mercoledì 15 dicembre 2010
GERUSALEMME - Ieri, 13 dicembre, il presidente del Comites di Israele Beniamin Lazar ed il vice presidente della Associazione degli Ebrei Italiani di Gerusalemme, Vito Anav, hanno incontrato una delegazione della Uil guidata dal Segretario Confederale Paolo Pirani. L’incontro è avvenuto nella sala delle riunioni del Museo Ebraico Italiano di Gerusalemme alla presenza di alcuni consiglieri del Comites e di rappresentanti di altre istituzioni italiane in Israele. In questa occasione, Vito Anav ha illustrato agli ospiti le origini della comunità italiana in Israele e la sua storia, mentre Lazar si è soffermato sulla composizione della popolazione italiana in Israele, ricordando il suo pluriennale impegno presso le autorità italiane per il conseguimento di un accordo riguardante la reciprocità dei diritti pensionistici tra Italia e Israele. Accordo che, firmato alcuni mesi fa, in occasione della visita del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è ora in attesa della ratifica del governo italiano. Il presidente Lazar si è dichiarato «molto soddisfatto» della visita della Uil, il primo sindacato italiano a istituire una sede di patronato in Israele, l’Ital, il cui lavoro coordinato da Lello Dell’Ariccia, è, per il presidente del Comites, «senz’altro di massima utilità per quei pensionati che non vivendo in Italia avrebbero difficoltà a reperire i documenti e a presentare le domande di pensione». Lazar ha pure sottolineato come «in poco tempo il patronato sia già diventato un punto di riferimento per molti connazionali presenti sul territorio». La Voce d´Italia
Campionati blindati per i cinque israeliani impegnati ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Dubai. Arrivata negli Emirati Arabi Uniti con un giorno di ritardo per questioni legate alla sicurezza, la delegazione israeliana ha rotto il ghiaccio nelle batterie con Gal Nevo, eliminato dai 200 stile libero con il trentasettesimo posto su 78 atleti...................
Buona parte dell’intervista rilasciata da Vittorio Sgarbi, pubblicata sull’ultimo numero di HaTikwa, è dedicata all’episodio – già a suo tempo ampiamente pubblicizzato – del presunto atteggiamento eccessivo e scortese che nei confronti del critico d’arte avrebbero assunto, tempo fa, gli addetti alla sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv: un comportamento giudicato dall’interessato tanto molesto e inopportuno da indurlo ad affermare che non avrebbe più messo piede in Israele, scelta che appare confermata nella suddetta intervista. Alla base del risentimento, spiega Sgarbi, c’è soprattutto il fatto che lui era andato in Israele essendo stato invitato, e ciò lo avrebbe dovuto esentare dai necessari controlli di routine: “ero ospite di Israele, sapevano perfettamente chi ero… Se uno va in Israele spontaneamente è giusto che facciano i controlli che vogliono. Se uno invece va come ospite deve essere rispettato, non c’è nessuna ragione perché sia temuto come un nemico… Se un ebreo viene a casa mia non faccio nessun controllo”.Essendo Sgarbi notoriamente considerato persona di intelligenza fuori dal comune, tali considerazioni meritano qualche commento:1) Gli addetti alla sicurezza del Ben Gurion non mancano mai a nessuno di rispetto, che sia invitato o no, e non trattano nessuno “da nemico”, ma tutti come persone che possono essere usate, anche a loro insaputa, da possibili nemici. Sgarbi pensa forse che i “nemici” si presentino con un ghigno sadico e un pugnale tra i denti?Siamo sicuri che Sgarbi non fa nessun controllo su chi va a casa sua, ebreo o no, per il semplice motivo che non c’è nessuno che minacci di farlo saltare in aria con qualche bomba. Il massimo che ha rischiato, in vita sua, è qualche fischio. Forse per Israele il discorso è un poco diverso. Ma, nonostante l’aeroporto Ben Gurion sia il target n. 1 dei terroristi di mezzo mondo, esso resta tuttavia l’aeroporto più sicuro del pianeta, grazie proprio alla pignoleria di quei solerti addetti alla sicurezza che tanto hanno infastidito Sgarbi. Strano che una persona della sua intelligenza mostri di non capirlo, e apprezzarlo.Sgarbi non dice da chi è stato invitato in Israele, se dal governo, da un’Università, un’istituzione culturale o altro. Ma la cosa, in ogni caso, non ha alcuna importanza, così come non ha alcuna importanza, ai fini della sicurezza, se uno va in Israele invitato da qualcuno o no. Se anche Sgarbi fosse stato invitato, per esempio, dal Presidente dello Stato in persona, neanche il Presidente stesso avrebbe potuto influire sui meccanismi di sicurezza, che sono necessariamente inderogabili e, per definizione, non ammettono eccezioni. Certo, secondo un ragionamento “all’italiana”, secondo cui “gli amici degli amici” o i “Lei non sa chi sono io” devono avere un trattamento diverso, Sgarbi non avrebbe “fatto la fila”, come ogni comune mortale. Ma questo Israele non se lo può permettere, nell’interesse dei suoi milioni di visitatori. Strano, ancora una volta, che un’intelligenza così raffinata non arrivi a comprenderlo.Le numerose volte che sono andato in Israele (molto spesso, da invitato, come Sgarbi), sono sempre stato sottoposto, ovviamente, ai controlli di scurezza, e ho sempre provato gratitudine per quei ragazzi impegnati in un lavoro ingrato, duro e stressante, nel quale anche una piccola distrazione potrebbe rivelarsi fatale. Quasi sempre sono stato trattato con grande cortesia e affabilità, e qualche volta anche, come è umano con accada, in modo un po’ sbrigativo. Può anche darsi (anche se non me ne ricordo) che talvolta io abbia un po’ bofonchiato per la rigidità di un addetto particolarmente zelante. Ma se avessi trasformato il mio malumore verso un responsabile della security un po’ brusco in una generale insofferenza verso lo Stato ebraico, nel suo insieme, avrei dimostrato lo stesso livello di intelligenza di Sgarbi. Che però, per fortuna, è irraggiungibile. Francesco Lucrezi, storico,http://www.moked.it/
INGREDIENTI: 5 avocado, 3 fogli di gelatina, il succo di 2 limoni e mezzo, 2 cucchiai di panna fresca, 1 falda di peperone, 2 vasetti di yoghurt intero,olio, erba cipollina, foglie di cerfoglio, sale e pepe.PREPARAZIONE: ammollare la gelatina in acqua fredda, strizzatela e scioglietela in 2,5 dl di acqua bollente. Sbucciate 4 avocado e mezzo, frulla teli con succo di limone, panna e sale. Mettere in uno stampo e in frigo per 4 ore. Sformate la mousse e decora tela con fettine di avocado rimasto e il peperone. Mescolate yogurt, succo di limone ed erbe aromatiche tritate,da servire per accompagnamento.Sullam n.62
INGREDIENTI: 150 g di riso, 1 verza, 300 g di carne tritata, 3 porri, un cucchiaio di vino bianco, olio, sale e pepe PREPARAZIONE: lessare il riso e lasciarlo al dente. Scottate le foglie più grandi della verza per 3 minuti. Tritare i porri e soffriggerli appena in po’ d’olio, unire la carne e farla rosolare, aggiungere il vino. Salate e pepate la carne. Aggiungere il riso mescolando bene. In ogni foglia mettere 2 cucchiai di ripieno, avvolgete e chiudete con uno spago. Rosolate i fagottini in olio, aggiungete acqua, coprite la pentola e fate cuocere per un quarto d’ora a fuoco moderato.Sullam n.62
Nel cuore del centro storico di Siracusa (Isola di Ortigia) il Residence Hotel "Alla Giudecca" (Via Alagona, 52), in un antico edificio patrizio, nasconde nei suoi sotterranei il più importante e suggestivo miqwè (bagno di purificazione rituale ebraico) d'Europa, di epoca bizantina. Tale sito, centro della vita spirituale giudaica, testimonia l’esistenza di una comunità ebraica siracusana tra le più antiche di tutto il Mediterraneo. Il miqwé, bagno di purificazione rituale, situato a 18 metri sotto il livello pedonale ed alimentato da acqua pura sorgiva, è fra gli unici bagni rituali in Europa che conservi a tutt’oggi la sua integrità e il suo fascino. La Sicilia, dopo Israele, è il luogo dove sono più ricchi i giacimenti culturali della tradizione ebraica, risalenti alle comunità che per 1500 anni hanno convissuto ed interagito con la nostra civiltà. La presenza ebraica a Siracusa risale al I sec. d.C. e nel 1431 fu concesso loro di abitare un intero quartiere nel cuore di Ortigia, la Giudecca. Sotto il regno di Ferdinando il Cattolico, nel 1492, fu emanato un editto di espulsione degli Ebrei, poi mitigato, ma tutto ciò impose la costruzione celata dei Bagni, luogo in cui si svolgeva un importante rito di purificazione voluto dalla religione ebraica. Nel culto cristiano, l'idea della purificazione per immersione è diventata una delle fasi fondamentali della redenzione e, conseguentemente, una parte fondamentale del rito: il battesimo nel Giordano, ripetuto simbolicamente, oltre a rappresentare l'ingresso nella comunità cristiana è un prestito diretto dall'ebraismo. Anticamente, infatti, ed in particolare a Roma, non era difficile incontrare Ebrei praticanti battezzati secondo la simbolica del Galileo e si deve pensare che costoro venissero "battezzati" in quegli stessi bagni che servivano per la regolare purificazione rituale ebraica. Questa unione tra cristianesimo ed ebraismo svanirà, poco tempo dopo, quando il cristianesimo diverrà la religione imperiale, ma è significativa di una determinata situazione storico culturale. Che il bagno citato sia un bagno rituale ebraico è da ritenersi certo sia per la struttura sia per alcuni parametri cui risponde appieno: il Berakhot (Trattato delle Benedizioni) del Talmud Babli, ultimato nel 501 d.C. circa, scrive: "Il bagno rituale deve contenere 240 qab d'acqua" e la sua efficacia "è legata al fatto che si tratta di acqua sorgiva, acqua viva e questa non può essere scaldata". Il bagno della Giudecca non solo presenta tutte queste caratteristiche ed altre, ma la sua struttura e la tecnica di costruzione ne fanno un esemplare antichissimo - simile a quelli descritti nel Talmud - poiché è scritto: "Se uno è sceso a fare il bagno d'immersione…" questo significa che il mikvè scavato in profondità, come è quello della Giudecca, è uno degli esempi più antichi, una preziosa testimonianza delle remote origini della comunità ebraica siracusana, le cui tecniche di costruzione, alla data di realizzazione del bagno, erano ancora quelle utilizzate in Palestina fino al V sec. d. C. e singolarmente condivise con la struttura di alcune fonti greche del 1200 a. C., ma questo è ben altro discorso. http://www.costierabarocca.it/
La grande piscina trovata nel quartiere ebraicodella Città Vecchia dimostra che la coloniaromana costruita sulle ceneri della capitaledegli ebrei era molto più grande di quantosi credesseUna piscina costruita 1.800 anni fa è stata scoperta nel quartiere ebraico di Gerusalemme vecchia, durante gli scavi archeologici condotti in vista della costruzione di un mikve (bagno rituale ebraico). Ne ha dato notizia la Israel Antiquities Authority, secondo quanto riferisce il sito Israele.net citando il «Jerusalem Post». La Israel Antiquities Authority, che ha condotto gli scavi su iniziativa della Municipalità di Gerusalemme e della Moriah Company for the Development of Jerusalem, ha spiegato che la piscina faceva parte di una struttura termale usata dalla X Legione romana, la stessa che nel 70 dopo Cristo conquistò Gerusalemme e distrusse il Secondo Tempio ebraico. La scoperta getta nuova luce su Aelia Capitolina, la città che venne eretta sulle rovine del Tempio e della Gerusalemme del I secolo ridisegnando l'aspetto dell'antica città. «Siamo rimasti sorpresi nello scoprire un'antica struttura termale proprio sotto al punto in cui sarà costruito un mikve», ha detto Ofer Sion, direttore degli scavi per conto della Israel Antiquities Authority. «Le mattonelle della struttura termale, su cui sono incisi i simboli della X Legio Fretensis, (Leg X Fr), sono state rinvenute in situ e sembra che fossero usate per coprire un canale idrico scavato nella roccia, posto sul fondo della piscina. Le centinaia di tegole in terracotta del tetto che sono state trovate sul pavimento della piscina indicano che si trattava di una struttura coperta». «A quanto pare - ha continuato Sion - la piscina veniva usata dai soldati che erano di guarnigione nella città dopo aver soffocato la rivolta ebraica di Bar Kochba nel 135 dopo Cristo, quando appunto fu fondata la città romana di Aelia Capitolina. Sappiamo che l'accampamento della X Legione era situato entro i limiti di quella che è oggi la Città Vecchia, probabilmente nella zona dell'attuale quartiere armeno. Questa ipotesi è avvalorata dalla scoperta della piscina nell'adiacente quartiere ebraico, il che dimostra che una gran quantità di soldati si sparpagliava ed era attiva anche al di fuori dell'accampamento, in altre parti della Città Vecchia».«Un'altra interessante scoperta che ha suscitato emozione durante gli scavi - ha raccontato Sion - è l'impronta della zampa di un cane che probabilmente apparteneva a uno dei soldati. L'impronta della zampa è impressa sul simbolo della Legione su una delle tegole: la cosa potrebbe essere accaduta accidentalmente o essere stata fatta per scherzo».Yuval Baruch, l'archeologo della Israel Antiquities Authority per il distretto di Gerusalemme, ha sottolineato l'importanza della scoperta che contribuirà in modo significativo allo studio della città di Gerusalemme dopo la distruzione ad opera dei Romani. «Nonostante gli estesi scavi archeologici compiuti nel quartiere ebraico -ha detto Baruch- finora non era stato scoperto nemmeno un edificio direttamente riconducibile alla legione romana. L'assenza di un tale reperto aveva portato alla conclusione che Aelia Capitolina, la città romana costituita dopo la distruzione di Gerusalemme, fosse piccola e di superficie limitata. Questa nuova scoperta, insieme ad altre degli anni recenti, dimostra che la città era considerevolmente più grande di quanto si pensasse».«Le informazioni su Aelia Capitolina sono preziose -ha continuato Baruch- e possono dare un grande contributo alla ricerca su Gerusalemme, perché fu quella la città destinata a determinare il carattere e l'aspetto generale dell'antica Gerusalemme e della Città Vecchia come la conosciamo oggi. La conformazione di quella città ha successivamente determinato il profilo delle sue mura e l'ubicazione delle porte usate ancora fino ad oggi». La Israel Antiquities Authority ha annunciato che integrerà i resti dell'antico bagno termale nel progetto per il nuovo bagno rituale (mikve). 12 dicembre 2010, http://www.ilgiornale.it/
Allagamenti a Tel Aviv e a Haifa,tempeste sabbia nel Neghev
Palermo, 12 dic.- (Adnkronos) - Per mesi e' stato in testa alle classifiche in Israele, adesso Sellerio lo pubblica anche in Italia dove sta gia' riscuotendo molto successo. Arriva nelle librerie 'Ognuno muore solo' (Sellerio editore Palermo, 740 pagg., 16 euro) di Hans Fallada, pseudonimo di Wilhelm Friedrich Ditzen, uscito per la prima volta nel 1947 ma che soltanto adesso e' stato tradotto in ebraico da una piccola casa editrice israeliana.Primo Levi lo ha definito il ''libro piu' importante che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca al nazismo''. E non ha tutti i torti. ''Ognuno muore solo'' e' basato su una storia vera, rielaborazione letteraria dell'inchiesta della Gestapo che porto' alla decapitazione due coniugi berlinesi di mezz'eta'. (segue)
Il Giornale, 14 dicembre 2010,Fiamma Nirenstein
martedì 14 dicembre 2010
Secondo quanto stabilito dal prestigioso mensile National Geografic
La prestigiosa rivista internazionale National Geografic ha scelto la spiaggia di Tel Aviv come una delle 10 più belle del mondo.Questa scelta arriva dopo altre segnalazioni di prestigio, come quella che considera Tel Aviv la capitale della vita notturna di tutto il mediterraneo classificandola come “la Città che non dorme mai”.Il prestigioso mensile National Geografic ha poi definito Tel Aviv come la “Miami del Medioriente” e “la controparte dionisiaca della religiosa Gerusalemme”.Commentando il fatto che i locali ed i ristoranti della città restano aperti fino all’alba, National Geografic commenta come “di giorno la vita si concentri sui 13 km di costa a davvero due passi dalla città. Spiaggia ampia e sabbiosa, dove sarà possibile sedersi sul lungomare in un caffè o fare un tuffo nelle piscine di acqua di mare”.Le spiagge di Barcellona, Città del Capo ed Honolulu sono state, tra le altre, inserite in questa lista: Tel Aviv è la sola ed unica città del Vicino Oriente che ha meritato una menzione !!Molti i riconoscimenti riservati negli ultimi mesi a Tel Aviv: il prestigioso Travel + Leisure Magazine di New York l’ha classificata come la terza miglior città dell’Africa e del Medio Oriente, mentre il Forbes Magazine e la prestigiosa guida Lonely Planet l’hanno classificata come una delle migliori “Città Party” del mondo.Tel Aviv è stata inclusa anche nella Louis Vuitton European Cities Guide 2010.Tel Aviv: ancora una volta vi saprà sorprendere!! http://www.goisrael.com/
lunedì 13 dicembre 2010
“Dopo aver messo da parte questioni ’sterili’, israeliani e palestinesi devono concentrarsi ora sulla soluzione dei problemi ‘cardinali’ del conflitto” - queste le affermazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che nel corso di una conferenza economica a Tel Aviv si è espresso sul futuro dei negoziati con i palestinesi. Fra i problemi cardinali cui ha fatto riferimento Netanyahu ci sono: il riconoscimento del carattere ebraico di Israele, i provvedimenti di sicurezza e la questione dei profughi palestinesi. In conclusione del suo intervento il premier riferendosi alla nuova spola diplomatica fra Gerusalemme e Ramallah, che da oggi sarà intrapresa dall’emissario statunitense George Mitchell, ha espresso la fiducia che essa servirà ad avvicinare la posizioni fra israeliani e palestinesi “in modo di trovarci in grado - ha aggiunto - di affrontare trattative dirette sull’accordo quadro. Quello che noi facciamo adesso - ha precisato - è una condizione essenziale per un dibattito concreto sui problemi cardinali, al fine di puntare alla pace”13 dicembre 2010, http://moked.it/
Non c’è nulla di più prezioso del tempo e nulla che venga apprezzato meno. Il nostro rapporto con il tempo è conflittuale: per un verso il tempo ci incalza, per l’altro ci sfugge. E ci sembra di non averlo. La forma di vita ebraica aiuta a scandire il tempo, a valutarlo, apprezzarlo e, anzi, nello Shabbat, a festeggiare il tempo.Donatella Di Cesare, filosofa, http://www.moked.it/
Se voleva gettare acqua sul fuoco Enzo Iacopino presidente dell’Ordine dei giornalisti nazionale non c’è riuscito. Non soltanto ha ospitato nella sede dell’Ordine uno spot per la seconda spedizione “umanitaria” freedom flotilla ma l’ha condita con un attacco pesante all’onorevole e collega Fiamma Nirenstein che lo aveva criticato aspramente per l’ iniziativa intrapresa. L’ha apostrofata dicendo:“ L’onerevole Nirenstein non chiede, intima, vuole lei indicare il momento opportuno. Non c’era bisogno di intimare. Siamo disposti ad ospitare chi lo desidera”. Iacopino che è parso nervoso e sulla difensiva ha stigmatizzato coloro che a suo dire si sono “permessi” di demonizzare l’Ordine dei giornalisti definendo “immondizia” i commenti letti su internet ed ha invitato i critici ad informarsi ed ascoltare. Noi siamo andati per l’appunto ad ascoltare. E Iacopino ha rincarato la dose dicendo di condividere: “ lo spirito di questa seconda Freedom Flotilla”. Poi ha auspicato che l’onorevole Walter Veltroni, chissà se nella veste di parlamentare o di scrittore, vada a ispezionare personalmente il carico di queste navi. Ha difeso Angela Lano, la giornalista presente sulla prima spedizione, definendola vittima di un crimine che è stata una grave violazione dei diritti umanitari ed è stato contraccambiato con complimenti e ringraziamenti. Poi una volta terminata la presentazione del libro si è allontanato, forse per sottolineare una distanza ideale, lasciando spazio a una serie di imprecisate associazioni, fra cui alcune(l’IHH rappresentato dal suo vicepresidente) definite terroriste da Israele e la sede dell’Ordine dei giornalisti è diventata il “porto” da cui simbolicamente è partita la seconda flotilla. Daniele Ascarelli http://www.moked.it/
pubblicato il 11 dicembre 2010 http://www.giornalettismo.com/
La presentazione del volume del libro, nella sede dell'Ordine, coincide con il lancio della seconda missione della Flottilla, con partenza prevista per il prossimo marzo. Tra gli ospiti, pacifisti italiani, rappresentanti delle associazioni e dei comitati pro-palestinesi in Italia, ma anche attivisti, cineasti e giornalisti, tutto l'arcipelago dei sostenitori senza se e senza ma della "causa" in Italia, in un esercizio di puro "antisionismo", come lo chiamano loro.Conosciamo le origini degli "Ordini" italiani, il loro indirizzo corporativo e spesso ideologicamente univoco. Ma il fatto che Iacopino presieda e sostenga un'iniziativa utile alla propaganda di Hamas e del suo alleato iraniano, in un momento in cui WikiLeaks ci mostra quali sono i veri sentimenti del mondo arabo verso Teheran, è una notizia "oltraggiosa", come ha scritto sul suo blog Claudio Pagliara, che vogliamo stigmatizzare con tutte le forze.http://www.loccidentale.it/ di Bernardino Ferrero 11 Dicembre 2010
La rete è una straordinaria miniera di notizie, anche perché di ogni azione che vi si compie resta traccia da qualche parte. Ogni anno, in questo periodo, Google - che come molti sanno è il principale "motore di ricerca" del web - rende pubbliche le chiavi di ricerche più popolari che gli sono state sottoposte durante i dodici mesi precedenti, e anche quelle che sono cresciute o diminuite di più. In maniera ironicamente corretta questa indagine viene chiamata "Zeitgeist", cioè "spirito del tempo": il termine coniato da Herder per indicare il modo in cui si manifesta in un certo momento storico lo "spirito oggettivo" di hegeliana memoria.In realtà quello che testimonia la ricerca di Google mode, più o meno velocemente contagiose, più o meno permanenti, negli interessi e nelle curiosità del pubblico. Mi è stato fatto notare che nella ricerca riguardante l'Italia, nella categoria delle "Ricerche associate alla parola “significato” di crescente popolarità" cioè quando le persone usano la rete come dizionario, nei dieci termini più ricercati, accanto a "bunga bunga", "waka waka", "probiviri", "bischero" e "sarcasmo" compaiono due termini che ci riguardano: al secondo posto "kippà" e al decimo "Shoà". Controllando per gli altri paesi, non ho trovato domande analoghe, e il Medio Oriente e la difficile partita che vi si gioca non sembra appassionare affatto il pubblico della rete, che appare piuttosto interessato a Lady Gaga e alla "chatroulette" (il termine la cui popolarità cresce di più in Italia e in tutto il mondo, corrispondente a un sito che mette in contatto e fa chiacchierare gente che non si conosce).Resta il fatto che i significati di kippà e Shoà incuriosiscono gli italiani. La cosa dovrebbe indurci a qualche riflessione: evidentemente una buona parte della popolazione anche più evoluta, quella che possiede un computer, ha un collegamento internet e li usa per ottenere informazioni, dell'ebraismo non sa nulla, né dei suoi costumi rituali e tradizionali ("kippà"), né della sua storia ("Shoà"). Qualunque ebreo consapevole si sia trovato a discutere di politica e religione avrà notato un'analoga distanza. Io ricordo una simpatica cena in cui illustri intellettuali mi dissero con convinzione che lo stato di Israele era una teocrazia... perché non aveva una costituzione. Vi è naturalmente anche il rovescio della medaglia, cioè che l'ebraismo incuriosisce, suggerisce alla gente di informarsi e di capire.Non si tratta solo di un problema ebraico. Tullio De Mauro ha mostrato, in una serie di fondamentali ricerche, che in generale il lessico dei giornali, della politica e della burocrazia è incomprensibile a buona parte della popolazione italiana. Ma per l'ebraismo il caso è più grave, perché la difficoltà linguistica si sovrappone a un pregiudizio millenario. Credo che questi risultati dovrebbero farci meditare. Molti di noi per esempio tendono a considerare con distacco e perfino fastidio circostanze "rituali" e "formali" come le giornate della cultura ebraica e della memoria, o i viaggi ad Auschwitz; molti non capiscono la funzione dei musei ebraici, che, come quello di Casale, ricostruiscono in piccoli ambienti un seder, una sukkà o perfino un pasto sabbatico. Lo Zeitgeist di Google ci conferma che queste cose sono ignote ai più, probabilmente sospette ai più per i nomi stranieri, filtrate certamente da antichi pregiudizi teologici e razziali e da nuovi stereotipi diffusi dai media. Quanti sanno le cose basilari sullo stato di Israele, quando è stato fondato, che cosa c'era prima, le guerre che ha subito, la sua struttura geografica e politica? Quanti conoscono il numero esiguo degli ebrei italiani? Quanti conoscono la differenza fra ebreo e israeliano? La lezione è che non bisogna stancarsi di spiegare, di mostrare, di discutere, di contrastare i pregiudizi; che non bisogna dare per scontato quel che ci appare più che banale dell'ebraismo, che non bisogna aver paura di ripeterci e di aprirci, perché ce n'è un grande, urgente bisogno.Ugo Volli , http://www.moked.it/
Hanukkah, è terminata da poco, ma il grande candelabro a otto braccia che ogni anno gli ebrei milanesi accendono durante la festa delle luci in piazza San Carlo, a due passi dal Duomo, aveva ancora un compito da svolgere prima di essere smontato. Il presidente della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach, il vicepresidente Daniele Nahum e Dounia Ettaib dell’Associazione donne arabe d’Italia, hanno acceso una delle sue luci per chiedere la liberazione di Gilad Shalit, il giovane dell’esercito israeliano da quattro anni nelle mani di Hamas. La cerimonia è stata organizzata da Comunità ebraica, Adei-Wizo e International Association of Jewish Lawyers and Jurist, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’uomo. “Il fatto che Gilad Shalit non sia mai stato visitato nemmeno dal personale della Croce rossa internazionale è un fatto di gravità estrema - ha sottolineato Jarach. Per sensibilizzare la Croce rossa sul tema è si è svolto in Comune una conferenza stampa con Alberto Bruno, presidente provinciale della Croce rossa italiana, “perché la prossima volta che accenderemo questo candelabro Gilad Shalit possa essere con noi” ha messo in evidenza Nahum. Nel corso dell’incontro il rappresentante della JAJLJ Maurizio Ruben, il presidente della Comunità ebraica Jarach e il vicepresidente Nahum hanno consegnato al dottor Bruno un “Appello alla Coscienza”, chiedendo un intervento della Croce rossa internazionale a favore di Shalit e l’immediata cessazione delle violazioni delle Convenzioni internazionali da parte di Hamas. Bruno ha dichiarato di condividere il contenuto dell’appello e ha assicurato che lo trasmetterà alla sede centrale di Ginevra.http://www.moked.it/