martedì 28 maggio 2013
“Bevi molta acqua”, ammonimento che dai primi giorni in Israele ho
sentito di continuo – persino strano che non sia stato incluso nei
Comandamenti, o perlomeno in una delle molteplici liste di regole e
indicazioni all’uso della vita e della Terra d’Israele che certo non ci
mancano. Tant’è. Noi donne comunque ci abituiamo presto alla scelta
della borsetta in base alla capienza: mezzo litro almeno d’acqua ci deve
stare, sì, meglio anche per la sera. Gli uomini non so, si regolano
diversamente oppure per machismo rischiano ogni giorno la
disidratazione.Quello che invece nessuno mi ha insegnato, ma ho prontamente imparato
per imitazione o meglio per osmosi, è il trucco del semaforo.
Nell’attraversare di giorno una qualsiasi strada, specie se a più
corsie, molto probabilmente la maggior parte del percorso è in pieno
sole. Che in Israele significa, per molti mesi: 30/35 gradi centigradi
calcolati all’ombra, più i 10/15 di differenza al sole, più l’effetto
riscaldante dell’asfalto, più i gas di scarico (caldi anche quelli)
delle automobili in moto e di quelle ferme al semaforo. Non oso tentare
una somma. Dunque, poter stare anche parzialmente all’ombra mentre si
aspettano lunghi secondi di passaggio dal rosso al verde, ha il suo
senso. Anche solo con la testa, che come si impara qui traspira la
maggior parte dell’acqua che il corpo perde durante il giorno. Ecco
allora che l’ombra sottile del semaforo, di un palo della luce, o
(magari!) di un cartellone pubblicitario, si trasformano in
microscopiche oasi di riparo temporaneo dalla canicola estiva.Per lo stesso principio, in Israele si vedono spesso persone che
aspettano l’autobus non alla fermata, ma dietro o di lato, formando
brevi file compatte e ordinate che non seguono l’ordine di arrivo o
l’età, ma quel po’ di ombra squadrata proiettata dalla fermata stessa. E
mi sembrano bambini che vogliono fare uno scherzo alla maestra e si
acquattano dietro a un muretto per poi uscire tutti insieme “Cu-Cù”!
Invece chi arriva è l’autobus, e tutti salgono accalcandosi per pagare
il biglietto all’autista, e godersi l’escursione termica di venti gradi
in meno, dall’estate bollente all’aria condizionata che gela il sudore e
il cervello in ugual misura.Daniela Fubini, Tel Aviv,http://moked.it/blog/ (27 maggio 2013)
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