontro, in Egitto, fra la giunta militare al potere e la Fratellanza Islamica, l’esercito ha prima abbozzato, poi è capitolato al diktat della corrente islamica per le dimissioni del governo.» Secondo l’editoriale, l’esercito è caduto in una trappola tesa dagli islamisti. «Se a febbraio-marzo Mubarak venne rovesciato dalla classe media egiziana, quelli che oggi si scontrano con la polizia e l’esercito sono gli strati più poveri, spronati dai partiti islamisti. La piazza laica, moderna e progressista non esiste più come significativo soggetto politico, in Egitto. La lotta per l’aspetto del paese viene ora combattuta da due gruppi principali: l’esercito, che rappresenta l’approccio filo-occidentale, e l’approccio islamista conservatore.» Fishman teme che, sull’onda degli ultimi eventi, gli islamisti possano ottenere la maggioranza assoluta alle prossime elezioni parlamentari, e dubita che l’esercito riesca, come preferirebbe, a rimandare le elezioni presidenziali fino al 2013. E conclude: «La possibilità che, alla fine del processo democratico, ne emerga un Egitto laico, democratico, filo-occidentale e fedele agli accordi di pace con Israele, considerati come un interesse nazionale egiziano, stanno rapidamente sfumando.»(Da: Yediot Aharonot, 22.11.11)
http://www.israele.net/


Terra promessa per la moda a caccia di talenti

E' Israele il vivaio dei nuovi creativi: a Tel Aviv la prima fashion week con padrino Roberto Cavalli

ANTONELLA AMAPANE inviata a Tel Aviv
Israele crede nella moda. E all’improvviso il cappotto ricamato oro del rabbino ultraortodosso Ovadia Yosef diventa super trendy; il kibbutz fonte d’ispirazione e Golda Meir un’icona di eleganza.La prima fashion week organizzata a Tel Aviv esalta le sue radici e si lega a doppio filo con l’Italia facendo imbufalire i francesi. Grazie alla nostra ambasciata ha firmato con la Camera Nazionale della Moda una collaborazione che prevede l’arrivo degli stilisti israeliani sulle passerelle milanesi oltre a scambi e stage per i nuovi talenti (lo Shenkar Institute, dove ha studiato anche Alber Elbaz, è una delle scuole più prestigiose al mondo dopo quella di Anversa e la St. Martin School). Poi, come padrino della kermesse ha scelto Roberto Cavalli che con questa terra ha un debito di riconoscenza. «Ci vengo dal ‘74. Tutto è cominciato per via di una fidanzata (ex miss). Mi ha portato fortuna, qui ho trovato i miei collaboratori più validi che ancora oggi lavorano con me. Da Tamara Jones a Victor Belaish. E mi guardo intorno per trovarne altri fra questi giovani molto creativi e con un’ottima conoscenza della sartorialità».Promesse da pescare nel vivaio di emergenti che lo stilista fiorentino ha tenuto d’occhio assistendo ad alcuni show come un semplice spettatore. Assediato, però, come una rock star a ogni passo, tempestato di domande anche sulla sulla sua vita privata. Tre giorni intensi, orchestrati dall’imprenditore Lev Otfir, con 18 défilé alla vecchia stazione turca Tahanà, consumati sotto i tendoni montati sui binari dismessi, 100 giornalisti di settore arrivati da tutto il mondo e un migliaio fra compratori, studenti e celebrity locali. Exploit di un settore fatto di piccole realtà (tutto prodotto nei laboratori locali) che vuol espandersi su altri mercati e ha un giro d’affari di 150 milioni di dollari l’anno.Fra le griffe più interessanti cinque sono da non perdere di vista.Ispirazione ortodossa Doppio ruolo, attrice e stilista per Dorin Bar Or, una rossa tutto pepe che ha debuttato con la linea «Pas Pour Toi», gioco di parole usato per non svelare alle amiche chi ha firmato l’abito che s’indossa. Ispirazione bizzarra: «Il guardaroba del rabbino integralista Ovadia Yosef total black con ricami oro cuciti dal gruppo di donne ortodosse che serve il religioso. Lo trovo il massimo dello chic» Ma non solo: su questo mood s’innesta lo stile Callas d’Egitto, pantaloni cappe e abiti citano lo stile etnico di Um Kultum quando cantava vestita da berbera. «Condito però da quel guizzo mascolino e severo della mia musa, Golda Meir», racconta la stilista che vende i suoi capi a Firenze da Luisa via Roma e vuole un negozio a Milano.Chi sono le personalità in platea? Ad applaudire lo show bon ton di Frankfurt in prima fila c’è un’ultranovantenne corteggiatissima dai flash. E’ Ruth Dayan, prima moglie di Moshe. Spiritosa, racconta che con la moda ha sempre flirtato. Negli Anni ‘60 per il Ministero del lavoro cercava in Medio Oriente il meglio di accessori, abiti e gioielli che poi venivano etichettati con il brand «Mazkit».Profumo di kibbutz Eccentrica (nella sua boutique c’è il manifesto di Rabin) e carissima (nulla sotto i mille euro) Tovale ha vissuto tanti anni nel kibbutz Mishmarot, a nord di Israele. E quella realtà le è rimasta nel cuore. «Non credo nel sexy, le uniformi sono più pratiche e femminili - basta farle con tessuti meravigliosi - nei kibbutz nascevano continuamente straordinarie storie d’amore senza tante civetterie», spiega la creativa anti-velina con la stella di David tatuata sul viso. E pare che abbia ragione a giudicare dal successo che ha fra le donne impegnate.Dal gotico al curvy Nero come il carbone, ossessionato dalle code di pesce che diventano segno caratteristico di frac e abiti sirena, Yaniv Persy è un dark intorcinato che piace alle giovani. Ex collaboratore di Cavalli, Galliano e Elbaz l’inguaribile romantico sogna di sbarcare in Italia. Il black imperversa anche da Yossef, lo stilista più glamour in zona. Ha anche disegnato il packaging di sigarette, gomme da masticare, lattine di Pepsi e ha collaborato con la Fiat. Veste cantanti e attrici con borchie e pelle nera, molto american gothic, ma ha anche un debole per le stampe stile Cavalli. Le sue fan? Magre come acciughe. Le curvy preferiscono Sasson Kedem che, avendo vestito una moglie in carne ha dimestichezza con le forme generose, è capace di ironizzare con ampi tagli Japan, usa tessuti economici da lavare e non stirare che vanno alla grande fra le sessantenni. http://www3.lastampa.it/


Israele: 7 milioni di euro dall' UE per i cardiopatici

L’Unione Europea finanzierà un progetto di ricerca a guida israeliana che punta a fornire ai cardiopatici un dispositivo in grado di monitorare il proprio cuore tramite cellulare. Lo scopo è quello di ridurre il numero delle visite in ospedale, semplificando la vita dei malati. Il progetto durerà quattro anni; l’Ue vi ha investito 7 milioni di euro. Oltre al team israeliano, sono stati coinvolti ricercatori provenienti da quattro Paesi diversi. A guidarli saranno il professor Yuval Shahar, del centro ricerche della Università Ben Gurion, e il professor Adi Carnieli dell’ospedale Rambam di Haifa.http://www.focusmo.it/


GOVERNO: PREMIER ISRAELE NETANYAHU CHIAMA MONTI PER CONGRATULARSI

(ASCA 22 nov) - Roma, - Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha ricevuto oggi una telefonata dal Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.Il Primo Ministro Netanyahu -informa un comunicato di Palazzo Chigi- si e' congratulato con il Presidente Monti per la sua nomina a Capo del Governo italiano e per l'amplissimo sostegno ricevuto dal Parlamento, auspicando di avere presto occasione di un incontro per approfondire ulteriormente le gia' intense relazioni bilaterali.Il Presidente Monti ha ringraziato il Primo Ministro Netanyahu per le sue parole, confermando l'auspicio di potere realizzare quanto prima un incontro. I due Capi di Governo hanno concordato di tenersi in stretto contatto.


Tarte Tatin (cucina francese)

Ingredienti per 4 persone
:7-9 mele golden ,100 gr di zucchero ,150 gr di burro ,Calvados qb ,1 rotolo di pasta brisè ,gelato alla vaniglia qb.Procedimento:Sbucciare e affettare le mele in 4 pezzi.Versare lo zucchero in una padella, aggiungere il burro e disporre le fette di mela.Mettere su fuoco alto per caramellare lo zucchero.Fiammeggiare col calvados.A fuoco spento disporre la pasta brisè sulla padella.Infornare a 200 gradi per 40 minuti.Servire impiattando le fette con una pallina di gelato. http://imenudibenedetta.blogspot.com/


Poteri forti e complotti

È degno di attenzione il segnale d’allarme lanciato da Tobia Zevi, su questa newsletter, lo scorso 15 novembre, a proposito di una sgradevole ‘gaffe’ pronunciata dal Presidente di una squadra di calcio (per la quale sono state però presentate opportune scuse), che ha fatto riferimento, giorni fa – nel generale quadro della crisi economica mondiale al pericolo di insidiose trappole tese da furbi e spregiudicati avvocati ebrei, ai danni di sprovveduti clienti. Esiste il rischio di una sorta di deriva ‘complottista’ che, dalla generica denuncia dei condizionamenti esercitati dai grandi potentati economici e finanziari, man mano scivoli fino a puntare il dito, come tante altre volte nella storia, contro gli ebrei, da additare alle masse come i veri responsabili di tutti i problemi?È un dato di fatto, com’è noto, che la difficile situazione economica ha scatenato, in tutto il mondo, un vasto movimento di protesta, volto a esprimere la contrarietà di una presunta, larghissima maggioranza della popolazione (il “99 %”) contro il presunto prepotere di una piccolissima minoranza di cd. “poteri forti”: termine alquanto generico e approssimativo, con cui si vuole principalmente indicare, a quanto pare, il grosso capitale, e, soprattutto, le banche, tanto pubbliche quanto private.Per quanto riguarda, in particolare, l’Italia, il malumore contro queste forze occulte ha trovato un’ulteriore, propizia occasione per esprimersi nella recente formazione del nuovo governo, in cui (o dietro di cui) molti, a destra come a sinistra (la destra più populista e la sinistra più radicale) hanno voluto vedere la “longa manus” di potenti banchieri, spregiudicati finanzieri, avidi plutocrati. I quali, come sempre, non si vedono, ma “ci sono”.Anche se non si parla (ancora) di un “complotto plutocratico”, pare, insomma, che molti ci pensino. E non sorprende, in questo contesto, che, in almeno un paio di occasioni, autorevoli politici abbiano fatto riferimento a uno specifico ruolo giocato, in tali vicende, dalla massoneria (la quale, quantunque ‘decaduta’, è sempre andata a braccetto, nell’immaginario popolare, con la plutocrazia).Stiamo dunque tornando ai tempi dei “complotti demo-masso-giudo-pluto”? (Anche stavolta, fra l’altro, a tramare contro di noi ci sarebbero delle potenze straniere, con la Francia e la Germania al posto della “perfida Albione”). E anche gli ebrei, per caso, fanno parte del ‘complotto’?Al momento, per fortuna, tale idea non pare consolidarsi e, se pur circola, talvolta, qualche parola a vanvera, non fa proseliti, né viene poi consapevolmente rivendicata o ribadita. Ma esiste o no il pericolo che, un domani, la teoria del ‘complotto’ cresca e si allarghi, fino a tornare ai tristi stereotipi dei tempi andati, e a completare, con l’inserimento degli ebrei (ricchi ebrei, banchieri ebrei, avvocati ebrei…), il “quadro di famiglia” degli oscuri “complottisti”?Al riguardo, ci può essere una risposta ottimistica e una pessimistica.L’ottimista dice: no, non c’è pericolo, la democrazia italiana è solida e matura, ci si può permettere di parlare di complotti dei “poteri forti” senza arrivare, come in passato, a tirare in ballo gli ebrei.Il pessimista dice: attenzione, si tratta di un piano inclinato, il pericolo c’è.Personalmente, sono indeciso tra le due opzioni. Ma, nel dubbio, preferirei che di ‘complotti’ e di “poteri forti”, in ogni caso, non si parlasse mai, con o senza ebrei. Francesco Lucrezi. http://www.moked.it/


"Rabbino" in diretta televisiva, la Gialappa's Band si scusa

Oltre un ventennio di sketch rovinati da una battuta di pessimo gusto. Nel corso di Mai Dire Grande Fratello, programma televisivo che prende di mira gli inquilini della casa più mediatica d’Italia, la Gialappa’s Band – noto trio satirico del piccolo schermo – ha utilizzato il termine “rabbino” per biasimare la tirchieria di uno dei concorrenti. Uno scivolone, una amara defaillance che ha suscitato la reazione del consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Vittorio Pavoncello, autore di un duro comunicato in cui si legge che “d’ora in poi non avremo più alcuna tolleranza nei riguardi di gente che continua imperterrita a usare pregiudizi volgari e irreali nei confronti degli ebrei”. Particolarmente grave, ha sottolineato il consigliere UCEI, il fatto che l’episodio sia avvenuto nel corso di una trasmissione molto seguita dai giovani amplificando così un luogo comune che tante drammatiche conseguenze ha avuto nella storia. Alla Gialappa’s Band, ha affermato Pavoncello, “oltre alla nostra esaurita pazienza va tutta la nostra disistima e un invito a un approfondimento sul piano culturale”. Immediata, nella serata di ieri, la replica del terzetto. “Hanno assolutamente ragione e per questo chiediamo scusa” ha ammesso Marco Santin includendo nelle scuse anche gli altri due 'gialappini' Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto. “Abbiamo usato un luogo comune ed è una cosa che facciamo raramente. Ovviamente sappiamo benissimo cosa sia un rabbino e per questo siamo ancora più avviliti”.http://www.moked.it/


Roberto Cavalli conquista il pubblico israeliano


La settimana della moda di Tel Aviv si è aperta con la sfilata di Roberto Cavalli, la più attesa di tutto l’evento.Cavalli ha presentato la collezione donna primavera/estate 2012: Oro, piume e motivi leopardati che hanno conquistato il pubblico israeliano.
Video: http://www.mosaico-cem.it/media/roberto-cavalli-conquista-il-pubblico-israeliano

Il Marocco al voto: anche un'ebrea in corsa per il nuovo Parlamento

"Non voglio essere trattata da ebrea. Sono innanzitutto una cittadina marocchina" ha dichiarato Maggie Cacoun, candidata per il Partito Sociale di Centro
Il prossimo 25 novembre in Marocco si svolgeranno le prime elezioni dopo l’approvazione della riforma della Costituzione voluta da re Mohammed VI. Saranno anche le prime elezioni in cui quasi il 60% dei candidati ha un grado d’istruzione di livello universitario. Fra questi, candidata alla conquista di un seggio c’è anche Maggie Cacoun, ebrea marocchina che la stampa locale dà come favorita per un seggio alla camera bassa di Marrakesh.La Cacoun, 58 anni, candidata per il partito Sociale di Centro (Al-Wast Al-Aghtama’i), ha dichiarato di essersi candidata a queste elezioni “per sostenere la nuova Costituzione che dà alla donna il giusto ruolo in politica, in modo che tutti, giovani e anziani, uomini e donne, possano costruire insieme il Marocco del futuro”.Maggie Cacoun lavora a Marrakesh come agente immobiliare ed è alla sua seconda campagna elettorale, dopo quella (persa) del 2007. Nel corso di un’intervista all’agenzia ”Map”, ha osservato che «oggi i giovani sono più attenti ai messaggi elettorali e sono più maturi per affrontare il voto. La nostra speranza è che ci sia una vasta partecipazione al voto e che si diffonda lo spirito di cittadinanza attiva nel paese».Durante la campagna elettorale la Cacoun ha enfatizzato la sua lealtà al Marocco sottolinenando di non voler essere trattata come ebrea: “Sono innanzitutto una cittadina marocchina, fedele al paese. Non ho chiesto l’autorizzazione della comunità ebraica per candidarmi. La sola persona con cui mi sono consultata è stato mio marito che mi ha dato la sua benedizione”.Il segretario generale del partito ha fatto notare che la candidatura della Cacoun rappresenta un’apertura verso gli ebrei in quanto elemento fra gli altri dell’identità marocchina.http://www.mosaico-cem.it/



Video, The Israeli Academy for Leadership,
http://einprat.org/en_bogrim.php


Scontenti ma contenti

Un'onesta confessione: il cottage – il formaggio bianco-acidulo-granuloso che si vende ora a dieci shekel per due barattoli – a me non piace (a mia moglie sí). Quando quest'estate è iniziato il boicottaggio del cottage, la scelta del simbolo focale della protesta dei consumatori contro il carovita in Israele mi ha lasciato alquanto indifferente, mentre per centinaia di migliaia di israeliani la rinuncia al barattolino dall'algido contenuto certo segnalava un ostentato sacrificio personale destinato a stimolare un radicale intervento governativo di ristrutturazione dei prezzi e dei mercati.Col passaggio dal cottage alle tendopoli, il malcontento ha assunto una dimensione più imponente. È importante valutare non solo le cause e le conseguenze, ma anche la forza e la debolezza di una protesta che, almeno in queste proporzioni, non si era mai vista prima in Israele. I fatti sono ben noti ai più, ma anche per evitare pericolosi equivoci, vale la pena di fare dei confronti fra la società israeliana e quella di altri paesi.La prima analogia che molti in occidente hanno intravisto fra la protesta civile in Israele e la cosiddetta Primavera Araba – in apparenza una sommossa volta a rimuovere vecchi regimi dittatoriali e a promuovere la democrazia nei paesi del Medio Oriente – evidentemente non calza. Israele è già una democrazia. Semmai vanno seguiti con cautela gli sviluppi nei paesi vicini, nei quali diverse dittature laiche potrebbero essere sostituite da regimi crescentemente islamici.La seconda analogia che non funziona, questa volta con i paesi occidentali, è quella della crisi generale. In realtà, la società isaeliana è stata sorprendentemente meno danneggiata dalla crisi finanziaria globale iniziata nel 2008. Israele è salito al 15° posto al mondo su oltre 170 paesi nell'indice di sviluppo umano che misura il livello di scolarizzazione, di longevità (quindi di salute) e di reddito. Il tasso di disoccupazione in Israele, poco oltre il 5% (e ricordiamoci che qui si ama farsi sostituire dai lavoratori stranieri nelle mansioni più dure), contrasta con l'8,6% in Italia, oltre il 9% negli Stati Uniti, e quasi il 20% in Spagna. La borsa valori di Tel Aviv – che tocca direttamente solo una minoranza dei cittadini ma è un interessante indice della psicologia collettiva – è tra quelle che negli ultimi cinque anni sono salite di più, sono state meno danneggiate dalla caduta del 2008-2009, e si sono riprese più rapidamente dopo la recessione. Il visibile calo degli ultimi mesi è comune a molti altri paesi. Lo shekel è rimasto forte, semmai troppo, le banche sono state giudicate solide. Il capo della Banca Centrale Stanley Fischer si è guadagnato il titolo di miglior Governatore dell'anno grazie alla sua ferma e cauta conduzione dell'economia.La terza analogia problematica riguarda la diffusione della povertà e la grande diseguaglianza nella distribuzione dei redditi in Israele. La povertà di cui si parla è un indice relativo e non assoluto, e quindi ha la paradossale prerogativa di aumentare quando il tenore di vita migliora, e di diminuire invece quando i redditi in realtà scendono. La povertà in Israele si misura a partire da un reddito medio per capite di oltre 20.000 dollari all'anno, non di 4 o 5, o al massimo 10 dollari al giorno come in molti paesi arabi. Ma il fatto decisivo è che in Israele si lavora poco, e i poveri in gran parte appartengono alle famiglie dove non si lavora. Nelle famiglie di ebrei haredím, solamente circa il 40% degli uomini, e nelle famiglie musulmane, meno del 30% delle donne fanno parte della forza di lavoro. Chi legge con preoccupazione i dati statistici sulla povertà in Israele non si dimentichi che si tratta di una povertà concentrata per scelta propria per lo più in determinati settori culturali, e peraltro alleviata da una fitta rete di esenzioni e sussidi somministrati dallo stato o da altri enti pubblici e privati.Il quarto aspetto – forse il più sorprendente di tutti – è il persistente ottimismo degli israeliani. In un recente sondaggio mondiale sul grado di soddisfazione nella vita, Israele si classifica all'ottavo posto, alla pari con la Svizzera, dietro i paesi scandinavi, ma ben davanti alla maggiornaza dei paesi occidentali (l'Italia è al 40° posto). E la natalità in Israele – un altro indice di ottimismo – è in aumento, anche fra i secolari. Tutti scontenti, dunque, ma alla fin fine ancora soddisfatti – anche viste le alternative.Israele ha anche reagito alla protesta in un modo che non si è quasi visto in altri paesi: ha nominato una commissione di esperti, presieduta dal Prof. Manuel Trachtenberg – commissione, è vero, governativa ma altamente professionale, che ha proposto una batteria di riforme, dal livello personale dei singoli al livello più generale delle regole dell'amministrazione dell'economia e della distribuzione dei profitti. Le riforme suggerite equivalgono a un vero nuovo contratto sociale in cui a tutti si promettono migliorie nel tenore di vita, nei servizi pubblici e nell'accesso all'alloggio, ma si chiede anche una partecipazione più diretta alla formazione del reddito nazionale. E qui sta il problema.Il governo Netanyahu ha approvato in linea di massima il documento Trachtenberg, ma l'approvazione finale dipende dalla Knesset, il che significa interessi di partito. Il paradosso tragico della democrazia rappresentativa è che gli interessi dei diversi settori finiscono col prevalere sull'interesse nazionale che indubbiamente vorrebbe una migliore soddisfacimento delle necessità essenziali della vita e una migliore giustizia distributiva. Ma questo andrebbe a spese di quelle esenzioni e di quei privilegi che sono parte integrante del panorama politico e sociale israeliano. Su questo terreno, i capi della protesta – quasi tutti giovani che per la prima volta si affaccciano sulla scena pubblica – non sono riusciti fin'ora a comunicare chiaramente un ordine del giorno compatto e realizzabile. Gli interessi sono molti e diversi, ed è facile cadere nella demagogia o addirittura nelle frange dell'anarchismo.Senza dubbio il fatto positivo di quest'estate è stato la scossa al sistema esistente. Ma alla fine della giornata, la protesta può essere incanalata solamente attraverso le regole della democrazia. Solo in occasione dell'elezione della prossima Knesset, che si avvicina rapidamente, potremo capire se la protesta del cottage e delle tendopoli avrà creato le basi per una vera riforma del sistema sociale in Israele.Sergio Della Pergola, da kolha-italkim n. 49




Video su Israele: http://israelinsidethemovie.com/

martedì 22 novembre 2011

fiume Giordano

Voci a confronto

La questione dell’atomica iraniana è di nuovo all’ordine del giorno, dopo il rapporto dell’agenzia atomica internazionale che ha certificato che gli ayatollah sono vicinissimi alla costruzione della Bomba. Da un lato vi sono i soliti segni di inerzia della comunità internazionale (Fabbri sul Giornale), mentre l’Iran accentra la sua guida politica su Khameney (Foggy Bottom sul Foglio). I russi, grandi protettori e fornitori militari di Iran e Siria, rifiutano il rapporto perché “politico”, francesi e tedeschi respingono ogni ipotesi di azione militare, l’Europa rimanda le sanzioni (Brogi su Avvenire) mentre la Gran Bretagna vi si prepara e forse anche gli Stati Uniti (Gaggi sul Corriere, Pioli sul Giorno). A Israele e in particolare al Mossad è stata attribuita dalla stampa internazionale, a partire da “Time”, che però non è una fonte specialmente credibile sul Medio Oriente, la responsabilità dell’esplosione che l’altro giorno ha devastato una base di pasdaran, uccidendo il generale che sovraintendeva alla preparazione dei missili balistici intercontinentali (Olimpio sul Corriere, Randjbar-Daemi su Europa Ranieri sul Foglio). Nel frattempo il dibattito su un’azione militare israeliana contro l’Iran si è acceso (si veda per esempio l’intervento di Dan Segre sul Giornale, molto fermamente contrario, Panella su Libero, Scuto su Repubblica).In Siria continua la repressione, ci sono stati ancore altri 30 morti (redazione del Giornale) fra cui un ragazzino che si era rifiutato di sfilare per Assad (Muglia sul Corriere), il re di Giordania ha invitato Assad a lasciare il potere e il regime ha mandato il solito gruppo di teppisti ad assaltare l’ambasciata giordana (C. Zec. sul Corriere). Ma Il manifesto, di solito così tenero nei confronti di tutti i rivoltosi al mondo, ospita con britannico aplomb senza commenti le opinioni del ministro degli esteri siriano che assicura “non andrà come in Libia” e spiega “l’aggressione” subita dalla Siria con la sua “ferma alleanza” con l’Iran.Fra le altre notizie, il Foglio informa su una nuova legge proposta dal governo israeliano per limitare a una certa cifra la possibilità delle Ong politiche (“cavalli di Troia”) di ricevere finanziamenti di governi stranieri, Il manifesto racconta l’ennesima provocazione di estremisti e palestinesi, che oggi sono intenzionati a invadere gli autobus diretti agli insediamenti israeliani in Giudea e Samaria (ma naturalmente non accetterebbero che gli israeliani andassero nei villaggi e città palestinesi autogovernati, dov’è proibito loro l’ingresso).Ugo Volli, http://moked.it/


Film israeliani alla rassegna di cinema mediterraneo MedFilm Festival

Unico film festival italiano specializzato nella diffusione del cinema mediterraneo ed europeo, il MedFilm Festival 2011 presenta anche quest’anno in concorso una bella selezione di lungometraggi, corti e documentari israeliani.Da segnalare in particolare il film in concorso “Ahoti HaYafah (My Lovely Sister) di Marco Carmel, che sarà proiettato mercoledì 23 alle ore 16 e giovedì 24 alle ore 20:30, alla presenza del regista.Scheda del film: http://www.medfilmfestival.org/medfilm2011/it/film/lovelysister.php

Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=YG3CaFz9lno

Calendario completo:

Fino al 27 novembre Roma, Casa del Cinema, Largo Marcello Mastroianni 1