martedì 28 maggio 2013



Care amiche e cari amici, l'estate è alle porte (anche se con il freddo di questi giorni proprio non si direbbe) e, come è ormai consuetudine, il blog si prende una lunga pausa di riposo. Ci rivedremo a settembre. Auguro a tutti gli amici del blog un periodo di serenità     Chicca

LEGGETE GLI ULTIMI ARTICOLI CHE HO PUBBLICATO

I nemici che salvano la vita

Una bambina siriana di 4 anni, vittima di gravi problemi cardiaci, è stata strappata alla morte con un delicato (e fortunato) intervento chirurgico realizzato in un paese nemico, precisamente al Wolfson Medical Center di Tel Aviv, Israele.

bambina salvata nel paese nemico 2
INTERVENTO SALVAVITA – La piccola, che fino a poco fa aveva difficoltà perfino a camminare o parlare è ricoverata, ora convalescente, in un reparto insieme a bambini provienienti da Cisgiordania, Striscia di Gaza, Sudan, Romania, Cina e Israele. “Sarebbe sicuramente morta se non fosse arrivata qui”, ha spiegato Ilan Cohe, uno dei medici che ha curato la paziente. “Molto pazienti – ha aggiunto – arrivano da paesi nemici e vedono gli Israeliani come demoni”. “Questa è la prima volta che li vedono senza divisa e credo sia una bella sorpresa”. Intervento e cura sulla bambina siriana sono frutto del lavoro dell’organizzazione no profit israeliana “Save a Child’s Heart”, fondata da Ami Cohen e che dal 1992 ad oggi ha contribuito a curare 3.200 piccoli pazienti provenienti da 45 paesi. Anche con un po’ di rammarico: “Abbiamo una capacità limitata e non siamo in grado di curare tutti i milioni di bambini che avrebbero bisogno di aiuto”.IDENTITA’ SEGRETA – Il viaggio della bambina di 4 anni dal territorio martoriato dalla guerra civile tra le truppe del presidente Bashar al Assad e ribelli anti-regime è stato lungo e pericoloso. Madre e figlia hanno raggiunto il territorio di Israele attraverso un paese terzo e la loro identità non è stata svelata per ragioni di sicurezza. La donna non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. La bambina è stata operata ad uno dei ventricoli cardiaci. Ora cammina liberamente per i corridoi dell’ospedale. E gioca con i bambini di diversa nazionalità. Lontana da povertà, bombe e paura. Almeno per un po’.http://www.giornalettismo.com/(Credit Photo: Nbcnews.com / Jim Hollander / EPA)

SUGO AL FORNO
Ingredienti  per 4 persone:4 pomodori  6 cipolle rosse 2 carote olio sale timo vino bianco 250 gr di pappardelle all'uovo.ProcedimentoTagliare a dadini pomodori, cipolle e carote e trasferire tutto insieme in una teglia da forno.condire con olio, sale e timo.Aggiungere anche circa mezzo litro di vino e cuocere per 3 ore in forno a 170 gradi.Lessare la pasta in acqua bollente salata, poi scolarla e trasferirla direttamente nella teglia con il sugo.Mescolare ed impiattare.http://imenudibenedetta.blogspot.com/

Torta con Crema al Limone (senza latticini)

Ingredienti per 4 persone:per la frolla 200 gr di farina 100 gr di fecola 120 gr di zucchero 10 gr di lievito 2 uova 100 ml di olio di semi 100 ml di latte di mandorle scorza di mezzo limone. per la crema pasticcera al limone 70 gr di zucchero 1 uovo succo di un limone scorza di mezzo limone 25 gr di fecola 200 ml di latte di mandorle 2 cucchiai di marmellata di limone. per completare zucchero a velo
Procedimento Mescolare in una ciotola la farina con fecola, zucchero e lievito.Unire poi le uova e iniziare ad impastare.Aggiungere poi olio di semi, latte di mandorle e scorza di limone e amalgamare bene.Stendere metà di questo impasto in una tortiera imburrata e infarinata.Per la crema, in un pentolino fuori dal fuoco mescolare l'uovo con lo zucchero, il succo e la scorza di limone.Stemperare la fecola con un po' di latte di mandorle, poi unirla nel pentolino assieme al resto del latte di mandorle e mescolare.Trasferire la crema sul fuoco mescolando per farla raddensare.Mettere la crema a raffreddare in una ciotola e unire la marmellata.Farcire la torta stendendo uno strato di crema, poi ricoprire tutto con il resto della frolla.Cuocere in forno a 170 gradi per 50 minuti circa.http://imenudibenedetta.blogspot.com/

Israele: non abbiamo stretto alcun accordo con la Russia per gli S-300

С-300 зенитно-ракетный комплекс российская армия россия армия Оружие России


Foto: RIA Novosti
I mezzi d’informazione israeliani in contatto con fonti governative confutano le notizie diffuse dal britannico “The Sunday Times” secondo le quali sarebbero stati annullate le consegne di sistemi missilistici S-300 alla Siria.Il The Sunday Times, in contatto con una fonte fra la gerarchia russa, aveva già annunciato che Mosca si era rifiutata di concludere la vendita degli S-300 in Siria per timore che le armi possano finire nelle mani dei terroristi, accordo che sarebbe stato concluso nell’ultimo incontro fra il presidente Putin e il primo ministro israeliano Netnayahu.Un esponente del governo israeliano ha annunciato che “Non è stato concluso alcun accordo fra Putin e Netanyahu, è un’altra fantasia. I russi utilizzeranno questo contratto come moneta di scambio contro di noi”.http://italian.ruvr.ru/

Fonti, spari da Libano verso Israele

Un razzo sarebbe stato lanciato dal Libano meridionale in direzione di Israele oggi, secondo quanto hanno detto residenti in Libano e fonti di sicurezza, ma non è chiaro dove sia caduto e da Israele non è giunta notizia di danni.L'esercito israeliano sta investigando sulle testimonianze di cittadini di Metula che hanno udito lo scoppio. Una fonte militare ha detto che molto probabilmente l'esplosione sarebbe stata causata da un colpo di mortaio.http://www.ticinonews.ch

Il matrimonio ultraortodosso con 25 mila invitati
Una delle fasi del matrimonio nella comunità ultraortodossa di Gerusalemme (foto di Ronen Zvulun / Reuters)
Una delle fasi del matrimonio nella comunità ultraortodossa di Gerusalemme (foto di Ronen Zvulun / Reuters)
E’ stato uno dei matrimoni “più grandi e affollati” che Gerusalemme ricordi. Circa 25 mila ebrei ultraortodossi hanno preso parte alla cerimonia nuziale, questa settimana, del rabbino Shalom Rokeach, 18 anni – figlio del rabbino Tissachar Dov Rokeach – e Hannah Batya Penet, 19. Entrambi fanno parte di una delle più grandi dinastie d’Israele, quella dei Belz (hassidici). Il nome, Belz, è stato preso dalla città omonima in Ucraina, a pochi chilometri dal confine con la Polonia.La celebrazione è finita verso le 4 del mattino ed è stata gestita con “rigore militare”, raccontano alcuni degli ospiti. Soltanto gli uomini hanno usato qualcosa come un milione di bicchieri di plastica e per gestire l’enorme flusso di persone gli organizzatori dell’evento hanno mandato tra la folla individui con megafono per dare le disposizioni. In contemporanea alcuni maxi-schermi hanno trasmesso in diretta il matrimonio. Come da tradizione, uomini e donne festeggiano in luoghi separati. In questo caso le ospiti hanno seguito l’evento a due chilometri di distanza dagli uomini. (l.b.)
Ecco alcune delle immagini dell’evento scattate da Ronen Zvulun per l’agenzia Reuters.
 http://falafelcafe.wordpress.com/2013/05/25/fotoreportage-il-matrimonio-ultraortodosso-con-25-mila-invitati/

Voci a confronto
Tornano le manifestazioni di odio razziale e antisemita nella curva della Lazio. Nel derby capitolino che ha assegnato la Coppa Italia ai biancocelesti è infatti comparso lo striscione “La storia è sempre quella, sul petto vuoi una stella” con chiaro riferimento alla Stella di Davide. Uno dei tanti episodi squalificanti di questa giornata di ‘sport’ caratterizzata da vari incidenti e persino dal lancio di sassi contro il pullman della Roma (Gazzetta dello sport e Messaggero, tra gli altri).In Francia intanto, mentre al Festival di Cannes vince un film sull’amore tra due donne, decine di migliaia di persone in piazza contro le unioni omosessuali. Una nuova prova di forza dei movimenti conservatori vissuta sul filo della tensione con invasioni e tafferugli. Frigide Barjot, leader della protesta, alza però bandiera bianca: “Ormai la battaglia è persa” (Repubblica). A Roma, nella chiesa valdese, prima benedizione di una coppia gay (Repubblica Roma).Terrorismo: dopo i drammatici fatti di Londra e Parigi cresce l’inquietudine. Tahar Ben Jelloun, in un testo pubblicato su Repubblica, racconta i jihadisti “di casa nostra” che spaventano l’Occidente. “Folli, solitari e imprevedibili”, scrive l’intellettuale.In Medio Oriente si allarga il contagio siriano con il lancio, a Beirut, di alcuni razzi su postazioni di Hezbollah. Un’azione di cui nessuno rivendica la paternità, come riporta Aldo Baquis sulla Stampa, ma che sembra a tutti un chiaro messaggio politico.A margine del Forum economico mondiale svoltosi in Giordania il capo di Stato israeliano Shimon Peres ha invitato a una ripresa urgente del processo di pace. “Non bisogna sprecare il tempo – ha affermato – perché la pace tra israeliani e palestinesi è una possibilità reale” (Tempo).(27 maggio 2013),http://moked.it/blog

Tea for two – La mia Paperopoli
Ho perso il numero 3000 di Topolino. Non riesco ad accettare la perdita. Ho rimandato l’acquisto fino all’ultimo per provare il brivido ed eccomi qui: con un pugno di mosche. Avevo sottovalutato il rapporto intessuto con paperi e topi dal lontano 1992, l’anno, oltre che di Tangentopoli, del mio primo abbonamento a Topolino. Un abbonamento sospetto, ammettiamolo, dal momento che mi beavo nella mia analfabetizzazione di duenne. Mentre epifanizzavo il mancato numero 3000 da aggiungere alla mia sempre più povera collezione, ho cominciato a divagare: “Quanto vorrei un legame ebraico con i fumetti di Topolino, anelo qualche ascendenza jewish da anni, ma niente. Nulla”. Troppe insoddisfazioni targate Disney per un giorno solo, ho deciso: mi creo riferimenti personali. Primo passo: decidere se dedicarmi ai topi o ai paperi, ovviamente propendo per i piedi palmati, dato che la pedanteria del topo con i calzoni rossi mi infastidisce non poco. Secondo passo: ricoprire i personaggi di una patina ebraica. Giungo allora alla conclusione che Zio Paperone era un povero ebreo russo che parte in America in cerca di fortuna, Nonna Papera è la classica Yiddish Mame infaticabile che invita tutta la famiglia ai sedarim di Pesach e affini e che la sua zuppa campagnola non è altro se non gefilte fish (e la torta di mele sono latkes). Qui, Quo, Qua? Altro che Giovani Marmotte, quelli vanno ai campeggi del Bene Akiva, o forse dell’Hashomer… Il Gran Mogol è il madrich. Paperoga è lo scemo dello shtetl, inconsapevolmente geniale. Ovviamente Paperino e Paperina si sono conosciuti al congresso dell’Ugei dove lui si era candidato, perdendo contro lo sfacciatamente fortunato Gastone (chi non ha mai incontrato un Gastone alzi la mano). Certo è che Paperina aspetta da anni un anello e un bel matrimonio al tempio ma Paperino temporeggia. Per non parlare di Brigitta che ha una pressione da nozze che non ti dico. Archimede poi si è laureato al Technion, mentre Pico De Paperis è un esperto di Cabalah. Ma forse è meglio smettere, o finirò per paperizzare tutti, tzè.Rachel Silvera, studentessa,http://moked.it/blog/

Oltremare – Quarto: l’ombra del semaforo
“Bevi molta acqua”, ammonimento che dai primi giorni in Israele ho sentito di continuo – persino strano che non sia stato incluso nei Comandamenti, o perlomeno in una delle molteplici liste di regole e indicazioni all’uso della vita e della Terra d’Israele che certo non ci mancano. Tant’è. Noi donne comunque ci abituiamo presto alla scelta della borsetta in base alla capienza: mezzo litro almeno d’acqua ci deve stare, sì, meglio anche per la sera. Gli uomini non so, si regolano diversamente oppure per machismo rischiano ogni giorno la disidratazione.Quello che invece nessuno mi ha insegnato, ma ho prontamente imparato per imitazione o meglio per osmosi, è il trucco del semaforo. Nell’attraversare di giorno una qualsiasi strada, specie se a più corsie, molto probabilmente la maggior parte del percorso è in pieno sole. Che in Israele significa, per molti mesi: 30/35 gradi centigradi calcolati all’ombra, più i 10/15 di differenza al sole, più l’effetto riscaldante dell’asfalto, più i gas di scarico (caldi anche quelli) delle automobili in moto e di quelle ferme al semaforo. Non oso tentare una somma. Dunque, poter stare anche parzialmente all’ombra mentre si aspettano lunghi secondi di passaggio dal rosso al verde, ha il suo senso. Anche solo con la testa, che come si impara qui traspira la maggior parte dell’acqua che il corpo perde durante il giorno. Ecco allora che l’ombra sottile del semaforo, di un palo della luce, o (magari!) di un cartellone pubblicitario, si trasformano in microscopiche oasi di riparo temporaneo dalla canicola estiva.Per lo stesso principio, in Israele si vedono spesso persone che aspettano l’autobus non alla fermata, ma dietro o di lato, formando brevi file compatte e ordinate che non seguono l’ordine di arrivo o l’età, ma quel po’ di ombra squadrata proiettata dalla fermata stessa. E mi sembrano bambini che vogliono fare uno scherzo alla maestra e si acquattano dietro a un muretto per poi uscire tutti insieme “Cu-Cù”! Invece chi arriva è l’autobus, e tutti salgono accalcandosi per pagare il biglietto all’autista, e godersi l’escursione termica di venti gradi in meno, dall’estate bollente all’aria condizionata che gela il sudore e il cervello in ugual misura.Daniela Fubini, Tel Aviv,http://moked.it/blog/ (27 maggio 2013)

Qui Bologna – Inaugurato il Parco Rabin
“Un’iniziativa commovente”. Così la figlia di Yitzhak Rabin, Daliah, nel messaggio letto dalla coordinatrice bolognese di Sinistra per Israele Silvia Cuttin in occasione della cerimonia di intitolazione di un giardino alla memoria del padre, indimenticato statista israeliano e Premio Nobel per la pace assassinato da un fanatico estremista nel 1995. A raccogliersi attorno alla targa che ne ricorda l’impegno per il processo di pace in Medio Oriente, a popolare l’area verde del quartiere, sono centinaia di abitanti di Navile e con loro numerosi rappresentanti istituzionali e della società civile. Da Milano, insieme al segretario nazionale di Sinistra per Israele Emanuele Fiano e ad altri esponenti del gruppo tra cui Giorgio Albertini, arrivano anche i ragazzi dell’Hashomer Hatzair – una settantina in tutta. Folta la rappresentanza della Comunità ebraica felsinea che proprio nelle scorse ha rinnovato il suo assetto consiliare. Insieme a Cuttin intervengono l’ambasciatore dello Stato di Israele a Roma Naor Gilon, stretto collaboratore di Rabin all’inizio della sua carriera diplomatica, il sindaco Virginio Merola e il presidente del quartiere Daniele Ara. Gli ospiti ricordano le finalità dell’iniziativa – insegnamento alla tolleranza, al rispetto reciproco e al rifiuto della violenza e del fanatismo – e al contempo tracciano l’orizzonte di sfide e progettualità concrete per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema mediorientale assunte dal movimento Sinistra per Israele. La piantumazione di un melograno, simbolo di pace, dà infine il senso tangibile del rapporto di amicizia e collaborazione tra i due paesi. A lanciare un ponte sono idealmente le parole della stessa Dalia Rabin. “A novembre – ricorda – ricorrerà il 18esimo anniversario dell’assassinio di mio padre. Diciotto anni sono quasi una generazione, un fuggevole momento della storia. Da quella terribile notte ho operato con risolutezza per proseguire la sua missione e per garantire che il popolo di Israele non debba mai più far fronte a questo trauma. L’inaugurazione di un Parco Rabin a Bologna è un momento che vivo come un grande abbraccio virtuale. Non ci conosciamo direttamente ma siamo comunque accomunati dagli stessi ideali e dagli stessi valori. Sapere di avere tanti amici sparsi in tutto il mondo dà, a chi si ispira alla figura di Yizhak Rabin, la forza e il coraggio necessari per il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo posti”.http://moked.it/blog a.s – twitter @asmulevichmoked(27 maggio 2013)

Tel Aviv, l'altra Silicon Valley 

«In Israele ci sono troppe buone idee: il problema è capire quali sono utili», quelle cioè che servono alla gente e al mercato e fanno guadagnare. A dispetto dei suoi 28 anni, Yoav Oz di Star-Tau, fisico da Navy Seals israeliani con i quali ha effettivamente prestato servizio di leva, insegna a chi ha quelle idee a farne un business. A trasformare un'intuizione in un'impresa.Delle 20 domande di ammissione che ogni giorno riceve da quando ha aperto i battenti cinque mesi fa, Star-Tau ha selezionato 32 idee meritevoli di diventare una start-up. Questo stesso centro di educazione all'impresa creato da un gruppo di studenti all'ombra della Tau, l'Università di Tel Aviv, è una nuova impresa. La Tau aveva dato loro 1.500 dollari e oggi muovono un capitale da un milione.Quando trova il suo terreno naturale, una start-up è un cromosoma culturale ed economico in continua mutazione. Secondo lo start-up Ecosystem Report 2012 nessun luogo al mondo dopo la Silicon Valley gli è più congeniale di Tel Aviv. Seguono Los Angeles, Seattle, New York, Boston e Londra. Per essere precisi, più di Tel Aviv, il quartiere Nord orientale di Ramat Hahayal. L'universo israeliano dell'hi-tech e dei media digitali lo ha sviluppato in questo quindicennio semplicemente perché nel folle mercato immobiliare della città, i prezzi erano i più bassi. E per la vicinanza all'Università: della fenomenale impresa israeliana delle start-up, i 57 college e le otto università del Paese sono un approdo fondamentale.È più complesso spiegare perché in Israele è accaduto tutto questo. Perché in un Paese di 7,8 milioni di abitanti, con qualche serio problema geopolitico alle porte, operino 5mila start-up: alcune muoiono, molte diventano imprese consolidate, altre sono acquistate da stranieri. «Dopo 24 mesi una start-up deve incominciare a prendere i soldi dal mercato», dice Ziv Min-Dieli di The Time, uno dei 25 incubatori privati del Paese: in questo crescono 40 start-up e 400 sperano di entrare. Ma ogni anno ne nascono di nuove: 546 nel 2011, 575 l'anno scorso. Un programma statale iniziato un ventennio fa con 100mila dollari ha creato un'industria da quattro miliardi. «Un master plan non è mai esistito», spiega Benny Zeevi, co-presidente di Israel Advanced Technology Industries, una piattaforma delle start-up. «In un certo senso eravamo come Cristoforo Colombo: era partito con una mappa sbagliata eppure ha scoperto l'America».Ma se negli Usa e in Europa le start-up sono genio e iniziativa privati con il corollario di amministrazioni locali lungimiranti, in Israele è molto di più. È l'impresa collettiva che definisce una nazione. Come i kibbutz 65 anni fa. Le start-up sono il kibbutz tecnologico del XXI secolo. Per spiegarne il senso, il miliardario Yossi Vardi usa la parabola della "madre ebrea": «La tecnologia è ovunque. Ma in Israele tutti i figli sanno che la mamma dirà loro: con tutto quello che ho fatto per te, è troppo chiederti almeno un Nobel?». Negli ultimi dieci anni Israele ne ha prodotti sei: le mamme dovrebbero essere soddisfatte.Tutto incomincia nel 1985 (Primo ministro Shimon Peres) con il programma di stabilizzazione economica che trasforma Israele da Stato del welfare socialdemocratico in neo-liberale. Prosegue con la rivoluzione tecnologica delle Forze armate (Shimon Peres); con la Perestroika che permette a migliaia di scienziati, matematici, inventori russi di emigrare in Israele: il passaggio dal bagaglio teorico della loro educazione sovietica a quello applicativo e commerciale ha richiesto forse cinque anni, non una generazione. Poi c'è stato il dividendo della pace di Oslo: nel 1973 le spese militari erano il 35% del Pil, a partire dagli anni 90 scendono al 9. In maniera totalmente bipartisan, i governi assemblano il valore aggiunto di tutti questi avvenimenti politici e investono nei nuovi incubatori. A partire dal decennio scorso gli incubatori passano interamente ai privati. La nuova frontiera delle start-up ora è la ricerca nella neuro-biotecnologia. Senza lo Stato, tecnologia e start-up non avrebbero avuto queste dimensioni. «Israele è piccolo e non è uno Stato federale: per Gerusalemme è più facile determinare quel che accade a Tel Aviv», spiega Avi Hasson, responsabile dell'ufficio del Chief Scientist del ministero dell'Industria. Hasson è il regolatore del mondo delle start-up e dei suoi finanziamenti: controlla i 25 incubatori del Paese, garantisce le infrastrutture e molto denaro. «Noi non diamo soldi alle imprese ma ai progetti di ricerca», precisa Hasson, 46 anni, venti dei quali da venture capitalist privato, triennio di leva nello Shmoneh-Matayim. È l'Unità 8200 dove i giovani geni del Paese passano i tre anni di leva obbligatoria a inventare cose. Prima della pillola con la nanocamera per indagare nell'intestino, il suo creatore aveva concepito la microcamera sulla punta delle bombe sganciate dall'aviazione.Fissate le regole, ogni università, ogni incubatore è libero di fare ricerca e raccogliere fondi. Anzi, ha il dovere di farlo. Get Taxi è incominciato con un app e ora non è solo più semplice chiamare da un cellulare un'auto pubblica in tutto Israele, 200 black cabs se sei a Londra e 200 taxi a San Pietroburgo. È nata una filosofia: «È più facile e meno dispendioso andare da un punto A a un punto B, riduce il traffico, è tutto più ecologico», dice Nimrod May, Global VP marketing di Get Taxi. Ma quando Dov Lautman di Delta, capitano storico dell'industria tradizionale, stabilisce che «prima della stoffa c'è il corpo» e vende 300 milioni di canotte e mutande nel mondo dopo un processo produttivo di 18 gradi d'innovazione, anche la grande manifattura gode delle ricadute delle start-up.Ugo Tramballi,  http://www.ilsole24ore.com/

"Beat Memories": Allen Ginsberg 

Inaugurata da pochi giorni, rimarrà aperta fino al 4 settembre la mostra allestita al Contemporary Jewish Museum di San Francisco, dedicata al poeta-simbolo della beat generation, Allen Ginsberg (1926-1997).
La mostra si intitola “Beat Memories: The Photographs of Allen Ginsberg” e propone 80 fotografie scattate dall’autore di “The Howl” (L’Urlo) tra il 1953 al 1963. Si tratta per lo più di ritratti ai giovani amici scrittori che Ginsberg frequentava in quegli anni e che poi divennero vere e prioprie icone della beat generation – da William S. Burroughs, a Neal Cassady, Gregory Corso, Jack Kerouac.Non c’era un intento artistico in quegli scatti, bensì, semplicemente il desiderio di “fissare in eterno alcuni momenti”, disse molti anni dopo lo stesso Ginsberg. Le foto sono rimaste a lungo un piccolo tesoro privato dello scrittore fino a quando, negli anni ’80, riscoperte in mezzo a mille altre carte, Ginsberg decise – su sollecitazione anche di Robert Frank - di ristamparle in grande formato. Il passo successivo fu quello di “chiosarle” a mano una per una,  descrivendo personaggi, luoghi e situazioni ritratte.Durante una serie di conferenze tenute fra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, dal titolo “Snapshot Poetics” o “Photographic Poetics”, Ginsberg sottolineò la somiglianza e le connessioni fra il lavoro del poeta e quello dello scrittore. Nel 1988 Ginsberg concluse una conferenza alla Harvard University indicando, nel suo stile “poetico” ciò che avviene al momento dell’atto creativo del  poeta come del fotografo: “La mente comune comprende percezioni eterne.  Nota ciò che noi notiamo. Osserva ciò che è vivido. Si accorge che stiamo pensando. La vivacità è la nostra stessa autoselezione. E ricorda il futuro”.Ginsberg nacque nel New Jersey da genitori immigrati dalla Russia; il padre era insegnante, mentre la madre, affetta da disturbi nervosi, era un’attivista comunista. Proprio alla madre Naomi, morta nel 1956, Ginsberg ha dedicato uno dei poemi più intensi, “Kadish”, dove, scrive Luca Fontana, traduttore dell’edizione italiana, “la paranoia individuale della madre Naomi, è eco e simbolo della società paranoica che la contorna.”Ginsberg studiò alla Columbia University grazie a una borsa di studio. Alla Columbia fece amicizia con alcuni degli artisti che poi insieme a lui, vennero identificati come i fondatori della Beat Generation.http://www.mosaico-cem.it/

lunedì 27 maggio 2013

O Come, O Come, Emmanuel 

VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=DPHh3nMMu-I

Vieni, vieni,Emmanuele,a liberare la tua Israele prigioniera che qui geme in solitario esilio fino a quando apparirá il figlio di Dio.
 Gioisci! Gioisci! O Israele,a te giungerá Emmanuele.
 Vieni, vieni, o Emmanuele;libera Israele prigioniera,che nell'esilio geme,privata del figlio di Dio.
 Gioisci! Gioisci! Emmanuele,é nato per te, Israele.
 Gioisci! Gioisci! Gioisci! Gioisci!Gioisci! Gioisci! Gioisci! Gioisci!
 Gioisci! Gioisci! Emmanueleé nato per te, Israele.
 Gioisci! Gioisci! Emmanuele é nato per te, Israele.


cari amici yshai bril   17 anni figlio di Berta Viterbo  ha prodotto un film come progetto finale  di corso "Comunicazione " a scuola il film   tratta di un bambino sotto l'incubo dei missili nel sud di Israele .e' in ebraico ma le immagini parlano da sole .tra gli attori gli altri figli di mia sorella guardatelo su youtube !Alessandro viterbo

http://www.youtube.com/watch?v=43fRXBIUwuA&feature=youtu.be




In Parlamento il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo dimostra ancora una volta il proprio pregiudizio contro Israele

Roma, 21 Maggio 2013 – “Il 5 giugno verrà inaugurata la Coppa UEFA di calcio under 21 in Israele. Ora il 5 giugno è una data particolare perché è la data in cui Israele attaccò e occupò la Cisgiordania, Gaza, le alture del Golan e parte del Sinai. Quindi rappresenta una giornata di conquista per Israele e probabilmente l’inizio della sofferenza per molte altre popolazioni. Gli israeliani in questo momento stanno praticando discriminazione e violenza anche in ambito sportivo perché si stanno distruggendo stadi, stanno facendo ostruzionismo agli eventi che prendono in considerazione il lato palestinese. Noi crediamo che neppure lo sport possa esimersi dal rispetto dei diritti umani e che un evento così importante a livello mondiale debba chiaramente essere sotto l’occhio della riflessione collettiva anche da questo punto di vista. Quindi, mi rivolgo al Ministro Idem, il nostro Ministro dello sport, chiedendo che il 5 giugno non rimanga in silenzio ma esprima la nostra solidarietà al popolo palestinese che non può godere della libertà di questi eventi come tutti gli altri popoli liberi“.Con queste parole , seguite da applausi dei rappresentanti dell’M5S edi SEL, il deputato del Movimento Cinque Stelle Manlio di Stefano, già a noi noto per aver scritto il 5 Maggio scorso sulla propria pagina Facebook che “E’ sconcertante che Israele possa bombardare sostanzialmente chiunque senza alcuna reazione degli stati “democratici” occidentali“, ha utilizzato il proprio tempo a disposizione alla Camera dei Deputati durante il question-time al Governo.Quel che stupisce di questo intervento non è solo la quantità di idiozie e falsità dette in così poco tempo (La Guerra dei Sei Giorni fu una guerra in cui lo Stato di Israele si difese dalla aggressione dei paesi confinanti, e solamente vincendola riuscì a salvare se stesso e il proprio popolo, e nel tempo Israele ha restituito la Penisola del Sinai all’Egitto e si è poi ritirato dalla Strscia di Gaza, passando il controllo della stessa e di parte della Cisgiordania alle varie autorità palestinesi, nell’ottica dell’accordo “terra in cambio di pace”), quanto piuttosto il fatto che nonostante tutti i problemi che l’Italia ha in questo periodo, ci siano dei deputati che utilizzino il proprio tempo a disposizione per invitare il Governo italiano ad un boicottaggio antisraeliano in ambito sportivo. Siamo proprio sicuri che le finali dell’Europeo Under 21 in Israele siano una priorità per i politici italiani? Piuttosto siamo curiosi di sapere se e quando risponderà il Movimento Cinque Stelle alle domande che abbiamo posto in più di una occasione, e quando chiarirà Beppe Grillo la propria posizione e quella del Movimento di cui è leader indiscusso a proposito di Israele.Infine una piccola annotazione in ambito comunicativo: il “cittadino” Di Stefano aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook anche il video del suo intervento (per il quale aveva ammesso di essersi informato su Wikipedia e su siti di propaganda palestinese….), che dopo qualche giorno è miracolosamente sparito, ma per fortuna qualcuno ha fatto in tempo a salvarlo.Thanks to Progetto Dreyfus
Nella foto in alto: Manlio di Stefano, deputato del Movimento Cinque Stelle, durante il proprio intervento alla Camera dei Deputati il 21 Maggio scorsoEmanuel Baroz, 26 maggio 2013
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