
sabato 9 marzo 2013
Israele, il governo è quasi pronto. I partiti ultrareligiosi finiscono all’opposizione

Il
leader di “Yesh Atid” Yair Lapid (a sinistra) stringe la mano al primo
ministro Benjamin Netanyahu durante l’apertura dei lavori della Knesset
lo scorso 5 febbraio (foto Flash90)
Ci siamo. O,
almeno, così sembra. La rivelazione Yair Lapid andrà a sedersi al
ministero delle Finanze. L’altra sorpresa del 22 gennaio, Naftali
Bennett, guiderà il Commercio e l’industria. Fuori, ed è una gran
novità, le formazioni ultrareligiose. Dopo aver ballato sul filo del
tempo, dopo aver chiesto altre due settimane di tempo per formare il
nuovo governo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe chiuso i
lunghi, lunghissimi, colloqui per dare vita al nuovo esecutivo di 70
seggi (su 120).Un
esecutivo, a dire il vero, variopinto. E che, fino a quando non sarà
ufficializzato, potrebbe andare incontro a sorprese dell’ultimo momento.
Perché c’è ancora molto su cui accordarsi. Ma comunque dovrebbe essere
formato dal ticket “Likud”-“Beitenu” (31 seggi), la formazione di Lapid
“Yesh Atid” (19 parlamentari), quella di Bennett “Jewish Home” (12), la
realtà di Tzipi Livni “Hatnua” (6) e “Kadima” (2). All’opposizione gli
altri partiti: i laburisti di Shelly Yechimovich e gli ultraortodossi
dello “Shas” e dello “United Torah Judaism”.Il ministero
degli Esteri dovrebbe essere ancora messo a disposizione di Avigdor
Lieberman, già numero uno della diplomazia israeliana fino allo scorso
dicembre, quando s’è dimesso dopo l’accusa di corruzione. La Difesa
dovrebbe andare Moshe Ya’alon (“Likud”), ex pezzo grosso dell’esercito.
Tzipi Livni, primo leader di un partito a mettersi d’accordo con
Netanyahu per il nuovo esecutivo avrebbe chiesto per sé la guida dei
negoziatori israeliani nei colloqui di pace con i palestinesi.In tutto,
nel nuovo governo dovrebbero esserci 23-25 dicasteri. Secondo la Radio
militare otto dovrebbero andare al “Likud”, sei a “Yesh Atid”, quattro a
“Jewish Home”, tre a “Israel Beitenu”, due a “Hatnua” e uno a “Kadima”.
Stasera – sabato 9 marzo – l’ultimo giro d’incontri. Mercoledì
l’annuncio ufficiale. E l’avvio di un esecutivo che dovrà risolvere
tante questioni. Una su tutte: cosa fare con la Cisgiordania. Obama, in
visita tra pochi giorni, lo dirà chiaro a Gerusalemme e Ramallah:
bisogna riprendere i negoziati, subito.http://falafelcafe.wordpress.com/
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Il Comune di Ventimiglia organizza per domenica 10 marzo la prima edizione di “Passi per Ricordare”
Il Regio Decreto Legge del 17 novembre 1938-XVII, n.1728, avente per oggetto: “Provvedimenti per la difesa della razza italiana", disponeva fra l'altro che gli ebrei stranieri presenti sul territorio italiano, avrebbero dovuto lasciarlo improrogabilmente entro il 12 marzo 1939. Negli anni che precedettero tale data, il nostro territorio di confine rappresentò per migliaia di ebrei in fuga da tutta Europa una sorta di “rifugio precario” dal quale dovettero fuggire clandestinamente attraverso le vie della montagna e del mare.Per ricordare tale evento, che nella nostra zona si è ripetuto con altre popolazioni, da ultimo con gli esuli della cosiddetta “Primavera araba” nel corso del 2011, domenica 10 marzo p.v. ripercorreremo la Storia attraverso uno di questi sentieri della speranza. Marcia sul percorso Villatella-Passo del Cornà Programma Ore 8.30, Ritrovo e partenza da Villatella Ore 9.00, Ritrovo e partenza da Castellar Ore 12.00, al Passo, riflessioni a cura di Carlo Spartaco Capogreco, Jean-Louis Panicacci, e di Giuseppe Momigliano Rabbino capo della Comunità di Genova.Si richiede abbigliamento consono per un’escursione di montagna; acqua e generi di conforto.In caso di cattivo tempo, la manifestazione è annullata.http://www.ventimiglia.biz/201303079341/Escursioni-Visite-guidate/il-comune-di-ventimiglia-organizza-per-domenica-10-marzo-la-prima-edizione-di-passi-per-ricordare.html
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venerdì 8 marzo 2013
Israele per le donne del Sudan del Sud
Di Ophelie Namiech http://www.israele.net/
Ogni anno, l’8 marzo, vengono organizzati migliaia
di eventi ai quattro angoli del mondo per denunciare da
diseguaglianza di genere e la violenza contro le donne e per
celebrare le conquiste delle donne. La Giornata mondiale della donna
offre un’opportunità unica a singoli, comunità, istituzioni e
società per riflettere sulla condizione delle donne in tutto il
mondo ed evidenziare le responsabilità di ciascuno nella
fondamentale battaglia per la promozione delle donne.Quest’anno
un’organizzazione israeliana celebra la giornata in modo molto
particolare: IsraAID, l’agenzia non governativa per cui lavoro,
sarà a fianco delle donne del Sudan del Sud nel loro sforzo di
levare la voce contro la violenza di genere, e fare appello per
l’eguaglianza di genere, in una nazione giovanissima che sta ancora
cercando di darsi solide fondamenta economiche e sociali.IsraAID
sviluppa programmi di sostegno agli sforzi delle comunità e delle
istituzioni un po’ in tutto il mondo – ad Haiti, in Sudan del
Sud, in Kenya e altrove – con lo scopo di migliorare la condizione
delle donne. IsraAID mette a disposizione competenze israeliane e
nord-americane nel campo del post-trauma, della violenza di genere e
dei diritti delle donne per attivare fornitori di servizi in paesi
che hanno patito disastri o conflitti.Nel Sudan del Sud, dove
opero dal 2011, affianchiamo gli operatori sociali e la polizia nel
loro compito di affrontare le sfide sociali più urgenti che
colpiscono le donne e i bambini. Nello stato indipendente più
giovane del mondo la violenza contro le donne è diffusa, aggravata
da decenni di guerra. Nella capitale Juba stupri, traffico di esseri
umani e prostituzione di minorenni sono tutti drammaticamente
aumentati a causa della rapida e incontrollata urbanizzazione. In
particolare, in alcuni slum i bambini sono esposti a orribili e
prolungati abusi sessuali.Nonostante le dimensioni del problema,
a Juba non esistono meccanismi efficaci di prevenzione e reazione
alla violenza di genere. C’è ancora un divario enorme fra le
comunità e le forze di polizia, che sono ancora percepite come
violente e corrotte da una parte consistente della popolazione.
Persiste un forte discredito verso le autorità militari e di
polizia, mentre le pratiche tradizionali tendono a ostacolare lo
sviluppo di un quadro di risposta coerente alla violenza sessuale.In
questo contesto, IsraAID porta nel Sudan del Sud esperti israeliani
che sono stati pionieri nel campo dell’assistenza post-trauma
relativa alla violenza sessuale. Gli operatori del Sudan del Sud che
lavorano con noi si relazionano con facilità a storie, sfide e
successi israeliani: non molto tempo fa, anche noi eravamo impegnati
a costruire solide fondamenta per la nostra nuova nazione. Come loro,
anche noi, non molto tempo fa, eravamo decisi a promuovere una
società forte dove uomini e donne godessero di eguale sicurezza. Gli
esperti che hanno sviluppato questo campo in Israele – quelli che
istituirono il primissimo protocollo di accompagnamento delle persone
che hanno subito violenza di genere, e che concepirono i primi centri
post-trauma – sono gli stessi che oggi stanno istruendo una nuova
generazione di operatori per il cambiamento sociale nel Sudan del
Sud.Da quando è stato avviato il programma, nel 2011, le persone
che hanno subito violenza di genere a Juba sono sempre più disposte
a parlare, nonostante i forti impedimenti della tradizione. Due
settimane fa, per la prima volta nella storia della capitale un caso
di stupro di una ragazzina di 14 anni è stato portato in tribunale
grazie a un’intensa cooperazione fra agenti di polizia e assistenti
sociali formati da IsrAID. Nonostante la forte paura e lo censura
sociale, sono riusciti a convincere la madre della minorenne a
denunciare e avviare un lungo e doloroso iter processuale.Non è
la prima volta che gli sforzi congiunti di polizia e assistenti
sociali danno frutti. Proprio l’ultimo giorno della nostra prima
sessione di formazione congiunta è stata messa in campo una squadra
composta da un assistente sociale, un investigatore e un attivista
dei diritti umani per affrontare il primo caso mai denunciato alla
polizia di matrimonio precoce forzato. Gli assistenti sociali hanno
trovato una collocazione temporanea per la ragazzina e si sono
occupati della sua famiglia, mentre la polizia indagava il caso.Non
sono che alcuni dei tanti esempi che illustrano l’importanza di
sviluppare un meccanismo di risposta complessiva che veda agire
insieme i principali operatori che si occupano delle persone che
subiscono violenza di genere a Juba. Guardando al futuro, IsrAID sta
sviluppando un corso sull'investigazione dei casi di violenza di
genere e intende portare in Sudan del Sud una squadra di ufficiali
della polizia israeliana.Anche al proprio interno Israele sta
facendo un grande lavoro per combattere la violenza contro le donne.
Un po’ in tutto il paese sono sorti centri di assistenza che
offrono aiuto medico e psico-sociale, sia immediato che a lungo
termine. Ad esempio, la Fondazione Rashi ha supportato la creazione
di centri per il trattamento di bambini vittime di abusi sessuali,
favorendo lo sviluppo di una salda rete di servizi e luoghi
protetti.Nella Giornata internazionale della donna e in ogni
altro giorno dell’anno è fondamentale che noi, come israeliani,
schierati a favore dell’eguaglianza di genere, ci poniamo come
modello per le nazioni nuove e in via di sviluppo come il Sudan del
Sud che hanno scelto il nostro paese perché li aiuti a creare le
loro istituzioni sociali. Per loro, per noi e per il bene dei diritti
umani e della dignità umana in tutto il mondo, abbiamo la
responsabilità di essere come un faro fra le nazioni e un tramite
verso una società in cui uomini e donne di ogni estrazione sociale,
etnica e religiosa possano vivere in eguaglianza e liberi dalla
paura.(Da: Times of Israel, 6.3.13)
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Cultura
Pei News / Ue-Israele, “twinning” per lo sviluppo rurale nel paese
Un progetto di gemellaggio (“twinning”) tra Israele e l’Unione europea con l’obiettivo di preparare una nuova strategia per lo sviluppo rurale nel paese. Questa l’iniziativa, della durata di 18 mesi e lanciata a fine febbraio a Tel Aviv, finanziata dall’Ue con un budget di 820 mila euro. Nel quadro del progetto, esperti provenienti da Italia (senior partner) e Germania (junior partner) lavoreranno a stretto contatto con i loro colleghi israeliani presso il ministero dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale. In particolare, il ministero dell’Agricoltura italiano ha distaccato per i prossimi 18 mesi Giuliano Polenzani che guiderà una squadra di esperti europei, per armonizzare il più possibile la legislazioni israeliana a quella europea sul tema della diversificazione rurale. In particolare, il progetto italiano è stato scelto alla luce della grande esperienza in agriturismi che gli israeliani vorrebbero adottare. Alla cerimonia di lancio del progetto Ue, oltre ai vertici del ministero dell’Agricoltura israeliano e al Capo missione Ue in Israele, è intervenuto anche l’Ambasciatore d’Italia a Tel Aviv, Francesco Talò, che ha sottolineato “l’importanza di un approccio olistico all’agricoltura di oggi che è stata la chiave di successo degli agriturismi in Italia e importante elemento di crescita economica in Europa e nel nostro paese”. http://www.ilvelino.it/
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Iran: Peres,pericolo per Israele e mondo
(ANSA) - BRUXELLES, 7 MAR - L'Iran ''e' un pericolo non solo per Israele, ma per il mondo intero'' e ''bisogna evitare che diventi uno stato nucleare''. Lo ha ribadito Shimon Peres, dopo un incontro con il presidente della Commissione europea, Jose' Manuel Barroso.Il presidente israeliano ha poi ricordato che gli Stati Uniti stanno ''costruendo una coalizione per fermare questo pericolo'', coalizione ''che preferisce cominciare ad agire con le sanzioni economiche, ma esistono altre opzioni''.
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Abbiamo scelto.....
Israele all’Eurovision 2013 con “Rak bishvilo” di Moran Mazor
È Moran Mazor la vincitrice dell’edizione 2013 del tradizionale KDAM, la selezione nazionale israeliana, e rappresenterà quindi Israele all’Eurovision Song Contest a Malmö.
Il brano che porterà sul palco nella seconda semifinale del 16 maggio è una drammatica ballad intitolata Rak bishvilo.La cantante ha battuto in finale altre
nove contendenti grazie al voto di giuria e pubblico da casa che hanno
inciso sul risultato definitivo rispettivamente al 30% e 70%.La Mazor è risultata la più votata dal pubblico e fra le tre preferite della giuria di qualità.VIDEO:http://www.eurofestival.ws/2013/03/07/israele-alleurovision-2013-con-rak-bishvilo-di-moran-mazor/#
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Curiosità
Israele: media,no Obama a invito Knesset
(ANSA) - GERUSALEMME, 7 MAR - Il presidente Usa Barack Obama non parlera' alla Knesset, il parlamento israeliano, nel corso della sua imminente visita in Israele. Lo sostiene il 'Jerusalem Post', citando una fonte secondo cui richieste avanzate in questo senso all'amministrazione americana sono state respinte da Washington. Di conseguenza, due deputati di destra, Tzipi Hotovely (Likud) e Avi Wortzman (Bayit Yehudi), hanno reso noto il testo d'una lettera inviata a Obama per chiedergli di ritirare il rifiuto.
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Le cavallette egiziane attaccano Israele
Gli israeliani sono riusciti a
fermare la prima ondata delle cavallette volate nel sud del Paese dalla
penisola del Sinai. Grazie alla spruzzatura di pesticidi sono state
uccise praticamente tutte.Tuttavia secondo le
previsioni dei meteorologi, nei prossimi giorni potrebbe stabilirsi un
vento sfavorevole che è in grado di portare nuove “orde” di cavallette
dall'Egitto che si contano a milioni. In reazione il ministero
dell'agricoltura afferma che tengono la situazione sotto controllo e
seguono lo sviluppo.http://italian.ruvr.ru/
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Curiosità
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Curiosità
Mille palestinesi uccisi in Siria in meno di due anni; 1038, per
l'esattezza. La denuncia proviene da fonte insospettabile di simpatie
sioniste: le bridate Ezzedin Al Qassam,
braccio armato di Hamas, che oltretutto fino a poco tempo fa aveva
quartier generale proprio a Damasco, prima che la repressione di Assad
decimasse centinaia di palestinesi "ospitati" (confinati) in luridi
campi profughi, costringendo il movimento integralista islamico a
prendere le distanze dal regime siriano, abbandonando in fretta e furia
la sede principale, ora vacante.Più di mille palestinesi, inoffensivi, uccisi spietatamente. Il macabro
conteggio equivale ad oltre dieci volte le vittime palestinesi della
recente operazione Pillar of Defense,
considerando anche i terroristi, prevalenti, le vittime del "fuoco
amico", le morti per esplosione accidentale di munizioni a Gaza e
dintorni, e le vittime perite in altri conflitti, contabilizzate come
palestinesi per ingigantire il conteggio e influenzare l'opinione
pubblica.Adesso chissà quanti titoloni sui giornali, quante bandiere della pace,
quante ambasciate assediate, quante flottiglie salpate, quanti
extraparlamentari indignati, quanti centri sociali mobilitati, quanto
commissioni ONU allertate...Scontato sarcasmo a parte, le condizioni dei palestinesi di Gaza si
fanno sempre più dure, vittime dell'intransigenza di Hamas.
L'organizzazione terroristica che comanda nella Striscia dal 2007, ha
imposto ulteriori restrizioni
a chi desidera lasciare temporaneamente lo stato: per beneficiare di
cure mediche nel vicino Israele, per esempio; o anche per andare a
trovare parenti e conoscenti nel West Bank (dopotutto, dovrebbero essere
regioni di uno medesimo e futuro stato, no?). Il ministero degli
interni di Gaza ha emesso un decreto che obbliga i palestinesi che
desiderano viaggiare passando mediante il valico di Erez, a munirsi di
una ulteriore autorizzazione da rilasciarsi discrezionalmente. Secondo
Gerusalemme, soltanto a gennaio oltre 5000 palestinesi sono entrati in
Israele, di cui molti per motivi commerciali. La ONG Palestinian Center for Human Rights, di Gaza, ha espresso seria preoccupazione per le nuove restrizioni di Hamas.La decisione sarebbe stata presa dopo che il governo israeliano ha
chiuso a scopo precauzionale il valico di Kerem Shalom, minacciato dal
nuovo lancio di missili da parte di Hamas. Il valico in questione
peraltro sarebbe stato già aperto
in queste ore, ma la controparte doganale gazana non si è presentata
per prendere in carico i 65 camion provenienti oggi da Israele, e
trasportanti come sempre tonnellate di generi di prima e seconda
necessità; rimasti così al valico a macerare (gli autoarticolati
trasportano frutta, verdura e derrate alimentari deperibili, destinati
alla popolazione palestinese di Gaza).E il mondo resta a guardare. Almeno, fino a ieri. In Norvegia, stato
tradizionalmente orientato verso le "ragioni" palestinesti, anche per il
condizionamento esercitato da una consistente e ben presente minoranza
di immigrati musulmani, ha annunciato oggi che il governo prenderà in
considerazione l'ipotesi di tagliare gli aiuti finanziari versati
all'autorità palestinese, a fronte dell'uso esecrabile che del denaro
viene fatto. La televisione di Oslo ha nettamente condannato l'opera di
demonizzazione e di odio antisemita propagandata dalla TV palestinese,
controllata dall'OLP di Abu Mazen. Una buona notizia, che priverà di
ossigeno chi lavora a sfavore del processo di pace. Una sola domanda,
però: cari signori norvegesi, dove siete stati in tutti questi vent'anni
dalla firma degli Accordi sottoscritti proprio nella vostra bellissima
capitale?http://ilborghesino.blogspot.it/
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Chi sottrae l'acqua ai palestinesi?
La
domanda che frequentemente si pone è: «se i loro fratelli arabi e
musulmani nell'area si sentono così legati al popolo palestinese,
come mai non sono stati investiti milioni in progetti di sviluppo
finalizzati ad alleviare le condizioni di povertà nella Striscia di
Gaza?» Al che qualcuno si lagna: «ma... ma... ma Israele?!"...».
Una argomentazione futile sul piano teorico come nella pratica. Ma
bisogna partire dall'inizio, perché la disinformazione propagandata
dai delegittimatori dello stato ebraico spesso conduce ad errate
convinzioni, che si radicano nella mente di giornalisti, attivisti e
soprattutto politici. Nel frattempo, sarà utile dare un'occhiata a
cosa entra a Gaza da Israele qui
e qui.Come
è possibile che sia stata presentata al parlamento britannico una
mozione che accusa il governo israeliano per una situazione che già
nel 2009 era denunciata dalla Banca Mondiale come insostenibile? con
la precisazione che la Banca Mondiale non biasimava Israele, mentre
un rapporto delle Nazioni Unite affermava testualmente che mentre
l'Operazione Piombo Fuso esasperava i problemi già esistenti, gli
stessi erano «riconducibili a mancanza di investimenti nella tutela
dell'ambiente e al collasso del meccanismo di governo».La
mozione afferma che «le politiche di occupazione israeliana»
(Israele ha sgomberato unilateralmente da Gaza nel 2005, e da allora
soltanto un cittadino israeliano - suo malgrado - vi ha "soggiornato"
fino a pochi mesi fa: il caporale Gilad Shalit, sequestrato in
Israele da Hamas, NdT) sono responsabili per la scarsità di acqua a
Gaza. In realtà, le cause sono molteplici e nessuna di esse è
riconducibile all'"occupazione israeliana": una espressione
che dal ritiro del 2005 non ha alcun senso. Da quando Hamas ha preso
il controllo della Striscia, trasformando l'area in una piattaforma
di lancio per i suoi attacchi terroristici verso Israele, i gazani
hanno conosciuto la sofferenza, con Hamas che continua a provocare la
reazione israeliana sparando missili contro le zone abitate dello
stato ebraico. Alla fine dello scorso anno, Hamas ha bersagliato sia
Tel Aviv che Gerusalemme, manifestando il suo obiettivo di proocare
quante più vittime umane possibile. Ed è riuscita nell'intento.A
Gaza, la dittatura di fatto di Hamas comporta che la responsabilità
per le infrastrutture è la sua. Ma gli aiuti finanziari che riceve
dai donatori internazionali sono impiegati soprattutto per finanziare
le attività terroristiche. Le forniture a Gaza sono giustamente
contenute per prevenire che siano impiegate come parti di
installazioni belliche. Non si tratta di una "politica di
occupazione": è una misura difensiva precauzionale adottata da
uno stato assediato nell'ambito di un conflitto infinito.La Banca
Mondiale conferma: la mancanza di materie prime (e di investimenti,
NdT) è un fattore che assieme ad altri spiega la scarsità di acqua
a Gaza. Le autorità qui hanno scavato illegalmente oltre 250 pozzi
senza il consenso del comitato giunto israelo-palestinese. Di recente
è stato annunciato un finanziamento da 6.4 milioni di dollari allo
scopo di finanziare la costruzione di infrastrutture a Gaza. La
sovvenzione sarà finalmente accresciuta da una organizzazione
islamica, la Islamic Development Bank, fino a 11.1 milioni, allo
scopo di costruire serbatoi e distribuire acqua. Israele, ovviamente,
scalpita da più di un anno per avviare un progetto analogo: ad
inizio 2012 il ministro per l'energia e l'acqua affermava: «la
nostra esperienza è a disposizione di tutti i nostri amici, inclusi
coloro i quali non ci accettano: i palestinesi. Vorremmo tanto che i
nostri progetti fossero presi in considerazione; ma essi rispondono
che se la vedono da soli, e se va bene a loro, va bene anche a
noi».Israele conosce bene la scarsità di risorse dell'area:
sono note le innovazioni sponsorizzate dal governo finalizzate alla
riduzione della dispersione di fonti idriche e al contenimento del
consumo pro-capite. In realtà gli israeliani consumano soltanto una
frazione di acqua in più rispetto ai palestinesi. Il tema dell'acqua
è stato dibattuto nell'ambito degli Accordi di Oslo (II Parte), e
Israele non solo ha adempiuto ai suoi impegni, ma alla fine ha
fornito acqua a Gaza e al West Bank in misura superiore a quanto si
era impegnata a fare.
Ripetiamo un aspetto chiave: Israele ha più che adempiuto a tutti i suoi
obblighi nell'ambito degli Accordi di Oslo, in termini di quantità di
acqua da fornire ai palestinesi. Di converso i palestinesi hanno
contravvenuto a due aspetti degli Accordi, con riferimento ai "pozzi
pirata" e nel consentire che le acque reflue siano confluite nei flussi
senza essere preventivamente trattate.Nel frattempo, mentre i gazani continuano a ricevere sempre più acqua a
favore di una crescente popolazione, i loro fratelli in Egitto
continuano a sperperarne in quantità industriale allagando i tunnel
che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza, come è stato reso noto in
questi giorni. Chiaramente, si tratta di un tentativo di smantellare il
contrabbando illegale, sebbene con metodi più dispendiosi e
potenzialmente mortali rispetto a quanto fatto dal governo israeliano.
Ma tanto, nessuno mai si sognerà di accusare l'Egitto di "creare un
campo di concentramento" a Gaza, o di "opprimere il popolo palestinese".di Raheem Kassam The Commentator,http://ilborghesino.blogspot.it/
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Il giornalismo al servizio della propaganda palestinese (da Al Durah a Kulhood Badawi)
E' stata una immagine caratterizzante l'ultimo conflitto a Gaza. Il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, e il primo ministro egiziano Hashim Kandil che reggono il corpo senza vita di un bambino palestinese, rivolti verso le telecamere. Il volto insanguinato, gli occhi senza vita, come ad implorare il mondo: «e voi, non vi rivolgereste contro Israele per questo omicidio?» Solo che non fu Israele ad uccidere Mohammed Sadallah, di appena 4 anni: fu invece la stessa Hamas. In una tragica ironia, uno delle migliaia di missili sparati contro i bambini israeliani ha invece colpito un bambino gazano. Il gruppo estremista islamico non ci ha pensato molto a trasformare il corpo senza vita del bambino in uno strumento di pubbliche relazioni, con la stampa internazionale ben felice di assecondarlo.Durante la stessa settimana, attivisti palestinesi hanno ripetutamente tentato di diffondere foto false di bambini arabi morti, spacciandoli per vittime di Israele. Le foto in realtà si riferivano a bambini siriani massacrati diverse settimane prima da Bashar Assad. Qualche giorno fa, sulla scia di polemiche senza precedenti, l'ONU ha licenziato Kulhood Badawi, un alto funzionario, che cercò di spacciare l'immagine di una bambina accidentalmente perita nel 2006 come vittima di Israele. Sia la Badawi che Hamas - il cui ministro nel 2009 esaltò «l'impiego di donne e bambini come scudi umani per sfidare la macchina sionista» - contano sul fatto che la stampa internazionale prende sistematicamente per vere le loro affermazioni; e così sinora è sempre stato.Diversi blogger hanno svelato le loro falsità, ma ormai il danno era fatto. E il danno che certi giornalisti creano nel favorire l'opera di demonizzazione di Israele ad opera di certi militanti filopalestinesi, si misura in vite umane spezzate: da ambo i lati.In questo attacco senza esclusione di colpi, i propagandisti filopalestinesi hanno imparato da tempo che le sensazioni prevalgono sui fatti reali. Le immagini e le accuse che scuotono l'opinione pubblico e sensibilizzano l'empatia naturale del pubblico, rappresentano armi insostituibili per catturare la simpatia verso i palestinesi e per provocare ostilità verso Israele. Lo stesso Yasser Arafat nel 2002 - due giorni prima che la sua organizzazione uccidesse sei persone in un Bat Mitzvah in Israele - sottolineò con cinismo il valore dei bambini palestinesi morti come mezzo di propaganda: «i bambini palestinesi che impugnano una pietra, e che fronteggiano un carro armato: non è questo il messaggio più efficace per il mondo, in cui un eroe diventa martire?».

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A lungo
molti Italiani, e molti ebrei tra loro, hanno contestato l'ingerenza
della Chiesa nella vita civile e politica dell'Italia. Uno dei punti
fondanti del dissenso concerneva l'influenza da parte delle gerarchie
ecclesiastiche sulle le scelte politiche dei cittadini, influenza
operata a distanza dai pulpiti e dai confessionali, ma senza un
coinvolgimento diretto nelle istituzioni elettive. Oggi questa
tenebrosa presenza autoritaria a distanza ricompare in Italia in una
forma nuova, forse laicizzata nei contenuti ma non emendata nella sua
sostanziale antidemocraticità. La lunga ombra grigia di sua Eminenza
Grillo si estende sui 163 deputati e senatori del Movimento 5 Stelle ai
quali sembra voler negare il libero arbitrio comunicando con loro e con
il resto del mondo da cangianti luoghi lontani anziché da una
trasparente conferenza stampa, e comunque senza il suffragio di
un'elezione personale. Abbiamo visto nella storia più di una volta un
piccolo ciarlatano (o un pazzo?) iniziare giochi più grandi di lui che
poi hanno trascinato e travolto un intero paese nel disastro. Questa
volta il pericolo è per ora virtuale ma sembra destinato a crescere.
Nel giudicare da parte ebraica, il minimo che si possa esigere è che i
medesimi alti metri di misura etica – o come scrive Dario Calimani,
quei pochi "goccini di sensibilità etica in più" che si suppone
provengano dalla matrice ebraica – che sono stati richiesti ad alta
voce nei confronti di un eventuale compagno di viaggio Berlusconi,
vengano applicati anche nei confronti di un eventuale compagno di
viaggio Grillo. È tragico subire due pesi e due misure, è ancora peggio
applicarli agli altri.Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme http://www.moked.it
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Voci a confronto
Le parole di sconcerto del presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Renzo Gattegna a proposito della “colpevole e inaccettabile
mancanza di conoscenza storica della vera natura del fascismo fin dalle
sue origini” dimostrata dalla classe politica vengono ampiamente riprese
dal Corriere della Sera.
Dopo le dichiarazioni dell’ex premier Silvio Berlusconi e del
neo-capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi, un
nuovo caso sono le parole del sottosegretario uscente all’Economia
Gianfranco Polillo che in un’intervista radiofonica ha elencato quelle
che a suo dire sono state “le cose buone fatte dal fascismo prima del
1935”.Sulla prima pagina del Corriere della Sera Roma,
Giuseppe Pullara denuncia i ritardi ner dare il via ai lavori del Museo
della Shoah di Roma, che si inseriscono, a suo parere, nelquadro di una
Capitale in cui “le grandi imprese di riqualificazione della città
vengono affrontate in modo sbrigativo”.Ancora sul Corriere
Stefano Jesurum racconta l’offerta della Spagna di rilasciare a tutti i
discendenti dei 300 mila ebrei cacciati dalla penisola iberica nel 1492
il passaporto.Angelo Allegri sul Giornale
racconta del processo per concedere il riconoscimento di Giusto tra le
Nazioni dello Yad Vashem ad Albert Goring, fratello di Hermann, numero
due di Adolf Hitler. Convinto oppositore del nazismo Albert si impegnò
in tutti modi per salvare la vita a diverse decine di persone.Il Messaggero Roma
riporta l’annuncio dello Stato maggiore dell’Esercito di avviare un
approfondimento sull’opportunità di invitare Mario Merlino, punto di
riferimento dei movimenti neofascisti e insegnante di storia e filosofia
di liceo, alla Scuola di fanteria di Cesano.Per quanto riguarda le notizie dal Medio Oriente, Davide Frattini affronta sul Corriere le
tensioni sulle alture del Golan, dove i ribelli hanno sequestrato 20
caschi blu, accusandoli tra l’altro di essere “collaborazionisti di
Israele”).La Stampa
riporta la notizia di un rapporto Unicef in cui si condanna Israele per
i processi di minori palestinesi in tribunali militari per minori, che
coinvolgono secondo l’Unicef circa 700 razzi tra i 12 e i 17 anni ogni
anno. “Israele studierà le conclusioni del rapporto e le modalità per
applicarle attraverso la collaborazione continua con l’Unicef” la
risposta del Ministero degli Esteri israeliano.(7 marzo 2013) http://moked.it/blog/
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Il lungo viaggio
di Primo Levi e chi ignora la Storia
E
dopo Silvio Berlusconi venne la neoeletta “grillina” Roberta Lombardi.
Dopo che lui disse, il Giorno della Memoria, che «... dentro questa
alleanza ci fu l'imposizione della lotta e dello sterminio contro gli
ebrei quindi il fatto delle leggi razziali è la peggiore colpa di un
leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene»
arriva lei a rivalutare il «primo fascismo». Posizioni ignoranti della
Storia e quindi miserabilmente strumentali o abissalmente viscerali,
condivise – temo – da molti, troppi. Di tutto ciò non avrei però più
parlato se non avessi letto un libro di Frediano Sessi appena uscito da
Marsilio, Il lungo viaggio di Primo Levi. Una lettura che mi impedisce
di tacere la rabbia e lo sgomento verso chi ancora ha l'impudicizia di
sostenere certe tesi. Sessi ci racconta come si arriva alla gelida
notte tra il 12 e il 13 dicembre del '43, quando un rastrellamento
della milizia fascista arresta in valle d'Aosta la piccola banda
partigiana affiliata a Giustizia e Libertà e di cui fanno parte Primo
Levi, Luciana Nissim, Vanda Maestro. Ci racconta come Primo, Luciana e
Vanda arrivano alla Resistenza, come sono traditi, e anche perché Levi
di tutto questo parlò così poco.Stefano
Jesurum, giornalista http://www.moked.it/
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L'angolo della lettura
Venezuela - L'opposizione candida Capriles
Sarà ancora Henrique Capriles il candidato dell’opposizione alle
prossime elezioni presidenziali che designeranno il nuovo presidente del
Venezuela (termine ultimo per il voto, secondo quanto definito dalla
Costituzione, lunedì 5 aprile). Con radici ashkenazite e sefardite in
entrambi i rami familiari, Capriles è la speranza di quanti, nel paese e
nel mondo intero, intendono voltare pagina dopo 15 anni di chavismo
caratterizzati dalla soppressione di alcuni diritti fondamentali e da un
pericoloso valzer di alleanze con leader politici come Fidel Castro e
Ahmadinejad. È la speranza ad esempio della piccola ebraica venezuelana,
costretta in questi anni a subire ripetute vessazioni nel silenzio
dell’opinione pubblica e nella colpevole negligenza dei vertici
istituzionali e governativi.Capriles, 41 anni a luglio, attuale governatore dello Stato di Miranda,
alle presidenziali dello scorso ottobre aveva ottenuto il 44% dei
consensi contro il 55% di Chavez. Una sconfitta netta, comunque miglior
risultato di sempre di un candidato dell’opposizione. Dovrà vedersela
con il delfino di Chavez, l’attuale presidente ad interim e grande
favorito Nicolás Maduro.
Entrato alla Camera dei deputati con il partito centrista Copei nel 1998, appena 25enne, Capriles è stato presidente della stessa nel biennio 1999-2000 e sindaco per due mandati consecutivi del Comune di Brenta. È inoltre membro fondatore e leader del partito Prima la Giustizia (Primero Justicia). Suo politico di riferimento, soprattutto sul fronte delle riforme, l’ex leader brasiliano Lula Da Silva.(7 marzo 2013) http://moked.it/blog/
Entrato alla Camera dei deputati con il partito centrista Copei nel 1998, appena 25enne, Capriles è stato presidente della stessa nel biennio 1999-2000 e sindaco per due mandati consecutivi del Comune di Brenta. È inoltre membro fondatore e leader del partito Prima la Giustizia (Primero Justicia). Suo politico di riferimento, soprattutto sul fronte delle riforme, l’ex leader brasiliano Lula Da Silva.(7 marzo 2013) http://moked.it/blog/
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Abbiamo scelto.....
Israele - Ultima chiamata per formare il governo
I giorni a disposizione di Benjamin Netanyahu per formare il nuovo
governo israeliano passano velocemente (sabato 17 marzo la scadenza del
periodo), e sulla stampa israeliana si rincorrono i dettagli di quello
che dovrebbe essere l’accordo finale per dare vita alla maggioranza.
Maggioranza che vedrebbe come principali alleati del Likud-Beytenu (31
seggi), il partito centrista Yesh Atid (19 seggi) e quella di destra
nazional-religioso Habayit Hayehudì (12 seggi). Diversi i nodi da
affrontare perché la coalizione prenda effettivamente forma. L’asse tra
Yesh Atid e Habayit Hayehudì è basato soprattutto sulla volontà di
affrontare alcune delle questioni cruciali del ruolo della popolazione
haredi nella società israeliana: in primo luogo la questione
dell’arruolamento nell’esercito degli studenti delle yeshivot, ma anche
la necessità di riformare il curriculum scolastico degli istituti
religiosi, al momento estremamente povero di materie secolari (come
riportato dal quotidiano Maariv), o di garantire il funzionamento del
trasporto pubblico anche di Shabbat (queste ultime richieste in
particolare da Yesh Atid).Un altro punto importante da superare sembra essere l’assegnazione di
alcuni ministeri. Il leader di Yesh Atid Yair Lapid avrebbe voluto per
sé il ruolo di ministro degli Esteri, ma Netanyahu sembra deciso a
riservarlo ad Avigdor Lieberman, numero uno di Yisrael Beytenu dimessosi
alcuni mesi fa in seguito alle vicende giudiziarie che lo coinvolgono,
ma pronto a riassumere l’incarico non appena prosciolto (di ieri la
notizia che il procuratore generale Yehuda Weinstein ha confermato che
la scelta di riservare il posto a Lieberman sarebbe legale). Infine
un’ulteriore questione sul tavolo è rappresentata dalla riduzione del
numero stesso dei ministeri: fonti riferiscono che Netanyahu vorrebbe un
governo con 28 ministri, Yesh Atid ne chiede solo 18.Nel frattempo circolano i nomi cui verrebbero assegnati alcuni dei
dicasteri chiave. La Difesa andrebbe a Moshe Ya’alon del Likud, già
comandante in capo dell’esercito, l’Economia (già rifiutata da Lapid) al
leader di Habayit Hayehudì Naftali Bennett. Potrebbe essere invece
rinegoziato l’accordo con Hatnua per assegnare a Tzipi Livni il
Ministero della Giustizia. Lapid promette che non verrà indirizzato a
Netanyahu alcun ultimatum a proposito dei posti di governo. Ma un
ultimatum per Bibi è comunque rappresentato dal tempo che passa. Già
varie volte la stampa israeliana ha parlato di accordo vicino alla
conclusione, per essere costretta a smentire dopo poche ore. Ma stavolta
il cerchio si stringe e, siccome nuove elezioni in fondo non convengono
a nessuno, sono in molti a scommettere che questa potrà essere la volta
buona.
Rossella Tercatin http://moked.it/blog/
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Abbiamo scelto.....
Postcards from Middle East

Temperature
quasi primaverili e mare calmo, calmissimo. Sono solo alcuni dei motivi
che hanno spinto quest’uomo – e molti altri – a passare la giornata al
mare a Tel Aviv e a dedicarsi al fitness. Prima, ovviamente, di tuffarsi
in acqua (foto di Ariel Schalit/Ap) http://falafelcafe.wordpress.com/
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Curiosità
giovedì 7 marzo 2013
Sulle ali di Rita

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 6.3.13) http://www.israele.net/
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eventi
Il nuovo missile Arrow 3 interceptor, che Boeing e Israel Aerospace
Industries (IAI) stanno sviluppando insieme per migliorare la difesa di
Israele contro i missili balistici, ha completato con successo il suo
primo test di volo. Arrow 3 è la nuova generazione di intercettatori di
missili per l’Arrow Weapon System, che Israele e Stati Uniti hanno
sviluppato insieme. Esso può essere lanciato al verificarsi delle prime
minacce ed impegnato ad altitudini più elevate, oltre l’atmosfera
terrestre, rispetto ai precedenti intercettatori.“Questo test di successo sottolinea l’efficacia del rapporto
decennale di collaborazione che abbiamo creato con IAI sul programma
Arrow e sulle altre iniziative internazionali di difesa missilistica”,
ha detto Jim Chilton, Vice President e General Manager di Missile &
Strategic Defense Systems di Boeing. “Boeing è orgogliosa di contribuire
al progresso del programma Arrow, che dà ad Israele un vantaggio
garantito nella strategia di difesa multi-livello anti missili balistici
del Paese”.Il volo, avvenuto durante un test del sistema missilistico di difesa
nazionale di Israele, è stato condotto dal Ministero della Difesa di
Israele e dalla Missile Defense Agency americana. Il test è iniziato
alle ore 12:52 a.m. (ora locale), quando il missile Arrow 3 è stato
lanciato da una base di prova israeliana, e si è concluso con la
distruzione del missile nel Mar Mediterraneo. Arrow è il primo sistema
di difesa missilistica nazionale operativo al mondo. IAI, prime
contractor, è responsabile dell’integrazione del sistema e
dell’assemblaggio finale dell’intercettatore in Israele. Boeing, oltre
al co-sviluppo dell’Arrow 3, fornisce molti componenti per
l’intercettatore in servizio Arrow 2. Boeing produce i principali
componenti e sottosistemi ad Huntsville (Alabama) e lavora con i partner
chiave in tutti gli Stati Uniti.(Ufficio Stampa Boeing) http://www.md80.it/
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Curiosità
Israele, arrivano le conigliette:Playboy esce anche in ebraico
Tel Aviv, 6 marzo 2013 - A 53 anni dalla nascita, Playboy parla anche nella lingua dei Patriarchi. La versione ebraica della rivista ha fatto ingresso oggi nelle edicole di Israele con un numero di 122 pagine che magnifica in copertina una maliziosa bellezza locale: la modella Natalie Dadon. Anche se una parte dei servizi hanno il fascino del successo scintillante ‘American Style’ (con ampi servizi su Steve Jobs e sulla vedette della pallacanestro Kobe Bryant) il prezzo di copertina è alla portata anche delle tasche più popolari in Israele: 30 shekel, l’equivalente di sei euro. La direttrice Neta Yakubovic Keidar ammette di essere caduta lei stessa dalle nuvole quando, sei mesi fa, le è stato proposto di preparare l’edizione israeliana di Playboy, in una zona dove occorre destreggiarsi fra meandri di sensibilita’ religiose e tradizionaliste. Sulla base dell’esperienza maturata in altri Paesi, e’ sicura che Playboy-Israele potra’ servire da rampa di lancio per giovani scrittori israeliani, cosi’ come e’ avvenuto in passato negli Stati Uniti. Lei dispone anche di un certo numero di collaboratori (‘I miei coniglietti sionisti’) incaricati di portarle materiale di prima mano su quanto puo’ intrigare un adulto israeliano: dalla politica alla moda, dallo sport alla ‘dolce vita’. La prima intervista e’ stata dedicata ad Avi Dichter - ex capo dello Shin Bet (sicurezza interna) - che ha discusso i fermenti nel mondo arabo.Ieri nella serata di presentazione è stato mostrato un filmato registrato dal fondatore di Playboy, Hugh Hefner, secondo cui la rivista e’ in sintonia con ‘’valori base’’ di Israele. Il giornale, ha promesso, tenterà di rafforzare ‘’la liberta’ di espressione, la liberta’ di scelta e la libertà di stampa’’. La questione principale, osservano gli esperti del ramo, e’ se in un Paese di sette milioni di abitanti (fra cui oltre un milione di ebrei ortodossi) esista un mercato tale da mantenere in vita una rivista del genere. L’editore Daniel Pomerantz è sicuro che le sue Conigliette sapranno intenerire un pubblico talvolta anche rude e di frontiera come quello israeliano.http://qn.quotidiano.net/
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Curiosità
Israele, l'invasione delle cavallette
Israele si trova a dover fronteggiare una vera e
propria 'invasione' dall'Egitto: non si tratta però di una riedizione
della Guerra dei Sei Giorni del 1967, nè di quella del Kippur del 1973,
bensì del più banale, ma per certi versi non meno insidioso, arrivo
attraverso il Sinai dello sciame di cavallette che nei giorni scorsi si
era abbattuto dal Sudan sul Paese vicino. In poche ore gli insetti hanno
ricoperto circa 800 ettari di deserto del Negev bonificati e convertiti
alle colture agricole, mettendo seriamente a repentaglio i raccolti. (ansa)
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Curiosità
GERUSALEMME IN UNO SMARTPHONE
I turisti e i visitatori della Città
Vecchia di Gerusalemme possono ora scaricare un’applicazione gratuita
che offre 16 percorsi di visite audio auto-guidate in inglese, russo ed
ebraico, completi di mappe, foto e spiegazioni scritte, per rendere
ancora più ricca e interessante l’esperienza della visita, mentre si
gira per i siti storici, religiosi e culturali della città, tra i suoi
paesaggi incantevoli. Sul sito sono disponibili i codici QR per le tre
lingue.I tour e le mappe, che possono essere scaricati gratuitamente dal sito web,
offrono un’ampia varietà di soggetti. Le applicazioni, che includono
spiegazioni in inglese, russo ed ebraico, oltre che video, file di testo
e persino giochi, possono essere utilizzati durante le escursioni
mediante un normale smart phone (iPhone o Android) o altri apparecchi
simili. Sono disponibili da scaricare altri cinque percorsi rivolti
principalmente ai turisti con disabilità.
(Comunicato del Ministero del Turismo) VIDEO: http://embassies.gov.il/rome/NewsAndEvents/Pages/gerusalemme_in_uno_smartphone.aspx
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Curiosità
Un altro pretesto per l'odio, gli autobus !
di Deborah Fait
di Deborah Fait
Perdonatemi se saro’ troppo violenta ma non posso farne a meno di fronte
all’indecenza dei commenti sugli autobus organizzati dal ministero dei
trasporti israeliano, autobus navetta che devono trasportare i lavoratori arabi
in Israele, raccogliendoli di villaggio in villaggio.Ho letto i commenti sui giornali di sinistra israeliani e ho pensato “ecco ,
incomincera’ un altro walzer dell’odio in Italia ”. …......Ho letto il commento di Anna Foa sul bollettino dell’UCEI e ho incominciato
a sentirmi poco bene, ho continuato a leggere: L’unita’, il Sole 24 ore, il
manifesto, l’Ansa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48315)
e il male e’ aumentato …........ ….....Spiego bene il “fattaccio: Israele ha pensato di istituire alcune linee di
trasporto esclusivamente per lavoratori arabi, linee speciali, del tipo
navetta, esistenti in ogni paese del mondo per il trasporto dei lavoratori ,
autobus speciali che trasportano la gente in orario di lavoro alla
mattina e, senza intasare le linee passeggeri, li riporta a casa la sera.
Praticamente un servizio door to door per far sì che i palestinesi non
debbano pagare prezzi esosi ai loro “padroncini” per arrivare alle fermate
degli autobus di linea passeggeri regolari. Prima pagavano 40 shekel a viaggio
ai padroncini palestinesi , adesso pagheranno 5 shekel sugli autobus
israeliani al loro esclusivo servizio.Ditemi, per favore, ditemi dove sta lo scandalo e dove sta l’apartheid?Nel sud Italia non esistono autobus navetta (piu’ che altro si tratta di
camion sgangherati) che portano gli extracomunitari dai centri alla periferia
per la raccolta dei pomodori?E’ apartheid? Negli USA non esistono autobus che trasportano lavoratori messicani in Texas
o in California? E’ apartheid? In Italia vanno bene i treni infestati da cimici e pidocchi che,
sovraffollati fino all’inverosimile umano, portano la gente nei luoghi di
lavoro periferici dove arrivano spesso in ritardo e sconvolti dalla mancanza
d’aria? Non e’ apartheid, e’ schifezza, e’ incivilta’.In tutto il mondo civile i lavoratori possono usufruire di servizi speciali
, istituiti solo per loro.Se lo fa Israele diventa apartheid.Se lo fa Israele diventa razzismo.Se lo fa Israele tutto il mondo si scatena.Gli arabi dei territori vivono separati dagli ebrei per volonta’
dell’ANP che ha dichiarato piu’ e piu’ volte che nessun ebreo deve andare
ad abitare tra loro. (questa non e’ apartheid, ...? Questo non e’ razzismo?)I nuovi autobus navetta servono per facilitare la vita dei
palestinesi, fanno il giro di tutti i villaggi arabi sparsi in Giudea e
Samaria, raccolgono i lavoratori e li portano a destinazione. La sera fanno il
servizio contrario.…........
Udg scrive le solite porcherie sull’Unita’:“Non bastavano le bypass road, i check point all’interno della
Cisgiordania e lungo la Linea Verde e i gate agricoli controllati dall’esercito
israeliano e che separano i villaggi palestinesi dalle proprie terre al di là
del Muro. Non bastava quella «Barriera di sicurezza» che per i palestinesi
della West Bank è il «muro dell’apartheid». Non bastavano. Perché da ieri
Israele ha dato vita agli autobus per soli palestinesi. Gli autobus
«segregazionisti». Una vicenda che racconta lo spirito di una nazione molto più
delle trame politiche legate alla formazione del nuovo governo.Israele, lo Stato nato dalle ceneri della follia razzista nazista e vittima
dell’odio degli integralisti islamici di tutto il mondo, sembra fare propri i
principi segregazionisti. Il governo ha creato linee di autobus riservate solo
ai palestinesi in Cisgiordania, di fatto escludendoli dalle linee «normali»,
che saranno riservate ai coloni ebrei.”Rispondo ai primi “non bastavano”.Le bypass road servono a poter andare in macchina senza beccarsi pietre di
mezzo kilo in pieno viso.I check point servono ( adesso sono quasi scomparsi anche se non del tutto
nelle zone pericolose) per controllare che non entrino in Israele i terroristi.La barriera di sicurezza serve a salvare gli israeliani dalla morte, gli
attentati sono calati quasi del 100%. Cosa vuole, signor Udg, agli israeliani
piace vivere. E’ una colpa?Abbiamo gia’ dato e se ai palestinesi le nostre misure di sicurezza danno
fastidio potevano pensarci prima di dilettarsi col terrorismo e i
kamikaze.
Se danno fastidio a voi non ce ne potrebbe fregar di meno.Gli autobus segregazionisti esistono solo nella sua testa, signor udg. Mi piacerebbe vedere Umberto de Giovannageli mettersi un kippa’ in testa e
andare in un villaggio arabo o salire su un autobus insieme a una cinquantina
di arabi .…......Cosi’, en passant, qualche azione di linciaggio di ebrei che per
necessita’ o per sbaglio, sono passati attraverso i cosiddetti territori
palestinesi:Da dove incomincio?Forse dai due riservisti israeliani che avendo sbagliato strada, furono
linciati e svuotati di tutti gli organi, cervello compreso, prima di essere
gettati giu’ dai finestroni della stazione di polizia di Ramallah?Vogliamo ricordare la mamma e le sue tre bambine ammazzate a bruciapelo
perche’ attraversavano in macchina un territorio palestinese per tornare
a casa? (Non esistevano ancora, purtroppo, le bypass road) E quel soldato israeliano salito su un autobus arabo e gettato fuori
ormai a pezzi?Vogliamo ricordare Emmanuel, 17 anni, che per tornare a casa prima che
facesse buio, si era addentrato in territorio palestinese? Fermato ,
linciato, ammazzato a sassate in testa.Vogliamo ricordare i due ragazzi proprietari di un ristorante a Tel Aviv e
recatisi nei territori per comprare piante? Bloccati in una trattoria
dove si erano fermati per mangiare del buon hummus, trascinati contro un muro e
ammazzati a fucilate.E quel poveretto che da Tel Aviv era andato dal suo meccanico di fiducia a
TulKarem? Non e’ piu’ tornato in Israele....vivo.Ricordo anche la famiglia Fogel , tutti sgozzati, mamma, papa’ e tre
bambini, la piu’ piccola aveva tre mesi. Abitavano vicino a un villaggio
palestinese........lo “Stato nato dalle ceneri della follia razzista nazista”....beh, signor
Udg, anche questa e’ un’inesattezza perche’ il moderno stato di Israele era
nato molto prima, esattamente nel 1898 durante il primo Congresso sionista a
Basilea e sarebbe nato anche senza Hitler come molti altri stati prima
inesistenti in Medio oriente. Con una peculiarita importante pero’ Israele e’ sempre esistito nel cuore e nell’anima del Popolo Ebraico.
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